Il grido della Repubblica di Artsakh per l’autodeterminazione

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L’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha rilasciato ieri, 18 febbraio 2022 una dichiarazione in occasione della Giornata della Rinascita [QUI]. La dichiarazione ripercorre la genesi storica del Movimento Karabakh e si conclude con un appello affinché il Gruppo di Minsk dell’OSCE riprenda in mano le trattive negoziali per una soluzione pacifica del conflitto che riconosca il diritto all’autodeterminazione del popolo armeno della Repubblica di Artsakh. Riportiamo di seguito il testo nella traduzione italiana a cura dell’Iniziativa italiana per l’Artsakh.

«Gli eventi che hanno avuto luogo nell’Artsakh (ex Oblast’ Autonoma del Nagorno-Karabakh) nel febbraio 1988 hanno cambiato radicalmente la successiva cronaca non solo degli indigeni armeni che vivono qui, ma anche di altri popoli dell’ex Unione Sovietica.

Decine di migliaia di persone, utilizzando le idee liberali e democratiche proclamate in URSS, hanno cercato di ripristinare la giustizia storica attraverso manifestazioni pacifiche a Stepanakert e in altre parti della regione, il sogno irrealizzato di diverse generazioni di riunire la regione armena con l’Armenia.

Il Movimento, che stava prendendo piede giorno dopo giorno, ha perseguito sin dall’inizio una soluzione pacifica del problema sollevato con mezzi giuridici e politici, confermata inequivocabilmente il 20 febbraio nella 20a sessione straordinaria dell’ex organo di rappresentanza, il Consiglio regionale dei deputati del popolo. La storica decisione adottata di ritirare la NKAO [Regione Autonoma del Nagorno Karabakh, NdT] dalla RSS dell’Azerbaigian e riunirla alla RSS Armena ha segnato una nuova tappa nella lotta di liberazione nazionale dell’Artsakh: il movimento del Karabakh, la determinazione civile del popolo dell’Artsakh ad avanzare legalmente.

Sfortunatamente, la leadership della RSS dell’Azerbaigian non è stata in grado di sfruttare l’opportunità unica per risolvere correttamente il problema e, di conseguenza, la regione si è trovata in un groviglio di instabilità a lungo termine e l’Azerbaigian nella tentazione di risolvere il problema con mezzi militari.

A seguito della decisione del 20 febbraio che esprimeva la volontà e il desiderio della maggioranza assoluta della popolazione della regione, l’Artsakh è giustamente diventato un simbolo dell’orgoglio e del risveglio nazionale di tutti gli armeni. L’onda del Movimento del Karabakh si diffuse in tutto il mondo; e come risultato della lotta organizzata di tutte le sezioni degli armeni, le due repubbliche armene si sono formate all’inizio degli anni ’90 del secolo scorso.

La Repubblica di Artsakh, proclamata il 2 settembre 1991 e costituita in conformità con i requisiti del diritto internazionale e della legislazione nazionale, è stata una tappa consapevole sulla strada verso uno stato armeno unito.

Il nostro popolo ha pagato un prezzo molto alto nella lotta per la libertà e l’indipendenza dell’Artsakh. Migliaia di Armeni hanno sacrificato la loro vita durante le guerre del 1991-94, 2016 e del 2020.

La Repubblica di Artsakh esiste oggi e continua la sua lotta per il riconoscimento internazionale grazie al sacrificio di quelle persone coraggiose. Il nostro omaggio alla loro memoria immortale.

Negli ultimi 34 anni abbiamo fatto molta strada nella costituzione e nello sviluppo, nelle vittorie e nei fallimenti, e durante questo periodo si è rafforzata l’idea che il futuro dell’armeno Artsakh è garantito solo nella prospettiva di vivere liberamente e in modo indipendente.

Esprimendo la volontà collettiva e il punto di vista del popolo dell’Artsakh, l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh:

  • riafferma il suo impegno per la storica decisione del 20 febbraio 1988 e la sua determinazione a difendere il suo diritto a vivere liberamente nella sua patria;
  • attira l’attenzione delle parti interessate internazionali e, in primo luogo, dei parlamenti dei Paesi Copresidenti del Gruppo di Minsk, sul fatto che il popolo armeno dell’Artsakh ha lottato per secoli per preservare la propria identità, creato valori materiali e culturali che oggi sono in pericolo a causa dell’occupazione di alcuni territori della Repubblica di Artsakh da parte dell’Azerbajgian;
  • invita i Copresidenti del Gruppo di Minsk ad adottare misure immediate, conformemente al mandato ricevuto dall’OSCE, per riprendere il processo negoziale sulla risoluzione del conflitto del Nagorno Karabakh.

Una pace e una stabilità durature nella regione possono essere raggiunte solo rispettando i diritti e le libertà fondamentali del popolo della Repubblica di Artsakh. Ecco perché gli Armeni dell’Artsakh hanno iniziato la loro lotta di liberazione nel 1988 e sono pronti a continuarla con la determinazione di raggiungere l’obiettivo finale.

Stepanakert, 18 febbraio 2022».

Postscriptum

«Soldati e civili dell’Artsakh continuano a essere presi di mira dagli Azeri. Ieri ferito gravemente un militare e spari contro contadini nei campi. Anche un trattore ne fa le spese. La via per la pace è tragicamente lastricata dai colpi dei cecchini azeri» (Iniziativa italiana per l’Artsakh @IArtsakh – 16 febbraio 2022).

«Altri spari azeri contro le case di Taghavard (Artsakh). La politica di Aliyev è quella di terrorizzare la popolazione armena per spingerla a lasciare la sua terra. Questa di chiama pulizia etnica» (Iniziativa italiana per l’Artsakh @IArtsakh – 19 febbraio 2022).

Pulizia etnica azera in Artsakh. Proposte armene per ridurre l’escalation al confine azero-armeno. Rischio di nuova guerra azera nel Nagorno-Karabakh. Prospettivi di sblocco del confine armeno-turco – 19 gennaio 2022

Foto di copertina: Siamo le nostre montagne (in armeno, Menq enq mer sarerè), il grande monumento a Stepanakert, la capitale della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, un piccolo fazzoletto di terra incastrato nelle montagne del Caucaso meridionale. Karabakh è una parola di origine turca e persiana che significa «giardino nero». Nagorno è una parola russa che significa «montagna». La popolazione di origine armena della Montagna del Giardino Nero preferisce chiamare la regione Artsakh, il nome antico armeno. Il monumento, completato nel 1967 da Sarghis Baghdasaryan, è significativamente considerato come il simbolo principale del Artsakh. Costruito in tufo, raffigura un uomo anziano ed una donna che emergono dalla roccia, a rappresentare la gente delle montagne del Nagorno-Karabakh Una delle caratteristiche principali è la poca definitezza della scultura. È conosciuta anche come Tatik yev Papik in lingua armena orientale e Mamig yev Babig in lingua armena occidentale, traducibile come Nonna e Nonno. Il monumento appare anche nello stemma della Repubblica di Artsakh.

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