Soffiano venti di guerra in Ucraina

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Al termine dell’Angelus odierno papa Francesco ha invitato i fedeli a pregare per la pace in Ucraina: “Cari fratelli e sorelle, le notizie che giungono dall’Ucraina sono molto preoccupanti. Affido all’intercessione della Vergine Maria e alla coscienza dei responsabili politici ogni sforzo per la pace. Preghiamo in silenzio”.

Intanto Aiuto alla Chiesa che Soffre organizza per lunedì 14 febbraio 2022 alle ore 21.00, tramite la piattaforma Zoom, la videoconferenza sul tema ‘Una Chiesa in trincea: le comunità cattoliche dell’Ucraina nella morsa di una guerra ibrida’.

Infatti dal 2014, anno in cui la Crimea e le regioni orientali di Donetsk e Luhansk sono state occupate militarmente dalla Russia, la situazione in Ucraina è stata definita una ‘guerra ibrida’. Scontri armati, sanzioni economiche, campagne di disinformazione e intimidazione hanno determinato una crescente tensione che ha aggravato l’isolamento e la fragilità delle comunità cattoliche, specialmente nelle regioni orientali. Il 26 gennaio scorso, a seguito dei recenti sviluppi politici, il Santo Padre ha chiesto una giornata mondiale di preghiera per la pace in Ucraina.

 ACS affronterà queste domande: come è cambiata, rispetto ad un anno fa, la vita quotidiana dei quasi 5.000.000 di cattolici ucraini ? Quale contributo alla pace e quale servizio alla società stanno offrendo le Chiese locali? Come sostenere la Chiesa Cattolica, minoritaria nel Paese, nelle sue crescenti necessità?

Interverrà all’incontro don Oleksandr Khalayim. Sacerdote della Diocesi di Kamyanets-Podilskyi, è Direttore Spirituale del Seminario Maggiore di Horodok, Responsabile regionale per le Vocazioni e Responsabile diocesano per la Formazione Permanente dei Sacerdoti.

Ha conseguito il Dottorato in Teologia Pastorale con specializzazione in Dottrina Sociale della Chiesa presso la Pontificia Università Lateranense e la Licenza in Missiologia alla Pontificia Università Urbaniana. Attualmente è docente della Dottrina Sociale della Chiesa al Seminario di Vinnytsa.

E’ inoltre docente di Dottrina Sociale della Chiesa, Missiologia e Omiletica presso il Seminario Maggiore di Kyiv e di Teologia della Spiritualità al Seminario Maggiore di Horodok. Il link per partecipare alla video conferenza Zoom è il seguente: https://us02web.zoom.us/j/83269320097?pwd=TFJhbWhuWnorbGcrQzZIZ3gwcWlLQT09; ID riunione: 832 6932 0097 Passcode: 604148.

Nel frattempo è stato lanciato un appello da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica Ucraina, affermando che la guerra non è una risposta per la soluzione dei problemi: “La guerra è la peggiore risposta ai problemi. La nostra speranza oggi è che con la preghiera e il supporto della comunità internazionale, possiamo dire tutti no alla guerra. 

Stiamo assistendo con i nostri occhi ad una vera idolatria della violenza che si sta alzando nel mondo. Noi, come cristiani, dobbiamo dire a voce alta, no alle azioni militari come soluzione dei problemi. Solo il dialogo, la cooperazione, la solidarietà possono aiutarci a superare ogni tipo di difficoltà e crisi”.

Sua Beatitudine ha sottolineato questa pericolosa escalation: “Sentiamo di essere arrivati al culmine di una pericolosa escalation e aggressione militare contro l’Ucraina… E’ vero che il nostro paese è attaccato dalla Russia da 8 anni, ma l’escalation a cui assistiamo oggi non è una semplice continuazione della guerra in Donbass o una conseguenza dell’annessione della Crimea.

Stiamo assistendo ad una escalation di conflittualità tra la Russia e il mondo occidentale, in particolare gli Usa. In questo conflitto, l’Ucraina è solo una parte dell’intero panorama mondiale della crisi. Certo, abbiamo paura. Per la nostra posizione storica e geografica, siamo il Paese più esposto.

Siamo sulla front line. Ma la crisi ucraina non è un problema solo per gli ucraini. Ha conseguenze su tutto il mondo, per l’Ue, gli Usa e i paesi membro della Nato”.

 Se la via della guerra non è una soluzione alla crisi in atto, Sua Beatitudine Shevchuk propone, dal punto di vista ‘religioso’ e non politico, tre risposte alla situazione. La prima è la preghiera; la seconda è ‘la solidarietà soprattutto con coloro che si trovano nel bisogno’, in particolare con la popolazione, spesso anziana e povera, al confine orientale del Donbass;  mentre la terza risposta “ci chiede di essere, come cristiani, predicatori di speranza. Crediamo che Dio è con noi. Dobbiamo avere questa luce ed essere annunciatori di buone notizie alle persone che hanno paura, sono disorientate, hanno fame, hanno freddo”.

Ed ha sottolineato l’importanza del ruolo diplomatico di papa Francesco: “Anche se gli ucraini per maggioranza sono ortodossi, Papa Francesco è l’autorità morale più importante nel mondo. E ogni sua parola per la situazione Ucraina, pronunciata all’Angelus o in altre occasioni, è molto importante per noi.

La nostra gente è molto attenta ad ogni parola che il Santo Padre rivolge alla ‘Cara Ucraina’ e alle sofferenze del popolo ucraino. Ma ciò che più gli ucraini attendono dal Papa è una sua visita in Ucraina. La possibilità di una sua visita è la nostra più alta aspettativa, e preghiamo perché un giorno questo viaggio si possa realizzare”.

Mentre sabato 12  febbraio, a Kiev, l’organizzazione partitica ‘Piattaforma di Opposizione – Per la Vita /OPZZh’ in un lungo comunicato, rilanciato subito dall’agenzia russa TASS, ha accusato il presidente ucraino di continuare ad approfondire le divisioni tra le confessioni religiose e al tempo stesso di violare i diritti dei credenti ortodossi:

“Il potere di Zelensky sta intensificando la divisione interconfessionale in Ucraina. A seguito della firma di questo documento concordatario, [il governo di] Kiev fornirebbe alla Chiesa cattolica condizioni privilegiate rispetto ad altre confessioni esistenti in Ucraina poiché lo Stato si assumerà obblighi aggiuntivi, cosa che invece farebbe nel caso di altre chiese”.

La Piattaforma ha sottolineato di opporsi categoricamente alla firma di un tale documento da parte dell’Ucraina, poiché rappresenterebbe un’altra violazione dei diritti dei rappresentanti della confessione più numerosa in Ucraina, l’Ortodossia, creando condizioni privilegiate per altre chiese ed organizzazioni confessionali non maggioritarie:

“Se l’Ucraina assume ulteriori obblighi nei confronti della Chiesa cattolica, ciò porterà inevitabilmente a un aumento della divisione interconfessionale nel Paese… Cercando di giocare dietro le quinte con il Vaticano e ottenere così il sostegno dell’Occidente, le autorità del governo di Zelensky dimostrano ancora una volta la propria ignoranza, miopia e disprezzo per i diritti e i sentimenti dei credenti in Ucraina”.

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