Il 50° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Kenya. L’abbondanza della possibilità e l’offerta del necessario. Il muro di cinta della Missione di Msabaha

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Oggi concludiamo il reportage del 50° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Kenya, con il Report 50/6 La differenza tra l’abbondanza della possibilità e l’offerta del necessario. L’inaugurazione del muro di cinta della Missione di Msabaha di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami.

Questo reportage abbiamo iniziato il 1° marzo 2022 [QUI], con il Report 50/1. Poi, il 4 marzo abbiamo proseguito con il reportage di Mercoledì delle Ceneri, con il Report 50/2 Benedict la pazza e tre magnifici gemellini [QUI]. Il 13 marzo abbiamo presentato il Report 50/3 La terra dei baobab, l’albero cresciuto al contrario da Madogo, 6 km ad est di Garissa, in cui si parla di bambine genitalmente mutilate, come il baobab donne cresciute al contrario [QUI]. Il 14 marzo abbiamo presentato il Report 50/4 La sofferenza di bambini come Malaika ti strappano il cuore da Watamu, con la storia di Malaika che è un angelo perché questo nome in swahili significa proprio angelo [QUI] e il Report 50/5 L’eroismo di Amani, il N. 36 dei #VoltiDiSperanza, che ci è arrivato da Jacaranda, con la storia triste ma eroica del ragazzo di nome Amani: è questo eroismo nascosto agli occhi dei turisti occidentali, che costituisce la speranza oggi [QUI].

Fondazione Santina – Inaugurazione del muro di cinta della missione cattolica di Msabaha in Kenya – 6 marzo 2022.
In Kenya nella Missione di Msabaha nella Diocesi di Malindi, sul lato della superstrada per Mombasa dopo aver costruito il pozzo e installato la cisterna d’acqua, la Fondazione Santina ha costruito il muro di cinta per proteggere i piccolini, la scuola, il dispensario, la parrocchia St. Mary’s Catholic Parish e le aule di catechesi da ladri e dai fanatici islamisti. Forse spesso ci dimentichiamo che vivere da cristiani in questi luoghi è rischioso. Poi, Don Gigi ha promesso per il 2022 all’orfanotrofio di Mambrui pannelli solari per avere sempre corrente elettrica, soprattutto per i frigoriferi dove si conservano le medicine, preziose per i bambini sieropositivi. La mancanza di elettricità spesso lascia i piccoli senza necessarie cure per la sopravvivenza. Inoltre, nella Missione di Bura Tana nella Diocesi di Garissa, dove gli islamisti uccidono, c’è una piccola scuola cattolica difesa con le unghie e con i denti dal guatemalteco Padre Ernesto, che ha bisogno di ristrutturare la cucina e il refettorio.

Segue il Report 50/6 L’abbondanza della possibilità e l’offerta del necessario. Il muro di cinta della Missione di Msabaha di Mons. Luigi (Don Gigi) Ginami, a conclusione del 50° viaggio di solidarietà e speranza della Fondazione Santina in Kenya.

“Il 25 gennaio 2022 il nostro Tesoriere Luigi Pacini procede a firmare il bonifico per la costruzione del muro di cinta a protezione dei piccoli che frequentano la scuola e dei malati che vanno al dispensario” (Mons. Luigi Ginami).

Forse tutti pensate che la difficoltà di una piccola Fondazione come la nostra sia quella di reperire i fondi, sembra logico e semplice: senza soldi non si costruiscono muri di cinta, aule, pozzi o cisterne di acqua… No, invece. La grossa difficoltà è completamente diversa. La difficoltà sta nel far giungere i soldi al fine auspicato di un progetto e che nessun altro si intaschi qualche cosa. Questo è davvero difficile: un autentico calvario. E la responsabilità è enorme nei confronti di chi dona… e non sto pensando ai 100.000 euro di Carlo Olmo, ma ai 200 scellini (1,60 euro) di Benedict. Ho più paura che mi rubino 1,60 euro che 100.000 euro, perché quei 200 scellini sono la vita di Benedict. Mai rubare o farti rubare i pochi centesimi di un povero.

Questa cosa mi trapana il cervello ed ogni volta che intraprendo un viaggio ho la maniacale volontà di verificare fino all’ultimo spicciolo speso. I viaggi non sono per inaugurare opere, ma per controllare dove vanno a finire i soldi.

Immaginiamoci ora in Italia, vittima prima di pandemia, come la mia amata Bergamo, e poi della guerra in Ucraina. La gente che una volta donava 100 euro, ora dona 10 euro. Ma non per questo il denaro è svalutato, paradossalmente no, vale ancora di più.

Procediamo con progetti piccoli di 15.000 euro al massimo e controlli scrupolosi e ferrei. Infatti, nello zaino ho tutte le ricevute originali del muro di cinta che la nostra amministrazione in Italia, ed io insieme con loro, verificheremo nel dettaglio.

Purtroppo, alcune volte i problemi vengono dall’Africa, spesso sono gli Africani stessi i peggiori nemici degli Africani. Il tentativo di controllare flussi di soldi, e gestirli per fini personali, mi fa molto soffrire. In questo viaggio ho vissuto queste difficoltà da parte di potenti locali, magari religiosi. Come ho superato questa grande difficoltà? Con due medicine: la vicinanza del mio Vescovo Francesco Beschi e del Crocifisso. Che strano capitolo, Gigi, al posto di parlare della inaugurazione, ci parli di queste cose strane, che sanno di corruzione…. Non preoccuparti poi ti illustrerò quello che è avvenuto.

Il primo aiuto viene dalla vicinanza del mio Vescovo Francesco Beschi

Vi ricordate Benedict e i suoi 200 scellini? Chi mi conforta su di lei, chi mi dice che Benedict ha compiuto un grande gesto non sei tu che leggi, ma il mio Vescovo di Bergamo. Ieri sera guardavo i 200 scellini di Benedict incollati al mio Vangelo nella pagina di Marco 12, 41-44. E mi ritornava in testa il brano, che conosco in greco a memoria: “Tutto quello che aveva per vivere!”. Rivivo l’emozione dell’aprire la bustina sporca di terra e di ammirare quei due spiccioli santi datimi da una persona anziana che ripeteva, mettendo nelle mie mani, il gesto della vedova al tempio osservata da Gesù. Mentre rileggo questo brano evangelico, nella testa mi si accende una lampadina e ricordo. Ricordo un testo scritto dal mio Vescovo Francesco Beschi nel marzo 2016, chissà se nello stesso giorno del mio incontro con Benedict? Non lo so, ma a me piace pensare di sì. O almeno non lo posso escludere, ma fa bene al cuore leggere nello scritto del Vescovo Francesco una sorta di profezia che si sarebbe compiuta nel marzo di 6 anni dopo.

Vado sul mio tablet, ho la linea con il router e mi scarico il libro. Ecco il testo, che era l’introduzione al mio libro scritto con Vania De Luca Opere di Luce (Edizioni Marna 2016). In quel libro a pagine 161-204 si parlava delle prime nostre opere di solidarietà in Kenya in particolare a Mida (un dispensario costruito nel 2011) a Lango Baya (una aula scolastica ed una motocicletta) ed infine a Msabaha (una cisterna di acqua), nella parrocchia proprio dove abbiamo inaugurato il muro di cinta. Mida, Lango Baya e Msabaha sono tutte appartenenti alla Diocesi di Malindi. Bene, nel marzo 2016 il mio Vescovo, facendo riferimento anche a quelle opere si esprimeva così nella sua bellissima introduzione al libro: «Noi siamo strumenti di misericordia. Nella misura in cui sappiamo ricevere il dono possiamo diventarne dispensatori, nella misura in cui siamo consapevoli del bisogno riusciamo a intercettare il grido di chi ci sta accanto. Ed è la misericordia che fa la differenza tra l’abbondanza della possibilità e l’offerta del necessario. L’icona di quella vecchietta del Vangelo che “ha dato tutto quello che aveva per vivere” non è un soprammobile di prestigio da guardare da lontano, ma appello ad una vita misericordiosa. Questa la quarta convinzione che ci permette di balbettare l’esperienza di un “nuovo umanesimo”, per compiere l’esodo dalle opere di misericordia a un cuore misericordioso. Proprio il racconto ci affida questa possibilità. Il fatto che qualcuno viva sulla pelle le convinzioni che abbiamo elencato e le vesta di carne convince sempre di più che l’esperienza missionaria non può che arricchire ciascuno e le comunità».

Le parole del Vescovo sono per me di fuoco, in particolare due espressioni su Benedict. La prima: «La differenza tra l’abbondanza della possibilità e l’offerta del necessario». Mons. Beschi non sta parlando di Benedict, ma della vedova del Vangelo che non vive nell’abbondanza della possibilità e nonostante tutto offre il necessario per vivere! Incredibile profezia su quanto mi è successo in chiesa il mercoledì delle ceneri sei anni dopo, non con una vedova, ma con una vecchia sì.

È qui il tratto simpatico dello scritto del Vescovo Francesco, che presenta il mio libro e che conferisce ancora di più il sapore di profezia alle sue parole. Avete notato: Mons. Beschi parla di una “vecchietta”, ecco la seconda frase: «L’icona di quella vecchietta del Vangelo che “ha dato tutto quello che aveva per vivere” non è un soprammobile di prestigio da guardare da lontano, ma appello ad una vita misericordiosa». Che bella coincidenza o “Dioincidenza” che Benedict non sia vedova, come il Vangelo narra, ma una vecchietta come il Vescovo di Bergamo mi dice e ci dice: il suo scritto per me è autorevole, soprattutto da quando sono tornato in Diocesi e queste parole danno riparo al mio cuore inquieto per stupidaggini che la nostra Carità incontra a Malindi e che devo dire e correggere perché non sono venuto per inaugurare, ma per controllare.

Il secondo aiuto viene dallo stringere forte forte nelle mie mani un Crocifisso di legno

Un Crocifisso di legno, che non ha alcun valore materiale, ma che ha per me un grandissimo valore spirituale. Esso trasuda sofferenza e preghiera: quella di Ismaele, un mio amico morto di SLA. Quando andavo a trovarlo negli ultimi mesi della sua vita di sofferenza, vedevo appeso sopra di lui – sulla sedia vicino alla quale vi erano piccoli tralicci di supporto alle flebo – una corona del rosario.

Quando Ismaele soffriva intensamente e non riusciva più ad esprimere parola dai suoi occhi meravigliosi – come quelli di Santina, perché purificati dalla sofferenza – sprigionava uno sguardo pieno di luce guardando a quel Crocifisso del rosario. E quando Silvana, sua moglie, lo aiutava con la mano ed il braccio infermo a prendere quel crocifisso lui, Ismaele, lo stringeva forte forte, mentre dai suoi bei occhi malati scendevano lacrimoni di sofferenza, commozione e fede. Quel piccolo Crocifisso è bagnato di lacrime e di sguardi di atroce sofferenza, come solo la SLA sa regalare.

Proprio quel Crocifisso mi ha confortato molto nel mio viaggio. Non è mio, Silvana lo custodisce gelosamente in un sacchetto di tela trasparente in tulle bianco ed un grazioso nastrino bianco che tanto assomiglia ad un porta-confetti. Ebbene, Silvana due volte mi ha prestato il suo Crocifisso: quando sono partito per il Perù, appena rientrato a Bergamo, un altro viaggio con disagi e sofferenza, e poi in questo viaggio, quasi presagendo le difficoltà che avrei incontrato.

Per giudicare una persona, un torto ricevuto, una impostazione di vita ricca, ho sempre stretto tra le mani nascostamente quel crocifisso dicendo “Isma aiutami” e baciando teneramente quella reliquia di sofferenza. Con quel crocifisso ho incontrato il vescovo, le suore, Jimmy ed i poveri. Con quella reliquia in tasca ho incontrato Benedict. E vi devo dire, che queste due medicine: la parola del mio Vescovo e il Crocifisso di Ismaele funzionano e tutto abbiamo poi realizzato bene.

L’inaugurazione del muro di cinta della Missione di Msabaha

Domenica 6 marzo 2022, con il Crocifisso di Ismaele in tasca, l’inaugurazione è stata bellissima, piena di colori, di tanta gente venuta per una celebrazione di ben due ore pensate. Una celebrazione piena di occhi buoni, quelli dei bambini, quelli degli anziani e quelli dei giovani felici di avere ora un riparo e protezione con il grande muro lungo 150 metri, un riparo per il dispensario, per le aule scolastiche e per la chiesa stessa, in una zona dove l’Islam sta diventando sempre più aggressivo.

Padre Lukas O. Mongeri, OFM Cap, ringrazia il Vescovo di Bergamo, Mons. Francesco Beschi per l’aiuto dato attraverso la Fondazione santina nella Diocesi di Malindi.

Padre Lukas O. Mongeri, il parroco cappuccino – io adoro i religiosi in Africa – ha superato se stesso ed ha realizzato anche un grande logo per la nostra Fondazione, lungo 8 metri ed alto 3 metri. Con tutta la gente, sotto il sole caldo del mezzogiorno ci siamo recati al logo sul quale era posto un grande nastro bianco tre persone a me care hanno tagliato il nastro:

Piera, la Direttrice dell’orfanotrofio di Mambrui, dove a settembre inaugureremo i pannelli solari con l’aiuto dell’ADASM di Bergamo…

… Jimmy il nostro responsabile per il Kenya…

… e indovinate chi era la terza? La piccola Santina che coi suoi 5 anni orgogliosa ha tagliato il nastro.

E io ho benedetto il muro di cinta con l’acqua santa. Nel mio cuore tanta gioia nel vedere la firma incerta della vecchia Santina sul nostro logo. Chi avrebbe mai detto che, 10 anni dopo la sua morte, Santina, venuta in Kenya malata nel 2011, fosse ricordata con un logo tanto grande ed evidente a tutti? In tasca la Croce di legno stretta forte forte pensando al dolore di Ismaele… che ne pensi Gigi? Chiediamo al direttivo di dedicare un’opera al mio Ismaele e al suo Crocifisso?

Guardo con grande gioia il muro di cinta che proteggerà questa Missione perseguitata dal fanatismo islamico e mi vengono in mente le parole del Vescovo Francesco in un altro libretto dal nome Grecia nel quale scriveva all’Arcivescovo di Acapulco in occasione dell’inaugurazione di un altro muro. In verità un murales, in onore delle vittime dei narcos, ed in parte finanziato dal Centro Missionario di Bergamo. Anche il quella lettera del 6 settembre 2018, Mons. Francesco Beschi ci incoraggiava e soprattutto incoraggiava il buon Arcivescovo di Acapulco, ecco le sue parole: «Papa Francesco ci ricorda che “sono i perseguitati per la fede a essere nel cuore della Chiesa” perché i martiri ci ricordano con forza che con l’amore e la mitezza si può lottare contro la prepotenza, la violenza, la guerra e si può realizzare con pazienza la pace».

Noi vogliamo lottare contro la corruzione, contro la prepotenza, contro la violenza e contro la guerra con amore e mitezza. Proprio questo è avvenuto a Msabaha: “Dalle loro opere li giudicherete”. E l’opera del muro senz’altro è buona: giudicateci pure.

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