Il partito tedesco con Freiherr von Boeselager vuole un Ordine di Malta non più religioso e sfida la Santa Sede

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A seguito del nostro articolo del 20 gennaio scorso La decisione del Pontefice di rendere il Sovrano Militare Ordine di Malta “soggetto alla Santa Sede” significherebbe che l’organismo perderebbe sovranità e status diplomatico condividiamo l’articolo di Nico Spuntoni Smom allo scontro finale: il barone sfida la Santa Sede pubblicato oggi su La Nuova Bussola Quotidiana.

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La bozza di Carta Costituzionale e di Codice Melitense elaborata dal gruppo di lavoro guidato dal cardinale Tomasi non è piaciuta all’ala tedesca dell’Ordine di Malta che vuole un ordine non più religioso in cui i professi non entrano nel governo. Per affossare la riforma l’associazione tedesca ha fatto filtrare il testo rimediando una tirata d’orecchi pubblica del Delegato Speciale. E Von Boeselager sfida il Vaticano ma ammette di avere serie difficoltà.

Mentre gli occhi di tutti sono concentrati sulle trattative per l’elezione del presidente della Repubblica italiana, a pochi km di distanza c’è un altro braccio di ferro in corso ai massimi vertici istituzionali, quelli del Sovrano Ordine di Malta. Lo Smom è arrivato alle battute finali della riforma costituzionale voluta da Papa Francesco nel 2017. La bozza di Carta Costituzionale e di Codice Melitense elaborata dal gruppo di lavoro guidato dal cardinale Silvano Maria Tomasi non è piaciuta all’influente ala tedesca dell’Ordine che ha provato ad affossarla, facendo filtrare il testo provvisorio prima ancora dell’incontro con il gruppo di lavoro allargato fissato proprio per ascoltare eventuali suggerimenti.

Una Smom-leaks con il presidente dell’Associazione tedesca che ha mandato in giro la bozza (di cui non avrebbe dovuto essere in possesso) beccandosi la tirata d’orecchi pubblica del Delegato Speciale che in una lettera lo ha indicato come l’autore di “un’indebita circolazione”. Ma anche il malcontento dei tedeschi e finito nero su bianco e per bocca del loro uomo di punta, Gran Cancelliere Albrecht Freiherr von Boeselager che in una lettera ai vari dirigenti dell’Ordine ha specificato di avere “serie difficoltà” ad accettare le “sfide costituzionali” poste dalla nuova Carta e dal nuovo Codice.

Il barone di Altenahr ritiene le novità scaturite dal lavoro del gruppo di lavoro “un pericolo” per la “sovranità di lunga data” dello Smom e fa un passo indietro formale, nominando il presidente dell’Associazione Libanese, Marwan Sehnaoui per “guidare ufficialmente il processo di riforma costituzionale dell’Ordine”. Da come sembra di capire, Sehnaoui dovrebbe quindi capeggiare su mandato del Governo un team parallelo a quello ufficiale del Delegato Speciale.

Un gesto non certo distensivo nei confronti del team guidato dal cardinale Tomasi a cui Papa Francesco ha dato carta bianca per condurre in porto una riforma che continua a riscontrare resistenze. Boeselager fa un all-in ed attacca frontalmente la Santa Sede, accusandola di fatto di averle chiuso i “canali convenzionali tra entità sovrane” attraverso cui esprimere le sue obiezioni al contenuto della bozza. L’ingerenza vaticana sulla sovranità dell’Ordine, smentita dallo stesso Gran Cancelliere ai tempi delle dimissioni Matthew Festing nel 2017, diventa adesso l’argomento da lui stesso utilizzato per opporsi alle modalità con cui Tomasi sta portando a compimento la richiesta di rinnovamento spirituale fatta dal Papa.

Ma l’ex Gran Maestro britannico, di fronte al Pontefice, dimostrò obbedienza e si dimise, mentre il Gran Cancelliere non sembra intenzionato ad accettare le decisioni dell’uomo a cui Francesco ha concesso di agire ex auctoritate Summi Pontificis. Il cardinale Tomasi, in ogni caso, non è rimasto a guardare ed ha risposto a Boeselager con una nuova lettera nel quale ha ricordato che il testo criticato dai tedeschi non era ancora definitivo e si era concordato di aspettare il testo seguito all’incontro del gruppo di lavoro allargato per dare un giudizio. Il Delegato Speciale ha difeso il suo operato contraddistintosi per il rispetto dello spirito di collaborazione, ma non ha rinunciato a rispedire le accuse al mittente, bollando come “procedura discutibile e non condivisibile” la fuga di notizie sul contenuto della nuova Carta partita nelle scorse settimane dall’ala tedesca dell’Ordine. La riunione con il gruppo di lavoro allargato, alla fine, si è svolta due giorni fa in un clima non certo sereno per via delle bordate arrivate dal Gran Cancelliere. La contrarietà dell’ala tedesca non si è scalfita e da parte loro è stata manifestata la convinzione che i professi siano inadatti a governare l’Ordine e che si debba fare a meno del legale speciale con la Santa Sede per consentire allo Smom di fare assistenza socio-sanitaria anche nei Paesi non cattolici. Istanze che legittimano i sospetti di chi ha messo in guardia dallo scenario di un Ordine secolarizzato e trasformato in una Ong. Da notare che Boeselager nella sua lettera scritta in polemica con la bozza della Carta ha respinto queste accuse attribuite ad “alcuni gruppi” che gli avrebbero creato “una difficoltà personale”.

In ogni caso, un Ordine non più religioso e con i professi (che hanno fatto voto di obbedienza) estromessi dal governo sembra andare nella direzione opposta al rinnovamento spirituale e morale chiesto da Papa Francesco. Per questo il cardinale Tomasi appare determinato a difendere dell’operato del suo gruppo di lavoro – in cui spicca il ruolo fondamentale del gesuita Gianfranco Ghirlanda – per preservare lo stretto vincolo dell’Ordine di Malta con la Santa Sede.

Un vincolo che si può preservare soltanto non intaccando la sua natura originaria di Ordine religioso a cui contribuisce la centralità dei professi. Le recenti lettere a sua firma dimostrano che il Delegato Speciale, pur nella sua disponibilità alla collaborazione, non è disposto a tollerare gli atteggiamenti di sfida di chi non ha condiviso i contenuti della bozza. In questo, Tomasi è probabilmente confortato da Santa Marta dove c’è piena fiducia nei suoi confronti e nei confronti di padre Ghirlanda, l’uomo dei dossier più delicati.

Nico Spuntoni

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