Dall’Ucraina le testimonianze della Chiesa

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Prosegue la missione del card. Michael Czerny in Ungheria, incontrando il vice primo ministro e visitato alla frontiera di Barabás, dove sono ammassate centinaia di persone nei cinque punti accoglienza. A proposito di quello che è successo a Mariupol il cardinale ha denunciato il bombardamento dell’ospedale della città, dove erano ricoverate donne e bambini: “Bombardamento e ospedale, già queste due parole nella stessa frase fanno rabbrividire. Se poi si legge pediatrico… Ha ragione il cardinale Parolin, è inaccettabile! Bisogna fermare questi attacchi ai civili”.

Mentre il card. Jean-Claude Hollerich, presidente della Comece (Commissione delle Conferenze Episcopali Cattoliche dell’Unione Europea) ha scritto una lettera a Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie per fermare la guerra:

“Migliaia di persone, sia soldati che civili, hanno già perso la vita e più di un milione di persone sono tate sfollate o sono fuggite dalla loro patria; la maggior parte di loro sono donne e bambini vulnerabili… In questi momenti bui per l’umanità, accompagnati da intensi sentimenti di disperazione e paura, molti guardano a Lei, Santità, come qualcuno che potrebbe portare un segno di speranza per una soluzione pacifica di questo conflitto”.

Nel frattempo l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, Nunzio Apostolico in Ucraina, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha descritto la grave situazione a Kiev: “Dal 24 febbraio, ogni giorno e ogni notte ci sono stati attacchi missilistici in diversi punti della città. Noi della Nunziatura non siamo in una zona centrale, quindi per ora non abbiamo visto da vicino nessuno dei bombardamenti. In altre città, come Kharkiv, le zone residenziali sono state gravemente colpite.

Kiev è relativamente calma, per alcuni aspetti, rispetto ad altre città: Irpin, che è un sobborgo di Kiev, o Kharkiv, Chernihiv o Mariupol… Kiev è ancora collegata al mondo esterno, tuttavia, la crisi umanitaria è molto grave qui e in alcune altre città dell’Ucraina…

Quando è iniziata la guerra, eravamo meno organizzati. Ora siamo meglio preparati. Sembra che l’esercito russo si stia avvicinando alla città, quindi in questi giorni le organizzazioni umanitarie sono state più attive”.

Il Nunzio ha descritto lo stato d’animo della popolazione: “Posso parlare per coloro che vedo personalmente: i sacerdoti, i volontari e il personale della Nunziatura. Le persone sono molto preoccupate, ma posso descrivere lo stato d’animo come ‘coraggioso’.

Sentiamo che questa è una tragedia che dobbiamo affrontare insieme, dobbiamo aiutarci a vicenda e pregare molto. Vedo molto ottimismo. Nonostante le terribili tragedie, vedo ottimismo tra molte persone, soprattutto sacerdoti e religiosi.

Certo, non credo che si possa trovare lo stesso ottimismo tra i malati, coloro che hanno bisogno di cure, o le donne che partoriscono o hanno bambini. Le nostre armi principali, per così dire, sono l’umiltà, l’abbandono totale a Dio, la solidarietà e l’amore. Perché in ogni caso se siamo qui gli uni per gli altri, se siamo vicini a Dio, se siamo fedeli, Lui si prenderà cura di noi”.

Infine mons. Kulbokas ha spiegato che il papa “sta facendo tutto il possibile per porre fine a questa guerra. E non solo a parole, perché so bene che sta cercando tutte le strade possibili per la Chiesa, spirituali e diplomatiche. Tutto ciò che è umanamente possibile per contribuire alla pace”.

Una testimonianza giunge anche attraverso la Società San Vincenzo de’ Paoli con una lettera di p. Jan Trzop, ex provinciale della Viceprovincia di San Cirillo e Metodio, che da molti anni lavora in Ucraina:

“Vorrei scrivere alcune parole sulla situazione nella nostra Vice-Provincia dei Santi Cirillo e Metodio in Ucraina ad oggi, cioè venerdì 4 marzo 2022. Molti di voi stanno scrivendo e telefonando. Grazie per il ricordo, la preghiera e la solidarietà.

Grazie per il vostro sostegno e la vostra disponibilità a mostrarci sostegno, qui in Ucraina e ai rifugiati che vengono in Polonia. Voglio dire che sono in contatto permanente con l’amministrazione della Provincia di Polonia.

La situazione peggiore è a Kharkiv. Gli edifici nelle vicinanze della chiesa e della nostra casa sono completamente demoliti dai bombardamenti e dalle esplosioni. Grazie a Dio la nostra chiesa e la nostra casa sono rimaste intatte finora.

Praticamente fin dall’inizio della guerra i preti ei parrocchiani stavano nel seminterrato della nostra casa. Lì hanno trovato rifugio circa 160 persone. Sono stati praticamente sotto continui bombardamenti ed esplosioni. Molte case nei pressi della chiesa sono state completamente demolite…

Kyiv, dove si trova la casa provinciale ‘Dono di Dio’, il seminario e la sede di altre organizzazioni appartenenti alla Famiglia Vincenziana, è costantemente sotto tiro. La città è minacciata d’assedio. FR. M.T., soggiornano nella nostra casa a Kiev. Ci sono anche altre persone legate alla nostra casa di comunità e alle attività della Famiglia Vincenziana che hanno trovato rifugio nella casa.

Il quartiere della casa è costantemente minacciato e bombardato… Le nostre case nell’Ucraina occidentale sono diventate rifugi per i rifugiati dell’Ucraina orientale e centrale. Le persone sono costantemente in movimento e cercano riparo”.

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