Ricordate l’Artsakh/Nagorno-Karabakh? Ucraini, non fidatevi di quelli che piangono e applaudono

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Vi stupirò, vi apparirò pazzo, ma credo di essere una delle pochissime persone che hanno provato una orribile invidia per gli Ucraini. Dico orribile perché ricevere le bombe in testa, scorgere carri armati stranieri che calpestano le auto dei propri vicini di casa, è qualcosa che strazia il cuore.

Il fatto è che tutto questo è accaduto a noi Armeni per 44 giorni da fine settembre ai primi di novembre del 2020. L’Artsakh, detto anche Nagorno-Karabakh, ha subìto la stessa sorte dell’Ucraina. Sono arrivati da noi i soldati dell’Azerbajgian e sono stati portati lì dai Turchi i tagliagole jihadisti. La Nato e Israele hanno fornito droni con una precisione da killer in un film di James Bond. Non agli armeni, figuriamoci, ma agli aggressori.

Io sono Molokano, bevo latte, vivo presso il lago di Sevan dove guizzano le 6 trote più belle del mondo, scorgo il meraviglioso profilo del monte Ararat, dove approdò l’Arca di Noè e fu inventato il vino. Povera Ucraina, coraggiosa e piena di rondini, sono con te. Hai avuto un abbraccio dal mondo intero ed è questo che ti invidio. La gente che nelle proprie case si commuove per voi. L’Unione Europea e il Parlamento italiano che in un secondo protestano, solidarizzano, decretano sanzioni pesantissime contro l’invasione russo. E poi denaro per i soccorsi, le armi. Soprattutto l’isolamento assoluto dell’aggressore. A noi invece niente. Dall’Italia è partita perfino una delegazione di importanti parlamentari non a portarci un abbraccio tra le nostre rovine di chiese antiche, ma sono atterrati felici a correre in soccorso del vincitore [QUI].

Chi allora alla fine osò provare a fermare l’ecatombe furono i soldati di Vladimir Putin. Furono essi a impedire il peggio. L’Unione Europea, la NATO — di cui quello turco è il secondo esercito — non confiscarono un centesimo di dollaro alle autorità azere e turche, nessun divieto ai loro aerei di volare nei cieli europei.

Perché questo doppio standard? Perché siamo un niente noi Armeni? E perché i nostri fratelli dell’Artsakh ancora di più sono abbandonati come cani in Autogrill da tutte queste potenze così facili a commuoversi per gli Ucraini?

Per 44 giorni nel 2020 l’Artsakh ha subito la vostra stessa sorte. Sono arrivati i soldati azeri e i tagliagole jihadisti. La NATO ha fornito droni. Non agli Armeni, figurarsi, ma agli aggressori.

Un’idea l’abbiamo. I potenti che gestiscono il sentimento popolare hanno piena consapevolezza che l’Armenia è importantissima culturalmente e spiritualmente, cioè finanziariamente vale zero con i suoi 3 milioni e mezzo di abitanti senza gas né petrolio, un sacco di pietre e di croci fiorite, un brandy fantastico, ma non fa girare le centrali elettriche. Invece l’Ucraina ha quasi 50 milioni di abitanti, ha il maggior giacimento di ferro del pianeta, ha nichel, manganese, produce grano sufficiente per 600 milioni di umani. Produce rose. Noi albicocche però, ma non è questo il punto: non è ortofrutticolo, ma energetico.

L’aggressore dell’Armenia e dell’Artsakh era intoccabile: è il venditore di gas che ci tranquillizza e non possiamo fare arrabbiare [QUI]. Se ce la giochiamo con i fornitori russi, almeno un mercante alternativo andava tenuto buono. E per quanto riguarda la Turchia, c’è di mezzo la Libia, il petrolio di Cipro, i nostri investimenti in Anatolia. Meglio non disturbare chi può farci patire la fame.

Ho detto che invidio — dal punto di vista della simpatia del mondo e degli aiuti — gli Ucraini. Però sono obbligato ad avvertirli come fratelli di sventura: non fidatevi dell’Occidente che piange e applaude. È disposto a tutto per voi, meno che a morire per voi. Che dico morire: non è propenso neppure a rischiare una slogatura alla caviglia. Vi spediranno a combattere il nemico e a creare un Vietnam in casa dei russi, ma non per amor vostro, bensì per evitare la scocciatura di combattere la guerra in proprio. Nessuna guerra per favore!

Nessuna guerra NATO per interposta Ucraina. E qui lo dico neanche per interposta Armenia. Ci basta avere amici sinceri come voi che mi leggete.

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di marzo 2022 di Tempi.

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