Da Perugia il card Bassetti invita a ‘spendersi’ con generosità

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Si è conclusa con la celebrazione eucaristica di sabato 29 gennaio nella cattedrale di Perugia la festa di san Costanzo, patrono della città, presieduta dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che nell’omelia ha esortato credenti e uomini di buona volontà a seguire l’esempio di ‘buon pastore’ del santo martire Costanzo, fondatore della Chiesa perugino-pievese, augurando alla città di Perugia di ‘proseguire il cammino con un rinnovato vigore, nella concordia e nella prosperità’.

Il cardinale ha sottolineato che certamente san Costanzo è stato ispirato dalle lettere di san Paolo per la sua missione evangelizzatrice: “Sono certo, infatti, che anche il fondatore della nostra Chiesa perusino-pievese, san Costanzo, si sarà ispirato a queste parole, che potevano essere d’aiuto al suo importante compito di guida dei cristiani, e soprattutto nella persecuzione che infine lo portò al martirio, quando fu decapitato da alcune guardie nel territorio tra Spello e Foligno. ‘Sopporta le sofferenze!’ scriveva Paolo a Timoteo, e così san Costanzo deve aver trovato forza in questa esortazione, che sentiva rivolta anche a lui”.

Però quelle parole paoline valgono anche per i cristiani odierni: “Quello che l’apostolo scriveva due millenni fa vale ancora per chi svolge nella Chiesa il compito di Vescovo, vale per ogni pastore, e le sue parole sono per me un motivo di esame di coscienza e di verifica del mio servizio tra voi, che si è ridotto in questi ultimi cinque anni, a causa del compito che mi è stato affidato alla guida della Conferenza Episcopale Italiana. Il Signore sa quanto avrei desiderato dedicare tutto il mio tempo, tutte le mie energie a questa nostra Chiesa”.

Anche il Vangelo letto nella celebrazione eucaristica, in cui Gesù invita ad amarsi reciprocamente come Lui ha amato, ha ispirato sicuramente il patrono: “I discepoli del Signore sono amati da Dio, proprio come lo è il Figlio, e da ciò scaturisce l’invito e l’impegno a entrare in quella corrente d’amore che lega il Padre al Figlio, e che da loro giunge fino a tutti noi e da noi deve transitare al mondo… L’amore cristiano, se è autentico, coincide sempre con il dare e comunicare vita”.

E’ un invito ad amare nella quotidianità, anche se non è facile: “Spendersi generosamente per gli amici e immolarsi per i nemici: è quanto ha fatto il Signore, fornendo il primo modello di buon pastore, quello di cui ha più volte parlato, anche nelle parabole. Il pastore di un gregge, come il Vescovo di una Chiesa, non viene semplicemente chiamato a guidarla…

Questo donarsi non è offerta di una sola volta, ma si ripete nel tempo, quotidianamente. Il Buon Pastore dà la vita per il suo popolo, per tutto il popolo, perché lo vede e lo considera con occhi di padre e di madre. Devo però riconoscere che, per i miei limiti, non sono riuscito in questi anni ad imitarlo come avrei dovuto”.

E’ un affidamento al Patrono per un tempo fecondo: “Siamo in un tempo di nuova seminagione, perché la Parola di Dio porti i suoi frutti, nella vita delle persone, nelle comunità parrocchiali e nella vita sociale.

Il tempo che ci separa dal prossimo Giubileo del 2025, sarà caratterizzato da un personale impegno di conversione e, a livello comunitario, di nuova evangelizzazione. Lo Spirito saprà far germogliare quei piccoli semi che gettiamo in terra con fiducia e speranza”.

Mentre nella celebrazione dei Primi Vespri il card. Bassetti ha sottolineato la poca partecipazione del popolo alla festa: “Una delle sofferenze più grandi che ha causato la pandemia, a noi che rappresentiamo le Istituzioni, è la mancanza del popolo. Abbiamo perso il contatto con il nostro popolo…

L’anno scorso, quando da questo pulpito mi sono rivolto ai fedeli presenti, pochi come oggi, non pensavo che l’anno dopo avremmo ripetuto la stessa scena. Ci manca la processione della ‘luminaria’, con il corteo storico animato dai figuranti dei cinque rioni medioevali, e mancano tante cose belle che nel corso di questi anni avevamo messo insieme, ma che erano significative”.

Ma un popolo senza la propria storia non può vivere: “Senza storia un popolo non vive e mi ha fatto tanto piacere in questi anni vedere rifiorire tradizioni belle che ci appartengono e che fanno parte della nostra identità. Diceva il professor La Pira: ‘Una città è come una persona, è unica e irrepetibile’.

Con la celebrazione del Vespro, nella penombra di questa antica chiesa, ricordiamo a san Costanzo le necessità della nostra città che sono da sempre quelle di una crescita nella fede e nella forza che viene dal Vangelo”.

Infine il card. Bassetti ha letto l’orazione finale dei Primi Vespri scritta dal suo predecessore, mons. Giuseppe Chiaretti: “Noi ti benediciamo e ti rendiamo grazie, Dio di provvidenza infinita, per i grandi segni del tuo amore, profusi nel corso dei secoli su ogni generazione. Guarda benigno la nostra Perugia; a te sono noti i suoi peccati e le sue virtù, le sue ricchezze e le sue miserie, ma la tua provvidenza non viene mai meno.

Non privarci del tuo aiuto, o Padre: veglia sulle famiglie e sulle comunità, sulle cattedre, sulle scuole, sugli ospedali, sulle officine, sui cantieri e sulle molteplici espressioni dell’operosità quotidiana; assisti i poveri e gli emarginati.

Fa’ che non si estingua nelle nuove generazioni la fede trasmessa dai padri; restino vivi il senso dell’onestà e della generosità, della libertà e della giustizia, la concordia operosa, l’attenzione ai piccoli, agli anziani e agli ammalati, la premurosa apertura verso l’umanità che in ogni parte del mondo spera in un avvenire migliore…”.

(Foto: Arcidiocesi di Perugia)

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