L’importanza di una riforma

Condividi su...

“Nessuno stato è ormai un’isola”, commenta Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato di Città del Vaticano. Con tre leggi, lo Stato di Città del Vaticano completa il suo sistema penale, lo adegua alle Convenzioni Internazionali che ha firmato, lo rivede in alcuni aspetti. Con un motu proprio, Papa Francesco (ma Dalla Torre ha parlato, forse con un felice lapsus, di “motu proprio di Papa Benedetto”) estende l’effetto di queste leggi anche alla Santa Sede.
L’effetto, forse, non è dirompente nel modo in cui lo si vuole delineare. Si dà grande enfasi al fatto che finalmente viene ridefinita nello Stato di Città del Vaticano la categoria dei delitti contro i minori. Sono contemplati nella legge vaticana: la vendita, la prostituzione, l’arruolamento e la violenza sessuale in loro danno; la pedopornografia; la detenzione di materiale pedopornografico; gli atti sessuali con minori. L’inserimento di questi reati, in realtà, è una diretta conseguenza della firma e ratifica di alcune convenzioni internazionali da parte della Santa Sede. Che ha seguito la procedura di tutti gli Stati europei. Ovvero, ha fatto seguire alla sottoscrizione dei principi della convenzione l’adeguamento del suo sistema giuridico penale.

Più importante è invece l’abolizione della pena dell’ergastolo, oggetto di un ampio dibattito a livello internazionale. Si va gradualmente verso una abolizione della pena a vita, nell’idea che il carcere sia “emendativo” più che punitivo, e la Santa Sede fa suo questo principio: il massimo della pena, ora, va dai 30 ai 35 anni.

Sono gli adeguamenti necessari di un codice che era fermo al 1929, seppur con delle modifiche (da ricordare la legge 50 di Paolo VI, del 1969) che lo avevano messo un po’ al passo con i tempi, ma di certo che non lo avevano reso internazionale. Lo spiega lo stesso Dominique Mamberti, segretario vaticano dei Rapporti con gli Stati, che alla sua nascita lo Stato di Città del Vaticano “adottò in blocco l’ordinamento giuridico, civile e penale, del Regno d’Italia, nella convinzione che questa dotazione fosse sufficiente al fine di regolare i rapporti di diritto comune all’interno di uno Stato la cui ragion d’essere risiede nel supporto alla missione spirituale del Successore di Pietro”.

Ovviamente, questa non è più una dotazione sufficiente. Il sistema delle convenzioni internazionali, la globalizzazione, la stessa necessità del Vaticano di essere uno Stato presente e vivo nel concerto delle nazioni, hanno fatto sì che i confini della Santa Sede cambiassero radicalmente: da enclave dell’Italia, a enclave dell’Europa unita, seppur senza essere parte dell’Unione Europea.

Benedetto XVI aveva così cominciato questo adeguamento giuridico dello Stato di Città del Vaticano, e una delle prime svolte era stata rappresentata proprio dalla legge antiriciclaggio del 2010. La legge nasce dalla convenzione monetaria che la Santa Sede firma con l’Unione Europea nel 2009, con la quale la Santa Sede entra nel sistema “euro”, pur non facendo parte dell’Unione.

È il segnale tangibile che i confini del Vaticano sono ormai quelli dell’Europa. Una svolta che di certo non fa piacere a quanti erano abituati ad un certo rapporto bilaterale e privilegiato con il Vaticano, ma che invece si può dire segni l’ingresso definitivo del Vaticano in un concerto internazionale segnato dai rapporti multilaterali.

Una scelta che rafforza la Santa Sede a livello internazionale, rendendola ancora di più una parte terza nelle relazioni diplomatiche, e facendo del suo piccolo Stato  uno dei più aperti al mondo per quantità di relazioni ed importanza.

Questo permette alla Santa Sede di adeguarsi, sì, agli standard internazionali, ma senza perdere la sua sovranità e peculiarità. La legge antiriciclaggio è stata poi migliorata, e Dalla Torre ha preannunciato altre novità per settembre (si può desumere una riforma dell’intero sistema finanziario della Santa Sede proprio dalla scelta di andare a riferire a MONEYVAL su un quadro più ampio di quanto richiesto alla prossima plenaria di dicembre). E la prima revisione della legge era arrivata proprio con la firma o ratifica di alcune convenzioni internazionali, a segnalare che l’impegno della Santa Sede è orientato a un riconoscimento internazionale, e non solo a mettere la classica “foglia di fico” di fronte ai problemi.

Così, a partire dalla convenzioni, ci sono tutta una serie di nuove “fattispecie”, dal reato di tortura a quello dei crimini contro l’umanità, dalla pedopornografia al reato di corruzione, fino alla responsabilità giuridica degli enti che si va ad affiancare alla responsabilità giuridica personale.

La grande rivoluzione avviata da Benedetto XVI è tutta qui. Non fa rumore sui quotidiani. Ma racconta di un Vaticano che si va puntellando giuridicamente, che si dà una struttura forte e che diventa sempre più aperto al mondo nella sua sovranità. Se MONEYVAL ha dato una spinta, non è stata l’unica. La spinta va

E si devono ricordare anche altri sforzi riformatori di Benedetto XVI. Non ultima, la nuova costituzione della Caritas Internationalis, che dava nervo e sostanza ad una delle più importanti strutture internazionali della Chiesa.

C’è, poi, una piccola curiosità: tra i nuovi reati, c’è quello di furto di documenti riservati. Una postilla, questa, suggerita dalla vicenda di Paolo Gabriele. Il quale fu processato e condannato per “appropriazione indebita”.

Ma – spiega Mamberti –  “nonostante l’innegabile novità di molte norme incriminatrici contenute in queste leggi, non sarebbe tuttavia corretto pensare che le condotte in esse sanzionate fossero in precedenza penalmente lecite. Esse venivano infatti comunque punite, sia pure in base a titoli di reato più generici ed ampi. L’introduzione delle nuove disposizioni vale invece ad individuare con maggiore certezza e definizione le fattispecie incriminate e così a soddisfare i parametri internazionali, adeguando le sanzioni alla specifica gravità dei fatti”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50