VII Domenica: Camminiamo in novità di vita

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Una domanda: cosa significa essere cristiani?  Trovata la risposta, è necessaria la coerenza e la responsabilità nell’agire. Eppure tante volte l’uomo è strano nel suo agire, vorrebbe realizzare la luna; eppure la società in fondo ha più bisogno di uomini buoni che di uomini grandi; la persona necessita di amare ed essere amata; l’etica deve essere  solo la conseguenza dell’essere: sei cristiano, vivi da cristiano!

Il cristianesimo descritto nel Vangelo non è un moralismo esagerato, come qualcuno potrebbe pensare, ma è la conseguenza  naturale del nostro essere cristiani, cioè figli di Dio e, perciò, fratelli tra di noi, tanto da pregare, come insegna Gesù: ‘Padre nostro che sei nei cieli’. Siamo fratelli, viviamo da fratelli!

Con il Battesimo ci siamo innestati a Cristo da costituire con Gesù un unico corpo: il corpo mistico della Chiesa dove Cristo è il capo, noi siamo le membra. Il livello ontologico deve precedere sempre quello etico; il nostro comportamento deve perciò essere adeguato e in sintonia con la nuova realtà acquisita con il Battesimo. 

Da qui le parole di Gesù: ‘Rimanete nel mio amore ed osservate i miei comandamenti’: due livelli: 1° ‘sii cristiano’, rimani nel mio amore; 2° se sei cristiano, discepolo di Cristo, ‘osserva i miei comandamenti’. Dio è amore, siamo chiamati allora ad amare; Gesù è morto per tutti  (amici ed avversari), allora ama tutti, senza alcuna distinzione. L’amore o è altruismo o non è amore.

Vuoi sapere se qualcuno ti ama sul serio? Non fidarti delle sue parole, ma mettilo alla prova con il sacrificio: se è incapace di sacrificarsi per te, non ama te ma se stesso. L’amore non è un divertimento, è una cosa seria perché è una cosa divina. 

Ti sembra una cosa difficile? Un giorno anche l’apostolo Paolo si dimostrò pieno di paura  ed elevò a Dio la sua preghiera; il Padre rispose: ‘Non temere, Paolo, ti basta la mia grazia; la mia potenza, dice il Signore, si manifesta pienamente nella debolezza’. L’Apostolo scriverà: ‘Quando sono debole, è allora che sono forte!’.

Beato l’uomo che confida nel Signore, maledetto l’uomo che confida nell’uomo.  Il vangelo oggi ci propone l’insegnamento di Cristo: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano,  chi ti percuote la guancia destra, porgi anche la sinistra. Questo è l’ideale della  carità evangelica.

Potrebbe sembrare un paradosso, ma in realtà non lo è, basta riflettere. Certo, secondo i parametri umani che si colgono tra gli uomini sembra cosa inconcepibile : amare i nemici o fare del bene a chi fa del male, ma Gesù non è venuto per collaudare il mondo egoista ed individualista, superbo ed orgoglioso. Gesù conosceva bene il comportamento umano.

‘Se amate quelli che vi amano, se fate del bene a chi vi fa del bene …  cosa avete fatto di straordinario? Non fanno così anche i pagani?’. Ma tu sei figlio di Dio, Gesù è morto in croce per tutti e per ciascuno di noi e la sua preghiera è stata per i suoi crocifissori: ‘Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno’.

Gesù dirà ancora: ‘Mi chiamate Signore e Maestro, e dite bene; ma io vi ho lavato i piedi, vi ho dato l’esempio: fate come io vi ho insegnato’. Tutto quanto Gesù ci ha insegnato, non è un optional, è un comando.

Gesù sa bene che amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, per questo motivo si è fatto uomo, è morto in croce, e rimane oggi nell’Eucaristia: cibo, forza e nutrimento alla nostra debolezza. La logica dell’amore, che culmina con Cristo in croce, è il distintivo della fede cristiana e ci spinge ad incontrare tutti con cuore di fratelli.

In questo consiste specificatamente il comportamento cristiano: vivere da figli dell’Altissimo, di Dio grande e misericordioso. Gesù ci ha dato l’esempio: oltraggiato non risponde; ingiuriato, perdona; offeso, sa essere misericordioso e prega ‘Padre, perdona loro’. 

Gli Apostoli saranno, a partire dalla Pentecoste, i primi testimoni di questo amore; i nostri fratelli e sorelle, che chiamiamo ‘santi’ sono persone che hanno amato sino all’estremo sacrificio: ieri come oggi il beato Pino Puglisi,  mio compagno di scuola e di banco, madre Teresa di Calcutta, apostolo della carità, e  quanti si fregiano del nome di ‘cristiano’ e sanno amare e perdonare. 

Diceva san Francesco: ‘Nessun fratello, che ha peccato, deve vedere i tuoi occhi e partirsene senza la certezza di essere stato perdonato’. Amico, che ascolti o leggi, vuoi vivere da cristiano? Getta via l’aceto dal cuore e riempilo di miele: il miele del perdono, di dimenticare le offese ricevute, di benedire e mai maledire. La più bella vendetta è l’amore e il perdono.

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