Il sistema giudiziario vaticano asfaltato a carichi di bulldozer. Nuove perquisizioni della Guardia di Finanza per rogatorio Vaticano a tre giorni della settima udienza nel processo 60SA

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Lo spettacolo indecoroso del Procedimento penale n. 45/2019 RGP vaticano, il noto processo 60SA contro il Cardinal Becciu (+9) – già giustiziato per impedire un suo ingresso nel prossimo Conclave – prende sempre più la forma di un bulldozer che crea rovine nella Chiesa e spinge nello sconforto tantissimi fedeli. L’epicedio accompagnato da danze come era da costumo greco, ieri si è “arricchito” da un altro episodio che rende sempre più costernati dal comportamento della magistratura vaticana e del fatto che il Papa, che detiene i pieni poteri giudiziari nello Stato della Città del Vaticano, non interviene per fermare i Promotori di Giustizia vaticani (che procedono nel nome suo), che con la loro incompetenza manifesta e prevenzione scandalosa nei confronti del Cardinal Becciu sono diventato a tutti gli effetti “affossatori del sistema giudiziario vaticano”. «La palla di neve l’hanno fatta diventare una valanga per travolgere tutto e tutti» (M.B.).

Ieri mattina, 15 febbraio 2022 – a tre giorni della settima Udienza davanti al Tribunale vaticano del processo iniziato e non ancora partito – sono state eseguite dalla Guardia di Finanza a Roma e a Ozieri, Pattada e Bono in provincia di Sassari – nell’ambito di un’indagine per riciclaggio aperta dalla Procura di Sassari e relativa a fondi che dallo IOR e dalla CEI nella Diocesi di Ozieri – una serie di perquisizioni nei confronti dei beneficiari dei fondi e di persone a loro collegate all’esito di una rogatoria dal Vaticano. Per i legali del Cardinal Becciu «le conclusioni degli investigatori vaticani sono platealmente infondate». Per i legali della Diocesi di Ozieri si tratta di un’iniziativa destabilizzante: «Accertamenti già eseguiti a luglio per contestazioni smentite».

Come ha ricordato Franca Giansoldati su Il Messaggero di ieri, 15 febbraio 2022 [QUI]: « Venerdì si terrà una importante udienza. Il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, durante l’ultima seduta, aveva dato al Promotore di Giustizia una sorta di ultimatum: una settimana di tempo, fino al 31 gennaio, per depositare le parti mancanti negli atti di citazione al processo. Ma al temine stabilito l’Ufficio del Promotore di Giustizia non ha depositato nulla di quanto richiesto, solo una memoria di tre pagine (firmata da Alessandro Diddi, Roberto Zanotti, Gianluca Perone) nella quale sono stati illustrati i motivi per i quali non intende farlo. Un braccio di ferro continuo che dura dal luglio scorso. (…) In pratica i Pm affermano che gli atti già rilasciati e consegnati alle difese sono solo quelli utilizzati a fini processuali. Non ci saranno depositi ulteriori con buona pace di tutti. Eppure il presidente del Tribunale Pignatone aveva annotato che di quei 250 oggetti sequestrati (e ancora chiusi a chiave in una cassaforte) ne erano stati resi disponibili alle difese «solo copie parziali». Un vulnus che andava colmato anche perché il materiale effettivamente sequestrato è immenso e riguarda decine di dispositivi elettronici, hard disk, cellulari, computer, pennette. Durante l’ultima udienza era emerso inoltre che solo a monsignor Alberto Perlasca erano stati sequestrati 31 dispositivi informatici – “tablet, hard disk, penne, dvd, telefonini” – sebbene alle difese fossero stati dati solo contenuti parziali di un solo telefono cellulare e di un indirizzo di posta elettronica. L’ennesima doccia fredda per gli avvocati degli imputati (dieci persone tra funzionari vaticani, sacerdoti, finanzieri e un cardinale) che continuano a denunciare l’impossibilità di accedere alle prove e avere garanzie per un giusto processo. Per presidente del Tribunale Pignatone questo ordine disatteso rappresenta l’ennesimo smacco, visto che ancora una volta le sue decisioni vengono disattese dalla pubblica accusa vaticana».

Gli Avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, difensori del Cardinal Becciu nel processo in corso in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, hanno dichiarato: «Siamo massimamente sereni. Il Cardinale, ancorché del tutto estraneo alle iniziative ed alla gestione assunte dalla Diocesi e dagli enti assistenziali, ha sempre agito condividendone le finalità umanitarie perseguite meritoriamente nel tempo. Sulla scorta delle conclusioni degli investigatori vaticani – che riteniamo platealmente infondate – la Procura di Sassari ha assunto una iniziativa consequenziale, avente ad oggetto i medesimi fatti che, va ricordato, dovranno ancora essere esaminati dal Tribunale vaticano».

Lo studio legale associato Luigi Pisanu-Ivano Iai, che cura gli interessi della Diocesi di Ozieri, oggetto delle perquisizioni di ieri disposte dalla Procura di Sassari ha chiarito con un comunicato stampa a firma dell’Avv. Ivano Iai: «In nome e nell’interesse della Diocesi di Ozieri, rappresentata dal Vescovo Monsignor Corrado Melis, nel manifestare formale rispetto verso l’autorità giudiziaria procedente ma anche dolore e rammarico per un’iniziativa così incomprensibile e destabilizzante, si rappresenta che l’attività investigativa in corso appare prima facie infondata, consistendo in accertamenti peraltro eseguiti nello scorso mese di luglio a seguito di contestazioni già smentite sul piano contabile e documentale.
Sarà, quindi, dimostrata la piena legittimità dell’operato della Diocesi, della Caritas e della Spes, le cui finalità e concrete attività hanno esclusiva natura solidale e di carità istituzionalmente proprie di tali enti.
Si riafferma, allora, per l’ennesima e, si confida, ultima occasione, che la Diocesi di Ozieri ha sempre operato nel rispetto delle finalità religiose e solidali anche sul piano economico, impegnando le proprie risorse nello spirito di interventi mai affrancati da comprovate situazioni di disagio individuale, familiare o lavorativo.
E nell’apprestare siffatti interventi, la Diocesi che si identifica nell’operato della Caritas locale e, con essa, si avvale della preziosa collaborazione della cooperativa solidale senza fini di lucro Spes, suo concreto e reale braccio operativo, cui sono state destinate somme regolarmente documentate, contabilizzate e rendicontate nell’inequivocabile e incontestabile assenza di interferenze o condizionamenti da parte di alcuno, men che meno di S.Em.Rev.ma il Cardinale Angelo Becciu, del tutto estraneo alle iniziative dell’ente religioso».

Puntuale è arrivato il commento del sito Silere non possum sulle perquisizioni a Roma e in Sardegna, e altro [QUI]. Leggere i documenti e ascoltare i video riportati in questo articolo, aiuta a capire meglio il senso dell’attacco violento contro il Cardinal Becciu, che si è sempre dichiarato innocente e, se come per lui non valesse la presunzione di innocenza, è già stato giudicato, condannato e giustiziato per mezzo stampa.

Scrive Silere non possum: «Ieri, martedì 15 febbraio 2022 è stata disposta l’ennesima perquisizione dalla Procura di Roma nei confronti della Caritas della diocesi di Ozieri e di alcuni soggetti coinvolti nella vicenda del Cardinale Giovanni Angelo Becciu. Un atto eseguito tramite rogatoria, richiesto dai Promotori di Giustizia dello Stato della Città del Vaticano. Ancora una volta, nonostante fosse già stata perquisita, si è andati a fare irruzione in una realtà che dovrebbe essere trattata in modo ben diverso da parte del Vaticano. Il Papa, in sostanza, ordina una perquisizione a casa di un confratello vescovo. Di questo stiamo parlando. Da quanto non vedevamo queste cose? Dal Medioevo? Neppure. Riteniamo questo modus agendi veramente vergognoso. Un attacco vile ed intimidatorio che è proprio della magistratura italiana ed ora si vuole utilizzare anche in Vaticano, grazie al fatto che abbiamo scelto di assodare degli avvocati incompetenti e assolutamente ignoranti in materie canonistiche, come magistrati».

Poi, Silere non possum tratta della testimonianza di Mons. Rocco Pennacchio: «I promotori di giustizia hanno escusso anche S. Ecc.za Rev.ma Mons. Rocco Pennacchio, attuale arcivescovo di Fermo e, al tempo, economo della Conferenza Episcopale Italiana. Come è già stato evidenziato dalle difese, la maggior parte dei verbali forniti ai legali degli imputati sono completamente omissati. Comprendete bene che questo non significa garantire il diritto di difesa di cui molto spesso abbiamo parlato nei nostri articoli. Con la scusa che quelle affermazioni riguardano ancora altri procedimenti si omissa tutto: registrazioni audio, video, verbali, indagini ecc. Questo non è il modo di procedere che è richiesto in primis dal diritto canonico e in secundis dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo citata spesso nelle sentenze del Tribunale Vaticano.

Se le attività di indagine debbono restare coperte da segreto istruttorio (ciò significa che sono segrete per tutti e non che vengono passate sotto banco a L’Espresso prima che le difese ne sappiano qualcosa) allora non si procede fino a quando non si potrà rendere tutto noto e chiaro. Quelle affermazioni di Mons. Pennacchio sono utili per un altro procedimento? Bene, si procederà per entrambi a suo tempo. Non si aziona la macchina del fango per queste persone e si obbligano per OTTO mesi a partecipare ad udienze ridicole. Persone che hanno i loro soldi sequestrati perché un bel giorno avvocati italiani hanno scelto di fare la baldoria in Vaticano. Ma da che mondo e mondo?

Ciò che emerge dalla testimonianza dell’arcivescovo di Fermo [QUI] è che la richiesta formulata alla CEI “era certamente in linea con le finalità istituzionali per cui il progetto risultò finanziabile”. Fine. Non c’è altro. Tutte le elucubrazioni fatte anche da giornalisti che non conoscono neppure le basi del diritto e non sanno equiparare due date in croce, sono illazioni. Fino a quando non saranno svelati i contenuti di questi verbali questo è ciò che sappiamo. Anche in merito alla diocesi di Ozieri non è rinvenibile alcuna attività illecita. La CEI ha ritenuto finanziabile un progetto e quel denaro lo ha disposto in favore della diocesi. Non vi è prova alcuna che attesti il contrario e la Conferenza Episcopale Italiana non ha presentato alcuna denuncia in merito.

Un modo di procedere vergognoso

L’atteggiamento intimidatorio di questi soggetti è chiaro e lo abbiamo denunciato molto spesso. Nel video che pubblichiamo oggi [QUI] emerge chiaramente il modus agendi e il timore che ha Mons. Perlasca di queste persone. Parliamo di domande assolutamente inutili ai fini investigativi, parliamo di elucubrazioni, gossip. Addirittura Alessandro Diddì scherza con il gendarme riguardo alla successione dei Capi di Stato: “Questi non li possiamo sbagliare” dice. Siamo veramente alla frutta. Nella storia della Chiesa mai si è vissuta una situazione tale. Nessun rispetto delle persone e completa ignoranza dei luoghi, degli usi e costumi.

La disinformazione

Ciò che affligge in questa vicenda è anche la campagna, fatta da molteplici giornalisti, di disinformazione. Vengono fornite informazioni false, di parte e senza oggettività. Ci sono quelle che parlano di “PM della Santa Sede”, ora spiegateci chi sarebbero tali soggetti visto che i Promotori di Giustizia (e non i PM) sono dello Stato e non della Santa Sede. Ma è chiaro che qui mancano le basi veramente per poter parlare di questi argomenti. Del resto se continuiamo a prendere i giornalisti in questo modo, stiamo freschi. Poi ci sono quelle che scrivono che Mons. Nunzio Galantino il 3 ottobre 2013 sarebbe stato segretario della CEI. Peccato che Galantino al tempo era Vescovo di Cassano all’Jonio dal 9 dicembre 2011. Solo il 28 dicembre 2013 il Sommo Pontefice lo ha nominato Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana ad interim [QUI].

La richiesta di denaro e l’ incoraggiamento difatti è stata firmata da S. Ecc.za Rev.ma Mons. Sebastiano Sanguinetti il 23 giugno 2013 ed indirizzata a S. Ecc.za Rev.ma Mons. Mariano Crociata, allora Segretario Generale [QUI].

La reazione della diocesi di Ozieri

Come abbiamo detto, è vergognoso che il Papa permetta un trattamento del genere messo in essere contro un suo confratello nell’episcopato come S. Ecc.za Rev.ma Mons. Corrado Melis. Un vescovo buono, corretto e amato, il quale, peraltro, ha anche un passato all’interno del consiglio per gli affari economici della diocesi di Ales-Terralba e di tali questioni si intende.

La diocesi è sbalordita, poche parole, definiscono questo modus agendi “incomprensibile e destabilizzante”. La diocesi “ha operato nel rispetto delle finalità religiose e solidali anche sul piano economico, impegnando le proprie risorse nello spirito di interventi mai affrancati da comprovate situazioni di disagio individuale, familiare o lavorativo”. Le somme sono “regolarmente documentate, contabilizzate e rendicontate nell’inequivocabile e incontestabile assenza di interferenze o condizionamenti da parte di alcuno e men che meno – concludono gli avvocati – dal cardinale Angelo Becciu, del tutto estraneo alle iniziative dell’ente religioso” affermano i legali Pisanu e Lai.

In conclusione

Visto e considerato che qualcuno (chissà chi) sta procedendo a favorire questa campagna di disinformazione e sta celebrando questo processo mediatico, Silere non possum ritiene di dover contribuire al racconto della vicenda. Lo faremo con gli atti del procedimento e non con considerazioni personali degli autori. Purtroppo anche i lettori dei giornali non hanno più fiducia nelle parole del redattore dell’articolo proprio per questo motivo, perché molto spesso vi sono giornalisti che raccontato la loro idea e non forniscono la notizia. Lo abbiamo evidenziato poco sopra.  Per questo motivo, come nostro costume, affermeremo la Verità e la dimostreremo ai nostri lettori con prove documentali. Ognuno sarò in grado di formare il proprio pensiero in merito alla vicenda che sta facendo tanto scalpore e che vede Torquemada romani alla ricerca di teste con annesso zucchetto rosso da far cadere. F.B.».

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