La dott.ssa Monico scopre lo scurimento nella Maestà di Cimabue

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Scoperto il fenomeno responsabile dello scurimento della doratura ne ‘La Maestà di Santa Maria dei Servi’ a Bologna, grazie alle indagini di un team di ricerca guidato da Cnr-Scitec e Università di Bologna nello studio, pubblicato sulla rivista Journal of Analytical Atomic Spectrometry, che ha esaminato campioni del ‘pigmento dorato’, adoperato dal pittore fiorentino come sostitutivo della più costosa foglia di metallo.

La celebre Maestà di Santa Maria dei Servi, opera di Cimabue custodita nell’omonima chiesa di Bologna, (1280-128 5ca., tempera e oro su tavola) è tra le opere interessate da questo processo di imbrunimento. Per capire le cause del fenomeno un team di ricerca guidato dall’Istituto di scienze e tecnologie chimiche ‘Giulio Natta’ (Scitec) del Consiglio nazionale delle ricerche e dall’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia e l’Università di Anversa (Belgio), ha esaminato il capolavoro cimabuesco. I risultati dell’indagine sono stati pubblicati sulla rivista ‘Journal of Analytical Atomic Spectrometry’ https://pubs.rsc.org/en/content/articlehtml/2021/ja/d1ja00271f.

La dott.ssa Letizia Monico, ricercatrice del Cnr-Scitec primo autore dell’articolo, ha fatto luce sul problema, rivelando che l’imbrunimento delle decorazioni ‘finto oro’ del trono della Maestà è primariamente imputabile all’umidità e che tale fenomeno può aggravarsi se la pittura viene esposta alla luce.

Quale valore ha questa scoperta?

 “La ricerca ha messo in luce i fattori responsabili dell’imbrunimento del ‘finto oro’, un materiale costituito da una miscela di orpimento (un pigmento giallo) ed argento metallico, adoperato dal Cimabue per la realizzazione di alcune decorazioni del trono ne ‘La Maestà’ di Santa Maria dei Servi a Bologna.

In particolare, lo studio ha rivelato che l’imbrunimento è primariamente imputabile all’umidità e che tale fenomeno può aggravarsi se la pittura viene esposta alla luce. Il risultato è importante per l’ottimizzazione delle strategie di conservazione preventiva de la Maestà e di altre opere realizzate con una tecnica simile a quella impiegata dal Cimabue”.

Quali tecniche di indagine sono state utilizzate?

“La ricerca ha previsto lo studio integrato di un paio di micro-frammenti accuratamente prelevati dalle decorazioni ‘finto oro’ del trono imbrunite de ‘La Maestà’ del Cimabue e di provini pittorici a tempera invecchiati artificialmente, preparati utilizzando una miscela di orpimento ed argento metallico, molto simile a quella identificata nelle aree degradate del dipinto.

Le indagini su tali materiali sono state condotte impiegando sia metodi di microspettroscopia vibrazionale in laboratorio, sia tecniche impieganti sorgenti ai raggi X presso l’infrastruttura europea di sincrotrone ESRF (Grenoble, Francia) ed il sincrotrone nazionale tedesco PETRA III-DESY (Amburgo, Germania).

In particolare, le micro-analisi effettuate al sincrotrone hanno permesso di dimostrare che l’imbrunimento è imputabile alla formazione di solfuro d’argento, un composto nero che è lo stesso materiale responsabile dell’annerimento di oggetti o gioielli d’argento.

La trasformazione chimica, favorita dall’esposizione all’umidità e/o alla luce, è accompagnata dalla formazione di altri composti di alterazione biancastri, in particolare solfati ed arseniati”.

Questa tecnica potrà essere utilizzata in altre opere d’arte?

“Sì, L’approccio metodologico impiegato nel nostro studio potrà essere applicato in futuro anche per l’analisi di altre opere realizzate con una tecnica simile a quella impiegata dal Cimabue ne ‘La Maestà’ studiata da noi e che evidenziano un simile fenomeno di imbrunimento”.

Attraverso questa tecnica le opere d’arte possono essere sempre visibili al pubblico senza problemi di ‘imbrunimento’?

“La metodologia applicata ha consentito di identificare i fattori ambientali che determinano il processo di imbrunimento del ‘finto oro’ fatto di una pittura a tempera di orpimento e argento metallico.

Quindi (come in parte già spiegato nella mia risposta alla sua prima domanda) ci ha permesso di giungere alla conclusione che due sono i fattori su cui agire per mitigare e rallentare l’avanzamento del processo d’imbrunimento de ‘La Maestà’, quindi garantire la conservazione a lungo termine dell’opera: esporre il dipinto a livelli di umidità relativa percentuale non superiori a circa il 30% e mantenere l’illuminazione ai valori standard previsti per i materiali pittorici sensibili alla luce.

In linea di principio, tali condizioni di conservazione possono essere ragionevolmente estese a tutte quelle opere in cui è nota la presenza di un ‘finto oro’ fatto della stessa miscela di orpimento e argento metallico impiegato dal Cimabue”.

(Tratto da Aci Stampa)

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