Papa Francesco chiede dialogo tra generazioni

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Al termine dell’Udienza generale odierna papa Francesco ha ringraziato il popolo polacco per l’accoglienza dei profughi ucraina, che fuggono dalla guerra: “Voi, per primi, avete sostenuto l’Ucraina, aprendo i vostri confini, i vostri cuori e le porte delle vostre case agli ucraini che scappano dalla guerra. State offrendo generosamente a loro tutto il necessario perché possano vivere dignitosamente, nonostante la drammaticità del momento. Vi sono profondamente grato e vi benedico di cuore!”

Poi il papa ha fatto riferimento allo speaker in lingua polacca, Marek Viktor Gongalo: “E questo frate francescano che fa lo speaker adesso, in polacco: ma lui è ucraino! E i suoi genitori sono in questo momento nei rifugi sotto terra, per difendersi dalle bombe, in un posto vicino a Kiev. E lui continua a fare il suo dovere qui, con noi.

Accompagnando lui accompagniamo tutto il popolo che sta soffrendo dei bombardamenti, i suoi genitori anziani e tanti anziani che sono nel sotto terra per difendersi. Portiamo nel cuore il ricordo di questo popolo. E grazie a te per continuare nel lavoro”.

Mentre continuando la catechesi sull’anzianità il papa ha incentrato la riflessione sul tema ‘La longevità: simbolo e opportunità’: “Questa cadenza secolare dei tempi, narrata con stile rituale, conferisce al rapporto fra longevità e genealogia un significato simbolico forte, molto forte.

E’ come se la trasmissione della vita umana, così nuova nell’universo creato, chiedesse una lenta e prolungata iniziazione. Tutto è nuovo, agli inizi della storia di una creatura che è spirito e vita, coscienza e libertà, sensibilità e responsabilità.

La nuova vita (la vita umana), immersa nella tensione fra la sua origine ‘ad immagine e somiglianza’ di Dio e la fragilità della sua condizione mortale, rappresenta una novità tutta da scoprire. E chiede un lungo tempo di iniziazione, in cui è indispensabile il sostegno reciproco tra le generazioni, per decifrare le esperienze e confrontarsi con gli enigmi della vita. In questo lungo tempo, lentamente, viene coltivata anche la qualità spirituale dell’uomo”.

E’sempre un nuovo inizio ma con il contributo della memoria: “In un certo senso, ogni passaggio d’epoca, nella storia umana, ci ripropone questa sensazione: è come se dovessimo riprendere da capo e con calma le nostre domande sul senso della vita, quando lo scenario della condizione umana appare affollato di esperienze nuove e di interrogativi inediti. Certo, l’accumulo della memoria culturale accresce la dimestichezza necessaria ad affrontare i passaggi inediti”.

Però la vita chiede pazienza: “I tempi della trasmissione si riducono; ma i tempi dell’assimilazione chiedono sempre pazienza. L’eccesso di velocità, che ormai ossessiona tutti i passaggi della nostra vita, rende ogni esperienza più superficiale e meno ‘nutriente’.

I giovani sono vittime inconsapevoli di questa scissione fra il tempo dell’orologio, che vuole essere bruciato, e i tempi della vita, che richiedono una giusta ‘lievitazione’. Una vita lunga permette di sperimentare questi tempi lunghi, e i danni della fretta”.

La pandemia però ha cambiato i ritmi: “La pandemia, nella quale siamo ancora costretti ad abitare, ha imposto (molto dolorosamente, purtroppo) una battuta d’arresto al culto ottuso della velocità. E in questo periodo i nonni hanno fatto da argine alla ‘disidratazione’ affettiva dei più piccoli.

L’alleanza visibile delle generazioni, che ne armonizza i tempi e i ritmi, ci restituisce la speranza di non abitare la vita invano. E restituisce a ciascuno l’amore per la nostra vita vulnerabile, sbarrando la strada all’ossessione della velocità, che semplicemente la consuma”.

Ed al termine ha chiesto di assaporare la bellezza del tempo della vita: “Che la prepotenza del tempo dell’orologio diventi convertita alla bellezza dei ritmi della vita. Convertire la prepotenza del tempo, che sempre ci affretta, ai ritmi propri della vita. L’alleanza delle generazioni è indispensabile.

In una società dove i vecchi non parlano con i giovani, i giovani non parlano con i vecchi, gli adulti non parlano con i vecchi né con i giovani, è una società sterile, senza futuro, una società che non guarda all’orizzonte ma guarda sé stessa. E diventa sola. Dio ci aiuti a trovare la musica adatta per questa armonizzazione delle diverse età: i piccoli, i vecchi, gli adulti, tutti insieme: una bella sinfonia di dialogo”.

(Foto: Santa Sede)

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