Una questione seria. Dopo la svolta antropologica, la profanazione portata a compimento nel locus artificialis del senza sacro e senza trascendenza. Cui bono?

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Domani, domenica 6 febbraio 2022, dopo il suo elogio di Fabio Fazio del 18 marzo 2020 in un’intervista a la Repubblica, Jorge Bergoglio sarà ospite – in che modo avverrà è un segreto di Stato – nel salottino Che tempo che fa su Raitre. Riflettendo sul significato di questo ormai non più singolare fatto, condividiamo l’attacco su Il giornale d’Italia di ieri, 4 febbraio di Diego Fusaro: “Ormai Bergoglio agisce come un rockstar” e “Bergoglio è tutto proiettato nella mondanità. Non cadiamo nei «facili sarcasmi critici» esorta Stefano Fontana nel suo Editoriale “Sacro e profano” su La Nuova Bussola Quotidiano di oggi, 5 febbraio 2022: Il Papa da Fazio, un caso serio, perché «si vede il processo di secolarizzazione del papato procede in modo spinto».

Anche se si tratta di una cosa seria – lontano dal volerlo relegare tra “i facili sarcasmi critici” – una risata non ci può togliere nessuno (siamo Cattolici, ricordiamocelo), perché – come dice lo Staff del Blog dell’Editore – la verità trova sempre un cuore e la sua penna… Quindi, spazio all’ironia nel Postscriptum, offerta dal blog Duc in altum del collega e amico Aldo Maria Valli.

Diego Fusaro scrive, commentando su Il giornale d’Italia l’ospitata di Bergoglio da Fazio: «Non stupisce davvero che Papa Francesco vada ospite da Fabio Fazio come una qualsivoglia star del rock o dello spettacolo. Del resto, ciò che colpisce maggiormente del pontificato di Bergoglio è la sua chiusura alla trascendenza, l’assenza di riferimenti al Sacro e all’eterno e, in modo convergente, il suo totale appiattimento sulle questioni del mondo».  Secondo Fusaro si tratta di «un pontificato senza sacro e senza trascendenza». Un pontificato «che sembra trovare il proprio locus naturalis assai più negli studi televisivi di Fabio Fazio che nelle tradizionali sedi deputate al Sacro. Siamo ben abituati con Papa Bergoglio, all’idea di un Papa estroverso, tutto proiettato nella mondanità, quasi a compensare l’assenza di riferimenti alla sfera della trascendenza. Molti pensano che con Bergoglio si dia il rinnovamento del Cristianesimo: forse è soltanto il momento culminante della sua evaporazione».

Stefano Fontana scrive, commentando su La Nuova Bussola Quotidiana l’ospitata di Bergoglio da Fazio: «L’annunciata partecipazione domani sera di papa Francesco al programma RAI “Che tempo che fa” denota una accentuata sconsacrazione del papato, la totale confusione tra sacro e profano, l’incapacità di capire il significato del sacro». Fontana sottolinea: «Ci rimprovererebbe oggi Pio XII se non prendessimo con religioso ossequio le parole che Francesco dirà da Fabio Fazio, dove niente può essere accolto con religioso ossequio dato che non esiste trasmissione televisiva più irreligiosa? Ma se le parole del papa non possono venire accolte con religioso ossequio, a cosa servono? Da Fazio ci va Bergoglio o ci va il papa? In questa domanda c’è già l’allusione a tutta l’evoluzione della secolarizzazione del papato».

Non è la prima volta che Jorge Bergoglio manifesta la sua predilezione per Fabio Fazio e il suo salottino. Il 18 marzo 2020 in un’intervista a Paolo Rodari per la Repubblica [QUI] si era detto “colpito” dall’articolo che Fazio avevo scritto due giorni prima per lo stesso quotidiano (Le cose che sto imparando) [QUI] sulle cose che stava imparando da quei giorni di isolamento forzato. “Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: Signore, fermala con la tua mano. Ho pregato per questo”, ha confessato Bergoglio al confessore profano di la Repubblica, riferendosi a quando, due giorni prima, era andato a Santa Maria Maggiore e a San Marcello al Corso per pregare. Ecco che cosa ha detto Bergoglio a riguardo del conduttore di Che tempo che fa: «Quanto ha scritto Fabio Fazio su Repubblica è vero. I nostri comportamenti influiscono sempre sulla vita degli altri. Ho chiesto al Signore di fermare l’epidemia: fermala con la tua mano. Ho pregato per questo. Ringrazio chi si spende per salvare gli altri. E chiedo che tutti siano vicini a coloro che hanno perso i propri cari».

Questa predilezione singolare in perfetto stile bergogliano aveva colpito molti e molto sfavorevolmente, anche noi, perché la priorità del Papa regnante non era ringraziare gli eroi che si stavano impegnandosi in trincea in quei giorni drammatici di inizio pandemia da Coronavirus cinese di Wuhan; o i sequestrati in casa o coloro che lanciavano appelli perché senza stipendio, sui social e sui giornali. No, dopo aver pregato davanti all’Icona miracolosa della Madonna e davanti al Crocifisso miracoloso (in piedi, non come una quercia, ma per la gonartrosi), il suo primo pensiero va a Fabio Fazio e il suo appello contro chi non paga le tasse e penalizza la sanità. Ma senza pensare a chi non paga le tasse perché è rimasto senza lavoro a causa del Coronavirus cinese di Wuhan ed è obbligato – volento o nolento, trovandolo nella bolletta elettrica – a pagare il canone Rai per sostenere lo stipendio dell’intrattenitore e il suo salottino. “Mi ha molto colpito l’articolo scritto su Repubblica da Fabio Fazio sulle cose che sta imparando da questi giorni. Tanti passaggi, ma in generale il fatto che i nostri comportamenti influiscono sempre sulla vita degli altri”. Quindi, secondo l’Uomo Nero che Veste di Bianco, tutti noi dovevamo imparare – non dal Vangelo di Gesù Cristo, ma da Fabio Fazio, che ancora stava imparando (almeno, così aveva scritto). E Bergoglio affermava: «Ha ragione Fabio Fazio, ad esempio quando dice: ‘È diventato evidente che chi non paga le tasse non commette solo un reato ma un delitto: se mancano posti letto e respiratori è anche colpa sua. Questa cosa mi ha molto colpito».

La reazione di Fazio, in delirio di felicità, non si era fatta attendere e commentava su Twitter: «Sono travolto dall’emozione. Dovrò cercare di meritarmi questo onore e questa responsabilità. Al di là delle parole che mi riguardano, Papa Francesco ha invitato tutti noi a non sprecare questo tempo difficile ma ad adoperarlo per guardare in noi stessi e rinnovarci».

Poi, quasi due anni dopo, alla sacra chiamata di Fazio, Bergoglio ha risposto profanamente. Quindi, l’«icona pop» (Angela Ambrogetti), «finalmente potrà denunciare l’attacco alla famiglia da parte di chi è favorevole al divorzio, gli omicidi di aborto ed eutanasia, l’asservimento strutturale della partitocrazia agli interessi dell’oligarchia finanziaria, l’affronto alla morale naturale da parte della teoria gender, la piaga sociale del denaro-debito bancario e la necessità di convertirsi a Cristo per salvare la propria anima» (Matteo Mazzariol).

Papa Francesco da Fabio Fazio. Qualcosa non torna?
Papa Bergoglio sarà ospite di Fabio Fazio nella sua trasmissione. Tutto normale? Forse no…
di Diego Fusaro
Il Giornale d’Italia, 4 febbraio 2022


L’annuncio è corso veloce sulle reti sociali. Papa Bergoglio sarà ospite di Fabio Fazio nella nota trasmissione Rai detta “chetempochefa”. L’annuncio pare essere partito da Twitter, per poi diffondersi ovunque incontenibilmente. Un bel colpo per la trasmissione di Fabio Fazio, si dirà giustamente. Il successo in termini di audience per il presentatore ligure è garantito. Quel che colpisce tuttavia è un’altra questione: può un papa partecipare disinvoltamente a programmi televisivi, Talk Show e trasmissioni di intrattenimento? O non è forse vero che un simile accadimento rientra a pieno titolo in quel processo di evaporazione del Cristianesimo e di desacralizzazione del mondo che, attivo fin dal Concilio Vaticano secondo, pare compiersi oggi nel pontificato di Bergoglio? A furia di aprirsi al mondo, la Chiesa se ne è lasciata assorbire. Per non perdere il proprio rapporto con il mondo, ha finito per perdere il proprio rapporto con il cielo. Non stupisce davvero allora che papa Francesco vada ospite da Fabio Fazio come una qualsivoglia star del rock o dello spettacolo. Del resto, ciò che colpisce maggiormente del pontificato di Bergoglio è la sua chiusura alla trascendenza, l’assenza di riferimenti al Sacro e all’eterno e, in modo convergente, il suo totale appiattimento sulle questioni del mondo. Insomma, un pontificato senza sacro e senza trascendenza, che sembra trovare il proprio locus naturalis assai più negli studi televisivi di Fabio Fazio che nelle tradizionali sedi deputate al Sacro. Siamo ben abituati, con papa Bergoglio, all’idea di un papa estroverso, tutto proiettato nella mondanità, quasi a compensare l’assenza di riferimenti alla sfera della trascendenza. Molti pensano che con Bergoglio si dia il rinnovamento del Cristianesimo: forse è soltanto il momento culminante della sua evaporazione.

Sacro e profano
Il Papa da Fazio, un caso serio
di Stefano Fontana
La Nuova Bussola Quotidiano/Editoriali, 5 febbraio 2022


L’annunciata partecipazione domani sera di Papa Francesco al programma RAI “Che tempo che fa” denota una accentuata sconsacrazione del papato, la totale confusione tra sacro e profano, l’incapacità di capire il significato del sacro.

La partecipazione, domani sera, di Papa Francesco alla prossima puntata RAI di “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio è una questione più seria di quanto possa sembrare e di quanto l’abbiano considerata anche i facili sarcasmi critici. Essa denota infatti una accentuata secolarizzazione (o sconsacrazione) del papato. Durante la rivoluzione comunista in Cina, Mao faceva sfilare nudi i Mandarini per mostrarne la ridicola debolezza una volta dismesse le solenni vesti cerimoniali e una volta fatti scendere dagli scranni del potere ieratico.

Eppure era stato Karl Marx, a cui Mao diceva di ispirarsi, a criticare nel Manifesto del partito comunista la desacralizzazione imposta dal capitalismo: “Tutto ciò che ha consistenza evapora, ogni cosa sacra viene sconsacrata e gli uomini sono finalmente costretti a considerare la loro posizione nella vita e i loro rapporti reciproci con uno sguardo disincantato”. Anche il marxismo, e forse soprattutto il marxismo, però, ha contribuito a questo disincanto dato che per esso tutto ciò che non è materia è sovrastruttura, ossia incanto, favola per bambini, fino a quando essi non si sveglieranno appunto dall’incanto. Max Weber ha descritto questo disincanto del mondo moderno e l’abbandono del sacro, considerato come una favola incantata.

Ricordo che nel 2003 girava molto il nome di Giovanni Paolo II per la candidatura al Premio Nobel per la pace. In quell’occasione scrissi un articolo in cui dicevo di sperare che la cosa non avvenisse. Non perché Giovanni Paolo II non lo meritasse, ma perché in quel modo egli sarebbe stato collocato sullo stesso piano degli altri Nobel per la pace, mentre il Papa è qualcosa di diverso, ha una connessione col sacro che gli altri non hanno. Nel 2003 si poteva ancora considerare una desacralizzazione la consegna ad un pontefice nientemeno che del Premio Nobel per la pace, ora bisogna farlo per “Che tempo che fa”: come si vede il processo di secolarizzazione del papato procede in modo spinto.

E non si arresta: “Si è passati da una dominanza del sacro, fino all’invasione del profano nella vita del sacro e all’estromissione del sacro stesso” scriveva Padre Cornelio Fabro nel 1974 parlando dell’avventura della teologia progressista. Pio XII lamentava che a quei suoi tempi non si prendessero con religioso ossequio le parole del papa nella sua predicazione ordinaria, quindi non appartenenti né al magistero solenne né a quello autentico, perché lo riteneva un atteggiamento irriverente rispetto all’investitura sacra dell’autorità pontificia.

Ci rimprovererebbe oggi Pio XII se non prendessimo con religioso ossequio le parole che Francesco dirà da Fabio Fazio, dove niente può essere accolto con religioso ossequio dato che non esiste trasmissione televisiva più irreligiosa? Ma se le parole del Papa non possono venire accolte con religioso ossequio, a cosa servono? Da Fazio ci va Bergoglio o ci va il Papa? In questa domanda c’è già l’allusione a tutta l’evoluzione della secolarizzazione del Papato.

Identificare il “sacro” con l’”incanto” e la secolarizzazione con il “disincantamento” è proprio delle moderne ideologie illuministe che considerano la religione come una favola per bambini. Alle origini di questa secolarizzazione moderna del sacro c’è il luteranesimo che separa ragione e fede e quindi ammette una fede irragionevole, ossia incantata. Pensare di secolarizzare il Papato togliendogli una presunta aura di incanto significa non aver capito il sacro. Il profano ha bisogno del sacro, che è il luogo dove rifugiarsi per evitare la sacralizzazione del profano. Il sacro permette al profano di essere profano, il tempio permette a ciò che sta fuori dal tempio di stare fuori dal tempio senza però dissolversi e senza voler giocare a fare il sacro.

Il sacro però ha bisogno di nascondimento per non essere profanato. Ha bisogno di un proprio linguaggio per non essere volgarizzato. Ha bisogno di protezione per non essere degradato. Da quando con Giovanni XXIII una telecamera entrò nell’appartamento papale e il tecnico della ripresa disse al Papa di fingere di pregare, mentre un altro notava che purtroppo il bianco della veste rovinava l’immagine, è iniziato un processo non incontrollabile ma incontrollato. Soprattutto quando la secolarizzazione del Papato non fu più considerata un mezzo pastorale per diffondere il messaggio cristiano ad un pubblico più vasto e raggiungere anche i lontani, ma divenne costitutivo dell’essere Papa.

Dopo la svolta antropologica non si deve più dire Dio ma uomo e essere Francesco passa attraverso l’essere Bergoglio. La sacralità passa attraverso il profano. Tra storia sacra e storia profana, dicono i teologi avventuristi, non c’è più alcuna differenza e, quindi, nemmeno tra il palazzo apostolico e un set televisivo con il tragitto dall’uno all’altro mediato da Santa Marta. Se tra il presbiterio e il popolo non c’è più nessuna balaustra a dividere la Chiesa dal mondo, perché si dovrebbero ancora far valere queste separazioni tra sacro e profano? Perché mai un Papa non dovrebbe andare da Fabio Fazio come qualsiasi altro?

Postscriptum

Bollettino della Sala Stampa di Fabio Fazio PP
Comunicato
Sabato, 5 febbraio 2022


La Sala Stampa di Fabio Fazio PP comunica che Jorge Mario Bergoglio – Francesco sarà ricevuto in udienza domenica 6 febbraio, a partire dalle ore 20, nell’Aula Che tempo che fa, nel Palazzo di Rai Tre.
Per l’occasione, l’udienza sarà trasmessa in diretta televisiva.
Fra i temi al centro dell’udienza, il dialogo, l’ascolto, la misericordia, l’ecologismo, il bene comune, il dovere morale di vaccinarsi e quello di pagare le tasse.
L’Ufficio delle celebrazioni liturgiche di Fabio Fazio PP avvisa che per poter accedere all’udienza occorrerà, oltre al rispetto delle norme sanitarie vigenti, indossare l’abito mentale adeguato. Cerimonieri e officiali saranno a disposizione per l’opportuna valutazione sia della documentazione sia dell’abito.
Gli addetti alla Sacrestia di Fabio Fazio PP forniranno tutte le indicazioni necessarie e nel contempo, secondo l’uso, procederanno alla sanificazione di persone, cose ed eventuali idee.
Organisti e violinisti che desiderassero solennizzare l’evento sono pregati di comunicare i propri dati alla Prefettura della Casa Fabiofacizia, così che possano essere loro assegnati i posti adeguati.
Quanto alle indiscrezioni secondo cui la Congregazione per le Cause dei Santi di Fabio Fazio PP avrebbe dato inizio a una causa di beatificazione di Jorge Mario Bergoglio – Francesco, la Sala Stampa di Fabio Fazio PP al momento non commenta, ma assicura che, in caso di processo canonico, saranno fornite autorevoli e puntuali informazioni.
Non è escluso che, durante l’udienza concessa a Jorge Mario Bergoglio – Francesco, Fabio Fazio PP possa essere proclamato Dottore della Chiesa Bergogliana. Nel qual caso gli addetti alla Sacrestia forniranno a tutti i presenti ulteriori dosi di incenso.
La Sala Stampa di Fabio Fazio PP comunica infine che, al momento dello scambio dei doni, Fabio Fazio PP si pregerà di omaggiare il gradito ospite porgendo a Jorge Mario Bergoglio – Francesco una copia della sua opera omnia dal titolo Il conformista assoluto.

La Sala Stampa di Fabio Fazio PP

Fonte: Duc in altum.

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