Il missile a Ratzinger è anche un’avvertimento a Bergoglio (che non difenda più i muri maestri, altrimenti sistemano anche lui). L’obiettivo finale: la Chiesa

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Proseguono le nostre riflessioni [*] sul caso del missile diretto e frontale contro Sua Santità il Papa emerito Benedetto XVI (Joseph Ratzinger è sempre un bersaglio facile), ma che è anche un minaccioso avvertimento e una sfida al Papa regnante Francesco (Jorge Bergoglio la cui annunciata rivoluzione non è decollata e che ha capito benissimo la dinamica, dicono quello che vogliono i narratori). Obiettivo finale dell’attacco della congrega eretica e scismatica tedesca con il missile di fabbrica vaticana: il Papa, il Pontificato, il Papato e la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica. Con l’applauso delle forze del Male che mirano alla soluzione finale della Cristianità.

Oggi condividiamo gli articoli di due cari amici e stimati colleghi:

  • Vogliono ribaltare la Chiesa. Attaccano Ratzinger per sfidare e colpire Bergoglio. Le critiche a Benedetto puntano solo a propugnare una rivoluzione della Chiesa che in Germania è già stato un fiasco totale di Renato Farina – Libero Quotidiano, 24 gennaio 2022: «Attenzione ai naviganti. L’attacco a Ratzinger è diretto e frontale. Fin qui è ovvio. Ma la protervia con cui lo si assale, vuole essere anche un minaccioso avvertimento a Bergoglio. (…) La rivoluzione tedesca si è dimostrata non solo un tradimento del “depositum fidei”, ma un fiasco solenne. Chiese vuote, zero peso culturale. Abbondano solo la presunzione e i soldi. Da qui l’avvertimento che Francesco ha capito benissimo, evitando scontri frontali deleteri. Gli stessi ambienti che lo vezzeggiavano adesso lo ritengono incontrollabile, troppo libero e anticonformista rispetto ai dettami del politicamente corretto: denatalità, sovranità dei popoli, aborto, eutanasia, apertura ai matrimoni omosessuali. La sua annunciata rivoluzione avrebbe perso spinta propulsiva. Da qui l’attacco a Ratzinger (prove zero, suggestione propagandistica) e l’avvertimento al Papa, che non difenda più i muri maestri, altrimenti sistemano anche lui. Scrive forse premonitore Gad Lerner: “Come è noto, anche Bergoglio non è stato esente da critiche riguardo ai suoi rapporti con la giunta militare argentina”».
  • Papa Francesco, perché per lui il tema degli abusi è cruciale di Andrea Gagliarducci – Monday Vatican, 24 gennaio 2022 (Nostra traduzione italiana dall’inglese): «Se Benedetto XVI è sempre un bersaglio facile, non significa che la stessa tattica non possa essere applicata anche contro Papa Francesco. Ci sono casi in cui giocare con una narrazione. Finora non c’è stata la volontà di farlo».

[*] Articoli precedenti

«Si sta facendo parecchio rumore su una presunta “ammissione” del Papa emerito rispetto alla sua presunta tolleranza verso i preti abusatori di fanciulli. Ha riconosciuto un errore che “egli desidera chiarire”, ha spiegato il Segretario Particolare, l’Arcivescovo Georg Gänswein. Il cardinale Ratzinger ha partecipato effettivamente alla riunione dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980, che in precedenza aveva smentito. “Ci tiene a sottolineare che questo non è stato fatto in malafede, ma è stato il risultato di una svista. È molto dispiaciuto per questo errore e chiede di essere scusato”. Ehi, ma non è la confessione di un delitto: in quella riunione non si è avallato l’inserimento in parrocchia di un sacerdote turpe. Bensì si discusse se “fornirgli un alloggio durante il suo trattamento terapeutico a Monaco”. Tutto questo dimostra la volontà del Papa di non lasciare ombre. Confrontandosi con prove e non con dicerie» (Renato Farina).

Arcivescovo Georg Gänswein: “Benedetto XVI renderà una dichiarazione dopo averlo letto”

Il Papa emerito “sta leggendo attentamente le dichiarazioni rese, che lo riempiono di vergogna e dolore per la sofferenza che alle vittime sono state inflitte”. Lo ha riferito l’Arcivescovo Georg Gänswein, Segretario Particolare di Benedetto XVI, alla KNA [*] in merito al rapporto commissionato dall’Arcidiocesi di München und Freising sugli abusi sessuali commessi da membri del clero in passato. Anche se “cerca di leggere il rapporto rapidamente” – si legge nella dichiarazione del Segretario Particolare, ripresa poi anche dal sito Vatican News in tedesco [QUI] – chiede comprensione “perché la revisione completa richiederà tempo vista la sua età e salute, ma anche a causa della entità del rapporto” – più di mille pagine – sul quale in un secondo momento “renderà una dichiarazione”. Benedetto XVI tramite il suo segretario chiarisce inoltre che, contrariamente a quanto affermato in una precedente udienza, ha partecipato all’assemblea ordinaria del 15 gennaio 1980: “ciò non è stato fatto in malafede, ma è stato il risultato di un errore nella redazione della sua dichiarazione”, precisa Gänswein, che rende noto come il Papa emerito sia “molto dispiaciuto per questo errore e si scusa”. Tuttavia, puntualizza ancora Gänswein, “l’affermazione che l’incarico pastorale del sacerdote in questione non è stato deciso in questa riunione rimane oggettivamente corretta, come documentato dagli atti”. Benedetto XVI, infine, riferisce infine il suo Segretario Particolare, è “vicino alla sua ex arcidiocesi e diocesi di origine in questi giorni ed è molto vicino ad essa nei suoi sforzi per chiarire. Pensa soprattutto alle vittime che hanno subito abusi sessuali e indifferenza” (SIR, 24 gennaio 2022).

[*] La KNA ha riportato oggi una dichiarazione del Papa emerito Benedetto XVI in reazione all’accusa di aver detto consapevolmente falsità nella sua dichiarazione sulla denuncia degli abusi nell’Arcidiocesi di München und Freising. Il Cardinale Ratzinger non sapeva nulla della storia del sacerdote della Diocesi di Essen.

Ecco il testo distribuito dall’Arcivescovo Georg Gänswein, Segretario Particolare di Benedetto XVI, nella versione originale in tedesco, con una traduzione italiana:

«Seit Donnerstag Nachmittag liegt Papst emeritus Benedikt XVI. das am gleichen Tag vorgestellte Gutachten der Münchener Kanzlei Westpfahl Spilker Wastl als PDF-Datei vor. Derzeit liest er aufmerksam die dort niedergelegten Ausführungen, die ihn mit Scham und Schmerz über das Leid erfüllen, das den Opfern zugefügt worden ist.
Auch wenn er um eine zügige Lektüre bemüht ist, bittet er sehr um Verständnis, dass die vollständige Durchsicht angesichts seines Alters und seiner Gesundheit, aber auch des großen Umfangs wegen noch Zeit benötigt. Zum Gutachten wird es eine Stellungnahme geben.
Er möchte aber jetzt schon klarstellen, dass er, entgegen der Darstellung im Rahmen der Anhörung, an der Ordinariatssitzung am 15. Januar 1980 teilgenommen hat.
Die gegenteilige Angabe war also objektiv falsch. Er möchte betonen, dass dies nicht aus böser Absicht heraus geschehen ist, sondern Folge eines Versehens bei der redaktionellen Bearbeitung seiner Stellungnahme war. Wie es dazu kam, wird er in der noch ausstehenden Stellungnahme erklären. Dieser Fehler tut ihm sehr leid und er bittet, diesen Fehler zu entschuldigen.
Objektiv richtig bleibt aber, dokumentiert durch die Aktenlage, die Aussage, dass in dieser Sitzung über einen seelsorgerlichen Einsatz des betreffenden Priesters nicht entschieden wurde. Vielmehr wurde lediglich der Bitte entsprochen, diesem während seiner therapeutischen Behandlung in München Unterkunft zu ermöglichen.
Benedikt XVI. ist gerade in diesen Tagen seiner früheren Erz- und Heimatdiözese nahe und ist ihr im Bemühen um Aufklärung sehr verbunden. Besonders denkt er an die Opfer, die sexuellen Mißbrauch und Gleichgültigkeit erfahren mussten».

«Da giovedì pomeriggio il Papa emerito Benedetto XVI ha in mano il rapporto presentato lo stesso giorno dallo studio legale di München, Westpfahl Spilker Wastl in formato PDF.
Attualmente sta leggendo con attenzione le dichiarazioni ivi contenute, che lo riempiono di vergogna e dolore per le sofferenze inflitte alle vittime. Anche se cerca di leggerlo velocemente, chiede comprensione perché a causa della sua età e stato di salute, ma anche per le grandi dimensioni del rapporto ci vorrà del tempo per leggerlo interamente. Alla fine ci sarà un commento sulla relazione.
Tuttavia, desidera ora chiarire che, contrariamente a quanto affermato in una precedente udienza, ha partecipato all’assemblea dell’Ordinariato del 15 gennaio 1980.
L’affermazione contraria era quindi oggettivamente errata. Il Papa emerito ci tiene a sottolineare che ciò non è stato fatto in malafede, ma è stato il risultato di un errore nella redazione della sua dichiarazione. Spiegherà come ciò sia avvenuto nella dichiarazione che si attende. È molto dispiaciuto per l’errore e si scusa per questo errore.
Tuttavia, l’affermazione che l’incarico pastorale del sacerdote in questione non è stato deciso in questa riunione rimane oggettivamente corretta, come documentato dagli atti. Piuttosto, la richiesta è stata accolta solo per la residenza durante il suo trattamento terapeutico a München.
Benedetto XVI è vicino alla sua ex arcidiocesi e diocesi di origine in questi giorni ed è molto vicino ad essa nei suoi sforzi per chiarire la situazione. Pensa soprattutto alle vittime che hanno subito abusi sessuali e indifferenza».

All’attenzione della Lügenpresse (stampa bugiarda): un’informazione errata per errore non è una “falsa dichiarazione”.

Vogliono ribaltare la Chiesa
Attaccano Ratzinger per sfidare e colpire Bergoglio
Le critiche a Benedetto puntano solo a propugnare una rivoluzione della Chiesa che in Germania è già stato un fiasco totale
di Renato Farina
Libero Quotidiano, 24 gennaio 2022


Attenzione ai naviganti. L’attacco a Ratzinger è diretto e frontale. Fin qui è ovvio. Ma la protervia con cui lo si assale, vuole essere anche un minaccioso avvertimento a Bergoglio.

Di solito la verità si disvela per un caso fortuito, per un incidente di penna o un eccesso di intelligenza. Di essa ci tocca ringraziare Gad Lerner e il suo articolo sul Fatto Quotidiano apparso sabato scorso [QUI]. Il neo-vaticanista, commenta lo strano cioccato silenzio, in fondo acquiescente, con cui la Chiesa (compreso, secondo lui, pure Francesco) ha accolto il dossier contro il Papa emerito, accusato di complicità con “almeno quattro casi di pedofilia” quand’era tra il 1978 e il 1982 arcivescovo di Monaco di Baviera.

Lerner non prende posizione sul caso specifico. Ma dà un giudizio evidente su quanto quest’ultimo scandalo sporcando l’abito bianco di Benedetto non umili la sua figura morale, ma scardini l’essenza stessa del cattolicesimo apostolico romano. Papa Benedetto ha esaltato la bellezza dell’incontro con Cristo tramite questa povera Chiesa, nonostante la sua sporcizia. Lo ha proposto in modo incantevole come via di salvezza per l’umanità ferita.

Balle, dice Lerner. Il coinvolgimento del candido Ratzinger è la prova che non è questione di brave persone, il fatto è che quella della Chiesa cattolica è una storia criminale. Il delitto della pedofilia e comunque l’abuso sessuale sono connaturati in essa. Per salvarsi essa deve cambiare radicalmente. Deve accettare il “cataclisma”. “Cambierà la dottrina e cambieranno le regole del diritto canonico”. Ma prima deve, senza difendersi, lasciare che “crollino le pareti, anche i muri maestri della Chiesa”. Non sono i preti a essere cattivi come capita anche tra i geometri e i parrucchieri. Nel loro caso è che sono programmati ad abusare dei minori. “È evidente” scrive Lerner “che tali pratiche di sopraffazione hanno a che fare con la stessa natura gerarchica e patriarcale che differenzia la Chiesa cattolica… rispetto ad altre organizzazioni religiose”.

Insomma. La Chiesa se non vuole essere messa fuori legge come pericolo pubblico deve fare la rivoluzione. Che faccia tosta. È davvero singolare che Gad Lerner individui la storia criminale del novecento non nel comunismo, e neppure si sogni di elaborare un giudizio sulla nefasta ideologia e la conseguente pratica dei gruppi che hanno dominato la scena violenta della società italiana negli anni ’70. Fu lì, in quegli ambienti, che si teorizzò il sesso libero e senza responsabilità, e non mancarono teorici della pedofilia tra i maestri del pensiero sessantottino.

Si congiungono qui le critiche laico-progressiste con il desiderio di dare una spallata a un Bergoglio che dopo le promesse e le premesse iniziali appare troppo legato alla tradizione viva della Chiesa. Questa rivoluzione della Chiesa, nella dottrina e nel diritto canonico, è esattamente quanto propugnato e già praticato in Germania: apertura al sacerdozio femminile, matrimoni gay, matrimonio dei preti, divorzio accettato e aborto scusabile: il tutto per impedire la pedofilia e ridare fascino al messaggio cristiano. La rivoluzione tedesca si è dimostrata non solo un tradimento del “depositum fidei”, ma un fiasco solenne. Chiese vuote, zero peso culturale. Abbondano solo la presunzione e i soldi.

L’avvertimento

Da qui l’avvertimento che Francesco ha capito benissimo, evitando scontri frontali deleteri. Gli stessi ambienti che lo vezzeggiavano adesso lo ritengono incontrollabile, troppo libero e anticonformista rispetto ai dettami del politicamente corretto: denatalità, sovranità dei popoli, aborto, eutanasia, apertura ai matrimoni omosessuali.

La sua annunciata rivoluzione avrebbe perso spinta propulsiva.

Da qui l’attacco a Ratzinger (prove zero, suggestione propagandistica) e l’avvertimento al Papa, che non difenda più i muri maestri, altrimenti sistemano anche lui. Scrive forse premonitore Gad Lerner: “Come è noto, anche Bergoglio non è stato esente da critiche riguardo ai suoi rapporti con la giunta militare argentina”.

Papa Francesco, perché per lui il tema degli abusi è cruciale
di Andrea Gagliarducci
Monday Vatican, 24 gennaio 2022
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Nel 2013, poco dopo l’elezione di Papa Francesco, l’osservatore vaticano veterano John Allen si è recato in Argentina per saperne di più sulla storia e la vita del Cardinale Jorge Mario Bergoglio e per abbozzare il suo profilo personale. Dalla sua ricerca sono emerse alcune situazioni ambigue sulla risposta di Bergoglio su due casi di abusi sessuali [QUI], storia già citata dal Washington Post il 18 marzo 2013, a cinque giorni dalle elezioni [Papa Francesco è stato spesso in silenzio sui casi di abusi sessuali in Argentina come arcivescovo di Nick Miroff].

I due casi riguardavano Padre Julio Cesar Grassi, incriminato nel 2009 in due casi di abusi e assolto in molti altri, e Padre Napoleone Sasso, incriminato nel 2007 per aver abusato di cinque ragazze minorenni.

Allen ha sottolineato che né Grassi né Sasso sono sacerdoti dell’Arcidiocesi di Buenos Aires e quindi non sono caduti sotto la diretta supervisione di Bergoglio. E ha spiegato che le due storie sono separate perché il coinvolgimento di Bergoglio è diverso a seconda delle storie.

Nel caso di Sasso, molti credono che la responsabilità non ricade direttamente su Bergoglio. Nel caso di Grassi, Bergoglio è stato accusato di aver tentato di alterare il corso della giustizia.

Queste storie sono venute alla luce più volte nel corso degli anni. Ad esempio nel documentario francese diretto da Martin Boudot, intitolato “Il Codice del Silenzio”, uscito nel 2017, o in un’indagine del settimanale tedesco Der Spiegel [QUI] Così come, per un periodo, si è parlato di Mario Inzoli, condannato per abusi, sospeso da Benedetto XVI e reintegrato da Papa Francesco [QUI e QUI].

Queste situazioni non rappresentano un attacco a Papa Francesco. Servono però a sottolineare che, dietro una nozione di tolleranza zero, tutti possono essere accusati di un comportamento non corretto.

Questo sta accadendo ora in Germania, con il rapporto dell’Arcidiocesi di München und Freising sugli abusi sessuali [QUI]. Il rapporto copre un arco di tempo molto lungo (dal 1945 al 2019), comprende circa mille pagine, e segnala che nell’Arcidiocesi ci sono state almeno 497 persone che hanno subito abusi in questo periodo. Ciò include due casi imputabili a cattiva gestione. Il Cardinale Reinhard Marx, però, non ha offerto in questo caso le sue dimissioni, come aveva fatto qualche mese fa [QUI e QUI], giustificando la richiesta al Papa come un “fallimento personale” nella gestione degli abusi sessuali, dimissioni che Papa Francesco ha respinto.

Ma i riflettori sono puntati sui quattro casi nell’Arcidiocesi di München und Freising quando il Cardinale Joseph Ratzinger era l’Arcivescovo metropolita. La situazione di uno di questi casi – il “cappellano H”, ovvero Peter Hullermann [QUI] – era già stata chiarita 12 anni fa quando venne alla luce tra i tanti attacchi che arrivarono come una tempesta perfetta nel 2010. Sugli altri tre, le 82 pagine che Benedetto XVI ha inviato come un ricordo e contributo personale sono autentiche. Nella conferenza stampa, gli esperti hanno affermato che non sapeva nulla della situazione delle persone, ma che le vittime sono convinte che lo sapesse.

Non ci sono prove per questa affermazione. Così come non c’erano prove di insabbiamenti o cattiva gestione da parte del Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo metropolita di Colonia, costretto a un ritiro spirituale di sei mesi per quello che la Nunziatura Apostolica ha chiamato un errore di comunicazione [QUI]. Così come non c’erano prove contro il Cardinale Philippe Barbarin, Arcivescovo emerito di Lione, assolto dalle accuse di insabbiamento, ma non dall’opinione pubblica, tanto che fu costretto a dimettersi [QUI].

Oggi, il proliferare dei resoconti delle Conferenze Episcopali, affidati ad organismi esterni, rischia di trasformarsi nel contrario di quello a cui sono destinati. Più che operazioni di verità, diventano operazioni di marketing, con i vescovi impegnati a scusarsi e a esprimere vergogna per guadagnare credito nell’opinione pubblica.

Non c’è dubbio che i casi di abuso sessuale dovrebbero essere condannati e che i sacerdoti che li perpetrano dovrebbero essere puniti e impedito di continuare il loro esercizio pastorale. Ma è anche fuori dubbio che tutto deve essere fatto secondo giustizia, tenendo conto dei contesti. Papa Francesco ha parlato più volte dell’ermeneutica dell’epoca come necessaria per comprendere situazioni e modi operandi.

Questi rapporti, tuttavia, non raggiungono la verità giudiziaria, si basano su testimonianze solo parzialmente verificate e forniscono una stima dei casi di abuso non basata su atti giudiziari. La metodologia non è solida. Ma questo non si può dire. In Francia, Karine Dalle ha preso una posizione forte, alla guida delle comunicazioni per la Conferenza Episcopale Francese. È stata licenziata [QUI]. È stata prima la portavoce dell’Arcivescovo emerito di Parigi, Mons. Michel Aupetit, che poco dopo si è trovato di fronte a una campagna mediatica per presunti rapporti impropri con una donna: il Papa ha accettato le sue dimissioni «sull’altare dell’ipocrisia» [QUI, QUI e QUI].

Il caso del rapporto dell’Arcidiocesi di München und Freising non fa eccezione. Ma, ed è questo il punto, chiunque potrebbe essere coinvolto in accuse di cattiva gestione, forse perché ha sottovalutato una richiesta o perché la sua prima reazione non è stata delle migliori. Succede. E poi si sceglie l’obiettivo più importante, salvando di fatto la faccia delle altre persone coinvolte o responsabili. Era successo, troppe volte, con Benedetto XVI quando era Papa, e sta succedendo di nuovo ora che è Papa emerito.
Resta però la domanda se questa “tolleranza zero” voluta da Papa Francesco [QUI], con azioni di diverso tipo a partire dallo spettacolare vertice sugli abusi sessuali del febbraio 2019 fino all’abolizione del segreto pontificio, non possa un giorno rivoltarsi contro il Papa stesso. I casi di cui si era già parlato non vengono ritirati, e servono per attaccare il pontificato. È possibile perché questo è lo stato delle cose.

Il Papa ne è consapevole. Cominciò così ad isolarsi da coloro che avrebbero potuto provocargli uno scandalo, come l’Arcivescovo Gustavo Zanchetta, portato a Roma con l’incarico ad hoc di Assessore all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e poi rimandato a casa quando un processo contro di lui si stava avvicinando [QUI e QUI].

Questo, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. E se Benedetto XVI è sempre un bersaglio facile, non significa che la stessa tattica non possa essere applicata anche contro Papa Francesco. Ci sono casi in cui giocare con una narrazione. Finora non c’è stata la volontà di farlo.

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