Il processo al Cardinale in Vaticano. Quei quotidiani che occultano la difesa di Becciu

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La vicenda. II Cardinale Angelo Becciu è stato sentito in udienza il 17 marzo scorso nell’ambito dell’inchiesta sui fondi della Segreteria di Stato. Ha reso una dichiarazione volontaria ed è stato interrogato dal Presidente del Tribunale Pignatone.
Presunti illeciti. L’ex Sostituto della Segreteria di Stato di Sua Santità è accusato di peculato e abuso d’ufficio, anche in concorso, in merito ai fondi della Santa Sede. Ma lui si è sempre professato innocente.
Massacro mediatico. Il porporato sardo giovedì in udienza si è difeso con vigore: «Contro di me un massacro mediatico», ha detto. «Sono innocente, lo sa anche il Papa». Fa a pezzi l’accusa e i giornaloni lo censurano. Altro che presunzione d’innocenza: il Cardinal Becciu è stato crocifisso da certa stampa e sbattuto in prima pagina. Ora che si è difeso in Aula, per lui solo un trafiletto (oppure anche niente).
Nessuna meraviglia. Visto che l’Italia per i giornaloni è una Repubblica fondata sull’accusa, non meraviglia che sbattano il “mostro” per due anni in prima pagina e poi la damnatio memoriae. Questa è la “deontologia” dei media italiani e la “onestà” dei vaticanisti servi del Promotore di Giustizia vaticano. Al rogo chi cerca Verità, Giustizia e Misericordia.

Deve esistere da qualche parte un codicillo segreto della Costituzione e della deontologia del giornalista. Da ieri la faccenda è ufficiale. Com’è noto, la presunzione di non colpevolezza, la parità tra accusa e difesa, sono principi cardine del giusto processo e del giornalismo. Almeno a parole è così, in pratica assai meno, ma qualche sforzo di imparzialità capita di scorgerlo. Ma – e questa è la novità – se sei prete o cardinale no, non vale: resti appeso per i piedi per sempre, alla mercé delle accuse della prima ora, sputtanato per tutto l’orbe terracqueo per in saecula saeculorum.

Carta canta. Tg pure

Non è teoria, ma un fatto così sfacciato che dev’esserci per forza un comma vincolante, che invitiamo l’Ordine dei gazzettieri a desecretare. Non è ironia, ma amarezza. Diciamo pure sarcasmo che ha la consapevolezza di essere impotente a cambiare il triste assetto del nostro mondo della comunicazione in fatto di giustizia.

Round vincente

Giovedi 17 marzo 2022 per la prima volta il Cardinale Angelo Becciu ha potuto alzarsi nell’aula del tribunale vaticano per difendersi. Un evento atteso da due anni. Dopo aver appreso i particolari di com’era andata, ho capito che sarebbe scesa la saracinesca del silenzio. Infatti a detta di chiunque abbia assistito all’udienza il prelato sardo ha stravinto. Per questo primo round c’era emozione che si tagliava col coltello sotto il Cupolone. Ci si aspettava un tracollo emotivo, una reticenza balbuziente dopo due anni di torture e di mobbing ecclesiastico e giornalistico. Invece – vedi cronaca di ieri su Libero – non solo è rimasto in piedi ma le ha persino suonate all’accusa imprevedibilmente rappresentata dal Presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone. Il quale, pur essendo parte terza, per una volta si è ricordato di essere stato in Italia per 40 anni un pm tostisssimo a e ha tirato fuori la tigna dei giorni migliori pur di spellare il cardinale: peccato sia uscito dal confronto con gli artigli tagliati; come pure non ha giganteggiato per coraggio il Promotore di Giustizia (il procuratore del Vaticano) Alessandro Diddi, che ha candidamente dichiarato di non essere pronto a far domande causa la malattia dei suoi collaboratori.

Accusa a pezzi e nulla in prima pagina

Ovvio che non sarebbe uscito nulla, se conosco i polli della nostra fattoria italica. E così è stato. E fin qui c’è la guerra in Ucraina e si capisce. Ma almeno una cronaca degna di tal nome da parte dei vaticanisti accreditati, avrebbe dovuto esserci, se vale il principio della presunzione di innocenza. Se Avvenire e Giornale hanno dedicato spazio adeguato al processo, niente o quasi sui quotidiani di prima fila. Corriere della Sera (16 righine a pagina 26), Repubblica (zero), La Stampa (nada de nada), Il Sole 24 Ore riepiloga la drammatica udienza in 18 righe, ma Qn è più conciso: se ne fa bastare 10. Il Messaggero in compenso ha un pezzo siglato dalla eccellente Franca Giansoldati, ma è ristretto alle dimensioni di solito dedicate a un congiuntivo di Di Maio.

Inutile gogna

Che strano, vero? Il prete la cui defenestrazione ha occupato la prima pagina di tutti i quotidiani e Tg del mondo, con la crocifissione preventiva decretata ed eseguita seduta stante dal Papa, senza neppure la spugna di aceto per bagnargli le labbra, nel momento in cui può replicare, e lo fa con rispetto profondo proprio per il “suo” Francesco, ecco che non esiste, al massimo è una figurina smunta di un teatrino passato di moda. Nessuno prima di lui era stato sottoposto a un martellamento e a tanta sistematica gogna protrattasi per anni come è accaduto al prelato sardo Angelo Becciu. Per fermarsi all’Italia, Espresso, Corriere, Repubblica, le tivù tutte, con una sequenza di servizi infamanti su Rai 3 (Report).

Silenzio degli innocenti

Il 25 settembre del 2020 tutte le prime pagine dei sopraccitati giornali erano gonfi di certezze accusatorie. Potevano il 18 marzo del 2022 lasciargli la voce, per un giorno, un’ora, un minuto. Figuriamoci. È la tipica damnatio memoriae che si inflitta e in Italia a quelli impiccati una volta per sempre dai giornali servi delle Procure. Come si intitolava quel film? Ah sì: il silenzio degli innocenti.

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2022 su Libero Quotidiano.

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