In Donbass nel nome di san Francesco

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“Vorrei prendere un minuto per ricordare le vittime della guerra. Le notizie delle persone sfollate, delle persone che fuggono, delle persone morte, delle persone ferite, di tanti soldati caduti da una parte e dall’altra, sono notizie di morte. Chiediamo al Signore della vita che ci liberi da questa morte della guerra. Con la guerra tutto si perde, tutto. Non c’è vittoria in una guerra: tutto è sconfitto. Che il Signore invii il suo Spirito perché ci faccia capire che la guerra è una sconfitta dell’umanità, ci faccia capire che occorre invece sconfiggere la guerra”.

Queste parole sono state pronunciate da papa Francesco al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso, ribadendo che con la guerra tutto è perduto, esortando all’accoglienza dei profughi, subito colta dalla ‘rete’ dell’ordine dei francescani, come è avvenuto in Sicilia, dove “finora abbiamo accolto 18 persone, la maggior parte donne e bambini.

Due famiglie, dopo qualche giorno sono partiti per ricongiungersi con gli altri familiari che si trovano in altre nazioni europee”, secondo quanto confermato fra Antonio Catalfamo, ministro provinciale di Sicilia in riposta concreta alle conseguenze della guerra che sta devastando l’Ucraina.

Secondo il report di UNHCR la guerra in Ucraina ha colpito 18.000.000 persone di cui 6.700.000 sono sfollati interni e quasi 3.000.000 fuggiti nei paesi vicini, soprattutto in Polonia che ha accolto oltre 2.000.000 di rifugiati. Si stima che se la situazione non volgerà ad un miglioramento, a luglio il numero delle persone fuggite dell’Ucraina potrà salire a 4.000.000.

La Rete Francescana di solidarietà è attiva anche in Lituania, nella Provincia Francescana di san Casimiro, dove il provinciale dell’ordine, fra Evaldas Darulis, condivide la sollecitudine di poter prestare un aiuto: “Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, ci siamo riuniti come Definitorio  per organizzarci su  come poter aiutare concretamente i profughi”.

 Come azione concreta, la Provincia ha deciso di aprire le porte di conventi e parrocchie: “Abbiamo calcolato che possiamo accettare 48 rifugiati dall’Ucraina nei conventi in Lituania. Una famiglia vive già a Vilnius e due a Klaipeda,  un bambino frequenta il nostro asilo a Klaipeda e un altro frequenta la nostra scuola a Kretinga. Stiamo preparando la casa parrocchiale di Kretinga per accogliere i rifugiati”.

La Rete Francescana è un progetto che consiste nel condividere, attraverso il sito www.ofm.org e altri canali, le iniziative di accoglienza, carità e accompagnamento che i frati della Famiglia Francescana svolgono nel mondo al fine di essere vicini e di prendersi cura della sofferenze e miserie generate in tante situazioni di povertà e disagio.

Ma la solidarietà francescana si intreccia con la storia, in quanto i francescani fin dal medioevo sono presenti nell’Europa dell’Est, come racconta il francescano p. Alessio Mecella, narrando la presenza di alcuni francescani nel Donbass:

“Francesco d’Assisi spinto dalla misericordia che cambiò la sua vita andò a diffondere il saluto di pace nelle terre dei non cristiani e così giunse in Egitto dove incontrò il sultano al-Malek al-Kamil; come lui fecero i frati Minori che presto furono presenti in varie regioni orientali”.

P. Mecella ha tracciato un quadro storico del XIII secolo dell’Europa orientale: “Nel frattempo la politica di espansione dell’impero mongolo attuata da Genghiz khan nel corso del primo quarto del XIII secolo ha avuto uno sviluppo ampio e veloce. Alla sua morte nel 1227 l’impero costruito in quegli anni venne diviso in quattro parti, una per ciascuno dei figli i quali, a loro volta, hanno ampliato i confini dei territori sotto il dominio della dinastia mongola…

E’ interessante notare come i territori dell’attuale Russia occidentale costituiscano in linea di massima la parte d’impero spettata a Jöchi, figlio di Genghiz khan, morto pochissimo tempo dopo essere salito al potere. A Jöchi successe al potere Batu che diede vita un impero destinato a durare nei secoli.

Le successioni non furono del tutto pacifiche ed anche in seguito non mancarono gli scontri per la determinazione dei confini; gli scontri più cruenti si ebbero nella zona di confine tra Crimea e Mar Caspio; nell’ultimo quarto del XIII secolo si scontrarono ripetutamente i due imperi dell’Il-Khan e dell’Orda d’oro”.

Dall’attuale Donbass “alla fine del Duecento passa la porta di accesso per l’Oriente usata dai mercanti europei, soprattutto genovesi e veneziani. Per una nave mercantile delle repubbliche marinare che si recasse in Oriente era fondamentale poter accedere dapprima attraverso il Bosforo al Mar Nero e poi da lì dirigersi a nord, verso la Crimea e quindi risalire per via fluviale il territorio asiatico. Verso est si procedeva navigando il fiume Don fino ad arrivare all’attuale Volgograd, e da lì ci si poteva recare ancora più a est navigando il fiume Volga, fino al mar Caspio.

Inoltre dalla parte a nord della Crimea si può navigare il fiume Dnepr e risalire fino a Kiev; la penisola di Crimea era dunque l’unico snodo che dava accesso all’Oriente. Si consideri inoltre che alla fine del Duecento, dopo la caduta dei regni latini in Terra Santa e la conquista dei territori da parti ostili ai cristiani, si era chiuso il più importante accesso ad Oriente del Mediterraneo.

I mercanti della penisola italica, tra cui Marco Polo, volsero la loro attenzione verso il Ponto. Giunsero allora numerosi nel Mar Nero e crebbe moltissimo l’importanza di città come Caffa, l’attuale Theodosia, che dava accesso al Mar d’Azov e di Cherson, che dava accesso al fiume Don e quindi alla via per Kiev”.

Proprio le attività commerciali permisero nei primi anni del XIV secolo l’insediamento di molti episcopati in Crimea, grazie anche ai francescani: “E’ nota la presenza nelle varie corti dei khan mongoli di evangelizzatori cristiani a partire da quelli degli ordini mendicanti che già nella metà del Duecento avevano preso contatti con i discendenti di Genghiz khan che a loro volta si erano spinti alla frontiera orientale dell’Europa.

Tra i frati spintisi in quelle terre vi fu il francescano Giovanni da Pian del Carpine e il domenicano Guglielmo di Rubruck, Giovanni da Montecorvino primo vescovo in terra di Cina, il beato Gentile da Matelica ma anche un gruppo di frati Minori – tra cui il georgiano Demetrio da Tbilisi – che andranno fino in India dove testimoniarono la loro fede morendo martiri nel 1321. Così l’annunzio di pace rivelato dal Signore a Francesco d’Assisi attraverso i frati Minori giunse nel Donbass e da lì nell’intero continente asiatico”.

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