Lo “strano caso Zanchetta”. I giudici argentini affermano che la gerarchia ecclesiastica era a conoscenza degli abusi sessuali, ha manipolato le informazioni e le ha rese pubbliche solo dopo le denunce penali

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Nelle motivazioni della sentenza di condanna di primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione effettiva del Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, la Corte argentina ha evidenziato che la gerarchia della Chiesa Cattolica Romana era a conoscenza degli abusi sessuali a danno di due ex-seminaristi che l’hanno denunciato, che ha manipolato le informazioni e che le ha resi pubblici solo dopo le denunce penali.

Le motivazioni della sentenza di condanna di Zanchetta in primo grado.

Con l’articolo di Silvia Noviasky (la giornalista investigativa argentina, che ha fatto scoppiare lo “strano caso Zanchetta” alla fine del 2018 e l’ha seguito fino allora) pubblicato ieri, lunedì 14 marzo 2022 dal quotidiano argentino El Tribuno di Salta [QUI], che riportiamo di seguito nella nostra traduzione italiana dallo spagnolo, ritorniamo un’altra volta sullo “strano caso Zanchetta”, il “bambino onnipotente” [1], amico stretto di Papa Francesco – da cui è sempre stato protetto nonostante le evidenze e con cui ha vissuto a Domus Sanctae Marthae in Vaticano – condannato il 6 marzo 2022 dal Tribunale penale di Orán a 4 anni e 6 mesi per abuso sessuale semplice continuato e aggravato per essere commesso da un ministro di un culto religioso riconosciuto.

Mentre la giustizia civile in Argentina, nonostante pressioni e interferenze “dall’alto”, ha emesso la sentenza di primo grado, siamo ancora in attesa di capire dove è finito il processo canonico (in corso?) davanti alla Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano, annunciato con la gran cassa dall’Uomo Nero che Veste di Bianco su un volo papale ai vaticanisti embedded [Lo “strano caso Zanchetta”. Dopo la condanna in Argentina si attende notizie del processo canonico alla Congregazione per la Dottrina della Fede – 7 marzo 2022].

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Venerdì scorso, 11 marzo 2022 sono state rese note le motivazioni della sentenza senza precedenti della prima condanna per abusi sessuali di un vescovo argentino: Gustavo Zanchetta [Lo “strano caso Zanchetta”. Un bambino onnipotente amico di Francesco, condannato per abuso sessuale in Argentina. Uno degli abusati parla per la prima volta con la stampa. Nun fa na piega – 11 marzo 2022].

Con un’ampia motivazione della sentenza di 98 pagine, i giudici argentini non solo si sono occupati di argomentare legalmente la loro decisione, ma hanno anche accusato le autorità ecclesiastiche di essere state a conoscenza degli abusi sessuali a danno dei seminaristi e per aver manipolato e insabbiato le informazioni, divulgandole soltanto dopo che le denunce penali erano state rese note.

La corte della Sezione II del Tribunale di Orán, composta dal Presidente María Laura Toledo Zamora e dei giudici Raúl Fernando López e Héctor Fabián Fayos, una settimane fa ha condannato il Vescovo emerito di Orán, Mons. Gustavo Óscar Zanchetta, per abuso sessuale semplice continuato aggravato per essere un ministro di culto religioso riconosciuto, a danno di due ex-seminaristi, GFLG e MC Anche se i giudici hanno avvertito che le vittime avrebbero potuto essere di più: «Molti fatti non sono stati denunciati per paura, per non voler essere legati a questa situazione sfortunata, vergognosa e aberrante o semplicemente per comodità», hanno indicato, riferendosi a chi prosegue i studi in seminario e teme “rappresaglie all’interno della Chiesa”. In questo modo i magistrati nella sentenza hanno illustrato la complicità ecclesiastica e l’intimidazione che avvertivano nei confronti di coloro che facevano parte del processo penale.

I giudici hanno indicato che alcuni sacerdoti, quelli più vicini a Zanchetta, hanno rilasciato una dichiarazione “tiepida” e che due di loro, Don Carlos Subelza e Don Martín Alarcón, erano a conoscenza degli abusi per essere stati educatori dei seminaristi. Alarcón è stato uno dei sacerdoti che ha promosso la denuncia canonica interna, a seguito del quale Zanchetta è stato rimosso dal governo diocesano di Orán, con il suo successivo trasferimento in Vaticano. Da canto suo, Subelza, parroco della cattedrale di Orán, ha negato di essere a conoscenza degli abusi e l’accusa ha disposto un procedimento penale contro il sacerdote «per falsa testimonianza» [2].

I giudici si sono chiesti perché gli abusi sessuali non sono stati segnalati prima. «Questo tipo di situazione in ambito ecclesiale viene gestita con assoluta riservatezza e discrezione. Sappiamo anche che le cause sono solitamente incanalate nella giurisdizione canonica, in cui l’indagine è spesso ostacolata o ritardata o bloccata, sia al fine di non renderle pubbliche o eventualmente per evitare arresti e processi nella giurisdizione civile”, contestualizzando il problema mondiale e la posizione criticata della Chiesa Universale.

Quanto agli atti del processo canonico, di cui non si conosce la sentenza, i magistrati hanno assicurato che la Corte ha esaurito i procedimenti senza alcuna risposta da parte della Santa Sede. Quello che finalmente è stato ricevuto è una parte del fascicolo, 103 pagine inviate dall’[Arcivescovo] Filippo Iannone, [O. Carm., dal 7 aprile 2018] Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi [e dal 29 settembre 2020 Segretario della Commissione di Materie Riservate]. Pur disponendo solo di una parte del fascicolo, i magistrati hanno sottolineato che le testimonianze ascoltate nella giurisdizione giudiziaria coincidono con quelle della giurisdizione canonica.

La corte ha approfondito il fenomeno degli abusi ecclesiastici e ha sottolineato che questi casi sono uno «scandalo per la Chiesa», che ha suscitato richieste di «scuse pubbliche» [QUI] da parte della Conferenza Episcopale Argentina e del Vescovo di Orán, Mons. Luis Scozzina, OFM, che è stato testimone nel caso e che ha negata di essere a conoscenza degli abusi sessuali. I magistrati hanno indicato la dichiarazione di Scozzina e quella dell’Arcivescovo metropolita di Corrientes, Mons. Andrés Stanovnik, OFM, per dimostrare che ci fossero complicità ecclesiali e tentativi di manipolazione dei seminaristi [3].

«Inoltre – avvertono i giudici argentini nelle loro motivazioni della sentenza -, la Corte è certa che gli alti funzionari, che hanno rilasciato le loro dichiarazioni per iscritto, erano a conoscenza di questi “inconvenienti”, come li chiamano. Per questo tutti i sacerdoti che si sono presentati in tribunale, curando fin dall’inizio la notizia degli abusi sessuali di Zanchetta, si sono aggiunti alla scoperta di immagini e pagine web a contenuto pornografico che collegavano direttamente Monsignor Zanchetta, nel tentativo di gestire la situazione in un senso o nell’altro, è che ha fatto scrivere loro diversi lettere ai seminaristi, sia per raccontare ciò che avevano sofferto, sia per mostrare chi li incoraggiava a scrivere e in quale contesto. Tutto questo al solo fine di gestire le informazioni di cui disponevano [relativi agli abusi sessuali], secondo i propri interessi ad operare ea farle conoscere al momento opportuno come avvenuto nel caso. Ciò che deve essere chiaro è che non è oggetto di discussione nel caso perché le informazioni sull’abuso sono state ufficialmente utilizzate e rese note a febbraio 2019 con le denunce penali».

Il risus sardonicus di Don Javier Belda Iniesta, avvocato canonico, rimasto ad Orán dopo la sentenza, in questa foto di Jan Touzeau per El Tribuno.
Saprà lui cosa c’è da ridere in questo “strano caso Zanchetta”, che lui difende lancia in resta e spada tratta.
Qui gladio ferit, gladio perit.

I giudici di Orán nelle loro motivazioni hanno descritto il «modus operandi» da parte del Vescovo emerito Zanchetta, «usando le carenze socio-affettive delle vittime, esercitando abusi di autorità e di potere, instillando paura, ottenendo oltraggi sessuali», hanno spiegato.

L’Avv. Don Javier Belda Iniesta, il difensore canonico di Zanchetta, è rimasto a Orán e continua ad insistere sulla teoria del complotto dei sacerdoti [denuncianti nel processo canonico presso la Santa Sede] e dell’innocenza del Vescovo emerito, sulla base delle testimonianze canoniche. La difesa ufficiale del Vescovo emerito, rappresentato dall’Avv. Enzo Gianotti, presenterà appello contro la sentenza.

«Che bisogno avrebbero tutti gli altri ex-seminaristi di nuocere o giovare al Vescovo con le loro dichiarazioni, che erano per lo più coerenti e concordanti su come rapportarsi con il Vescovo?», ha chiesto la Corte, osservando che molti degli ex-seminaristi si sono allontanati dalla Chiesa, e alcuni addirittura hanno lasciato la loro città.

Silvia Noviasky

[1] Il termine della psicologia “bambino onnipotente” è stato usato da Natalia Colombo, la psicologa forense per l’accusa, per definire Zanchetta, concludendo che ha tratti psicopatici nella sua personalità, una tendenza a manipolare e simulare aspetti della sua personalità, percepisce gli altri come oggetti da manipolare, li oggettiva per raggiungere i suoi obiettivi e i suoi rapporti con le persone sono utilitaristici [QUI].

[2] Il 3 marzo 2022 l’accusa ha chiesto al procuratore penale di turno di aprire un fascicolo in relazione alle dichiarazioni di Don Carlos Salvador Subelza, parroco della cattedrale di Orán, viste le contraddizioni con numerosi testimoni [QUI]. Ricordiamo che Subelza è colui che, quando l’ex seminarista Kevin Montes ha detto che Zanchetta gli aveva sostenuto i genitali da dietro, aveva risposto che stava «fraintendendo», perché Zanchetta «proveniente da Buenos Aires era una persona amorevole e al nord non eravamo abituati a ricevere quel tipo di affetto».

Jorge Mario Bergoglio il 20 maggio 1992 fu nominato Vescovo ausiliare di Buenos Aires da Papa Giovanni Paolo II. Il 3 giugno 1997 è nominato Arcivescovo coadiutore di Buenos Aires e succede alla medesima sede il 28 febbraio 1998, a seguito della morte del Cardinale Antonio Quarracino, diventando così Primate d’Argentina.

[3] L’insabbiatore-negazionista Mons. Luis Antonio Scozzina, OFM, amico di Papa Francesco come Zanchetta, dal 6 aprile 2018 è l’attuale Vescovo di Orán. È stato consacrato da un altro amico stretto di Papa Francesco (e così siamo a tre), Mons. Andrés Stanovnik, OFM, co-consacrante Mons. Mario Antonio Cargnello, Arcivescovo metropolita di Salta, già Vescovo de la Nueva Orán (dal 7 aprile 1994 al 24 giugno 1998). Come abbiamo riferito il 23 febbraio [QUI], nella seconda udienza era emerso, che secondo alcuni testimoni Scozzina ha tentato di orientare i seminaristi, invitando un avvocato suo amico a venire a consigliargli prima di andare alla procura. Pensavano che fosse il loro difensore. Niente da vedere con questo, visto che lo hanno trovato in Aula come difensore di Zanchetta.
Nella sua dichiarazione resa per iscritto durante il processo, Scozzina ha affermato di aver avuto colloqui formali con i denuncianti. Ha spiegato che tra agosto e dicembre 2018 le interviste si sono svolte in vescovado e che ha chiesto a tutti coloro che avevano qualcosa da riferire di farlo per iscritto in modo che potesse poi presentare le relazioni a Roma. Ha precisato che la Congregazione per i Vescovi ha nominato Mons. Carlos Sánchez incaricato dell’indagine previa del processo canonico. Ha detto di aver incontrato i seminaristi dell’epoca di Zanchetta a Orán e molti hanno espresso «disagio» nei suoi confronti, hanno parlato di «trattamento discriminatorio, alcuni si sono sentiti molestati» e ha fatto riferimento a un «conflitto relazionale». Ma ha aggiunto di non aver ricevuto alcuna denuncia di abuso sessuale. Riguardo ai seminaristi denuncianti, ha detto di aver incontrato due volte MC, che gli ha parlato delle «difficoltà» che ha avuto con Zanchetta e che le ha espresse per iscritto dopo aver presentato la denuncia penale. Ha assicurato di aver spianato la strada alla denuncia degli ex-seminaristi, ma ha negato essere a conoscenza dei presunti abusi e ha parlato di percezioni: ha riferito che l’accusatore GFLG gli aveva detto che «si è sentito abusato dalle espressioni affettuose del vescovo». Ha detto che sia GFLG che l’accusatore MC gli hanno rassegnato le dimissioni nel 2018 adducendo «motivi personali». In seguito, ha affermato di sapere che i più vicini a Don Martín Alarcón (ex Vicario Generale e ex Rettore del Seminario Giovanni XXIII della Diocesi di Orán) sono stati «indotti a sporgere denuncia presso l’ufficio del pubblico ministero». Ha aggiunto di «essere al corrente» che il seminarista identificato come uno dei favoriti di Zanchetta «ha sentito pressioni» da parte dell’accusa e dei media per denunciare Zanchetta.

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