Trent’anni fa nasceva la Repubblica armena cristiana di Artsakh. In Azerbajgian – “Paese della tolleranza” – vengono strappati i simboli religiosi cristiani e torturati i militari nemici
Il Difensore dei diritti umani dell’Armenia, Arman Tatoyan, ha pubblicato una nota sulla sua pagina Facebook [QUI], che fa seguito al Rapporto pubblico congiunto ad hoc dei Difensori dei diritti umani dell’Armenia e dell’Artsakh, “Fatti sulla costruzione fittizia della pace azerbajgiana e sull’assenza di un dialogo onesto come minacce ai diritti umani: piattaforme Baku-Tbilisi nel 2016 e 2017. Yerevan-Stepanakert, gennaio 2022”, pubblicato nei giorni scorsi [QUI].
Le Croci dei prigionieri di guerra armeni in Azerbajgian
Ancora una volta viene denunciato il comportamento dell’Azerbajgian nei confronti dei prigionieri di guerra armeni che a oltre un anno dalla fine del conflitto sono illegalmente trattenuti nelle prigioni azere. Tatoyan specifica che tutto quanto riportato è documentato da valide prove che sono nella disponibilità dell’Ufficio del Difensore dei diritti umani dell’Armenia e a disposizione delle autorità internazionali.
Per quanto il contenzioso tra Armenia e Azerbajgian sull’Artsakh/Nagorno-Karabakh non abbia mai assunto i connotati di una guerra di religione, giungono preoccupanti segnali sul trattamento degli Armeni detenuti. Tatoyan scrive nel suo post: “Ad esempio, c’è un caso noto in cui i militari azeri hanno chiesto a un soldato armeno di rinunciare al cristianesimo e di convertirsi all’Islam, cioè di cambiare la sua fede. Dopo che il soldato armeno si è rifiutato di obbedire, le sue gambe sono state bruciate e è duramente picchiate e umiliate. Non abbiamo registrato nulla di simile prima. In un altro caso, gli Azeri hanno bruciato con un accendino una parte del corpo di un soldato catturato, sul quale hanno notato un tatuaggio a forma di croce e lo hanno picchiato duramente. A tutti coloro che avevano una croce con loro, questi simboli religiosi sono stati portati via o distrutti. Quando i nostri prigionieri hanno chiesto la restituzione delle croci, sono stati duramente picchiati e ridicolizzati, deridendo la religione. Questi casi sono una diretta conseguenza della politica di armenofobia e dell’ostilità delle autorità azere nei confronti degli armeni”.
Durante la guerra del 2020 non erano mancati episodi di vandalismo religioso contro le chiese e i monumenti cristiani armeni, di cui abbiamo riferito, per esempio: Azerbajgian ha rasato al suolo storiche chiese armene a Sushi e a Mekhakavan nell’Artsakh occupato con la guerra di aggressione del 2020 – 28 marzo 2021. La politica armenofoba del regime azero è proseguita nei territori occupati anche dopo la fine del conflitto, di cui abbiamo riferito, per esempio: Dalla Montagna del Giardino Nero. Cronaca di un anno orribile per gli armeni cristiani della Repubblica di Artsakh – 30 dicembre 2020.
Trent’anni fa nasceva la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh
Trent’anni fa, a seguito del referendum del 10 dicembre 1991 e delle elezioni tenutesi il 28 dicembre 1991, si costituiva l’organo legislativo della neonata Repubblica del Nagorno-Karabakh. Il Consiglio Supremo nella sua prima seduta del 6 gennaio 1992 adottò la Dichiarazione dell’Indipendenza della Repubblica del Nagorno Karabakh, procedendo dal diritto inalienabile del popolo all’autodeterminazione, facendo affidamento sul libero arbitrio del popolo della Repubblica del Nagorno Karabakh. L’Azerbajgian ha risposto alla dichiarazione di indipendenza con tre guerre.
La Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh è uno Stato de facto a riconoscimento limitato, autoproclamatosi indipendente dall’Azerbajgian. Come previsto dal referendum costituzionale del 20 febbraio 2017 il Paese mantiene ufficiali entrambi i toponimi. Situato nel Caucaso meridionale, nella regione del Nagorno Karabakh (anche “Alto Karabakh” o “Karabakh Montuoso”), aveva i precedenti confini territoriali (a ovest con l’Armenia, a sud con l’Iran, a nord e ad est con l’Azerbajgian) determinati al termine del conflitto scoppiato nel gennaio del 1992, dopo l’avvenuta proclamazione di indipendenza. Tali confini corrispondevano, grosso modo, a quelli dell’antica regione armena di Artsakh. Alcune porzioni del territorio (parte della regione di Shahoumyan e i bordi orientali delle regioni di Martouni e Martakert) erano rimasti comunque sotto controllo azero pur essendo rivendicate dagli Armeni come parte integrante del loro Stato. A seguito della Guerra del Nagorno Karabakh del 2020, buona parte del territorio della Repubblica di Artsakh è finito sotto controllo dell’Azerbajgian sia per le conquiste militari nel corso del conflitto sia per quanto stabilito dall’Accordo di cessate il fuoco nella guerra del Nagorno-Karabakh del 2020. Di fatto, la Repubblica di Artsakh è interamente circondata dall’Azerbajgian, eccezione fatta per lo stretto collegamento garantito dal Corridoio di Lacın, che la unisce all’Armenia e che si trova sotto controllo e vigilanza della forza russa per il mantenimento della pace [Artsakh/Nagorno-Karabakh, 27 settembre 2020-27 settembre 2021. Il Male, un anno fa – 27 settembre 2021 e La guerra scatenata dall’Azerbajgian (con il sostegno determinante della Turchia) contro la Repubblica di Artsakh non va dimenticata – 24 settembre 2021].
Il Presidente dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh, Artur Tovmasyan in un messaggio di congratulazioni in occasione del 30° anniversario del Consiglio Supremo della Repubblica del Nagorno-Karabakh, ha dichiarato: «Oggi l’Artsakh, sebbene rimpicciolito, ha una statualità, e la sua indipendenza è indiscutibile. Accanto alla soluzione finale del conflitto c’è la questione del riconoscimento internazionale della Repubblica di Artsakh e dei suoi confini, ed è fissata incondizionatamente. L’esistenza e la salvezza del popolo armeno che ha lottato nel crocevia della storia è sempre stata condizionata dall’unità e dall’unanimità degli Armeni. Con il nostro stile di vita e fiducia, dobbiamo difendere la nostra Patria e lottare per la protezione dei nostri diritti. La nostra volontà e i nostri obiettivi sono irremovibili, non sono soggetti a compromessi. Invitiamo tutti gli Armeni all’unità, alla comprensione reciproca e alla tolleranza».
La dichiarazione della indipendenza della Repubblica del Nagorno-Karabakh, 6 gennaio 1992
(Traduzione italiana a cura dell’Iniziativa italiana per l’Artsakh)
In virtù del diritto all’autodeterminazione dei popoli, così come la volontà del popolo del Nagorno-Karabakh si è espressa nel referendum della Repubblica il 10 dicembre 1991;
– comprendendo le responsabilità per il destino della storica patria;
– confermando l’adesione ai principi del 2 settembre 1991 della Dichiarazione sulla proclamazione della Repubblica del Nagorno-Karabakh;
– ricercando la normalizzazione delle relazioni tra i popoli armeno e azero;
– disposti a proteggere la popolazione della Repubblica del Nagorno-Karabakh dalle aggressioni e minacce di sterminio fisico;
– sviluppando l’esperienza dell’autogoverno popolare nel Nagorno-Karabakh nel 1918-1920;
– esprimendo la volontà di stabilire relazioni uguali e reciprocamente vantaggiose con tutti gli stati e membri dell’Unione;
– rispettando e seguendo i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, del documento finale della riunione di Vienna tra la Conferenza europea sulla sicurezza e la cooperazione stati membri, e le altre norme universalmente riconosciute del diritto internazionale.
Il Soviet Supremo della Repubblica del Nagorno-Karabakh:
Sancisce l’indipendenza della Repubblica del Nagorno-Karabakh.
La Repubblica del Nagorno-Karabakh è uno Stato indipendente. Essa ha la sua propria bandiera nazionale, emblema e l’inno. La Costituzione e le leggi Repubblica del Nagorno-Karabakh, nonché gli atti internazionali e legali che regolano il rispetto dei diritti umani e delle libertà sono in vigore nel territorio della Repubblica del Nagorno-Karabakh.
Tutto il potere nella Repubblica del Nagorno-Karabakh appartiene al popolo della Repubblica del Nagorno-Karabakh, che realizza il suo potere e volontà mediante referendum nazionale o tramite organismi rappresentativi.
Tutti gli abitanti del Nagorno-Karabakh sono cittadini della Repubblica del Nagorno-Karabakh.
La Repubblica del Nagorno-Karabakh permette la doppia cittadinanza.
La Repubblica del Nagorno-Karabakh protegge i suoi cittadini.
La Repubblica del Nagorno-Karabakh garantisce i diritti e le libertà di tutti i suoi cittadini indipendentemente dalla loro nazionalità, razza e credo.
Forze armate, forze dell’ordine e organi di sicurezza dello Stato sono stabiliti nella Repubblica del Nagorno-Karabakh subordinati alle autorità suprema per garantire la tutela dei suoi cittadini e la sicurezza della popolazione. I cittadini della Repubblica del Nagorno-Karabakh devono servire nelle forze armate sul territorio della Repubblica del Nagorno-Karabakh. Il servizio militare dei cittadini della Repubblica del Nagorno-Karabakh in altri Stati, come pure la presenza di forze armate straniere nel territorio della Repubblica del Nagorno-Karabakh sono realizzati sulla base di accordi interstatali
Come soggetto di diritto internazionale, la Repubblica del Nagorno-Karabakh conduce una politica estera indipendente, stabilisce rapporti diretti con altri Stati, e partecipa alle attività delle organizzazioni internazionali.
Il terreno, la profondità, lo spazio aereo, le ricchezze naturali, materiali e spirituali della Repubblica del Nagorno-Karabakh sono di proprietà del suo popolo. Le leggi della Repubblica del Nagorno-Karabakh regolano il loro utilizzo e la proprietà.
L’economia della Repubblica del Nagorno-Karabakh si basa sul principio della parità di tutte le forme di proprietà. Essa garantisce pari opportunità di piena e libera partecipazione alla vita economica di tutti i cittadini della Repubblica del Nagorno-Karabakh.
La Repubblica del Nagorno-Karabakh riconosce la priorità dei diritti umani, garantisce la libertà di parola, di coscienza, l’attività politica e sociale e tutti gli altri diritti universalmente riconosciuti e le libertà civili. Le minoranze nazionali sono sotto la protezione dello Stato. La struttura statale della Repubblica del Nagorno-Karabakh assicura per le minoranze nazionali la possibilità di una vera e propria partecipazione alla vita politica, economica e spirituale della Repubblica. La legge persegue qualsiasi discriminazione nazionale.
Il linguaggio di stato della Repubblica del Nagorno-Karabakh è l’armeno. La Repubblica del Nagorno Karabakh riconosce il diritto delle minoranze nazionali all’utilizzo, senza alcuna limitazione, della loro lingua madre in campo economico, culturale ed educativo.
Questa Dichiarazione e la Dichiarazione generale sui diritti umani forma la base della Costituzione e della legislazione della Repubblica del Nagorno-Karabakh.
- Solo il popolo di Artsakh può decidere il proprio status futuro. Nessuno al di fuori del Nagorno-Karabakh può stabilire un futuro diverso, che non sia quello dell’autodeterminazione – 27 dicembre 2021
- La popolazione della Repubblica di Artsakh lotta per il riconoscimento del suo diritto inalienabile all’autodeterminazione… e di esistere. La Nota dell’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede – 10 luglio 2021