Le “eresie bianche” contro Benedetto XVI e la sua indimenticabile lezione “dimenticata”

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“Anteporre Dio, non presupporlo!”: è questo il forte richiamo che Benedetto XVI ha rivolto alla Chiesa e soprattutto a vescovi e sacerdoti, come unico rimedio allo scandalo degli abusi sessuali, che come una bufera ha investita e scossa la Chiesa Cattolica Romana. Questo significa ritrovare col primato di Dio anche il senso dell’Assoluto nella vita spirituale e degli assoluti morali nelle scelte etiche, riscoprire nella Santa Eucaristia la vocazione e la dignità del corpo, apprezzare di nuovo il celibato sacerdotale, per saper rispondere alle sfide del permissivismo o della logica funzionalistica, che dopo la rivoluzione sessuale del 1968 ha investito l’Occidente.

“Che Benedetto ancora parli
fa dare di matto moltissime persone” (Cit.).

A settembre del 2018 Papa Francesco convocò in Vaticano i Presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo per un summit dedicato agli abusi sessuali all’interno della Chiesa. L’incontro si svolse a febbraio del 2019. Nell’aprile di quell’anno il Papa emerito Benedetto XVI decise – a 92 anni – di contribuire al dibattito, pubblicando un testo di 18 pagine – destinato a far più rumore degli stessi interventi del vertice vaticano – sul tema della crisi degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica Romana e della centralità della presenza di Cristo ancora oggi. Il testo fu pubblicato dal Papa emerito, dopo aver contattato la Segreteria di Stato e con l’approvazione di Papa Francesco, sul Klerusblatt (un mensile per il clero di gran parte delle diocesi bavaresi), poi ripreso da ACN Deutsch [QUI] nella versione originale in tedesco e nella traduzione in diverse lingue da altri organi di stampa, tra cui in italiano in esclusiva da ACI Stampa [QUI] e Corriere della sera. È assolutamente il testo più importante che Benedetto XVI abbia pubblicato dopo la sua rinuncia al papato in febbraio 2013, quasi otto anni fa.

I cosiddetti “Appunti” di Papa Benedetto XVI furono accolti con stupore e con sorpresa ma generarono le reazioni scomposte di chi considerava l’intervento del Papa emerito un affronto al Papa regnante e una intromissione nella Sua gestione (ed interpretazione) della crisi degli abusi sessuali. Reazioni stizzite e rabbiose quelle di coloro che avrebbero preferito un Papa emerito in religioso silenzio per il resto dei suoi anni. Eppure non sarebbe l’ultima volta che il Papa emerito Benedetto XVI avrebbe deciso di intervenire pubblicamente su un tema di fondamentale importanza contribuendo con le sue riflessioni al dibattito intra-ecclesiale: nel gennaio 2020 il suo testo sul celibato, pubblicato assieme al Cardinale Robert Sarah fu considerato da molti suoi nemici un “attentato” teologico al dibattito in corso durante il Sinodo dell’Amazzonia (conclusosi, da quel punto di vista, con un nulla di fatto).

Il volume Chiesa sotto accusa. Un commento agli Appunti di Benedetto XVI a cura di Livio Melina e Tracey Rowland, con la prefazione dell’Arcivescovo Georg Gänswein (Cantagalli 2020) ha convocato eminenti personalità ed esperti ad una riflessione che riprendeva l’eccezionale meditazione del Papa emerito, non per alimentare una inesistente contrapposizione, ma per favorire la valorizzazione di quel testo.

La sterile polemica sugli “Appunti” contribuì a derubricare i fatti come semplici bagarre clericali e ad far passare quasi inosservato un testo che merita ben altra considerazione; resta un’acuta e profonda analisi dei motivi che stanno alla radice del progressivo “collasso morale” che ha coinvolto la società e la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Il nucleo degli “Appunti” è racchiuso nell’appello pressante per un ritorno a Dio, ad “anteporlo e non presupporlo”, perché Dio rischia ormai di scomparire dalla nostra società ma anche dalla teologia e dalla vita dei sacerdoti. Ritrovare col primato di Dio per rispondere alle sfide del permissivismo o della logica funzionalistica, che dopo la rivoluzione sessuale del 1968 ha investito l’Occidente. Un testo acuto e documentato, un appello impellente, frutto della riflessione di uno dei teologi più rappresentativi degli ultimi decenni, un sincero contributo di colui che per otto anni ricoprì il soglio di Pietro… eppure un testo che fino ad oggi non sembra aver meritato l’attenzione dei teologi né degli esperti di categoria.

Ecco dunque la meritevole iniziativa dell’editore Cantagalli di aver offerto un commento a più voci del testo del Papa emerito. Nel volume Chiesa sotto accusa sono raccolti (oltre al testo integrale degli “Appunti”) diversi saggi scritti da esperti di grande spessore teologico e culturale come il Cardinal Ruini e i professori dell’Istituto Giovanni Paolo II di Roma: Granados, Noriega, Pérez-Soba e Kampowski. Non poteva mancare il prezioso contributo di Don Fortunato di Noto che da anni combatte sul campo la piaga della pedo pornografia. Mentre la Professoressa Gabrielle Kuby, sociologa tedesca autrice dell’imperdibile “Rivoluzione Sessuale”, offre un’ulteriore analisi delle disastrose conseguenze del sessantotto anche all’interno della Chiesa Cattolica Romana. Hanno contribuiti ad impreziosire l’opera i testi G. Crepaldi, S.J. Aquila, J.A. Reig Pla, R. Voderholzer, di H.-B. Gerl-Falkovitz, A. Diriart, F. Pesci, J. Saward, P. Syssoev e N. Bux.

Partendo da questo tema, oggi ritorniamo ancora sul missile lanciato contro Sua Santità il Papa emerito Benedetto XVI [QUI], con il contributo Perché contro Ratzinger? di Marco Invernizzi su Alleanza Cattolica, che uscirà sul numero di Tempi di febbraio 2022: «Gli “Appunti” del Papa emerito sulla crisi nella Chiesa dopo il 68 forse all’origine di questo nuovo attacco». Questo articolo fa seguito all’intervento di Francesco Pappalardo La lezione dimenticata di Benedetto XVI: «Le considerazioni espresse tre anni fa dal Papa emerito sugli abusi sessuali verso i minori nella Chiesa sono state volutamente ignorate per nasconderne le vere cause e per continuare a diffamare la Chiesa e lo stesso Benedetto XVI».

Perché contro Ratzinger?
di Marco Invernizzi
Alleanzacattolica.org, 28 gennaio 2022


Benedetto XVI è stato un Papa inviso al mondo “mondano” che non ha mai smesso di suscitare attacchi contro di lui. Ma sembra che la sua “scomodità” continui anche dopo il suo ritiro. Diversamente sarebbe inspiegabile il modo in cui è stato coinvolto nella vicenda relativa ai casi di pedofilia nella storia della Chiesa tedesca dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, per presunti casi di scarsa attenzione nei confronti di quattro episodi di pedofilia quando è stato arcivescovo di Monaco di Baviera dal 1977 al 1982.

Molti hanno cercato una risposta a questo accanimento contro un pastore che vive ritirato come un certosino, di oltre novant’anni, mite come è sempre stato, che non ha mai usato la sua profonda cultura per deridere o umiliare gli avversari suoi e della Chiesa, ma ha sempre cercato un dialogo paziente, certamente rivolto alla ricerca della verità e quindi mai irenistico, ma sempre corretto, educato, senza forzature ideologiche. Alcuni hanno creduto di trovare in “questo tirare in ballo Ratzinger” un vero e proprio attacco alla Chiesa proveniente dal “mondo” e favorito all’interno del mondo cattolico da alcuni pastori come quelli che stanno portando avanti il Sinodo della Chiesa tedesca, che credono come l’unica risposta possibile agli attacchi del mondo sia quella di ignorarli o addirittura di farli propri almeno in parte, così pensando di “ritagliare” alla Chiesa uno spazio di sopravvivenza in un mondo ostile.

Non è una novità. Le cosiddette “eresie bianche” che scelgono di rimanere nella Chiesa per “cambiarla” dall’interno, di fatto per “mondanizzarla”, hanno già provato questa strategia. Lo fece il giansenismo nel XVIII secolo e soprattutto il modernismo, all’inizio del XX secolo. Cedere qualcosa, non dire tutta la verità per rimanere vivi, o almeno per provarci. Di fatto, si trattava e si tratta di una mancanza di speranza, quella teologale, ma anche quella umana, che nelle situazioni più drammatiche e difficili non dimentica la vicinanza della Provvidenza.

Ratzinger non è mai stato così. La sua vita e la sua straordinaria produzione dottrinale, ma soprattutto il suo magistero pontificio sono a dimostrare come ha sempre cercato di coniugare riforme e continuità per rendere sempre più accessibile all’uomo contemporaneo l’unica Verità che salva. Questa posizione lo portò a sancire definitivamente, con tutta l’autorità del Magistero petrino, nel celebre discorso alla curia romana del 22 dicembre 2005, che la lotta attorno al Concilio Vaticano II doveva finire perché l’unica lettura veramente cattolica è quella della «l’“ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa». E questo perché «L’ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare» come disse nello stesso discorso.

Nella stessa prospettiva ha sempre cercato di non sottovalutare la portata enorme dello scandalo della pedofilia clericale. Quest’ultimo è un peccato che grida vendetta al Cielo soprattutto perché commesso da chi approfitta dell’abito clericale per circuire bambini che si fidano del sacerdote. Ratzinger è stato colui che ha impresso alla Chiesa un atteggiamento di attenzione speciale e di richiesta di perdono nei confronti delle vittime degli abusi clericali e delle loro famiglie, invitando la Chiesa a chiedere perdono per i delitti commessi dai suoi figli. Così fa un buon padre, che non volge lo sguardo dall’altra parte quando i suoi figli compiono dei delitti.

Nello stesso modo, il buon padre non può accettare che il “mondo” si approfitti di questi comportamenti infami per accusare tutta la Chiesa e per invitarla a cambiamenti radicali nella direzione del “pensiero mondano”. Così ha fatto per esempio Gad Lerner il 26 gennaio sul Fatto quotidiano, ma così purtroppo vorrebbe che la Chiesa facesse anche una porzione di pastori, come quelli che guidano il Sinodo della Chiesa tedesca [QUI].

Nel 2019 l’allora già emerito Benedetto XVI scrisse un testo dopo l’incontro di Papa Francesco con i responsabili delle conferenze episcopali del mondo per riflettere sulla crisi della fede e della Chiesa in seguito alla diffusione delle notizie degli abusi commessi da chierici su minori. Questi Appunti (cfr. Cristianità, n. 397/2019) fanno stato della genesi di come la pedofilia divenne un fenomeno accettato e praticato nel contesto di una rivoluzione culturale, il Sessantotto, che aveva nella componente sessuale un aspetto importante. Questa rivoluzione penetrò nel corpo della Chiesa (non solo certo, ma anche), in particolare nei seminari, e attaccò la teologia morale fondata sul diritto naturale. Le conseguenze sono state devastanti anche per colpa di molti pastori che non vollero vedere e contrastare questa deriva relativistica. Ma la Chiesa non può essere ridotta agli scandali e ai peccati dei suoi figli, ribadisce con forza Ratzinger nei suoi Appunti, perché la fedeltà e l’amore per la gloria di Dio di tanti fedeli è sempre rimasta e continua a essere presente nella vita della Chiesa stessa.

Proprio in seguito a questa posizione, caratterizzata dall’et-et, cioè dallo sforzo di combattere tutti gli errori che sconvolgono la Chiesa, cioè di non rispondere a un errore ideologico con l’errore opposto, come appunto nel caso dell’interpretazione del Concilio, Papa Ratzinger è sempre stato attaccato dal “mondo”, sia come Prefetto della Congregazione della dottrina della fede, sia come Pontefice e poi come emerito. Chi avesse la pazienza di leggere il capitolo La demondanizzazione della biografia di Benedetto XVI scritta da Peter Seewald (Garzanti 2020) scoprirà come il sistema dei media orchestrò il proprio attacco al Papa e quanto era già allora difficile il rapporto di Ratzinger con la Chiesa tedesca, dalla quale proveniva e che conosceva molto bene.

Pertanto, anche in questo caso, et-et: i cattolici chiedano perdono alle vittime per i delitti dei loro confratelli, come ci insegnò san Giovanni Paolo II nel grande Giubileo del 2000, ma non accettino mai la pressione del “mondo mondano”, che vuole la trasformazione della Chiesa perché sa che il corpo di Cristo è l’unico ostacolo al suicidio del mondo occidentale. E amando la Chiesa si ricordino di non dividerla, portando obbedienza al Magistero perenne della Chiesa Cattolica, come insegna lo stesso Ratzinger che conclude i suoi Appunti ringraziando Papa Francesco «per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata. Grazie, Santo Padre!».

La lezione dimenticata di Benedetto XVI
Francesco Pappalardo
Alleanza Cattolica, 26 gennaio 2022


L’11 aprile 2019 sul Corriere della Sera venne pubblicato il testo integrale degli «Appunti» del Papa emerito Benedetto XVI su «La Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali», un’analisi approfondita delle difficoltà della Chiesa — nate dalla rivoluzione culturale e sessuale che prenderà il nome di Sessantotto e dal collasso della teologia morale cattolica — e delle possibili soluzioni alla crisi. L’iniziativa faceva seguito all’incontro, tenutosi in Vaticano dal 21 al 24 febbraio di quell’anno su invito di Papa Francesco, fra i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere sulla crisi della fede conseguente alla diffusione delle notizie di abusi commessi da chierici su minori.

Il testo di Benedetto XVI fu ripreso subito da alcune testate e dalla rivista «Cristianità» (n. 397, maggio-giugno 2019), ma poi è caduto nell’oblio. Eppure si tratta di un documento fondamentale, che innanzitutto individua con acume le cause del fenomeno: un processo rivoluzionario che in tempi rapidi ha assestato un colpo durissimo alla tradizionale adesione del popolo all’insegnamento e ai valori cattolici, la diffusione della tesi per cui la morale deve essere definita solo in base agli scopi dell’agire umano, la contestazione interna del Magistero della Chiesa e la conseguente dissoluzione della concezione cristiana della morale, l’insufficiente formazione, umana e spirituale nei seminari e nei noviziati e, in ultima analisi, l’assenza di Dio: «Anche noi cristiani e sacerdoti preferiamo non parlare di Dio, perché è un discorso che non sembra avere utilità pratica».

Gli «Appunti» propongono soluzioni concrete: porre Dio a fondamento della vita personale e di quella pubblica, recuperare un rapporto fecondo con il sacramento dell’Eucarestia, evitare di screditare la Chiesa, che continua ad essere lo strumento con il quale Dio ci salva, e mostrare che in essa — «oggi come non mai una Chiesa di martiri» — vi sono molti che credono, pregano e operano costantemente per il bene e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama. E si concludono con un ringraziamento a Papa Francesco «per tutto quello che fa per mostrarci di continuo la luce di Dio che anche oggi non è tramontata». In altre occasioni il Papa emerito ha indicato fra le soluzioni anche l’attenzione alla centralità della famiglia e la necessità di promuovere il Vangelo della vita, educando i bambini agli autentici valori morali, radicati nella dignità della persona umana, e risparmiando loro le manifestazioni degradanti e la volgare manipolazione della sessualità.

Non conviene, però, alla propaganda laicista e agli esponenti del mondo progressista mettere in buona luce un Pontefice — ora oggetto di un attacco infamante, nato anche all’interno del mondo ecclesiale — che per primo è intervenuto con decisione sul fenomeno, soprattutto inasprendo tutte le norme canoniche in materia. E non conviene neanche far riemergere la sua lettura oggettiva della questione «pedofilia», questione finora utilizzata per danneggiare la Chiesa e per esercitare pressioni su di essa affinché cambi la propria dottrina morale.

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Foto di copertina di Alessia Giuliani (Catholic Press Photo).

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