Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 16

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Prosegue da parte 15: QUI.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha affermato quanto segue: “Confermo che Papa Francesco ha invitato i vescovi di tutto il mondo e i loro presbiteri a unirsi a lui nella preghiera per la pace e nella consacrazione e affidamento della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. L’occasione, come indicato nei giorni scorsi, sarà la Celebrazione della Penitenza, prevista alle ore 17:00 di venerdì 25 marzo, Festa dell’Annunciazione, nella Basilica di San Pietro”.

Un Papa autentico. La svolta di Bergoglio sulla strada di Wojtyła. 25 marzo 2022: la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolata di Maria – 17 marzo 2022

Il Primo Vescovo della Chiesa Cattolica Nazionale in Polonia aderisce all’Atto di Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria, durante una solenne Santa Messa celebrata nel Santuario di Nostra Signora dell’Assunzione a Florencja in Polonia, con il Rettore Padre Jarek Cielecki

Comunicazione liturgica
(Nostra traduzione del polacco)

Amate sorelle e fratelli in Cristo Signore
Il 25 marzo di quest’anno, nella Solennità dell’Annunciazione, in connessione con l’aggressione militare in corso da parte della Russia in Ucraina, il Santo Padre Francesco farà l’Atto di Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Unendosi in piena unità spirituale con Pietro e con l’intera Chiesa Cattolica del mondo, il Primo Vescovo della Chiesa Cattolica Nazionale in Polonia, nel Santuario di Nostra Signora dell’Assunzione a Florencja, pregherà Dio per l’intercessione della Beata Vergine, aderendo all’Atto di Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Alle ore 19.30 sarà celebrata una solenne Santa Messa per la pace in Ucraina e nel mondo e per la conversione della Russia.
Affidiamo a Dio per intercessione della Beata Madre e dei nostri santi Patroni il nostro destino, il destino della nostra Patria e il destino della pace in Ucraina e nel mondo.

+Adam Rosiek
Primo Vescovo
Chiesa Cattolica Nazionale
Curia vescovile, 17 marzo 2022

«Solidarietà a quei pochi che pensano, tra i molti che calcolano» (Bernardo Mele).

Lo copiamo e lo riportiamo a futura memoria: pietra miliare della fine del giornalismo italiano. Dopo gli insulti in diretta dalla Gruber, il Direttore de La Stampa rincara la dose (freme di partecipare alla terza guerra mondiale): «Vedo che miserabili lacchè di Santa Madre Russia (sedicenti storici, poveri webeti e pseudo-giornalisti) continuano ad infangare @LaStampa. A loro (inutile) beneficio, riporto ciò che abbiamo scritto sulla carneficina di #Donetsk il 25 marzo. Fine delle comunicazioni» [QUI].

«Al lacchè della NATO Giannini, sono saltati i nervi. La mia denuncia di ieri sulla sua incredibile mistificazione, ha raggiunto addirittura l’ONU. La giornalista di RT che mi ha intervistato stamani, mi ha chiesto per tre volte se ero sicuro che la foto in prima pagina non fosse stata contestualizzata e che potesse essere confusa dal lettore, per una strage avvenuta nell’Ucraina sotto il controllo di Kiev. Non ci poteva credere. Il giornale (già di per sé lercio dopo la vergognosa direzione Molinari) lo ha infangato lui con una mistificazione vergognosa e con un tentativo di difesa tanto strampalato quanto grottesco. I commenti sotto il suo Tweet sono uno spasso, gli insulti si sprecano» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Alcune risposte a Massimo Giannini su Twitter:
«Caro direttore, gli insulti non sono argomenti e infangano chi li usa; il clima è già molto teso, se i nervi non reggono si prenda una vacanza
«Non so a chi si riferisce certo che se semplicemente avesse detto (come in passato faceva il giornale rispondendo a delle precisazioni) “ci scusiamo per l’errore” tutto sarebbe finito lì».
«Per fortuna non sono tutti così in quel giornale… ma un comportamento simile è davvero inaudito».
«Non essere in grado di controbattere senza insultare è davvero vergognoso».
«Cosa deve controbattere?  Dovrebbe chiedere scusa, ma non è delle persone arroganti».
«Giannini, ma cosa vuole infangare di più di quello che fanno già i dati delle vendite da quando lei è direttore? ».
«Dottò, visto che ci siamo, potrebbe parlarci anche dell’articolo cancellato sul Battaglione Azov?».

Sulla disinformazione e propaganda di guerra è intervenuto lo storico Angelo d’Orsi
Nel dibattito sulla guerra in Ucraina è intervenuto Angelo d’Orsi, già docente ordinario di Storia del Pensiero Politico all’Università di Torino, Direttore delle riviste Gramsciana e Historia Magistra, oltre che militante politico attivo in un progetto di rinascita della sinistra. Lo storico ha inviato una dura lettera a Massimo Giannini, Direttore della Stampa [QUI], dopo che il quotidiano torinese ha pubblicato in prima pagina una strage di 23 persone avvenuta in Donbass nella città di Donetsk a causa di un missile ucraino. Secondo l’eclatante lettura giornalistica l’attacco sembrerebbe di matrice russa contro una città dell’Ucraina. Radio Onda d’Urto ha raccolto le riflessioni di Angelo d’OrsI [QUI].

La battaglia dell’informazione
«È significativo che – mentre viene censurato chiunque fornisce sull’Ucraina notizie non corrispondenti a quelle del Ministero della Verità – la Corte Suprema del Regno Unito nega a Julian Assange il permesso di appellarsi contro l’estradizione negli USA, poiché la richiesta del fondatore di WikiLeaks “non ha sollevato un punto di diritto discutibile”. Rischia così di essere condannato a 175 anni di carcere (dopo essere stato recluso per dieci anni) il giornalista che ha portato alla luce le verità nascoste sulle guerre che hanno preparato e provocato quella in Ucraina.
Hanno invece campo libero tutti coloro che, sul mainstream, conducono la martellante guerra psicologica per rappresentare la Russia quale feroce nemico che ci minaccia tutti. Un consigliere strategico del Ministero italiano della Difesa, su un canale del mainstream, ha descritto come “le bestie di Putin che stuprano e giocano a calcio con le teste dei bimbi” quei soldati siriani che, dopo aver combattuto l’ISIS con l’aiuto russo, sono andati ad aiutare i Russi in Ucraina.
Vengono ignorate perfino le notizie fornite dallo stesso Segretario generale della NATO, rivelatrici della strategia di guerra, tipo quella che “per molti anni gli alleati NATO hanno addestrato decine di migliaia di soldati ucraini e fornito loro ingenti quantità di armi” e che vi sono “in Europa centomila soldati statunitensi” schierati negli ultimi anni per la escalation contro la Russia. Ignorate dal mainstream anche le analisi di esperti come Gianandrea Gaiani, Direttore di Analisi Difesa, il quale avverte che, fornendo armi alle forze ucraine, l’Italia è divenuta indirettamente belligerante contro la Russia, e che neppure il Parlamento sa esattamente quali armi vengono fornite e tantomeno in quali mani vadano. Esse “potrebbero venire impiegate per compiere azioni criminali o finire sul mercato clandestino che alimenta malavita organizzata e gruppi terroristici”» (Manlio Dinucci).

Spartak, il villaggio fantasma. “La guerra ha distrutto la nostra vita”. Nel Donbass è guerra dal 2014.

«Valentina ci racconta otto anni di guerra in Donbass, otto anni di bombardamenti a Spartak, oramai ridotto ad un villaggio fantasma.
Loro cercano di cancellare la storia, noi siamo qui per rinfrescargli la memoria.
Non so se era più rabbia o commozione, non so se tutto quello che stiamo facendo e che abbiamo fatto in questi ultimi anni riuscirà a cambiare, anche solo minimamente, il corso della storia; quello che non potrà mai essere messo in dubbio, è il fatto che noi ci abbiamo provato. Che abbiamo messo in campo tutte le nostre capacità e la nostra passione per cercare di fermare questa follia e tentare di andare oltre la coltre di menzogne che soffoca le coscienze, per cercare di ristabilire un fondo di verità dal quale poter ripartire.
Abbiamo messo in gioco la nostra reputazione, i rapporti di amicizia, il nostro benessere, la nostra serenità, perché crediamo che quando si combatte una guerra, e questa è una cazzo di guerra, non ci si può impegnare a giorni alterni o nei ritagli di tempo.
Si combatte giorno per giorno, parola per parola, concetto per concetto, perché non appena ti fermi, loro avanzano e ti lasciano senza argomenti per poter controbattere.
Ringrazio di cuore tutte le amiche e gli amici (ho messo prima le amiche non in ossequio al politicamente corretto, ma soltanto perché le amiche hanno mostrato in questi mesi più coraggio e dedizione degli amici), con i quali condivido da tempo questa battaglia di civiltà, con i quali ci confrontiamo quotidianamente, ridiamo, ci incazziamo, discutiamo e ci sosteniamo a vicenda in qualsiasi momento.
Noi non vi daremo tregua, perché più di così non possiamo arretrare, più di così non possiamo concedere, più di così non possiamo essere furiosi.
Avete superato il limite della decenza e come è accaduto ripetutamente nel corso della storia, prima o poi vi troverete davanti ad un muro di cemento umano, il muro di un popolo che ha fissato la sua linea del Piave e che ha scelto di non arretrare più.
Esattamente quello che ha fatto la Russia in questo momento storico.
Ora come allora, noi siamo seduti dalla parte giusta della Storia e ve lo dimostreremo» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Nebbia di guerra sul Teatro di Mariupol

Secondo gli Ucraini l’hanno bombardato i Russi (1300 persone sarebbero ancora nei sotterranei) [QUI].
Secondo i Russi l’Azov l’ha fatto saltare dopo averlo riempito di ostaggi civili [QUI].

Teatro Mariupol. La stampa italiana filo Nato corre dietro alle false flag dei nazisti del Battaglione Azov
Il Ministero della Difesa della Russia ha smentito il bombardamento del teatro di Mariupol: il 16 marzo l’aviazione russa non ha colpito nessun obiettivo dentro il perimetro della città. Secondo i dati certi del Ministero i militanti del battaglione Azov hanno fatto un’altra provocazione facendo saltare in aria il teatro che avevano minato prima. Recentemente gli abitanti di Mariupol in fuga hanno rivelato che nel teatro gli estremisti dell’Azov avrebbero preso in ostaggio i civili utilizzando i piani superiori come postazioni di fuoco. In questo ambito, visto il pericolo per i civili il teatro nel vero centro della città non è mai stato considerato un’obiettivo da colpire.
La false flag sarebbe stata preparata cinque giorni fa. I residenti di Mariupol hanno avvertito l’inviato speciale del quotidiano russo Komsomolskaja Pravda, Dmitry Steshin, di una provocazione architettata dai nazisti di Azov ormai braccati, lo scorso fine settimana. L’inviato russo scrive: «A giudicare dal messaggio che mi è giunto dalla città, per la provocazione sono stati scelti due luoghi, la Moschea in cui si rifugiavano i cittadini turchi e il teatro. Dopo l’infruttuosa provocazione con l’ospedale, i combattenti ucraini, insieme all’amministrazione del Teatro, hanno radunato donne, bambini e anziani nell’edificio del teatro di Mariupol, in modo da creare uno scandalo mondiale contro l’aviazione della Federazione Russa e per affermare l’urgente bisogno di chiudere il cielo ucraino».
Non appena i nazisti del Battaglione Azov furono cacciati dalla periferia di Mariupol decine di migliaia di persone potevano lasciare la città. Durante la giornata, 31.367 civili, di cui 89 stranieri, sono stati evacuati dalla città sbloccata. Si tratta di 71 rappresentanti dell’OSCE, 9 cittadini della Grecia e 9 cittadini del Pakistan.
I media filo NATO italiani rilanciano come “informazione” la propaganda e le false flag dei nazisti del Battaglione Azov che stanno cercando di scatenare la terza guerra mondiale ad un passo dalla sconfitta, ha riferito L’AntiDiplomatico ieri.

PS. Prima di ritenere inevitabile di commentare le notizie, accendere il cervello. In tanti si sta parlando di Mariupol, sapendo zero, quindi, del nulla. So di non sapere.

«Donbass. Distretto Kirovsky di Donetsk, uno dei quartieri-dormitorio più popolati della città, bombardato questa mattina. I colpi dell’artiglieria sparati da Krasnogorovka (controllato dai militari ucraini) hanno colpito una delle palazzine, 4 i civili uccisi (tutte donne)» (Vittorio Nicola Rangeloni, inviato nel Donbass).

«Vediamo questa volta che cosa si inventa l’ignobile Massimo Giannini per la prima pagina de La Stampa. Riporterà la notizia di questa ennesima carneficina? La metterà in prima pagina? Dirà anche questa volta che i Russi se la sono fatta da soli? Queste scene qui in Donbass sono la quotidianità, da otto anni. Otto anni di menzogne russe? Giannini vatti a vergognare se hai ancora un minimo di dignità» (Giorgio Bianchi Photojournalist, inviato nel Donbass).

Diario di guerra – Ennesima strage su Donetsk – 18 marzo 2022.

«Un’altra strage a Donetsk. Questa mattina alle ore 08.00 un colpo di artiglieria dell’esercito ucraino ha centrato un condominio alla periferia della città, causando devastazione e 4 donne uccise. Nulla viene riportato sui media italiani. Giorgio Bianchi, nostro inviato a Donetsk, si è recato sul posto e ci mostra in diretta dalla strada quanto è accaduto. Ascoltiamo anche le testimonianze delle persone presenti e degli abitanti del condominio, che raccontano che nei dintorni non esiste alcuna installazione militare, ed è una zona esclusivamente civile» (Visione TV).

«I marinai ucraini hanno abbandonato le loro navi non portando via praticamente nulla. Avevano tutto il tempo per prelevare almeno la documentazione più riservata e invece hanno voluto lasciare tutto al proprio posto. I marinai ucraini volevano che i russi entrassero in possesso delle navi e di quella documentazione. Tecnicamente non si può nemmeno parlare di “guerra” nel senso classico e originale del termine. Larga parte delle forze ucraine hanno disertato o si sono unite ai russi. Il regime di Zelensky in esilio non dispone del sostegno dell’esercito o della marina. Gli unici che sono rimasti a combattere sono i battaglioni nazisti di Azov, in larga parte decimati, e mercenari stranieri che i Russi hanno praticamente già spazzato via. Mentre i media di regime ci sommergono di storie e notizie false sull’Ucraina, non ci stanno dando la notizia più importante. La notizia più importante è che le forze armate ucraine si sono in larga parte schierate con i Russi e contro il regime nazista di Zelensky» (Cesare Sacchetti).

«Terribile attacco aereo russo “con CINQUE missili”. Solo vittime militari. Praticamente chirurgia bellica. In una sola ora su Gaza, una striscia di terra di 40km, lo scorso anno sono state sganciate circa 2000 bombe. Vittime civili a centinaia. Mentre tutta la pacifinta classe politica italiana era in piazza con le bandiere israeliane» (Enrico Bezzi).

Anche l’Ucraina ha la sua Marina Ovsyannikova. Imitando la giornalista russa in Russia (ma in senso opposto), una donna ha inscenato una protesta analoga durante la diretta del Tg di Ukraina24 mostrando un cartello in russo: “Zelensky capitola, smetti di drogarti e ritorna sul set” [QUI]. Anche questa volta i salotti televisivi nostrani si preoccuperanno di sapere “dove è sparita”?

Un alto funzionario del governo, capo del servizio di frontiera dell’Ucraina, il Maggiore generale Sergei Deineko, nella sua pagina ufficiale promette di uccidere mogli, genitori, FIGLI, fratelli e sorelle di militari russi. Ma presto è tornato indietro, ha cancellato il post e ha detto che era stato hackerato (compare del vescovo Zanchetta amico di Papa Francesco, che sostiene per suo cellulare… ma i giudici argentini non l’hanno creduto).

«Adesso la figura di merda è completa. La vergognosa operazione di falsificazione de La Stampa è arrivata fino a una tv russa. Stiamo facendo il possibile per essere il paese peggiore in questo momento storico. E ci stiamo riuscendo benissimo. IO MI VERGOGNO» (Renato Russo).

«Intanto La Stampa degli Elkann si è guadagnata lo scherno e la vergogna del mondo intero per aver fatto una copertina nella quale viene raffigurata la strage fatta dai nazisti ucraini nel Donbass che invece viene attribuita ai russi. Questa è La Stampa e il cosiddetto mainstream Italiano, amici. È una fabbrica di notizie false che ha perso il controllo e che inizia a crollare sotto il peso delle sue stesse menzogne» (Cesare Sacchetti).

Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista sulla Tv russa RT:
– Dopo il 2014 la Russia ha effettivamente capito e imparato a contare su se stesso e sugli alleati rimasti.
– L’Europa ha praticamente smesso di cercare di difendere la propria indipendenza dagli Stati Uniti. La Russia non chiude la porta all’Occidente, ma non lo considera un partner affidabile”.
– Mosca vuole garanzie di sicurezza comuni per Russia, Ucraina ed Europa.
– I Paesi hanno votato contro di noi all’Assemblea dell’ONU perché sottoposti a pressione e ricatti.
– Qualsiasi carico che contenga armi per l’Ucraina diventerà un obiettivo legittimo per la Russia.
– La consegna degli S-300 sovietici da altri paesi in Ucraina è impossibile e sarà illegale, Mosca non lo permetterà [con la sigla S-300 (in cirillico: C-300, nome in codice NATO: SA-10 Grumble, SA-12 Giant/Gladiator, SA-20 Gargoyle) si identifica una famiglia di sistemi d’arma antiaerei a lungo raggio, di fabbricazione sovietica (prima e russa poi), entrati in servizio a partire dagli anni ’70 nei ranghi delle forze armate sovietiche].

In occasione della Giornata degli Insegnanti, il Presidente siriano Bashar al-Assad ha detto: «L’Occidente oggi usa termini più umani, ma perpetra più crimini contro i popoli del mondo, ma in realtà, tutte quelle maschere che hanno indossato durante questi decenni non sono mai state in grado di ingannare la Siria, e questo è il problema dell’Occidente con la Siria e il popolo siriano. Gli incidenti che sono avvenuti in Siria hanno costretto l’Occidente a togliersi quelle maschere gradualmente, poi la guerra ucraina ha costretto l’Occidente a togliersi quello che è rimasto di quelle maschere tutto in una volta, ed è diventato totalmente nudo davanti ai suoi popoli prima e davanti al resto dei popoli poi».

«Per tutto il 2020, i media mainstream internazionali hanno sostenuto falsamente che la storia del portatile di Hunter Biden fosse falsa e frutto di una “disinformazione russa”. Ieri una delle voci predilette dei poteri globali, il New York Times, ha ammesso che la storia corrisponde assolutamente al vero. Su quel portatile ci sono le prove del coinvolgimento di Hunter Biden nella rete pedofila internazionale. Ci sono le prove della sua corruzione e dipendenza dalla dittatura comunista cinese. Trump aveva in pugno la corrotta famiglia Biden prima ancora che fosse eseguito il colpo di Stato elettorale del novembre 2020. Trump aveva già raccolto le prove per inchiodare coloro che stavano tramando un golpe ai suoi danni» (Cesare Sacchetti).

Affari e festini di Biden (figlio) in Ucraina: il New York Times conferma
di Martina Giuntoli
Visione TV, 18 marzo 2022


Nell’ottobre del 2020 Jen Psaki, l’attuale porta voce della Casa Bianca, definiva l’esistenza del laptop di Hunter Biden, solo un’invenzione del mondo della disinformazione, utilizzata per diffamare la famiglia Biden in occasione delle elezioni presidenziali del novembre dello stesso anno.
La questione nasceva in risposta ad una serie di articoli pubblicati dal New York Post in cui si parlava della storia del computer prima riparato e poi abbandonato in un negozio del Delaware, di come lo stesso fosse finito nelle mani dell’FBI e dei contenuti che lasciavano poco all’immaginazione in termini di depravazione, corruzione e illegalità.
La stessa Psaki in conferenza stampa qualche tempo fa aveva confermato la sua prima versione del 2020 e aveva nuovamente liquidato la faccenda del laptop con la frase “è semplicemente una mossa della disinformazione russa”. Tuttavia, di fronte al recentissimo articolo apparso sul New York Times, che conferma e convalida l’esistenza del pc e dei contenuti, così ha commentato “se ne occupano gli avvocati e comunque Hunter Biden non lavora per la Casa Bianca”.
Davvero un brutto periodo per la famiglia Biden, non c’è che dire. Prima interamente sanzionata da Vladimir Putin nella sua lista nera stilata da Lavrov qualche giorno fa, poi adesso la storia del computer che torna a galla.
Secondo quanto riporta il New York Times, all’interno di una più ampia investigazione per frode fiscale a carico di Hunter Biden si è presa in esame parte della corrispondenza tra il figlio del presidente e Devon Archer, suo vecchio collega nel consiglio di amministrazione della compagnia di nome Burisma, con sede in Ucraina.  Da quelle email si apprende che vi sarebbero centinaia di migliaia di dollari per i quali Hunter Biden non avrebbe mai pagato le tasse, fin dai tempi in cui suo padre era vicepresidente, a fronte di uno stipendio da parte di Burisma di circa 1 milione di dollari all’anno, per la precisione 83.000 dollari al mese, con tanto di fatture registrate.
Ma visto che ora è nientemeno che il New York Times a validare l’esistenza del laptop, allora oltre alla faccenda fiscale, ci chiediamo se tutto il materiale che per mesi e mesi ha continuato a girare sui siti (e tv)  di contro informazione trovi una sua legittima collocazione in quell’hard disk: immagini e video espliciti di Hunter Biden in atti sessuali e durante il consumo di droghe. Contenuti discreditati come propaganda, ma ora verosimilmente meglio identificati soltanto come “scomodi”.
Tucker Carlson, il famoso giornalista di Fox News, ha colto la ghiotta occasione per fare una puntata al veleno del suo show serale. “(…) Dopo averci detto che promuovevamo la disinformazione, poi all’improvviso il laptop infernale di Hunter Biden si è materializzato? Voi avete etichettato questa faccenda come falsa prima delle elezioni del 2020 come scusa per silenziarci tutti, per applicare la più feroce censura mai esistita. (…)”.
In effetti è andata proprio così. Lo scandalo sui Biden non è scoppiato in tempo per fermare le elezioni, tuttavia si ripresenta ora e diviene notizia battuta da giornali della informazione tradizionale. La concomitanza di eventi tuttavia è davvero interessante. Proprio adesso che l’attenzione del mondo è concentrata sull’Ucraina, si scopre (ufficialmente) che il figlio del Presidente, Hunter Biden, aveva interessi economici astronomici in quella zona. Non solo. Si scopre anche che il figlio aveva presentato al padre uomini d’affari del posto. Poi all’improvviso entrambi vengono colpiti dalle sanzioni russe.
Probabilmente la famiglia Biden aveva davvero pressanti ragioni per tenere nascosto il contenuto del laptop, visto che questo poteva testimoniare in maniera dettagliata gli affari di famiglia in Ucraina, che Joe Hoft, il direttore del Gateway Pundit, in un’intervista ha definito “il bancomat personale della famiglia Biden”.
Quindi ora che Vladimir Putin ha piazzato sia padre che figlio nella sua  prestigiosissima  ed esclusiva lista nera, forse,  potremmo pensare che il contenuto di quel laptop lo conosca già?

Riccardo Bosi: “L’Ucraina è la testa del serpente”
Visione TV, 18 marzo 2022

(Traduzione e adattamento di Martina Giuntoli)

A parlare qui di seguito è Riccardo Bosi, ex comandante delle forze speciali in Australia, oggi leader di Australia One, nonché possente voce anti-sistema, sostenitore della sovranità delle nazioni e dei valori antiglobalisti. In questo breve passaggio di un suo contributo video, racconta in maniera molto chiara la posizione di Putin ed il significato profondo del suo intervento in Ucraina, terra dove si incontrano interessi economici da decenni.
“(…) Scusate se vi ripeto questa cosa per la seconda volta ma non posso permettermi che vi passi inosservata. Cosa sta succedendo in Ucraina? Come prima cosa stanno cercando di distrarvi da quello che sta davvero accadendo in quella zona. Ma voi dovete capire cosa è davvero l’Ucraina come prima cosa. Cominciamo da qui, quindi. L’Ucraina non è uno stato sovrano, non ha confini riconosciuti a livello internazionale, per cui in teoria fa ancora parte della Russia. E così è davvero. Se la mettiamo così come la vedete? È un po’ come dire che la Russia invade se stessa. Questo, e davvero niente di più, sta avvenendo.
Come seconda cosa, gli Ucraini sono molto arrabbiati e ne ho certezza perché anche gli Ucraini qui in Australia me lo raccontano. Ma, sapete, gli Ucraini sono stati presi in giro proprio come noi. Noi in Australia non siamo una nazione sovrana. Pensiamo di esserlo ma non lo siamo. Gli Ucraini pensano di esserlo, ma non lo sono. Ora finalmente la verità su quel che davvero sta accadendo un po’ alla volta sta lentamente venendo fuori. Ed è questa.
L’Ucraina è stata il centro dei globalisti da decenni, poi ad un certo punto la CIA, che, non ci sbagliamo, non è una organizzazione per bene, è venuta in Ucraina e per settant’anni anni ha costruito una resistenza nei confronti di tutto e tutti. E sapete perché lo ha fatto? Voleva creare il senso di sovranità locale artificialmente, inoltre era interessata alle risorse presenti nel paese, in particolare nella zona est dell’Ucraina, una zona piena zeppa di risorse naturali. Quindi si insinua in seno all’Ucraina, e fatto questo, fa arrivare gli affaristi americani che letteralmente derubano il popolo ucraino e russo di materie prime che sono a tutti gli effetti di loro proprietà.
Altra cosa non indifferente l’Ucraina è il centro del Deep State, e quindi quello che sta facendo Putin, è tagliare la testa del serpente. Una volta che l’Ucraina è presa, è finita. Per favore non ascoltate quelle balle che vengono dette sulla guerra nucleare e sul fatto che Putin è il cattivo della situazione. Il conflitto in Ucraina è una cosa che avevano pensato da anni, lo avrebbero fatto prima se Hillary avesse vinto le elezioni, ma non le ha vinte e quindi lo hanno solo posticipato.
Il fine era chiaro, distruggere la Russia, visto che non ha un sistema bancario che sottosta ai Rotschild e perché ci sono molte risorse da prendere. Ora capite se vi dico che una volta che la testa del serpente è tagliata, è finita? E lo ripeto. Non credete a chi vi racconta che ci sarà una guerra nucleare voluta da Putin perché vuole impossessarsi del mondo.
Non vi dico di credermi a scatola chiusa, fate le vostre ricerche, ma per favore fatele spegnendo i MSM.
Quando le bocche dei MSM e dei politici parlano, significa che sono in arrivo menzogne (…)”.
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Cavalieri di Visegrad per la pace. Ma l’UE li tratta da briganti
di Luca Violontè
Lanuovabq.it, 17 marzo 2022


A Kiev vanno, a loro rischio e pericolo, solo i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. Portano la solidarietà cristiana dei Paesi dell’Europa centrale liberatasi dal comunismo. Ma a Brussel, dove invece la diplomazia langue, si preferisce approvare le sanzioni contro la Polonia. Che nel frattempo, da sola, accoglie quasi 2 milioni di profughi.
Tre Cavalieri di Visegrad a Kiev per la pace, inetti all’opera a Brussel per fomentare la guerra interna all’Europa. L’Europa è scissa in due, da un lato la solidarietà e la dimostrazione di statura politica e umanitaria di Paesi come Polonia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Bulgaria e dall’altro personaggi improbabili seduti sulle proprie comode poltrone di Brussel che, aspettando l’arrivo di Biden (24 Marzo), si intrattengono nel capire come meglio colpire i propri Paesi membri.
Certo, l’assenza della politica e, dunque, di ogni iniziativa per la pace sul continente marchierà i prossimi decenni europei. Tuttavia c’è speranza nel vedere come tre premier, di cui due dei cavalieri di Visegrad (i governi conservatori di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia) abbiano deciso ieri di rompere le fila della pavidità e viaggiare con mezzi di fortuna e sfidando il pericolo sino a Kiev. Non una scampagnata inutile, quando una coraggiosa scelta di esser vicini fisicamente e moralmente al Governo di Kiev che sta subendo le sorti peggiori del conflitto. Il resto dei Paesi europei, non si muove al di fuori della logica della semplice fornitura di armi, tutt’al più concede qualche appello o si abbandona a strali. Nulla, proprio nulla corrisponde alla storia, alle ambizioni, ai valori che l’Europa avrebbe dovuto e ambiva a rappresentare in questo secolo. Non è un caso che i Paesi del centro ed est Europa siano così sensibili e solidali, non dipende certo e solo dal loro recente passato sotto lo stivale sovietico. Piuttosto, sono quei valori di libertà, di fede cristiana, si senso della solidarietà e della civiltà propriamente europei che oggi giorno solo loro rappresentano.
Non è un caso che mentre martedì i leader di Polonia, Repubblica ceca e Slovenia si incamminavano sotto e bombe a Kiev e mercoledì’, altrettanto faticosamente rientravano nelle loro capitali, le Commissioni del Parlamento europeo approvavano le proprie relazione e pareri sullo Stato di Diritto nei paesi dell’UE, in cui proprio i paesi del centro ed est Europa, Polonia, Ungheria e Slovenia in primis, vengono additati come autocrati e da sanzionare la più presto, grazie al meccanismo di ‘condizionalità’ già licenziato, con tanto di obiettivi da colpire, la scorsa settimana. Che dire di più? Non solo l’auspicio e l’invocazione per una Europa a due polmoni di San Giovanni Paolo II della fine del secolo scorso è rimasto inascoltato, ora dobbiamo dirci con verità che quella separazione è cresciuta e molta parte della vecchia Europa consiste solo nell’abbraccio con gli Stati Uniti, nella sostituzione della diplomazia con la vendita di armi e con il peggior colonialismo culturale anti cristiano.
Sia chiaro, come hanno detto i premier dei tre Paesi: tutti i leaders europei erano informati e potevano partecipare. L’unico (parzialmente) giustificato per la sua assenza è stato Victor Orbán che aveva le celebrazioni della Festa Nazionale proprio il 15 Marzo, dopo essersi impegnato in prima persona per evitare il conflitto ad inizio febbraio (sollevando critiche da parte degli europeisti). La frattura è profonda ed è vergognosamente paradossale sino al punto che non un soldo è arrivato sinora per aiutare la Polonia ad accogliere 1 milione e 800mila profughi, mentre Varsavia continua a pagare 500mila euro al giorno di sanzioni da Bruxelles. Vi sembra normale?
Nel frattempo, a conferma della voluta incapacità e assenza europea, la diplomazia turca non si ferma e il fine Ministro degli Esteri Cavusolgu è ha incontrato a Mosca il Ministro Lavrov e a Kiev Kuleba, nelle stesse ore in cui i Ministri della Difesa (!) europei dei Paesi apparenti alla NATO si incontravano a Brussel. Da un lato la diplomazia, dall’altro sanzioni e armi. Non a caso, ieri stesso, il Presidente polacco Duda ha deciso di recarsi ad Ankara per discutere ed approfondire le trame per possibili accordi per una pace duratura tra Ucraina e Russia e, poche ore dopo, il Presidente Erdogan ha avuto un lungo colloquio telefonico con Zelensky. Noi confidiamo e preghiamo per la pace, una volta firmata un’intesa complessiva per la sicurezza di entrambi i Paesi, la Russia e l’Ucraina. Per certo, nella giornata di ieri si sono registrati passi avanti nella intesa e nei colloqui di pace, non solo per il cessate il fuoco temporaneo. Tutte le dichiarazioni di parte russa e ucraina a qualunque livello rilevano un avvicinamento che fa ben sperare. I dettagli dell’intesa non sono irrilevanti, la neutralità dell’Ucraina deve trovare un suo status e garanzie proprie, così come quella nuova intesa sulla complessiva sicurezza del continente europeo dovrà essere scritta e garantita con strumenti molto più seri di quelli sinora previsti dai trattati. Accontentiamoci della pace, oggi di questo abbiamo bisogno.
Ci sarà tempo di fare altre considerazioni sulle vere ragioni che hanno scatenato la guerra, la complicità occidentale nel non garantire l’applicazione degli Accordi di Minsk, seguiti al colpo di stato ucraino di cui si vanta Soros. Tempo al tempo, noi preghiamo per la pace e prendiamo atto della scissione in Europa, Rimbocchiamoci le maniche per ricostruire un continente unito, fiero delle proprie radici giudaico cristiane che oggi è distrutto a causa delle inettitudini di Brussel.

«Fino a qualche giorno fa, non conoscevamo affatto tale Alessandro Orsini. Ci hanno riferito sia uno stimato professore universitario che coraggiosamente si sta schierando dalla parte della verità nel conflitto in Ucraina. Ieri, colti dalla curiosità, abbiamo visionato alcuni video di sue comparsate nei salottini tv. Un uomo con la voce tremolante, impaurito, che prima di parlare premette sempre di essere amante degli americani e condanna la Russia. Un uomo che, solo per aver proposto una lettura leggermente più complessa degli eventi, viene vessato dalla sua università e trattato come una sorta di cazzaro delirante. Ecco che cos’è la democrazia, guardate il volto di quest’uomo e capirete. Ma mica è un problema di oggi, dal dopoguerra è sempre stato così. Finiti i regimi del Novecento si è creata una nuova struttura totalitaria, semplicemente con una forma più accettabile e con una facciata democratica. Qualcuno ci aveva creduto» (Weltanschaung Italia).

«Con un’immagine forse è più chiaro. P.S. chiaramente è stata fatta una selezione accurata perché poteva essere un meme chilometrico» (L’AntiDiplomatico). Qualcuno ci ha chiesto cosa significa questa immagine. Significa quello che dice.

«Tra le fila di quelli che la Reuters chiama “profughi” ucraini non ci sono soltanto i tagliagole nazisti del Battaglione di Azov. Si sono mischiati moltissimi mediorientali di cui non sappiamo nulla. È piuttosto probabile che tra di loro ci siano vari militanti dell’ISIS oltre a criminali comuni espulsi dai loro rispettivi Paesi di provenienza. L’Unione Europea ha spalancato le porte alla peggiore feccia del pianeta. L’Unione Europea è la più grave minaccia per la sicurezza di tutti i popoli europei» (Cesare Sacchetti).

«Squilli di tromba: il viscido ci avverte che l’impianto dittatoriale utilizzato fino ad ora è stato slegato da quello di emergenza, il quale può così essere accantonato il 31 marzo, avendo esaurito la sua funzione di coercizione (clap clap clap).
Dunque il termine adatto per il merdoso tesserino verde non è “eliminato”, ma “sospeso” in attesa di altre pandemie (non è complottismo, l’ha detto in conferenza il viscido banchiere).
Quindi, sulla scia di quello che ormai succede tra la più beata ignoranza da due anni, siamo a tutti gli effetti entrati (se mai ancora vi fossero dei dubbi) nella società delle concessioni. D’altra parte la Storia su questo è sempre stata sufficientemente chiara: i diritti, una volta tolti, bisogna sputare sangue per riaverli.
Ps. L’utilizzo del pass, una volta sdoganato da uno stato di emergenza, è potenzialmente talmente vasto che dovrebbe mettere i brividi a tutti, ma va bene così, l’importante è continuare a fare gli aperitivi, o credere che tanto saremo sempre dalla parte della maggioranza e dei giusti su ordinazione» (Alex Palestri).

«Solidarietà a quei pochi che pensano, tra i molti che calcolano» (Bernardo Mele).
Amen.

Segue la Parte 17: QUI.

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