All’Abbadia di Fiastra le testimonianze di chi aiuta la popolazione in Ucraina
“Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio… Con il cuore straziato per quanto accade in Ucraina (e non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo, come nello Yemen, in Siria, in Etiopia…), ripeto: tacciano le armi! Dio sta con gli operatori di pace, non con chi usa la violenza”.
Partendo dall’appello di pace che papa Francesco ha lanciato al termine della recita dell’Angelus di domenica 27 febbraio anche all’Abbadia di Fiastra di Tolentino si è svolta una veglia di preghiera per la pace in Ucraina, organizzata da don Rino Ramaccioni, in collaborazione con le associazioni di volontariato ‘Sermit’ ed ‘Amici per…’, Caritas ed Azione Cattolica Italiana, offrendo la testimonianza di p. Andrea Grygorash, sacerdote greco ortodosso ucraino nella città maceratese, che ha spiegato le ragioni dell’invasione:
“Una delle innumerevoli conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca (spesso poco visibile dall’esterno) è la profonda frattura creata all’interno della stessa società russa. Quest’ultima si è letteralmente spaccata sulla questione: per alcuni si tratta di una flagrante aggressione, per gli altri solo di un’operazione speciale volta a riunificare il Paese, spezzato da tre presidenti (russo, ucraino, bielorusso) nel dicembre 1991”.
Il sacerdote ha compiuto alcuni viaggi al confine ucraino, portando coperte, generi alimentari e farmaci ai profughi ucraini, ha raccontato la situazione del territorio: “La situazione è tragica. Molti sono in fuga; soprattutto donne e bambini, mentre gli uomini, dopo averle accompagnate al confine, ritornano indietro per prepararsi a resistere a tutti i costi. Sarà una guerra lunga, perché gli ucraini hanno resistito ad Hitler”.
Ed ha spiegato la resistenza degli ucraini: “Gli ucraini, con le tante loro ferite ancora sanguinanti, inflitte proprio dal fratello nel battesimo, resistono e lottano per essere finalmente ucraini, liberati dal destino di vivere sotto le dittature moscovite. Quando la guerra finirà, si può sperare solo che questo risveglio nasca dal perdono, non dall’abisso del rancore”.
Anche dalle donne ucraine presenti alla veglia di preghiera si denota questa ‘resistenza’ mista a preoccupazione per i familiari rimasti in quella terra a combattere, ma ricordano gli anni duri dell’invasione sovietica; quindi non si fidano per niente di Putin.
Durante la veglia di preghiera la testimonianza di Sara, una volontaria della Comunità di Sant’Egidio: “Dobbiamo rassegnarci alla guerra? No, non lo faremo, perché viene dall’abisso del male, perché tormenta gli uomini e le donne.
In quest’ora d’impotenza, il nostro rifiuto della guerra si fa preghiera a Colui che ride dei potenti della terra, che siede sul trono della storia, perché questa guerra abbia termine. L’invocazione è la protesta dei poveri ucraini.
Alcuni fuggono dalle città. Altri chiusi in casa. Qualche anziano ricorda ancora. I bambini non avrebbero mai dovuto conoscere questa esperienza. La guerra non è solo immorale, ma diabolica”.
E’ stato raccontato ciò che la Comunità di Sant’Egidio offre ai confini con l’Ucraina: “Sono tantissimi gli ucraini che stanno fuggendo verso i paesi confinanti, Polonia, Slovacchia ed Ungheria, dove i nostri volontari intervengono con i primi aiuti di emergenza.
In Polonia la Comunità distribuisce generi di prima necessità e offre sostegno ai profughi che non sanno dove andare. 1.500.000 di ucraini vive stabilmente in Polonia, quindi la maggior parte di coloro che stanno attraversando la frontiera da Leopoli sa dove andare. Ma cosa succede a chi arriva alla stazione disorientato, senza niente?
A loro è necessario trovare casa. Centinaia di persone hanno risposto all’appello di solidarietà, condiviso sui social e diventato virale in poco tempo. Molti hanno offerto dimora, soprattutto a Varsavia, dove Sant’Egidio è molto radicata. Le prime famiglie di ucraini sono portate nelle case trovate da Sant’Egidio.
In Slovacchia le Comunità sono presenti alla frontiera con l’Ucraina per assistere coloro che arrivano. Nel corso della notte tra domenica e lunedì, l’afflusso è stato ininterrotto. Si è lavorato incessantemente, accogliendo chi arrivava, preparando e distribuendo beni di prima necessità. In Ungheria le Comunità di Budapest e Pécs accolgono i profughi alle stazioni e stanno attivando la ricerca di alloggi per ospitare famiglie.
Non solo nei paesi confinanti, ma anche in altri paesi europei, tra cui l’Italia, la Comunità sta organizzando una rete di accoglienza, di ospitalità e sostegno”.
Ed ha precisato che in Italia sono attivi i ‘corridoi umanitari’: “La strada da percorrere è quella dei corridoi umanitari, un modo per far arrivare legalmente i migranti in Italia”.
(Tratto da Aci Stampa)