Papa Francesco ribadisce la cura alla persona

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Papa Francesco, incontrando associazioni e persone, ha sempre incentrato i discorsi sulla centralità della persona, specialmente in questi mesi funestati dalla pandemia, in quanto è fondamentale prendersi cura della persona, come ha sottolineato ricevendo in udienza il personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano:

“In questi mesi segnati dalla pandemia avete saputo modulare bene il vostro lavoro, coniugando le disposizioni sanitarie e le norme dell’ordine pubblico con le esigenze dei pellegrini. Si deve anche alla vostra professionalità se la vita intorno a questi luoghi sacri e alla Città del Vaticano si è svolta con serenità.

Questo è frutto del vostro lavoro, grazie! La vostra vigilanza diurna e notturna tutela le persone che si recano a pregare in Basilica e che vengono ad incontrarmi. La vostra puntuale attività facilita anche le manifestazioni spirituali e religiose che si tengono in piazza, come pure le visite dei turisti”.

E li ha ringraziati per la loro presenza ‘discreta’: “Vi sono grato anche per lo stile: la vostra è una presenza discreta e nello stesso tempo efficace, resa ancora più proficua dalla collaborazione con la Gendarmeria Vaticana. Questo dialogo fra voi e la Gendarmeria è molto importante e vi ringrazio tanto di portarlo avanti”.

E’ un ringraziamento per la scelta di accogliere le persone: “Oltre ad esprimervi la mia gratitudine, vorrei incoraggiarvi, perché il vostro servizio, a volte arduo, sia sempre sostenuto dalla sua motivazione fondamentale, cioè prendersi cura delle persone, tutelando la dignità e l’incolumità di ciascuno.

Questo è tanto prezioso: la persona al centro, sempre. Forse qualcuno viene con richieste o a volte con problemi o con esigenze che non sono giuste, sono un po’ pesanti, a volte. Ma grazie della vostra pazienza, e perché trattate le persone come sono, nella vita. Così Dio tratta noi!”

Anche ricevendo i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate papa Francesco ha affermato la necessità di ridurre il disagio alla persona, ricorrendo ad una frase di don Primo Mazzolari:

“La trasparenza nella gestione del denaro, che proviene dai sacrifici di molti lavoratori e lavoratrici, rivela la libertà d’animo e forma le persone a essere più motivate nel pagare le tasse, soprattutto se la raccolta fiscale contribuisce a superare le disuguaglianze, a fare investimenti perché ci sia più lavoro, a garantire una buona sanità e l’istruzione per tutti, a creare infrastrutture che facilitino la vita sociale e l’economia”.

Infatti la Bibbia non demonizza il denaro: “La Bibbia non demonizza il denaro, ma invita a farne l’uso giusto, a non restarne schiavi, a non idolatrarlo. E non è facile usare bene il denaro, non è facile.

A questo proposito, poco conosciuta ma molto interessante è la pratica del versamento della decima. Si tratta di un’usanza comune a diverse società antiche, che prevede il versamento al sovrano di un decimo dei frutti della terra o del bestiame da parte di coltivatori e allevatori”.

Tre parole devono sostenere l’azione di chi riscuote le tasse, di cui la prima è legalità: “La legalità in campo fiscale è un modo per equilibrare i rapporti sociali, sottraendo forze alla corruzione, alle ingiustizie e alle sperequazioni. Ma questo richiede una certa formazione e un cambiamento culturale.

Come spesso si dice, infatti, il fisco viene visto come un ‘mettere le mani in tasca’ alle persone. In realtà, la tassazione è segno di legalità e di giustizia. Deve favorire la redistribuzione delle ricchezze, tutelando la dignità dei poveri e degli ultimi, che rischiano sempre di finire schiacciati dai potenti. Il fisco, quando è giusto, è in funzione del bene comune”.

Collegata alla legalità è la parola imparzialità: “Il vostro lavoro appare ingrato agli occhi di una società che mette al centro la proprietà privata come assoluto e non riesce a subordinarla allo stile della comunione e della condivisione per il bene di tutti.

Tuttavia, accanto ai casi di evasione fiscale, di pagamenti in nero, di illegalità diffusa, voi potete raccontare l’onestà di molte persone che non si sottraggono al loro dovere, che pagano il dovuto contribuendo così al bene comune. Alla piaga dell’evasione risponde la semplice rettitudine di tanti contribuenti, e questo è un modello di giustizia sociale.

L’imparzialità del vostro lavoro afferma che non esistono cittadini migliori di altri in base alla loro appartenenza sociale, ma che a tutti è riconosciuta la buona fede di essere leali costruttori della società”.

Infine la trasparenza, prendendo a prestito l’episodio di Zaccheo: “E’ stato toccato nel cuore dall’amore gratuito di Gesù che ha voluto andare proprio a casa sua. E allora dichiara apertamente ciò che farà: la metà di ciò che possiede la darà ai poveri e restituirà quattro volte tanto a chi ha derubato. Restituisce con interessi generosi!

In questo modo dà trasparenza al denaro che passa tra le sue mani. Il denaro trasparente: questo è il fine. Il fisco è spesso percepito in modo negativo se non si capisce dove e come viene speso il denaro pubblico. Si rischia di alimentare il sospetto e il malumore. Chi gestisce il patrimonio di tutti ha la grave responsabilità di non arricchirsi”.

(Foto: Santa Sede)

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