Riflessioni sparse nell’era dei bambini onnipotenti al potere. Per capire (spiegare non è giustificare) cosa sta succedendo realmente in Ucraina – Parte 15

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Prosegue da Parte 14: QUI.

Non in mio nome! No alla guerra! Oggi l’Italia di fatto è entrata in guerra. Con 367 voti a favore, mettendo in pericolo l’Italia e gli Italiani; 25 voti contro l’invio di armi all’Ucraina, contro la “belligeranza italiana”, contro l’Italia coinvolta in una guerra; 5 astenuti e oltre 200 assenti (!!!) la Camera dei Deputati vota per l’invio di armi in Ucraina. Non in mio nome! La pace non si ottiene con le armi, ma con un cessato il fuoco e un accordo. Poi, La NATO ha chiesto a tutti i Paesi dell’Unione Europea di portare le spese militari al 2% del PIL. La Camera ieri ha votato sì e l’Italia si unisce così agli altri Paesi più poveri d’Europa. Per la sanità, invece, non ci sono soldi. Missili al posto di ospedali. No alla guerra!

«La maggioranza assoluta degli Italiani è contraria all’invio di armi in Ucraina. Questi NoVax, ProPutin e AmiciDiVoldemort stavolta sono tantini per ignorarli… ma lo faranno lo stesso, perché la sovranità non appartiene più al popolo. Buon compleanno Italia! 17marzo» (Giorgio La Porta).

Scusate ma se il 55% è contrario, non dovrebbe essere la parte più grande della metà del grafico?

«La dissonanza cognitiva ha raggiunto vette insuperabili, quando chi dice di essere a favore della pace inneggia al tempo stesso all’invio di armi in Ucraina. Orwellianamente, guerra pacifica, armi benefiche, missili umanitari, mitraglie etiche» (Diego Fusaro).

«Due piccole cose che forse non risultano chiare.
A) La NATO non è in guerra con la Russia?
Se la NATO (i Paesi che ne fanno parte) invia in Ucraina:
1) armi pesanti (inclusi carrarmati, aerei, ecc.);
2) finanziamenti;
3) mercenari (contractors, che, ricordiamolo, erano parte dell’esercito regolare americano ad esempio in Iraq);
dire che la guerra non è già tra la NATO e la Russia è quantomeno discutibile.
Non lo è formalmente, perché non vengono inviati contingenti militari o armi direttamente dalle basi NATO, ma indirettamente attraverso il confine di terra polacco. È una strettoia che rallenta i rifornimenti, rispetto ad un intervento diretto della NATO, ma non molto di più.
B) La Russia può mollare il colpo, rinunciando alla neutralizzazione dell’Ucraina?
La non neutralità dell’Ucraina significa avere tra qualche anno i missili NATO a 5 minuti da Mosca (ricordiamo che l’adesione alla NATO è scritta nella Costituzione ucraina). Nessuno stato maggiore e nessun governo russo che non sia un pupazzo (come fu quello di Eltsin) lo accetterà mai. (Ogni tanto è utile guardare una cartina: guardate la disposizione dei paesi membri della NATO e guardate dove ha luogo la guerra: non c’è bisogno d’altro per capire che la guerra tra NATO e Russia si sta verificando tutta spostata in area russa: è la Russia che non è nelle condizioni per arretrare.)
Se mai Putin dovesse entrare in crisi all’interno, questo può avvenire solo per non essere riuscito ad ottenere l’obiettivo che si è prefisso. Dunque, paradossalmente, se la situazione dovesse degenerare nel medio periodo fino al punto da indebolire la posizione di Putin, questo potrebbe portare solo ad un proseguimento della guerra in forme più crude ed indiscriminate di quanto avvenuto sinora (è chiarissimo che l’intento russo fino ad ora è stato di minimizzare le vittime civili per favorire una futura convivenza; se la Russia avesse proceduto con il caratteristico stile americano avrebbero bombardato per due mesi ininterrottamente – “Shock and Awe” – prima di mandare un solo soldato a rischiare la pelle sul campo.)
La domanda finale dunque è:
se siamo in una situazione in cui c’è già una guerra, per quanto indiretta, in corso tra NATO e Russia, e se questa guerra da parte Nato mira ad un obiettivo che la Russia non può in nessun caso concedere, pena la sua fine come potenza mondiale, esattamente come si immagina che finirà?» (Andrea Zhok).

Un classico noto, che non sembra mai invecchiare (1920?). In un secolo le cose sono soltanto peggiorate.

«Mentre Francia e Germania paiono mantenere un minimo (e ripeto, MINIMO) di ragionevolezza sullo scacchiere internazionale dicendo che la NATO deve tenersi fuori dal conflitto russo-ucraino, l’Italia di nonno banchiere e suoi lacchè nei media continua imperterrita ad agire come punta di lancia propagandistica dell’atlantismo, attraverso ripetute minacce di intensificare gli aiuti militari a una specifica parte del conflitto e altrettanti sproloqui sul “dovere morale” di incrementare le sanzioni contro la Russia 🇷🇺. Così facendo il governo e i media italiani espongono ulteriormente il Paese al rischio concreto di disastro economico-sociale, disegnano sulla nostra pelle il target da colpire in caso di escalation del conflitto e rappresaglia nucleare russa e, a suon di russofobia, alimentano l’imbarbarimento culturale della già abbastanza degradata società italiana. Il nostro governo e i suoi lacchè nei media si dimostrano ancora una volta i sudditi più realisti del re e, in questo senso, assomigliano molto alla plebe ignorante, idrofoba e sado-masochista che li sostiene e applaude…» (Paolo Borgognone).

“Evoluzione?” (Poster di guerra antinucleare, URSS anni ’70).

«Missili al posto degli ospedali: la Camera vota per alzare al 2% le spese militari.
Non hanno ospedali? Si curino con un carro armato e un paio di missili. Parafrasando Maria Antonietta, che per una cosa del genere perse la testa, si può riassumere in questi termini l’ordine del giorno per aumentare le spese militari approvato ieri, 16 marzo, alla Camera.
Alla faccia dei ricorrenti “non ci sono coperture per ulteriori spese”, in pochi minuti un voto quasi plebiscitario ha impegnato il Governo ad avviare l’incremento delle spese militari verso il 2% del Pil. Il tutto “predisponendo un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione” ed agendo contemporaneamente nell’immediato per “incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa nazionale”.
Dato che un’altra frase ricorrente è “non possiamo aumentare il deficit”, i soldi li prenderanno tagliando da qualche parte. Magari tagliando ulteriormente la sanità, per dire. Il governo Draghi ha previsto una riduzione di 6 miliardi alla spesa per la sanità nel 2023 e 2024: con un po’ di buona volontà, si può sempre trovare un cultore sui generis del giardinaggio pronto a giurare che tagliare significa rinforzare.
Oggi la spesa militare è pari all’1,5% del Pil. Secondo il ministro della Difesa Guerini, aumentarla al 2% del Pil significa passare da 25 miliardi all’anno a 38 miliardi all’anno. Da 68 milioni al giorno a 104 milioni al giorno.
Secondo i dati dell’osservatorio Milex, in questo 2022 le spese militari sono già aumentate del 3,4% rispetto al 2021. L’aumento arriva addirittura all’11,7% rispetto al 2020.
La proposta di per portare al 2% del Pil le spese militari dell’Italia viene dalla Lega. L’hanno sottoscritto tutti i capigruppo in commissione Difesa dell’amplissima maggioranza draghian-emergenziale e anche esponenti di Forza Italia. Un risultato quasi plebiscitario: 421 presenti, 391 voti favorevoli, 19 contrari.
La NATO ha chiesto agli Stati membri, nel 2014, di portare al 2% le spese militari entro il 2024. L’Unione Europea sembra si comporti come se fosse un cane da pastore intenzionato a condurre gli Stati membri verso questo traguardo, anche se alcuni Stati UE non fanno parte della NATO.
Il Parlamento Europeo infatti ha chiesto fin dal 2016 che i governi nazionali devolvano il 2% del Pil alla difesa. Sempre dal Parlamento europeo viene una infografica datata 2017 intitolata “Rafforzare la difesa”. Paragona le spese militari degli Stati UE e degli Stati Uniti. Questi ultimi nel 2017 spendevano in armi il 4% del Pil; gli Stati UE invece l’1,3%.
Eurostat, il portale di statistiche dell’Unione Europea, tiene il segno della marcia verso il 2% di spese militari. Nel 2020 (ultimi dati disponibili) avevano tagliato il traguardo solo Estonia, Lettonia, Romania, Grecia. Si può aggiungere che, nel panorama UE, questi Stati spiccano per la povertà. L’aggiunta dell’Italia non potrà stonare» (Giulia Burgazzi – Visione TV, 17 marzo 2022).

Il discorso di Pino Cabras in parlamento di oggi che argomenta le ragioni del No all’invio di armi in Ucraina.

«La giunta al potere in Italia, il suo Ministero della propaganda e i fanatici esaltati passati dalla FFP2 all’elmetto con la facilità con la quale ci si cambia d’abito, stanno cercando in tutti i modi di spingerci verso il baratro della guerra totale.
La scelta di inviare armi in Ucraina è soltanto l’ultima di una serie di decisioni scellerate, prese da un Parlamento che oramai prende ordini direttamente dalla Nato per tramite degli ufficiali di collegamento Mattarella e Draghi.
Dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi per fermare questi pazzi incoscienti.
Avete visto in poco tempo dove ci hanno portato con la pandemia?
Nel giro di un anno l’inconcepibile è divenuto normalità, il disumano, responsabilità.
In questo momento viaggiano a 4x, e stanno prendendo velocità.
Pertanto quello che ci dobbiamo aspettare nei prossimi giorni è una folle corsa verso l’abisso, di gran lunga più rapida di quella abbiamo visto nei mesi scorsi; tenete presente che la massa è in buona parte irreggimentata e addestrata, parte del lavoro è stato già svolto.
La mossa della Russia li ha colti di sorpresa e li ha costretti ad accelerare. Sono saltati diversi passaggi intermedi, oramai puntano direttamente al conflitto. È sparita la pandemia, è sparito il Green Pass (per ora, tornerà presto anche lui ma sotto un’altra veste), è sparita Greta.
Tra poco i paraventi non serviranno più, tutto diventerà più esplicito, tutto sarà più chiaro.
La massa è cotta a puntino e pronta ad accettare ogni nefandezza.
Il buio della ragione genera mostri, e qui è notte fonda (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Spartak, il villaggio fantasma – Con Giorgio Bianchi in diretta dal Donbass – 17 marzo 2022.

«Ho scritto queste poche righe dopo avere visto la commozione di Giorgio Bianchi nel “Diario di Guerra” del 17 marzo. Nel momento in cui, rivedendo le immagini dell’intervistata signora Valentina, gli sono uscite dagli occhi composte lacrime generate da storie profonde oramai incollatesi sulla sua pelle. Quegli occhi che tutti i giorni, da tempo, vediamo come fari di luce che ci fanno vedere la Realtà. Non avevo mai visto un reporter piangere in diretta, sbattendo in faccia agli ascoltatori un uragano di sensazioni in un solo secondo: la sensazione di non avere mai fatto niente per cambiare il corso delle cose, di non essere andati a parlare con quelle persone, di non avere teso loro una mano, anche solo denunciando le loro storie silenziose. Di sentirsi in colpa. Spero che tutti i “giornalisti” che ogni giorno ci propinano menzogne dalle loro scrivanie sudice di propaganda e di ipocrisia, abbiano almeno il coraggio di alzarsi in piedi un minuto in religioso silenzio nel rispetto di chi ancora fa un lavoro onesto e umano, senza generare spettacolo, per mostrarci la verità. So che questo non accadrà mai, ma vorrei far sapere a Giorgio Bianchi che noi tutti, all’unisono, ci siamo alzati in piedi, e abbiamo fatto un lunghissimo, interminabile applauso» (Enrica Senini e Roberto).
Ho visto tutta la puntata e concordo con quanto scritto qui.

Anche il Presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa Ramaphosa incolpa la NATO per la guerra in Ucraina. “Urlare e gridare non porrà fine a questo conflitto”
di Tim Cocks
Reuters, 17 marzo 2022

(nostra traduzione italiana dall’inglese)

Oggi, 17 marzo 2022 il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha incolpato la NATO per la guerra in Ucraina e ha affermato che avrebbe opposto resistenza alle richieste di condannare la Russia, in commenti che mettono in dubbio se sarebbe stato accettato dall’Ucraina o dall’Occidente come mediatore.
“La guerra avrebbe potuto essere evitata se la NATO avesse ascoltato gli avvertimenti tra i suoi stessi leader e funzionari nel corso degli anni, che la sua espansione verso est avrebbe portato ad una maggiore, non minore, instabilità nella regione”, ha affermato Ramaphosa in risposta alle domande in Parlamento. Ma ha aggiunto che il Sudafrica “non può perdonare l’uso della forza e la violazione del diritto internazionale” – un apparente riferimento all’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio.
Il Presidente Vladimir Putin ha caratterizzato le azioni della Russia come una “operazione speciale” per disarmare e “denazificare” l’Ucraina e contrastare quella che chiama aggressione della NATO. Kiev e i suoi alleati occidentali credono che la Russia abbia lanciato la guerra non provocata per soggiogare un vicino che Putin definisce uno stato artificiale.
Ramaphosa ha anche rivelato che Putin gli aveva assicurato personalmente che i negoziati stavano facendo progressi. Il Presidente sudafricano ha affermato di non aver ancora parlato con il Presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, ma di volerlo.
Ramaphosa ha affermato che al Sud Africa è stato chiesto di mediare nel conflitto Russia-Ucraina. Non ha detto chi gli aveva chiesto di intervenire. “Ci sono quelli che insistono sul fatto che dovremmo assumere una posizione molto contraddittoria nei confronti della Russia. L’approccio che adotteremo (invece) è (…) insistere sul fatto che dovrebbe esserci un dialogo”, ha aggiunto Ramaphosa. “Urlare e gridare non porrà fine a questo conflitto”.
L’African National Congress, il partito di Ramaphosa, che ha governato il Sud Africa dalla fine del governo della minoranza bianca nel 1994, aveva forti legami con l’ex Unione Sovietica, che ha formato e sostenuto attivisti anti-apartheid durante la Guerra Fredda. Per questo motivo, il Sudafrica è talvolta guardato con sospetto tra i rivali della Russia in Occidente, sebbene abbia ancora goduto di un alto livello di influenza diplomatica rispetto alle sue dimensioni economiche sin dalla sua pacifica transizione verso la democrazia.
Lo storico rifiuto del Sud Africa di schierarsi significava che “alcuni si stanno persino avvicinando a noi per un ruolo che possiamo svolgere [mediando]”, ha detto Ramaphosa oggi. “Non vogliamo mai fingere di avere una grande influenza che altri Paesi hanno, ma veniamo avvicinati. [Per] condannare una [parte] (…) preclude il ruolo che potremmo svolgere”, ha aggiunto.

Mariupol: le testimonianze.

«Da dove siete arrivati?
Da Mariupol.
Come ci siete riusciti?
I militari russi ci hanno portato qui.. Hanno aperto il sotterraneo del palazzo dove siamo stati e ci hanno lasciato uscire e hanno portato qui. Grazie a loro.
E l’esercito ucraino vi ha aiutato?
L’esercito ucraino ha sparato.
Hanno sparato proprio nel nostro palazzo, non ne voglio parlare.
Pensate, siamo stati chiusi nel sotterraneo del palazzo dal 26 febbraio.
Siete contenti che siete arrivati qui?
Certo! Grazie.
Perché non siete usciti prima?
Perché non ce lo hanno permesso.
Perché hanno detto che non dobbiamo andare dove c’è l’esercito russo.
Ucraina non dava il corridoio, non ci hanno permesso di uscire dalla città.
Lì, nel sotterraneo si soffocava
La bambina: mi prude la testa!
Eravamo 300 persone nel sotterraneo!
Sono venuti i militari ucraini da noi e hanno detto che tutto è bloccato e che non c’è via d’uscita.
Volevano che continuassimo a fare da scudo a loro» (Fiorangela Altamura).

«Mi rimane difficile capire come sia possibile che con tutte le devastazioni e le tragedie che hanno in Ucraina, i media debbano ricorrere alle stragi in Donbass per suggestionare i loro spettatori.
Mentre La Stampa usava la foto della massacro operato dagli Ucraini a Donetsk per fomentare la russofobia del proprio pubblico, il programma Contro Corrente, per caricare di pathos il proprio montato propagandistico, rubava l’audio straziante dell’anziano che grida il nome della moglie nel video che documenta il medesimo episodio.
Ma se questa strage è così drammatica che tutti i propagandisti mediatici ne cannibalizzano una parte per aumentare il livello di drammaticità dei loro spot, come mai nessuno ne ha parlato quando è avvenuta?
Lo spregevole complottista guerrafondaio Giannini, Direttore della Stampa, è arrivato persino a dare credito alla folle tesi ucraina secondo cui i Russi se lo sarebbero fatto da soli.
Qual è l’ammontare del tornaconto personale che può giustificare un tale livello di abiezione morale?
Sfregiare per due volte di seguito la memoria di povere vittime innocenti.
Cosa avrebbe fatto il propagandista Giannini se la tragedia fosse accaduta a Kiev anziché a Donetsk?» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

«La dipendenza dalla tecnologia vincola le popolazioni al dominio della Nato. Una volta disabilitati dalle piattaforme, si è completamente tagliati fuori dalla società.
Mentre la Russia sta spezzando una volta per tutte queste catene digitali, noi ci stiamo legando mani e piedi alle loro diavolerie tecnologiche. Nel prossimo futuro il dissenso sarà spento con un clic; Trudeau docet.
La notizia che segue, descrive perfettamente il futuro distopico che ci stanno apparecchiando. Ma l’aspetto più inquietante, è che le masse borghesi, condizionate da anni di propaganda, bramano le catene più della libertà.

Vita di una trentenne a Mosca senza più app: «Carte di credito bloccate, non posso pagarmi l’aereo per andarmene»
Tra le principali conseguenze della guerra in Ucraina, nelle Federazione russa stanno scomparendo i servizi online delle aziende straniere. Il racconto di Alena, giovane russa: «Niente più Apple Pay o shopping su Amazon. Sto chiedendo prestiti agli amici stranieri, non c’è futuro qui» (Fonte: Corriere – Tramite Giubbe Rosse)» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Sanzioni, arriva la lista nera compilata dai Russi. E tocca i pezzi grossi Usa
di Martina Giuntoli
Visione TV, 17 marzo 2022


È proprio di un paio di giorni fa l’annuncio da parte del ministro degli esteri russo Sergej Lavrov della prima lista di sanzioni (e sanzionati) contro il mondo occidentale, lista che a suo dire andrebbe a bilanciare le sanzioni imposte dal mondo atlantista all’inizio del conflitto. Lavrov tuttavia lo fa lasciando stupiti perché non parla di sanzioni di ordine commerciale, come invece si sono impazientemente adoperati a fare i colleghi della NATO. La scelta russa ricade infatti su sanzioni ad personam.
Nella lista nera finiscono Joe Biden e Justin Trudeau insieme a diversi altri loro compagnucci, come il Segretario di stato americano Blinken e il Segretario alla difesa Lloyd, testualmente “per le loro strenue posizioni russofobiche“. A rientrare nelle misure di stop anche il figlio del Presidente Joe Biden, Hunter Biden, l’ex segretario di stato Hillary Clinton, l’attuale Portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, il Capo di stato maggiore Mark Milley, il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, il Direttore della CIA William Burns, nonché diversi altri cittadini canadesi vicini al Primo ministro Trudeau ed al suo governo.
Contestualmente, lo stesso Ministro degli esteri ha fatto sapere che la lista presentata adesso è soltanto provvisoria. Infatti, solo nei prossimi giorni sarà varata una lista più completa che includerà un ampio numero di politici, uomini d’affari, star del mondo dello spettacolo, legislatori e figure militari. Possiamo solo aspettare impazientemente e immaginare nel frattempo chi sarà aggiunto al documento ed andrà a fare compagnia ai soliti noti.
Se uno dei criteri adottati da Lavrov è stato quello della propaganda, non sarà certo difficile trovare altri candidati che hanno diffuso sui social un atteggiamento russofobo, oppure che hanno spinto in maniera sostenuta la ricostruzione bellica a dir poco fantasiosa molto cara ai vertici di Washington. Ad esempio, si leggono post in questo senso dell’ex Presidente Barack Obama, o della attuale Speaker del congresso Nancy Pelosi, o ancora Anderson Cooper, giornalista di CNN. Sarà il tempo a confermare  o smentire queste ipotesi.
Non si conosce l’esatta natura di queste sanzioni, ovvero cosa queste comportino esattamente per le persone che ne sono colpite, e giustamente Lavrov ha preferito non sbottonarsi più di tanto nello specificarlo, per ovvi motivi di sicurezza. Ma sui social si vocifera che si tratti dell’impossibilità di accedere ai conti esteri, magari proprio quelli russi.
Tuttavia, la scelta di colpire la persona e non l’economia dei singoli paesi non dovrebbe stupire in realtà più di tanto. Il Cremlino sa molto bene che sono stati proprio i governi della NATO a mettere in ginocchio i loro stessi Paesi, attuando una politica di sanzioni anti-Putin con conseguente tremendo effetto boomerang, un effetto ad esclusivo vantaggio dell’orso. I prezzi del gasolio, il declino economico, la carenza alimentare e di materie prime non è certo qualcosa che sta sperimentando la Russia, ma paradossalmente proprio gli stessi che hanno varato le sanzioni per primi.
La Russia, affatto impreparata, infatti si è già riorganizzata creandosi una propria rete di partnership con India e Cina, due nazioni che non solo supportano Putin commercialmente, ma rifiutano e respingono con forza tutte le sanzioni dell’occidente.
A questo punto non resta che aspettare la prossima mossa del Cremlino, prima che la NATO affondi completamente e tutti i topi riescano a scappare.

Gigi: “Costo della guerra sulle famiglie” e dunque dipendono da Putin
«Gli aumenti dei costi dei servizi dipendono dalla guerra e la guerra è colpa di Putin, dice Luigi Di Maio, secondo il quale i rincari corrispondono al “costo della guerra sulle famiglie” e dunque dipendono da Putin. Ecco a cosa serve fare della guerra in Ucraina la nostra guerra, la nostra emergenza: occorre portare a compimento l’operazione di distruzione e svendita del Paese cominciata con la “pandemia” e scevri di responsabilità. Devono uscirne queste promanazioni del diavolo dalle sembianze umane» (Fiorangela Altamura).

«Di Maio: “Zelenski non deve fare un passo indietro, gli Ucraini stanno difendendo tutti noi. Quando Putin avrà finito ricomincerà con un altro”. Ecco. Quando vorrete spiegare ad un bambino la totale incapacità diplomatica di un Ministro degli Esteri, parlategli di Di Maio.
Che poi, detto onestamente, da un Ministro degli Esteri convinto che Pinochet fosse comunista, che il Presidente cinese si chiamasse Ping, certo di avere sconfitto la povertà, la corruzione e la malavita, cosa ci aspettiamo? Che brilli in diplomazia?» (Hoara Borselli).

Draghi: “No allarmi per guerra in Ucraina, ma logica razionamenti se le cose peggiorano”
«”Se le cose continuassero a peggiorare dovremmo cominciare ad entrare in una logica di razionamenti”. Lo ha detto il Premier Mario Draghi parlando della guerra tra Russia e Ucraina durante la conferenza stampa che ha fatto seguito al dl Riaperture. Draghi ha premesso che non siamo in questa situazione, ma che bisogna “prepararci a questa evenienza. Da qui a lanciare l’allarme” però “ce ne corre”. “Non è ancora il caso” e per scongiurare tale ipotesi “prenderemo dei provvedimenti. Va affrontata”, ad esempio, “la questione dei prezzi cresciuti. Noi dobbiamo prepararci a questa evenienza, ma da qui a lanciare l’allarme ce ne corre. Le insufficienze di approvvigionamenti di materie prime o alimenti vanno affrontate come quelle del gas” attraverso la “diversificazione delle fonti e gli aiuti alle famiglie”. “La sparizione temporanea dei mercati dei grani di Russia e Ucraina crea mancanze serie”, “serve approvvigionarsi in altre parti del mondo” perché “creerà dei disagi” (Fonte: la Repubblica). Grazie, presidente. Ci meritiamo tutti i razionamenti che lei riterrà opportuni. Anche le bastonate se può servire a difendere i valori dell’Occidente. Grazie, solo grazie» (Giubbe Rosse).
«Tranquilli, il Green Pass è soltanto un dispositivo transitorio. Capirete a cosa serva realmente quando inizieranno con i razionamenti» (Giorgio Bianchi Photojournalist).

Segue la parte 16: QUI.

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