‘Praedicate Evangelium’: una riforma per una Chiesa missionaria

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Lunedì scorso è stata presentata la Costituzione Apostolica ‘Praedicate Evangelium’ che riforma la Curia Romana, come ha scritto papa Francesco nel preambolo: “La Chiesa adempie il suo mandato soprattutto quando testimonia, in parole e opere, la misericordia che ella stessa gratuitamente ha ricevuto. Di ciò il nostro Signore e Maestro ci ha lasciato l’esempio quando ha lavato i piedi ai suoi discepoli e ha detto che saremo beati se faremo anche noi così… Facendo così, il popolo di Dio adempie al comando del Signore, il quale chiedendo di annunciare il Vangelo, sollecitò a prendersi cura dei fratelli e delle sorelle più deboli, malati e sofferenti”.

Missione e sinodalità sono le colonne portanti della riforma, ha spiegato il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi: “La riforma curiale ora promulgata da Francesco ha senz’altro analogie con precedenti riforme.

Alla maniera di Paolo VI, infatti, che per avviare la riforma della Curia romana si richiamava alle indicazioni in precedenza giunte del Concilio, anche Francesco farà riferimento ad una indicazione precedente…

Come, poi, accaduto per la redazione di ‘Pastor Bonus’, anche nel processo di redazione della nuova costituzione si cercò un principio ispiratore ecclesiologico e lo si individuò nella missionarietà. Le ragioni non sono difficili da riconoscere”.

Tale riforma ha le fondamenta nell’esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’… Si tratta, oltretutto, di un documento indispensabile per comprendere il processo di riforma inteso e avviato da papa Francesco…

Con quell’esortazione apostolica, infatti, il papa aveva consegnato alla Chiesa la sua speranza che tutte le comunità si adoperino fattivamente ‘per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno’”.

Le basi della riforma, ha detto ancora il Cardinale Semeraro, sono state tracciate dallo stesso Papa nel 2016 quando elencò i principi guida di questo processo: individualità; pastoralità; missionarietà; razionalità; funzionalità; modernità; sobrietà; sussidiarietà; sinodalità; cattolicità; professionalità; gradualità:

“Il principio della sussidiarietà fu enunciato per la prima volta nella Dottrina Sociale della Chiesa al n. 80 della Quadragesimo anno e fu da Pio XII riconosciuto valido anche per la vita sociale della Chiesa.

Ogni attività sociale è per natura sua sussidiaria; essa deve servire di sostegno per i membri del corpo sociale, e non mai distruggerli e assorbirli: così la formulava Pio XII nell’allocuzione ai nuovi cardinali del 20 febbraio 1946, precisando tuttavia che ciò doveva intendersi ‘senza pregiudizio della struttura gerarchica’ della Chiesa”.

Nella Costituzione Apostolica è stata ribadita la tradizione: “Un altro importante principio seguito nel processo di riforma della Curia romana è stato quello della tradizione, ch’è il principio della fedeltà alla storia e della continuità col passato.

E’ proprio secondo questo principio che sarebbe stato fuorviante (oltre che fantasioso) pensare a una riforma tale da stravolgere l’intero impianto curiale.

Nella Curia, difatti, ci sono Dicasteri che riguardano azioni fondamentali dell’agire ecclesiale, quali l’annuncio del Vangelo, la tutela della fede e la custodia dei costumi, la vita liturgica, il servizio della communio e della carità… Altri Dicasteri riguardano poi le persone e gli stati di vita nella Chiesa”.

Mons. Marco Mellino, segretario del Consiglio di Cardinali, ha spiegato che il titolo traccia una prospettiva: “Il titolo della Costituzione in parola (‘Praedicate Evangelium’, tratto dall’espressione di Mc. 16,15: il mandato affidato dal Risorto ai suoi discepoli) fa riferimento all’evangelizzazione tout court ed indica la prospettiva nella quale il testo è stato elaborato: la missionarietà.

Tale scelta si spiega alla luce dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, al quale intenzionalmente si ricollega, che rimane il documento indispensabile per comprendere il processo di riforma che Papa Francesco sta attuando ed indica chiaramente che il cuore della riforma muove da quello che è il primo e più importante compito della Chiesa: l’evangelizzazione”.

Altro punto interessante riguarda la ‘corresponsabilità nella communio’: “Questo criterio risponde al principio di sussidiarietà, il quale, in modo analogico, può essere applicato all’interno della vita della Chiesa, che è insieme mysterium e societas, senza pregiudicarne la sua struttura gerarchica.

Nella Chiesa, infatti, alla sussidiarietà è preminente il principio di ‘comunione’, che regola i rapporti fra enti che non sono estrinseci e concorrenziali, bensì inscindibilmente immanenti l’uno all’altro, sebbene con quella strutturazione gerarchica che è propria di ogni comunione ecclesiale. La Chiesa, infatti, è una comunione il cui livello gerarchico è insuperabile”.  

Infine il prof. Gianfranco Ghirlanda, docente emerito di Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana, ha sottolineato il ruolo dei laici: “Quanto affermato nella Costituzione Apostolica ‘Praedicate Evangelium’ è di grande importanza, perché la questione dell’ammissione dei laici all’esercizio della potestà di governo nella Chiesa coinvolge una questione più ampia: se la potestà di governo è conferita ai vescovi con la missione canonica e al Romano Pontefice per missione divina oppure dal sacramento dell’Ordine.

Se la potestà di governo è conferita attraverso la missione canonica, essa in casi specifici può essere conferita anche ai laici; se è conferita col sacramento dell’Ordine, i laici non possono ricevere alcun ufficio nella Chiesa che comporti l’esercizio della potestà di governo”.

Un’attenzione particolare è stato posta sulla Pontificia commissione per  la tutela dei minori, che diventa parte della Curia romana: “Tale integrazione nella Curia romana, mostra un’attenzione particolare alla questione in oggetto ed indica quanto la Chiesa stia operando per prevenire che delitti tanto gravi continuino ad essere perpetrati da parte di chierici, membri di Istituti di Vita Consacrata e di Società di Vita Apostolica e da fedeli che godano di dignità o compiano un ufficio o una funzione nella Chiesa.

E’ importante, benché sia piuttosto difficile, presentare e far conoscere all’opinione pubblica, nonché alla stessa comunità ecclesiale, l’insieme degli sforzi crescenti e significativi che la Chiesa ha articolato in questi anni in merito alla protezione dei minori.

Infatti, l’enfasi dei media è piuttosto concentrata sugli scandali, piuttosto che ad una più sana considerazione su come combattere gli abusi sessuali, non solo nella Chiesa, ma anche nella società”.

(Foto: Vatican News)

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