Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 18

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Prosegue da Parte 17: QUI.

Proseguiamo con la nostra “antologia messo insieme con pazienza” (come è stata definita dall’amico e collega Marco Tosatti), dedicata al conflitto russo-ucraino, con riflessioni sulla guerra in Ucraina. Qui non si fa cronaca di una terribile guerra, di cui siamo già sommersi (non stiamo a ripetere di cui i mainstream media sono già stracolmi), con bassa possibilità di verificare le notizie con cui veniamo bombardati, senza fare un fact checking vero e realmente indipendente. E occuparsi della crisi ucraina significa non solo vedere le atrocità che la guerra porta con sé, ogni guerra, ma anche dedicarsi all’archeologia storica. E facendo ciò si comprende che la questione è un po’ più complicato della scelta pro o contro Putin (anche se “chi prova a fare analisi è solo un complice di Putin”, un “Putinversteher” da odiare in questi tempi di odio, ma questo non ci fa cambiare idea: non è la pecora nera che è diversa, ma sono le pecore bianche che sono tutte uguali tra loro).

«Per favore, pregate per l’Archimandrita Laurus Berezovsky. Due giorni fa è stato rapito. Due uomini hanno fatto irruzione nella sua chiesa, lo hanno chiamato “sacerdote-sabotatore di Mosca” e lo hanno trascinato nella foresta. È ancora scomparso. Si tratta almeno del quarto rapimento di un sacerdote della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca negli ultimi 10 giorni» (Randy Dandy).

«Su Ucraina 24, il capo del servizio medico militare afferma che è stato dato l’ordine di castrare i soldati russi feriti, perché i Russi sono “scarafaggi, non persone”. A quanto pare questi sono i bravi ragazzi?» (Ian Miles Cheong). Ricordiamocelo sempre. Coloro che pretendono di impartire lezioni di diritti umani alla Russia sono schierati con la peggiore feccia neo-nazista d’Europa e del mondo intero.

Guerra di propaganda.

Un pezzo importante della narrazione è stato occultato e per trovare soluzioni pacifiche il mondo ha bisogno di verità
«Una nota testata giornalistica ha titolato che “sull’Ucraina, chi vi dice – è più complesso- è complice di Putin”.  Nel corpo dell’articolo, inoltre, si “porta all’estremo il ragionamento”, che porterebbe a “spiegare, a giustificare la violenza”. Chi parla di complessità, al di là delle giustificazioni e del manicheismo, sta usando le proprie funzioni cognitive, prendendo le distanze dalla dimensione ingenua del conformista passivo che non pensa e non fa domande. Eppure, la macchina del fango è attiva contro chiunque mostri la complessità degli eventi. Perché? Perché mostrare la complessità significa arrivare a concludere che questa tragedia si poteva evitare, mostrare la complessità significa connettersi con strumenti utili per trovare soluzioni, al di là dell’odio, al di là della guerra. Rifuggire la complessità e screditare chiunque porti avanti una narrazione a più voci, significa impedire alle persone di capire come siamo arrivati a questo punto. Nessuna via diplomatica è percorribile se non si svelano le carte e non si comprende quanto accaduto realmente. Ma ora, pare che tutte le energie siano spese per armare ulteriormente l’Ucraina e riabilitare mediaticamente abomini come il Battaglione Azov. Dunque, tutti compatti verso la terza guerra mondiale nella quasi totale inconsapevolezza degli eventi? No. Molta gente ha capito che un pezzo importante della narrazione è stato occultato e sa che per trovare soluzioni pacifiche, c’è bisogno di verità: il mondo ha bisogno di verità» (Sara Reginella).

«A me è vietato entrare, manco fossi un cane, perché non sono benedetto… A un Ucraino gli danno pure la colazione gratis e super green pass free. Eppure il Paese è lo stesso e le leggi dovrebbero essere uguali per tutti, senza distinzioni etniche. Anche perché bisogna capire a quale tipologia di ucraino si rivolge il titolare di questo esercizio.
Esempio: a un Ucraino del Donbass, poniamo di Donetsk, che dal 2014 ha deciso di scegliere la strada dell’indipendenza e magari ha avuto pure uno o più parenti uccisi e la casa distrutta o danneggiata negli 8 anni di guerra di repressione seguiti alla proclamazione di indipendenza della sua repubblica, la colazione a gratis gliela diamo o no? Perché è un ucraino pure lui, anche se non “dei nostri”.
A un ucraino che, invece, ha combattuto nel Battaglione Azov, gli diamo gratis pure il pranzo? Lui è “dei nostri”.
Come si vede gli ucraini non sono un blocco monolitico indistinguibile perché, nell’ambito di un conflitto civile vi sono, nello stesso gruppo etnico, posizioni molto diverse. Allora che facciamo con sta colazione? La diamo solo a quelli “dei nostri” o la diamo a tutti? Come facciamo a riconoscere uno “dei nostri” da uno “dei loro”? Gli facciamo domande politiche all’ingresso? E se capitano contemporaneamente due ucraini, uno “dei nostri” e uno “dei loro”, che facciamo? A uno gli diamo la colazione a gratis e all’altro gli chiediamo il super green pass per entrare nel locale? Come si vede le discriminazioni, anche quelle che vorrebbero premiare i “buoni” e mettere in castigo i “cattivi”, sono sempre sbagliate e rischiano di produrre incomprensioni, gaffe e vere e proprie figure di merda» (Paolo Borgognone).

«Sdoganamento del razzismo di stato in diretta. Prendi una cittadina russa, possibilmente pacata e senza dati storico-politici da portare, e offrila al linciaggio pubblico con spettatori ipnotizzati e assetati. Un linguaggio di una violenza inaudita condito dalla rivendicazione di un colpo di stato nazista. Il boia Giletti dà il primo colpo, poi passa la frusta al secondo boia e si gode lo spettacolo in totale silenzio. Questo è il livello dell’informazione italiana, ma la dittatura è quella russa» (Renato Russo).

Contro l’“ultracrepidarianismo” nel dibattito pubblico
«Egregio Direttore del Corriere della Sera.
Sono un professore universitario, questo non piacerà affatto al Suo Co-Direttore Gramellini, che, horribile dictu, si occupa da anni proprio di teoria di sistemi complessi.
Le scrivo precisamente in merito alla rubrica Il Caffè di Massimo Gramellini, apparsa sulla vostra testata.
Sono a dir poco allibito dal carattere, dal tenore e dallo stile utilizzato per un attacco così virulento e scurrile, attacco ad uno studioso che non fa altro che esporre le sue analisi, competenti, frutto di un sapere sedimentato negli anni attraverso il lavoro.
Ora, venendo al testo, in relazione a quanto detto da Gramellini nella prima colonna, non si tratta che di falsità meschinamente orchestrate: il Prof. Orsini non ha mai detto o spiegato “che tra l’Occidente e Putin non c’è differenza”, che “bisogna sbarazzarsi di Zelenski che ostacola il lieto fine con la sua insopportabile ossessione per la libertà”. Non sono interpretazioni, sono falsità! Volgari menzogne.
Per quanto concerne la seconda colonna della rubrica, si tratta dell’attribuzione a Orsini di idee, posture mentali (“satrapo slavo”) e addirittura psicologiche (“timor panico”) che non fanno affatto onore alla sua testata né al giornalismo di livello di cui la vostra testata si fa veicolo.
Ora, capirà benissimo che non si tratta di dare ragione a Orsini o Gramellini, semplicemente in virtù del fatto che da un lato ci sono analisi (fondate concettualmente e metodologicamente sebbene non necessariamente condivisibili) e dall’altro c’è una truce invettiva. Non si tratta neppure, ovviamente, di prendere parte per Putin o per l’Occidente, ma di chiedersi, all’interno dell’Occidente democratico, quali siano le soglie da non attraversare – almeno nel giornalismo di livello – tra analisi e invettiva personale. Gramellini, esprimendosi di volta in volta su tutto lo scibile umano, ovviamente non solo disprezza coloro che hanno frameworks epistemici (cioè competenza) ma li espone anche a derisione (si veda il post sul complesso della settimana scorsa!).
Ponendo, come è de facto, che le analisi di Orsini sono le stesse fatte da un Mearsheimer, da un Chomsky o dallo stesso Bernie Sanders (nell’audizione della settimana scorsa al Senato) negli Stati Uniti, e anzi, secondo alcuni aspetti, molto più neutrali, potrebbe immaginare Lei una simile invettiva presso il Washington Post, il New York Times o, per rientrare in Europa, la FAZ o Le Monde o Le Figaro. Leggendo quasi quotidianamente questi giornali non è mai successo di trovarsi di fronte ad un episodio così volgare.
Una volta finita questa sciagura, speriamo presto, bisognerebbe iniziare a parlare seriamente, nel dibattito pubblico, di “ultracrepidarianismo” (dal detto latino «sutor ne ultra crepidam»), cioè iniziare a discutere – se si vuole in modo del tutto utilitaristico – quanto possa giovare ad una società che si reputa “avanzata” il fatto che persone SENZ’ALCUNA COMPETENZA possano parlare di tutto, inveire, inquisire, incitare al bando, moralizzare, senza avere nessuna formazione specifica né competenze logico-sintattiche di organizzazione del discorso ad un livello sufficiente di pertinenza.
Bisognerebbe anche chiedersi, dal punto di vista strettamente “estetico” cioè del “contegno” di un giornalismo che si vuole promotore di vero dibattito, quanto giovi dare adito a simili volgarità ed amplificare un simil plaidoyer per l’ignoranza nella società.
Cordiali saluti» (Prof. Dr. Fausto Fraisopi).

Kyiv calling
«Questa è una selezioni di commenti su informazioni (prese dalla stampa rigorosamente mainstream) del tutto sbilanciata non in favore dei Russi, noi non siamo arruolati con alcuno se non nella difesa dell’uso pubblico della ragione. Siamo semplicemente sbilanciati in sfavore dello scandalo informativo occidentale. Tipo quando in barca a vela ti butti tutto fuori per provare a compensare l’inclinazione tutta sbilanciata da una parte.
Per quanto mi riguarda, in mancanza di fonti terze impossibili da reperire nel caso in questione, tutte le informazioni militari andrebbero prese con molta cautela. Segnalo che le fonti usate qui da noi in Italia sono, oltre ai dispacci ucraini, le dichiarazioni riportate da BBC fonte MI6 inglese e due think tank americani. Uno è collegato all’American Enterprise Institute (quelli del PNAC, i neo-con) e l’altro l’Institute for the Study of War. Questo secondo è finanziato dalle principali aziende del complesso militare industriale USA tra cui la famigerata Raytheon. È un po’ come prendere notizie sulla Juventus dalla Stampa e Repubblica. Il rapporto quotidiano ISW e un lungo punto della situazione dei servizi britannici BBC li allego. In sostanza, le cose vanno malissimo ai russi e benissimo per gli ucraini. L’inviato di Mentana dalla parte avversaria però, i filo-russi, notava come nel lato sud, si è ormai formata una continuità territoriale che parte dal Donbass, con eccezione provvisoria a Mariupol, fino a quasi Odessa, che per altro è chiusa via mare dalla flotta russa. È in gioco l’accesso al mare per la futura Nuova Ucraina, un punto evidentemente fondamentale nelle finali trattative.
Le Monde, ricostruendo la strana incredulità di Francia, Italia e Germania alle notizie date dagli anglosassoni prima dell’inizio del conflitto sulle intenzioni di Putin, riferisce che dopo il discorso del 21 febbraio del Russo, Macron lo chiamò e Putin disse che stava aspettando una telefonata da Biden. Ma quella telefonata non si doveva fare perché tutto il piattino era già pronto da mesi e mesi, forse anni. Ora pare che anche i Cinesi chiedano a Biden di fare quella telefonata, ma a Biden non va proprio.
Sempre in tema armamenti, ieri i Russi hanno impiegato in un teatro di guerra i famosi missili Kinzhal (Pugnale). Era noto che i Russi avessero qualcosa di simile ma si dubitava fossero operativi invece, pare lo siano. Questi affari sono montati su aerei anche di stanza a Kalinigrad. In pratica, se un aereo si alza a Kalinigrad e senza uscire dallo spazio aereo russo, il missile arriva ovunque in Europa (ad eccezione di parte della penisola iberica) in qualcosa come 7-10 minuti. Il problema è che sono inintercettabili perché troppo veloci, volano basso e zigzagano stocasticamente, non c’è alcun modo di fermarli. Pare fosse noto stessero lì dai primi di febbraio, altro che no-fly-zone. Buono a sapersi.
Ieri Repubblica rilanciava lo “scoop” di BBC che ha saputo da Erdogan le richieste di Putin. Sono le stesse pubblicate dieci o forse più giorni fa leggendo le dichiarazioni del portavoce del Cremlino Peskov che non mi ha telefonato personalmente, le avevo semplicemente lette e postate da un lancio Reuters. Sono le stesse del discorso del 21 febbraio e sono le stesse consegnate agli ucraini dal primo incontro. Chissà, magari fosse stato chiaro a tutti sin dall’inizio che si tratta dei 3+2 punti famosi, qualcuno avrebbe dubitato dell’opportunità di continuare tutta questa canizza tremebonda. Ovviamente e giustamente a qualcuno potranno sembrare inaccettabili, però se invece del bombardamento mediatico emotivo uniform se ne fosse potuto discutere con calma e bilanciamento democratico delle opinioni, magari la consapevolezza generale avrebbe fatto passi in avanti. Ma abbiamo capito che non si fanno telefonate, non si fanno domande, non si bilanciano i punti di vista mentre si lotta per la democrazia e la libertà» (Pierluigi Fagan).

«Condivido questo post [QUI] non perché desidero diffondere il pensiero della Strada, ma perché voglio invitarvi a leggere i commenti. Moltissimi commenti se la prendono con la “sinistra” (di cui il pensiero di Cecilia Strada è percepito essere espressione) perché non si sarebbe schierata senza se e senza ma, a chiare e radiose lettere, a favore della guerra contro la Russia. Questi commenti, ovviamente, non fanno leva sul discorso della patria e dell’autonomia politica, bensì sul discorso dei diritti dell’individuo: come osa questa “sinistra”, non schierarsi apertamente per la guerra contro uno Stato in cui i diritti civili e le libertà individuali non sono garantiti?
È, in poche parole, l’espressione più compiuta della cultura politica liberal-progressista, che mostra le radici profonde della guerra di civiltà in cui siamo immersi fino al collo. Non ci sono ragioni di equilibrio politico globale che tengano, né ragionamenti sulle cause di questa guerra da cui possa conseguire un corretto agire: c’è uno Stato in cui i diritti individuali e le libertà occidentali non sono garantiti, e quindi questo Stato deve essere considerato un nemico e combattuto – a prescindere da tutto il resto.
Se l’Occidente continuerà a ragionare così, non ci sarà mai pace nel mondo: l’Occidente sarà distrutto, o il resto del mondo uniformato. Quando una parte dell’umanità (percentualmente minoritaria, tra l’altro) crede di incarnare la punta più elevata del progresso della civiltà, e si sente nel diritto / dovere di educare il resto dell’umanità, lo scontro è inevitabile: un impeto inarrestabile, a maggior ragione se alimentato da materialissimi interessi economici che sfruttano l’estensione della società aperta al resto del mondo.
Una posizione socialista e democratica, ispirata a quell’universalismo concreto che è l’unica visione all’altezza della realtà del XXI secolo, è invece ben consapevole che i diritti dell’individuo non esistono in quanto diritti individuali: l’individuo, di per sé, è soltanto un ammasso ordinato di cellule, e i diritti sono sempre “sociali” nella loro origine e nel loro significato, e non certo “naturali” a spettanti all’individuo per il semplice fatto che è un individuo. Prima dei diritti individuali, c’è il diritto della comunità politica di decidere quali diritti spettano a chi: un socialista democratico crede nel dovere della società di garantire tutta una serie di diritti individuali, e si impegna a farlo in una dimensione democratica in cui lo Stato assicura prima di tutto la partecipazione egualitaria di tutti gli individui al processo decisionale, ma sa bene che ogni società deve arrivare in autonomia e con i propri tempi a quelle che noi consideriamo “conquiste della civiltà”. I valori occidentali non possono essere esportati con le bombe: non solo perché è sbagliato il metodo, ma anche perché le “conquiste di civiltà” imposte con la forza durano il tempo del controllo militare dei territori in cui si sta esportando la civiltà (esempio paradigmatico: l’Afghanistan).
Solo con l’approccio dell’universalismo concreto possiamo perseguire la pace tra società, culture e Stati che cooperano a livello internazionale mantenendo le proprie particolarità interne (anche particolarità che noi riteniamo barbare e inaccettabili!); solo questo approccio ci può portare ad uscire dalla guerra di civiltà, dato che disinnesca alla radice il ragionamento “X non è come noi – X è un nemico inferiore – abbiamo il diritto / dovere di educare X, con le buone e le cattive”.
Leggetevi i commenti sotto il post. Molti di quelli che leggerete sono un manifesto straordinario del liberal-progressismo, e spiegano una grossa parte dell’impeto anti-russo che c’è nell’opinione pubblica – un impeto che preesiste e prescinde dall’invasione militare dell’Ucraina» (Osservatorio Italiano sul Neoliberalismo, 17 marzo 2022).

«Perché l’invito a non amplificare opinioni non solo discutibili, ma anche dannose, attraverso la tv, sarebbe censura? Dopo l’11 settembre ci furono profonde divisioni sulla guerra. Ma non ricordo “esperti” che esortavano a capire le ragioni dei terroristi e/o le tesi complottiste» (Silvia Sciorilli Borrelli).

«Se “non amplificare opinioni … attraverso la tv” non è censurare, vorrei sapere che cos’è la censura» (Massimo D’Antoni).

«Perché un ricco, se è Russo, si chiama oligarca, e se è Americano si chiama filantropo? Per lo stesso motivo per cui una bomba contro obiettivi militari, se è russa, si chiama strage di bambini, mentre se viene lanciata sui bambini, ed è americana, si chiama democrazia e libertà» (Il Sofista @intuslegens).

Zelensky sospende 11 partiti e decreta la “politica unica dell’informazione” in Ucraina
Appellandosi alla legge marziale, Zelensky e il Consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina hanno sospeso le attività di 11 partiti di opposizione accusati di presunti “legami con la Russia”: “Piattaforma di opposizione – Per la vita”, “Partito della Sharia”, “Nostri”, “Blocco di opposizione”, “Opposizione di sinistra”, “Unione delle forze di sinistra”, “Stato”, “Stato”, “Partito socialista progressista dell’Ucraina”, “Partito socialista” dell’Ucraina “, partito” Socialisti”, “Blocco di Vladimir Saldo. Tre di questi, avevano anche condannato l’invasione russa.
Inoltre, tutti canali di notizie TV in Ucraina devono trasmettere la maratona di notizie 24 ore su 24. Zelensky ha firmato il decreto sulla “politica unica dell’informazione” in Ucraina, che unisce tutti i canali TV nazionali che forniscono programmi di notizie e analisi.
L’Ucraina “Paese democratico?”. Immaginate se l’avesse fatto la Russia.

«Dalla fine della guerra fredda in poi, il mondo si è abituato ad avere una sola superpotenza. Il concetto di guerra a cui ci siamo abituati è: Paese sfigato, privo di mezzi militari, da bombardare a tappeto e quelli zitti sotto. Non guerra ma pestaggi, esecuzioni. Tutto questo perché sta succedendo? Perché la Russia ci tiene a dire: eh no, non siamo uno di quei Paesi lì, è finito il tempo in cui c’era una superpotenza sola, con noi non si scherza. I Cinesi agli Americani lo hanno fatto capire chiaramente: “È compito di chi ha messo il sonaglio al collo della tigre toglierlo”. Insomma, avete rotto il cazzo alla Russia, pensando di poterci scherzare come se fosse un Afghanistan qualunque e mo’ sono cazzi vostri, non coinvolgeteci. Prima l’Occidente prende atto di questa situazione e tratta con la Russia da pari a pari, come non è più abituato a fare da 40 anni e più speranze abbiamo di vivere in pace. Dico proprio noi Italiani in primis, perché tra i Paesi occidentali quello che più si è esposto, con il barboncino ringhiante Di Maio, è il nostro. Forse non è chiaro cosa stiamo rischiando. Rischiamo di ritrovarci le bombe sulla testa mentre ancora discutiamo di lane caprine e questioni di principio» (Alberto Scotti).

«Cartastraccia al posto di fabbriche botteghe e lavoro, storytelling e interazioni virtuali al posto della realtà. L’Occidente è clinicamente morto, ma nessuno ha il coraggio di staccare la spina. Stanno spingendo la propaganda oltre i limiti del tollerabile, l’eccesso di spin sta svelando l’artificio. Il meccanismo comincia ad essere leggibile, i vari Quisling in servizio attivo per conto della Nato sono oramai facilmente identificabili. Ciò può significare soltanto che hanno deciso di abbandonare il soft power in luogo dell’hard power. Per questo stanno avanzando a tappe forzate sul terreno del controllo di massa, della censura e della repressione. Del resto, due anni di addestramento all’obbedienza saranno pur serviti a qualcosa» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

“Mostravamo l’orrore…”: le scuse di Giannini per la foto “fake” della Stampa
Una foto in prima pagina della strage di Donetsk, non contestualizzata. La Russia protesta. E Giannini replica
Nicolaporro.it, 18 marzo 2022


Com’è che fa il rumore del vetro quando uno prova ad arrampicarcisi? Un paio di giorni fa vi abbiamo dato conto della prima pagina della Stampa, quella in cui sotto il titolo “LA CARNEFICINA” veniva pubblicata una fotografia della strage di Donetsk, dove sono morti 23 civili residenti nella repubblica separatista del Donbass. In effetti di una carneficina si trattava, solo che l’immagine non aveva nessuna didascalia, non diceva dove si era svolto il fatto e soprattutto aveva a corredo articoli e approfondimenti che arrivavano solo dalla parte ucraina. Ospite di Lily Gruber a Otto e Mezzo, mercoledì sera il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, avrebbe potuto scusarsi per quello che poteva essere (nella migliore delle ipotesi) banalmente un errore. Invece no. Ha preferito arrampicarsi sugli specchi.
La padrona di casa ha fatto notare al direttore che “l’informazione non era proprio molto corretta” e che la prima pagina è stata citata anche il vice rappresentante russo all’Onu come esempio di “propaganda anti-russa”. Così Giannini ha replicato piccato. “Sono sconcertato da quello che è successo oggi – ha detto – Il giorno prima, quando è avvenuta la strage di Donetsk, è scoppiato un rimpallo di responsabilità tra russi e ucraini e noi abbiamo fatto una pagina intera per raccontarlo”. Poi il giorno dopo la scelta di usare quell’immagine, in quel contesto. Perché? “Abbiamo deciso di fare una prima pagina in cui mostrare il duro orrore della guerra senza attribuire la carneficina né ai russi né gli ucraini. Quindi non so dove sta la polemica: dove è la disinformazione?”.
Ci proviamo noi, a dare una risposta. La polemica, magari, sta nel fatto che osservando quella prima pagina, con gli articoli tutti dedicati ai bombardamenti sull’Ucraina, si finisce facilmente col cadere nell’errore. Ovvero nel considerare quell’anziano signore come un civile ucraino che piange sui morti provocati di Mosca. Giannini conosce bene la comunicazione e sa che, con una foto senza didascalia e con articoli correlati a senso unico, l’associazione mentale del lettore diventa facile e immediata: per carneficina s’intenderà quella che i russi stanno commettendo in Ucraina e dunque la foto rappresenterà una bomba caduta a Kiev o Leopoli. Peccato non sia così.
Piccola domandina finale: era così difficile aggiungere una breve didascalia con cui “geolocalizzare” la strage a Donetsk?

Visione TV – John Elkann vuole la terza guerra mondiale – Il Controcanto – Rassegna stampa del 21 marzo 2022.

«I giornali di John Elkann, tramite minacce e falsità, spingono per gettare il mondo nel dramma della terza guerra mondiale. Gli Elkann hanno interessi nell’industria bellica. La circostanza è provata dalla pubblicazione di un articolo su Repubblica che prova ad intimidire tutti quelli che non vogliono armare l’Ucraina. Qualcuno lo fermi prima che sia tardi. La Verità pubblica una interessante intervista al Prof. Dugin. Sul Corriere “complottismo” a targhe alterne. Buon ascolto!» (Visione TV, 21 marzo 2022).

La fake news del bombardamento del Teatro e dei mille morti a Mariupol
Solo un “bambino leggermente ferito” e nessun giornale che si scusa per le menzogne che ha raccontato.
«La notizia del giorno, comunque la si pensi, è che i mille morti a Mariupol non c’erano. È difficile commentarla, perché non puoi rischiare che si usi per minimizzare. Ma è terribile, nei suoi esiti, perché inevitabilmente ci porta a dubitare di tutto» (Luca Telese).
Lo stiamo dicendo da giorni, anche perché questi morti al Teatro di Mariupol non sono mai stati mostrati. Poi, più in generale, di queste “notizie del giorno”, se uno vuole cercarle (qui ne stiamo elencando diverse, giorno dopo giorno), ne trova decine al giorno.

«A meno che i russi non stiano inondando la rete di interviste e reportage falsi e manipolati (non possiamo escluderlo) le molte testimonianze appaiono concordi nel dire che gli abitanti di Mariupol non potevano lasciare la città perché trattenuti dai militari ucraini dell’Azov» (Massimo D’Antoni).

Un rifugiato di Mariupol: “Le persone sono state trattate in modo bestiale. Eravamo proprio come carne da cannone manipolata. Stavano lanciando ritorni di fuoco dai cortili con carri armati, mitragliatrici. Posso dire con la massima sicurezza che erano gli uomini di Azov che ha causato l’85% dei danni alla città”.

I rifugiati di Mariupol affermano che i neo-nazisti del Battaglione Azov, durante la ritirata, hanno fatto saltare in aria il teatro drammatico cittadino, dove c’erano dei civili, che hanno usato come scudo umano. I militanti hanno anche schierato equipaggiamento militare vicino a rifugi antiaerei ed edifici residenziali. Se si ascoltano i residenti di Mariupol, ci si rende conto di che razza di tagliagole siano i neo-nazisti di Azov. Gli abitanti della città raccontano di come fossero trattati da bestie sotto il regime di Zelensky e tutti concordano nel dire che i danni alle infrastrutture civili sono stati provocati dal Battaglione di Azov. Sono le immagini che ci dimostrano come Kiev fosse in mano a dei delinquenti che consideravano la loro stessa popolazione come carne da macello. Sono le immagini che non vedremo mai sui media internazionali o su quelli italiani. Su quelli vediamo soltanto le immagini di attori o di membri del famigerato servizio segreto ucraino, lo SBU, che recitano la parte delle vittime degli immaginari bombardamenti russi. Su questi media vediamo soltanto delle menzogne. Questi media sono complici dei crimini che vengono commessi contro il popolo ucraino.

«Il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta del Ministro Franceschini di ricostruire il teatro di Mariupol. I terremotati italiani ringraziano» (Alberto Negri).
«Il governo italiano non ha fondi per ricerca e lavoratori, ma li ha per potenziare le spese militari. Non ha fondi per la ricostruzione dei paesi colpiti del terremoto, ma li ha per la ricostruzione del teatro in Ucraina. Il proprio nemico gli italiani lo hanno al governo» (Diego Fusaro).

I Russi controllano i tatuaggi per scovare i neo-nazisti del Battaglione Azov che si mischiano tra i profughi che escono da Mariupol.

Mariupol, Donbass. Dai tatuaggi nazisti vengono scoperti i miliziani del battaglione Azov in fuga da Mariupol, che cercano di mimetizzarsi tra la popolazione civile nei corridoi umanitari. la Repubblica la notizia la fornisce così ai suoi lettori. Patetico.

Un “civile” de Mariupol…

La fake news dei “vigili del fuoco ucraini”
«La portavoce di Zelensky ha pubblicato un post, ora cancellato, con l’immagine di tre “vigili del fuoco ucraini”. Falso. La foto si riferisce a tre vigili del fuoco australiani ed è stata scattata nel 2019» (Francesco Santoianni).

Fidatevi dell’informazione.

«Sanziona la Russia, invia armi all’Ucraina, afferma che Putin non sia all’altezza neppure di un “animale”: tutto ciò nel bel mezzo di un conflitto potenzialmente globale, ma è Putin a “provocare” e “minacciare” l’Italia» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

«Deve averglielo scritto direttamente Kuleba, visto che nelle lingue slave non ci sono gli articoli. Oppure è proprio lui che è cretino così» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

«Le dittature sono sempre quelli degli altri» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Il Sudafrica accusa la NATO per la guerra in Ucraina. “Urlare e gridare non aiuterà a porre fine a questo conflitto”
Il 17 marzo 2022 il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha incolpato la NATO per la guerra in Ucraina e ha affermato che il suo Paese opporrà resistenza alle richieste di condannare la Russia. “La guerra avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse ascoltato gli avvertimenti tra i suoi stessi leader e funzionari nel corso degli anni che la sua espansione verso est avrebbe portato a una maggiore, non minore, instabilità nella regione”, ha affermato Ramaphosa in risposta alle domande in parlamento. Ma ha aggiunto che il Sudafrica “non può perdonare l’uso della forza e la violazione del diritto internazionale” in riferimento all’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio 2022. Ramaphosa ha anche rivelato che Putin gli ha assicurato personalmente che i negoziati stanno facendo progressi. Il Presidente sudafricano ha affermato di non aver ancora parlato con il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy, ma di volerlo fare.
Il 18 marzo 2022 Ramaphosa ha affermato che al Sud Africa è stato chiesto di mediare nel conflitto tra Russia e Ucraina: “Ci sono alcuni che insistono sul fatto che dovremmo assumere una posizione molto aggressiva nei confronti della Russia. L’approccio che adotteremo, invece, è quello di insistere per un dialogo”, ha aggiunto Ramaphosa. “Urlare e gridare non aiuterà a porre fine a questo conflitto”.
Il partito dell’African National Congress di Ramaphosa, che ha governato il Sud Africa dalla fine del governo della minoranza bianca nel 1994, aveva forti legami con l’ex Unione Sovietica, che ha formato e sostenuto attivisti anti-apartheid durante la Guerra Fredda (Fonte Reuters).

Un uomo cade da un palazzo di 50 piani. Mentre sta cadendo passa da un piano all’altro, il tizio per farsi coraggio si ripete: «Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene». Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.

Le sanzioni europee alla Russia.

Gas esilarante: Italia prima al mondo
Accordo Germania-Qatar per aumentare le forniture di greggio e gas liquido. L’Italia con Di Maio è tornata da Doha soltanto con promesse mentre Draghi trattava con Portogallo e Spagna due paesi che nel campo non contano nulla. Se Mosca blocca le forniture l’Italia ha riserve per otto settimane. Con questi strateghi al governo possiamo aspirare solo al gas esilarante.
Gli Usa spingono per la sostituzione del gas russo con il gas naturale liquefatto. Costa dal 15 al 20% in più e casualmente Washington è il primo esportatore mondiale. Quando si dice la guerra per procura NATO (intervista al Prof. Floros Demostenes per La verità).

The New York Times critica pesantemente Papa Francesco per non aver condannato Putin. Divisione e non mediazione, ciò che invece vuole e deve fare la Santa Sede. Si intravede la longa manus di Biden, che rivela intenti guerrafondai e non da operatore di pace.
«L’attacco è pesantissimo. Il New York Times ha paragonato Papa Francesco a Pio XII, il Papa che evitò di condannare apertamente Hitler quando invase la Polonia nel 1939. Allo stesso modo Papa Bergoglio – nonostante l’intensificarsi degli orrori della guerra e pur avendo alzato la voce tuonando contro «l’inaccettabile aggressione armata» e la «barbarie dell’uccisione di bambini», invocando la fine dei massacri, non ha ancora pronunciato la parola «Russia» o «Putin». Finora la linea di Francesco è stata quella di condannare la guerra ma non nominare mai l’aggressore. Un particolare importante che non è sfuggito negli Stati Uniti dove, ha spiegato il quotidiano americano, cresce sempre più la domanda del perchè Francesco tenga questa posizione da equilibrista. «La motivazione di Francesco deriva dal suo camminare su una linea sottile tra coscienza globale, giocatore diplomatico del mondo reale e leader religioso responsabile della sicurezza del proprio gregge».
Tuttavia, si legge nell’articolo, vi sono vescovi che all’interno della Chiesa vorrebbero che facesse dei nomi. Intanto ci sono storici che hanno pochi dubbi suol fatto che di questo passo il pontefice rischi di scivolare «fuori dal suo alto terreno morale e finire in uno spazio torbido occupato in modo prominente da Pio XII, il papa del tempo di guerra che evitò di parlare criticamente di Hitler e delle potenze dell’Asse mentre la Germania invadeva la Polonia e alla fine perpetrò l’Olocausto».
Lo storico David Kerzer, specializzato nella storia della Chiesa, ha pochi dubbi sul fatto che Bergoglio stia agendo come Pacelli. «In molti modi, l’attuale situazione del papa ricorda la situazione che Pio XII affrontò. Anche Pio XII aveva anche cercato di bilanciare gli interessi interni e la richiesta pubblica di parlare chiaro, resistendo alla grande pressione di denunciare Hitler. Usò invece un linguaggio generico sugli orrori della guerra e Francesco gli sta ora facendo eco». Kertzer ha notato che «qualunque cosa stia accadendo dietro le quinte, è il momento per Francesco di dire la verità sull’assalto omicida all’Ucraina. È il momento di chiamare le cose come sono. Questa è la guerra di Putin ed è il male”» (Franca Giansoldati – Il Messaggero, 18 marzo 2022).

Gli USA: combatteremo i Russi fino all’ultimo Europeo.

McDonald’s chiude 847 ristoranti in Russia. Nazionalizzati
La Russia modifica lo storico logo di McDonald’s in “Zio Vanja”, in onore di Anton Pavlovič Čechov scrittore e drammaturgo russo. L’assortimento rimarrà lo stesso in tutti i negozi e i prezzi saranno più bassi perché verranno utilizzati solo ingredienti russi. Nel mirino anche Coca Cola e Starbucks. I lavoratori resteranno al loro posto e continueranno a lavorare regolarmente.

Gagarin
Il cosmonauta russo Yuri Gagarin, la prima persona nello spazio, è stato privato dei suoi onori dalla Space Foundation «alla luce degli eventi mondiali attuali» (ASB Military).
Chi arriva ad aberrazioni del genere è abbastanza folle di poter giustificare pure una Terza Guerra Mondiale e far scatenare l’Apocalisse Termonucleare.
«Il pubblico ottuso applaude. Non è neppure decadenza dell’Occidente, ma semplice rincoglionimento» (Cit.).
La Space Foundation è una associazione statunitense che riunisce esponenti e imprese del sistema di difesa, industriale e militare americano. Vicina alla NASA, essa organizza annualmente un importante simposio, che vede diversi rappresentanti dei settori della difesa e militari dibattere su argomento quali l’esplorazione dello spazio, la difesa e la sicurezza del mondo.

«Noti “antifascisti” italiani. Propaganda Live, di Diego Bianchi, si appoggia a giornalisti e fotografi che hanno rapporti con i neonazisti del Battaglione Azov. Supponiamo sia stata solo una svista, giusto?» (Comitato per il Donbass Antinazista).

«Donbass – Mariupol, 18.03.2022. Avvicinandosi alla città sulle rive del mare d’Azov ci si imbatte in una fila quasi ininterrotta di auto con bandiere bianche o con stracci attaccati agli specchietti o alle portiere. Su molti parabrezza sono incollati dei fogli con scritto “deti”, indicando la presenza di bambini a bordo. Sono circa 40 mila i civili che negli ultimi giorni hanno lasciato la città. In diversi quartieri gli scontri proseguono. Difficile tracciare una vera e propria linea del fronte tra i palazzi anneriti dai continui incendi. Molti militari ucraini hanno già provveduto a mischiarsi tra la popolazione negli scantinati o provando a fuggire in abiti civili. Per l’esercito ucraino, ormai, a combattere sono rimasti prevalentemente i combattenti dell’Azov e coloro che, anche deponendo le armi, difficilmente tornerebbero subito a casa. I civili che non vogliono andarsene cercano acqua e cibo nei magazzini dei supermercati. In molte strade per terra si incontrano cadaveri» (Vittorio Rangeloni).

Segue la Parte 19: QUI.

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