Epifania è manifestazione di Dio ai popoli

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La Chiesa ha celebrato l’Epifania del Signore, manifestazione di Dio al mondo attraverso la testimonianza di tre personaggi che alla grotta di Betlemme arrivano da lontano, come ha affermato papa Francesco nell’omelia durante la concelebrazione eucaristica nella basilica di san Pietro insieme a 21 cardinali, 19 vescovi, circa 150 sacerdoti e molti fedeli:

“Questa sana inquietudine, che li ha portati a peregrinare, da dove nasce? Nasce dal desiderio. Ecco il loro segreto interiore: saper desiderare. Meditiamo su questo. Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile.

Desiderare è accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è ‘tutta qui’, è anche ‘altrove’. E’ come una tela bianca che ha bisogno di ricevere colore”.

 In molte diocesi italiane l’Epifania è stata festeggiata insieme alle comunità etniche cattoliche, come a Torino, in cui mons. Cesare Nosiglia, ha sottolineato il significato dell’adorazione: “Il divino bambino di Betlemme è nato per tutti, nessuno escluso, e l’episodio dei Magi lo conferma con tutta la sua carica di novità sconvolgente.

Erode e i sacerdoti del Tempio, gli scribi e la gente di Gerusalemme si rendono conto che qualcosa di nuovo sta accadendo, anche se non si muovono e si accontentano di conoscere le Scritture, che parlano di questo evento come di un fatto lontano nel tempo. Tanto lontano da far ritenere che non sarebbe mai avvenuto nella storia, ma solo alla fine dei tempi”.

 La novità spaventa solo i poteri forti: “E’ proprio questa la novità che sconvolge e turba Erode e i religiosi di quel tempo e continua a inquietare i potenti di sempre. Sembra assurdo ma è così: sono i poveri che spaventano, per cui vanno aiutati ma a restare poveri, altrimenti se alzano la testa e diventano attivi protagonisti del loro futuro, cambiano la storia del mondo, perchè dalla loro parte si schiera Dio stesso che si fa uno di loro e che abbatte i potenti dai troni ed esalta gli umili”.

E’ un ringraziamento aperto ai cittadini: “Per questo ringrazio sentitamente quanti operano nella comunità cristiana e civile per farsi accompagnatori di chi cerca il Signore e lo può trovare nel nostro amore, nella nostra prossimità e solidarietà, in una forte stretta di mano, nel sentirsi chiamati per nome e ritrovare così dignità e speranza di vita.

Torino è certamente una delle città  più aperte alla accoglienza e integrazione e per questo molti sono gli immigrati e rifugiati che cercano di venire tra noi, anche se la fatica  per riconoscerli come cittadini a tutti gli effetti, soggetti  di uguali diritti e doveri, è ancora grande”.

Per questo significato l’Epifania è la festa di Dio: “L’Epifania è la festa di questo Dio difensore degli ultimi, che si rivela a tutti, ricchi e poveri, potenti e umili, italiani o stranieri, cristiani e non, come il Dio che salva dalla divisione e dall’indifferenza, dall’odio e dalla violenza, dalla discriminazione e dal rifiuto dell’altro. In lui c’è unità, pace e amore, perché non fa differenza di persone e si incarna in ogni uomo che è, come lui, povero, solo, rifiutato e ignorato”.

Da Milano mons. Mario Delpini ha spiegato la ‘trasgressione’ dei magi: “La pagina evangelica presenta invece una visione radicalmente diversa. I magi vengono da oriente per adorare il re dei Giudei e il potere costituito, Erode, è turbato, è sospettoso, ordisce una persecuzione violenta e sanguinaria, spietata.

I magi dopo l’adorazione del bambino Gesù ricevono l’annuncio dell’angelo di trasgredire all’ordine del tiranno e tornano al loro paese per un’altra strada. Il confronto con il potere è uno scontro, il comportamento raccomandato è la trasgressione”.

Ed ecco l’invito ad essere nella società: “La presenza dei cristiani nella società si caratterizza per un impegno per ogni opera buona. Il criterio di giudizio, i principi che ispirano le scelte si riconducono al servire il bene comune: i cristiani non sono preoccupati del proprio interesse ma dell’interesse comune, di ciò che giova al vivere insieme, di ciò che costruisce la pace e promuove la giustizia”.

E’ un invito all’impegno: “I cristiani non sono sempre stati coerenti ai principi del Vangelo e alla via percorsa da Gesù. Questa però non è una buona ragione per estraniarsi dal servizio che i cristiani sono chiamati a rendere nei diversi ambiti dell’impegno politico e sociale.

Hanno a cuore non solo la loro gioia, ma il bene di tutti e perciò hanno la responsabilità di adorare il bambino, di contrastare il tiranno e di condividere la loro gioia con tutti, pronti per ogni opera buona”.

A Venezia il patriarca Francesco Moraglia  ha annunciato che desidera recarsi in Kenya nel prossimo luglio, insieme a don Giovanni Volpato, per unirsi alle celebrazioni per il 25^ anniversario dell’erezione della parrocchia di San Marco Evangelista a Ol Moran:

“L’Epifania è, per sua essenza, una festa che richiama la dimensione universale e missionaria della Chiesa e, per questo, oggi, vogliamo tenere presenti (nella vicinanza spirituale, nell’affetto e nella nostra preghiera) i missionari che dalle nostre terre veneziane e venete sono impegnati e vivono in varie parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo di Gesù Cristo, portatori della Sua luce, della Sua pace, della Sua verità.

Un ricordo particolare va alla missione ‘veneziana’ di Ol Moran, in Kenya, che in questi giorni festeggia anche i 25 anni dalla sua costituzione come parrocchia (intitolata a san Marco, per ricordare il legame forte con la realtà di Venezia) ed è guidata tuttora da un nostro sacerdote diocesano, don Giacomo Basso”.

A Palermo sono state 11 le lingue impiegate per la celebrazione della Messa dei Popoli che l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha presieduto nella Cattedrale nella solennità dell’Epifania del Signore: i rappresentanti delle comunità straniere cristiane di Palermo (ghanesi, filippini, nigeriani, tamil, cingalesi, mauriziani e polacchi) hanno infatti rinnovato, attraverso la celebrazione e una lettera indirizzata all’Arcivescovo, la volontà di vivere in armonia nello stesso territorio accogliendo la Pace offerta da Gesù che è il Dio-con-noi:

“Incamminiamoci anche noi verso Betlemme; riconosciamo che il Neonato di Maria, annunziato dagli angeli, riconosciuto dai pastori, è il Dio dei piccoli e dei puri di cuore. In quel bambino c’è il Dio di ogni lontano, di ogni ricercatore capace di seguire il moto della luce interiore, della luce gentile, di quanti anelano al Sommo bene, a conoscere il vero volto di Dio, di quanti sono capaci di intraprendere da ogni provenienza geografica ed esistenziale cammini e percorsi interiori, dei desideranti la vera gioia, la convivialità umana e la pace.

Questo minuscolo cucciolo d’uomo venga oggi riconosciuto anche da noi da questa assemblea multietnica radunata dai quattro angoli della terra come il Messia di Dio Sommo e Misericordioso, Amico ed Amante di ogni uomo e di ogni donna, Padre Magnanime e Paziente, l’Umile Accogliente, che tutti avvolge e riunisce nel suo abbraccio trasfigurante”.

(Foto: Patriarcato di Venezia)

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