Don Roberto Repole arcivescovo di Torino e di Susa

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Dopo giorni di attesa, sabato scorso è arrivato l’annuncio ufficiale della nomina di Don Roberto Repole ad arcivescovo di Torino, unendo in persona Episcopi le due Sedi di Torino e Susa di cui era come Amministratore Apostolico, mons. Cesare Nosiglia.

Direttore della Facoltà teologica di Torino, oltre che presidente dei teologi italiani, don Repole ha conseguito licenza e dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma con una tesi dal titolo ‘Chiesa pienezza dell’uomo. Oltre la postmodernità: G. Marcel e H. de Lubac’. Eppoi ha scritto ‘Il pensiero umile. In ascolto della Rivelazione’ (Città Nuova 2007); ‘L’umiltà della Chiesa’ (Qiqajon 2010); ‘Come stelle in terra. La Chiesa nell’epoca della secolarizzazione’ (Cittadella 2012); ‘Dono’ (Rosenberg & Sellier, 2013); ‘La vita cristiana’ (San Paolo 2013); ‘Chiesa’ (Cittadella 2015).

Don Roberto Repole, è stato anche curatore della collana  ‘La Teologia di Papa Francesco’, in cui 11 teologi volevano mostrare l’insegnamento di Papa Francesco, in cui era inserito anche un suo testo (‘Il sogno di una Chiesa evangelica. L’ecclesiologia di Papa Francesco’) che fornisce un focus sulla visione della Chiesa evangelica e missionaria di papa Francesco:

“Già nella Chiesa antica coesistevano diversi modelli di ministero che sembrano ben accompagnarsi a una prospettiva di miglior sinodalità, che permetta di pensare al vescovo come principio di unità con e nel suo presbiterio, piuttosto che al di fuori di esso; nel primo caso infatti risulta possibile leggere più il vescovo a partire dal presbiterio e meno il presbiterio a partire dal vescovo”.

Nella comunicazione alla diocesi l’arcivescovo emerito, mons. Nosiglia, ha mostrato la sua gioia, affermando che resterà a Torino ed offrendo la sua collaborazione:

“Sono lieto di questa nomina anche perché viviamo un periodo delicato e importante che riguarda non solo la diocesi di Torino e Susa ma l’intera Chiesa, e quella italiana in particolare.

Mi riferisco all’avvio del Sinodo che caratterizzerà questi prossimi anni ed è iniziato ufficialmente nelle nostre diocesi il 17 ottobre scorso con le solenni celebrazioni nel santuario della Consolata di Torino e nel santuario della Madonna del Rocciamelone a Susa”.

Quindi l’arcivescovo emerito ha offerto il suo aiuto nelle parrocchie e il sostegno ai lavoratori della ex Embraco: “Ho sempre desiderato infatti di poter servire una comunità parrocchiale… Desidero anche assicurare i lavoratori della ex Embraco e i poveri (in particolare senza dimora, immigrati o rom) che continuerò a seguire le loro vicende con la massima cura”.

Una sottolineatura anche per il prossimo incontro di Taizé a Torino: “Infine desidero ricordare l’incontro con i giovani di Taizé. Dopo la prima tappa a fine dicembre 2021 aspettiamo ancora i giovani d’Europa a Torino nel prossimo mese di luglio. Mi auguro che questo importante raduno possa essere accolto e seguito con cordiale attenzione da don Roberto”.

Don Roberto Repole ha voluto sottolineare tre cose, di cui la prima è la nomina a vescovo: “Ho avuto la grazia in questi anni di avere tantissimi contatti, che mi hanno arricchito nel mio percorso teologico e nella mia vita di fede. Ma ho sempre incontrato le persone per quello che erano, senza secondi fini. E per questo, la mia nomina ad arcivescovo di Torino e vescovo di Susa era umanamente del tutto imprevedibile. Non può essere opera semplicisticamente umana.

Nella fede la leggo come l’opera della fantasia e dell’estro dello Spirito. E vivo allora sicuro che come la mano di Dio non mi ha mai abbandonato in questi anni e come, anzi, la sua presenza si è fatta con il tempo sempre più intensa, così continuerà ad affiancare i miei passi. Sono con Lui; e questo è anche ciò che desidero sempre di più, quello che più davvero mi interessa nella vita”.

La seconda ‘grazia’ riguarda la Chiesa di Torino e di Susa: “La Chiesa di Torino è la mia Chiesa, tanto amata. E’ qui che ho ricevuto il dono più bello di tutti, quello della fede, quello della compagnia di Cristo. Penso con profonda gratitudine a tutte le sorelle e i fratelli che sono stati e sono per me la testimonianza di Cristo vivente e del suo amore.  Penso a voi, con i quali camminiamo insieme; e penso a quelli che sono già nel Signore. Ci sono anche loro, anche oggi, qui.

Gabriel Marcel faceva dire ad un personaggio del suo teatro che se il mondo fosse abitato solo da quelli che noi consideriamo i viventi, l’aria sarebbe semplicemente irrespirabile. Questo è particolarmente vero per la Chiesa. La Chiesa di Susa ho avuto modo di conoscerla, invece, soprattutto attraverso diversi incontri di formazione e di ritiro dei preti. Ne ho sempre raccolto la sensazione di una comunità in cui, con semplicità, si serve il Signore e ci si vuole bene”.

La terza ‘grazia’ riguarda proprio i cristiani: “Non abbiamo da offrire a queste nostre città nulla di tutto ciò che esse possono trovare già altrove e in abbondanza. Possiamo offrire, però, quello che nella nostra povertà Cristo ha deposto e depone continuamente in noi: la straripante bellezza del Vangelo, che può generare senso di vita per i più giovani, sollievo e compagnia per i più anziani, vicinanza e cura per i malati, accoglienza ospitale per tutti i poveri e gli emarginati”.

(Foto: Sermig)

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