Papa Francesco: la tratta è violenza

Condividi su...

Domenica scorsa al termine dell’Angelus papa Francesco aveva sottolineato che la tratta delle persone è una ferita che ha bisogno di essere sanata, in quanto le bambine e le donne rappresentano il 72 per cento delle vittime della tratta:

“Questa è una ferita profonda, inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici senza alcun rispetto per la persona umana. Tante ragazze (le vediamo sulle strade) che non sono libere, sono schiave dei trafficanti, che le mandano a lavorare e, se non portano i soldi, le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città.

Pensiamoci sul serio. Davanti a queste piaghe dell’umanità, esprimo il mio dolore ed esorto quanti ne hanno la responsabilità ad agire in modo deciso, per impedire sia lo sfruttamento sia le pratiche umilianti che affliggono in particolare le donne e le bambine”.

Mentre nella giornata di preghiera contro la tratta di esseri umani la voce del papa si è levata ancora una volta in difesa della dignità della persona, soprattutto delle donne, su un fenomeno che provoca migliaia di vittime, che aveva per tema ‘La forza della cura. Donne, economia e tratta di persone’:

“Esso ci invita a considerare la condizione delle donne e delle bambine, sottoposte a molteplici forme di sfruttamento, anche attraverso matrimoni forzati, schiavitù domestica e lavorativa. Le migliaia di donne e bambine che ogni anno vengono trafficate denunciano le drammatiche conseguenze di modelli relazionali fondati sulla discriminazione e la sottomissione. E non è un’esagerazione: migliaia!”

Per il papa la tratta è violenza: “La tratta di persone, attraverso lo sfruttamento domestico e quello sessuale, riconsegna con violenza le donne e le bambine al loro supposto ruolo di subordinate alla prestazione di servizi domestici e di servizi sessuali, alla loro figura di erogatrici di cura e dispensatrici di piacere, che ripropone uno schema di rapporti improntati al potere del genere maschile su quello femminile. Ancora oggi, e ad alto livello.

La tratta di persone è violenza! La violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera, è una ferita profonda che riguarda anche ognuno di noi”.

E’un invito agli uomini a difendere le donne, che hanno il coraggio di difendere la dignità: “Sono tante le donne che hanno il coraggio di ribellarsi alla violenza. Anche noi uomini siamo chiamati a farlo, a dire no ad ogni violenza, inclusa quella contro le donne e le bambine.

E insieme possiamo e dobbiamo lottare perché i diritti umani siano declinati in forma specifica, nel rispetto delle diversità e nel riconoscimento della dignità di ogni persona, avendo a cuore in modo particolare chi è leso nei suoi diritti fondamentali”.

E per tale cambiamento papa Francesco ha chiesto di seguire la strada di suor Bakhita: “Santa Bakhita ci indica la via per la trasformazione. La sua vita racconta che il cambiamento è possibile quando ci si lascia trasformare dalla cura che Dio ha per ciascuno di noi. E’ la cura della misericordia, è la cura dell’amore che ci cambia nel profondo e ci rende capaci di accogliere gli altri come fratelli e sorelle”.

Il cambiamento avviene dal riconoscimento della dignità della persona: “Riconoscere la dignità di ogni persona è il primo atto di cura. E’ il primo atto di cura: riconoscere la dignità! E il prendersi cura fa bene a tutti, a chi dà e a chi riceve, perché non è un’azione unidirezionale ma genera reciprocità.

Dio si è preso cura di Giuseppina Bakhita, l’ha accompagnata nel processo di guarigione delle ferite causate dalla schiavitù fino a rendere il suo cuore, la sua mente e le sue viscere capaci di riconciliazione, di libertà e di tenerezza”.

E’ un invito ad avviare una trasformazione nella società: “Incoraggio ogni donna e ogni ragazza che si impegna per la trasformazione e la cura, nella scuola, in famiglia, nella società. E incoraggio ogni uomo e ogni ragazzo a non rimanere fuori da questo processo di trasformazione, ricordando l’esempio del Buon Samaritano: un uomo che non si vergogna di chinarsi sul fratello e di prendersi cura di lui.

Prendersi cura è l’agire di Dio nella storia, nella nostra storia personale e nella nostra storia comunitaria. Dio si è preso cura e si prende cura di noi continuamente. Prenderci cura, insieme, uomini e donne, è l’appello di questa Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta: insieme possiamo far crescere un’economia della cura e contrastare con tutte le forze ogni forma di sfruttamento della tratta di persone”.

Mentre il segretario generale di Caritas Internationalis, Aloysius John, ha invitato ad azioni concrete per contrastare il fenomeno, esortando i governi a tutelare le vittime e a stabilire piani nazionali anti-tratta. L’appello è di fermare la tratta affrontando le cause profonde che costringono le persone a fuggire e le espongono al rischio di essere sfruttate: povertà estrema, dovuta anche ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale, conflitti e violenze.

Alla maratona di preghiera ha prso parte anche la Comunità Papa Giovanni XXIII con una testimonianza di una famiglia da Malmö, in Svezia. In questi mesi la Comunità, fondata da don Oreste Benzi, ha avviato tre nuovi progetti a Modena, Savona, Rimini per incontrare le vittime della tratta, in quanto durante la pandemia la prostituzione ha cambiato volto diventando sempre più invisibile, spostandosi negli appartamenti, nei centri benessere, nei centri massaggi, come ha spiegato il presidente Giovanni Paolo Ramonda:

“Nonostante il Covid abbiamo continuato ad accogliere vittime di tratta a scopo sessuale, lavorativo o accattonaggio. Nel 2021 abbiamo aiutato 100 persone, principalmente donne tra i 24 e i 27 anni; numerose sono accolte nelle nostre case famiglia a causa delle ferite indelebili che i trafficanti ed i clienti le hanno lasciato. Molte di esse hanno sviluppato patologie psichiatriche invalidanti. Inoltre continuiamo a sostenere molte donne nel loro percorso verso l’autonomia, in particolari le madri”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50