Il papa ai genitori: trasmettere la fede cristiana

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Al termine dell’Angelus del Battesimo di Gesù papa Francesco ha chiesto preghiere per la popolazione del Kazakhistan, oppressa da una guerra civile: “Ho appreso con dolore che vi sono state vittime durante le proteste scoppiate nei giorni scorsi in Kazakhistan. Prego per loro e per i familiari, e auspico che si ritrovi al più presto l’armonia sociale attraverso la ricerca del dialogo, della giustizia e del bene comune. Affido il popolo kazako alla protezione della Madonna, Regina della Pace di Oziornoje”.

Prima della recita dell’Angelus papa Francesco ha sottolineato che la vita pubblica di Gesù inizia con il battesimo: “Dopo circa trent’anni vissuti nel nascondimento, Gesù non si presenta con qualche miracolo o salendo in cattedra per insegnare. Si mette in fila con il popolo che andava a ricevere il battesimo da Giovanni…

E Gesù condivide la sorte di noi peccatori, scende verso di noi: discende nel fiume come nella storia ferita dell’umanità, si immerge nelle nostre acque per risanarle, si immerge con noi, in mezzo a noi. Non sale al di sopra di noi, ma scende verso di noi, con l’anima nuda, con i piedi nudi, come il popolo. Non va da solo, né con un gruppo di eletti privilegiati, no, va con il popolo. Appartiene a quel popolo e va con il popolo a farsi battezzare, con quel popolo umile”.

L’azione di Gesù è molto importante per i credenti: “E’ un grande insegnamento per noi: tutti siamo immersi nei problemi della vita e in tante situazioni intricate, chiamati ad affrontare momenti e scelte difficili che ci tirano in basso.

Ma, se non vogliamo restare schiacciati, abbiamo bisogno di elevare tutto verso l’alto. E questo lo fa proprio la preghiera, che non è una via di fuga, la preghiera non è un rito magico o una ripetizione di cantilene imparate a memoria”.

La preghiera è mettersi nelle ‘mani’ di Dio: “Pregare è il modo per lasciare agire Dio in noi, per cogliere quello che Lui vuole comunicarci anche nelle situazioni più difficili, pregare per avere la forza di andare avanti… Sì, la preghiera è la chiave che apre il cuore al Signore.

E’ dialogare con Dio, è ascoltare la sua Parola, è adorare: stare in silenzio affidandogli ciò che viviamo. E a volte è anche gridare a Lui come Giobbe, sfogarsi con Lui. Gridare come Giobbe. Lui è padre, ci capisce bene. Lui mai si arrabbia con noi. E Gesù prega”.

La preghiera apre il cielo, afferma il papa, chiedendo di ricordare il proprio Battesimo: “La preghiera apre il cielo: dà ossigeno alla vita, dà respiro anche in mezzo agli affanni e fa vedere le cose in modo più ampio.

Soprattutto, ci permette di fare la stessa esperienza di Gesù al Giordano: ci fa sentire figli amati dal Padre… Tra tante cose che facciamo nella giornata, non trascuriamo la preghiera: dedichiamole tempo, usiamo brevi invocazioni da ripetere spesso, leggiamo il Vangelo ogni giorno. La preghiera che apre il cielo”.

In mattinata papa Francesco ha impartito il battesimo a 16 neonati nella Cappella Sistina, dopo la sospensione dello scorso anno, a causa delle restrizioni sanitarie dovute al covid19:

“C’è un inno liturgico molto bello, nella festa di oggi, che dice che il popolo di Israele andava al Giordano ‘con i piedi scalzi e l’anima scalza’, cioè un’anima che voleva essere bagnata da Dio, che non aveva nessuna ricchezza, che aveva bisogno di Dio…

I vostri figli riceveranno oggi l’identità cristiana. E voi, genitori e padrini, dovete custodire questa identità. Questo è il vostro compito durante la vostra vita: custodire l’identità cristiana dei vostri figli.

E’ un impegno di tutti i giorni: farli crescere con la luce che oggi riceveranno. Questo soltanto volevo dirvi, questo è il messaggio di oggi: custodire l’identità cristiana che voi avete portato oggi per farla ricevere ai vostri figli”.

E nella sua breve omelia il papa ha avvertito i genitori di non preoccuparsi se i figli piangono: “Per favore, loro sono i protagonisti: fate in modo che non abbiano troppo caldo, che si sentano a loro agio… E se hanno fame, allattateli tranquillamente qui, davanti al Signore, non c’è problema.

E se gridano, lasciateli gridare, perché loro hanno uno spirito di comunità, diciamo uno ‘spirito di banda’, uno spirito d’insieme, e basta che uno incominci, perché tutti sono musicali, e subito viene l’orchestra!

Lasciateli piangere tranquilli, che si sentano liberi. Ma che non sentano troppo caldo e, se hanno fame, che non restino con la fame”.

(Foto: Santa Sede)

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