Card. Parolin a Massa Carrara per farsi discepoli di Gesù

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“Le pietre delle cattedrali sono al servizio delle pietre vive che siamo noi. Le strutture ecclesiali sono al servizio della crescita e della trasmissione della fede. Sono strumenti, ma il cuore sta nel farsi umili discepoli di Gesù, i quali fanno festa perché sono cristiani lieti di esserlo, desiderosi di approfondire e vivere la loro fede, animati da uno spirito di solidarietà e di carità, specialmente verso gli ultimi”.

Questo è stato il passaggio centrale dell’omelia del card. Pietro Parolin, segretario di stato vaticano, pronunciata nella cattedrale della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli in occasione della messa solenne per i 200 anni di fondazione della Diocesi di Massa, venerdì 18 febbraio, giorno della promulgazione della Bolla Singularis Romanorum Pontificum del 1822 con cui papa Pio VII eresse la nuova circoscrizione ecclesiastica:

“Una tale felice ricorrenza merita di essere solennemente ricordata: sono lieto, pertanto, di essere qui, nella vostra bella Cattedrale a presiedere la Santa Eucaristia in questa gioiosa occasione. L’istituzione di una Diocesi rappresenta al tempo stesso un traguardo e un inizio.

Da un lato essa significa che una porzione del Popolo di Dio stabilita in un determinato territorio con un capoluogo ben definito, possiede tutte le caratteristiche per chiamarsi Chiesa a pieno titolo”.

La costituzione di una diocesi rappresenta un passo importante per la comunione ecclesiale: “Sentiamo richiamare spesso il valore dell’unità nella pluriformità e ogni Diocesi, in un certo senso, può esserne la prova, poiché è chiamata ad offrire una solida testimonianza di comunione e, al tempo stesso, a sviluppare alcune caratteristiche peculiari, un modo proprio e vitale di vivere e trasmettere la fede.

In questo senso 200 anni rappresentano un periodo sufficientemente ampio perché il popolo di Dio acquisisca il giusto senso di appartenenza alla sua Diocesi e questa abbia modo di crescere e di individuare le sue specificità”.

La costituzione di una diocesi rappresenta anche un valore culturale: “Le celebrazioni per i 200 anni della Diocesi mostrano poi che essa interagisce con il contesto culturale, sociale e politico in cui si trova immersa e che si caratterizza per essere in questo panorama una voce rilevante, una presenza che, nello scorrere delle generazioni e nel mutare delle situazioni, si caratterizza per essere segno della presenza di Cristo nelle vicissitudini del mondo, luogo nel quale, al di là e al di sopra dei difetti e dei limiti dei singoli, è possibile incontrare il vero pensiero di Cristo sull’essere umano e sulla società”.

Ma è sufficiente ricordare solo un momento storico? Le letture della celebrazione eucaristica offrono la risposta: “Esse sono attratte da due punti focali. Da un lato, la gioia per la ricostruzione e la dedicazione del Tempio di Gerusalemme, profanato dai pagani.

Una gioia incontenibile, che si esprime in una convocazione sacra, in otto giorni di festa e nella decisione di celebrare ogni anno con solennità tale felice anniversario. Si festeggia perché Dio ha ritrovato la sua centralità nella vita del popolo e il popolo ha di nuovo un magnifico tempio dove può radunarsi unito e compiere i sacrifici rituali per il suo Dio”.

La comunità ecclesiale si basa su una ‘pietra’: “Il brano dell’Apostolo Pietro, tratto dalla sua prima lettera trova invece il suo centro attorno alla parola: ‘pietra’. In pochi versi il termine ricorre ben sei volte e questa espressione non è mai riferita ad una pietra in senso fisico, ma ad una ‘pietra d’angolo’, scartata dai costruttori o a una ‘pietra di scandalo’ sulla quale sono destinati ad inciampare tutti quelli che vogliono scartarla e non si vogliono confrontare con essa”.

La Chiesa è ‘pietra viva’: “Anche la pagina di Vangelo che abbiamo proclamato ci invita all’essenziale, ci invita non tanto a proclamare di essere di Cristo, quanto piuttosto ad esserlo veramente. L’evangelista Matteo ci invita ad essere veri, autentici, a non sfruttare il nome del Signore come copertura di uno stile di vita che invece non si accorda con la volontà di Dio”.

Per questo tale ricorrenza è occasione per pensare a Dio: “La festa per i 200 anni dalla fondazione della Diocesi e il ricordo del cammino percorso fin qui, sia perciò anche un’occasione propizia per volgere il cuore e la mente a Dio, per fare spazio ad ogni soffio dello Spirito, ad ogni mozione di bene.

La letizia per il tempio di pietre che ci accoglie e per le strutture ecclesiali che rendono possibile o facilitano la vita di fede, ci spronino a crescere come tempio spirituale, fatto di pietre vive, che costruiscono la loro casa sulla roccia, che è Cristo Signore”.

Le cattedrali rimandano alle ‘pietre vive’: “Le pietre delle cattedrali sono al servizio delle pietre vive che siamo noi. Le strutture ecclesiali sono al servizio della crescita e della trasmissione della fede”.

Infine per resistere ‘nel tempo’ le cattedrali devono essere ben costruite: “Le Cattedrali per resistere nei secoli hanno bisogno di essere costruite secondo tutti i crismi dell’arte, utilizzando pietre ben squadrate in modo da incastonarsi perfettamente l’una nell’altra.

In modo analogo, noi, pietre vive che formiamo il popolo di Dio, abbiamo bisogno, sia dello splendore e della solidità delle cattedrali e di numerose istituzioni poste al servizio della comunità credente, sia e soprattutto di un cuore limpido e di uno sguardo sereno, in grado di riconoscere non solo la bellezza delle pietre, ma anche la più grande e nobile bellezza del Vangelo”. Al termine della celebrazione è stata impartita la benedizione del papa, con la quale si è concessa l’indulgenza.

(Foto: diocesi di Massa Carrara – Pontremoli)

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