Le ragioni del tentativo di annientamento della liturgia tradizionale e dalle periferie di Traditionis custodes, una supplica ai vescovi di essere generosi e buoni pastori di tutti

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Condividiamo di seguito due contributi in riferimento alla Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Traditiones custodes promulgata da Papa Francesco il 16 luglio 2021 per “ristabilire in tutta la Chiesa di Rito romano una sola e identica preghiera che esprima la sua unità, secondo i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II e in linea con la tradizione della Chiesa”, accompagnata da una sua Lettera ai vescovi di tutto il mondo per spiegare le ragioni che l’hanno portato a prendere la decisione di “abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti al presente Motu Proprio, e di ritenere i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, come l’unica espressione della lex orandi del Rito romano”, seguita dalle Responsa ad dubia emanate il 18 dicembre 2021 dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti del su alcune disposizioni della Traditionis custodes del Sommo Pontefice.

Il primo contributo Le ragioni del tentativo di annientamento della liturgia tradizionale a firma di Rubén Peretó Rivas è stato pubblicato il 22 dicembre 2021 da blog cattolico argentino Caminante Wanderer.

Il secondo contributo Dalle periferie di Traditionis custodes, una supplica ai vescovi a firma di Mons. Charles Pope è stato pubblicato il 5 gennaio 2021 sul sito del quotidiano National Catholic Register del gruppo cattolico statunitense EWTN: «Dobbiamo pregare che i vescovi prendano decisioni attente, coraggiose e pastorali sull’attuazione del Motu proprio». Mons. Charles Pope è attualmente decano e parroco nell’Arcidiocesi di Washington, dove ha fatto parte del Consiglio presbiteriale, del College dei consultori e del Consiglio del personale presbiteriale. Oltre a pubblicare un blog quotidiano sul sito web dell’Arcidiocesi di Washington, ha scritto su riviste pastorali, ha condotto numerosi ritiri per sacerdoti e fedeli laici e ha anche condotto studi biblici settimanali al Congresso degli Stati Uniti e alla Casa Bianca. Mons. Pope scrive: «Come pastore d’anime, non riesco a trovare parole per esprimere il dolore e la rabbia (giusti, prego) che provo per il trattamento dei cattolici che sono attaccati alle forme più antiche della liturgia e dei sacramenti. Non ho visto un tale linguaggio o durezza diretti contro nessun altro gruppo, dentro o fuori la Chiesa. Il tono è singolare e scioccante. Coloro che amano la MTL sono miei fratelli e sorelle nel Signore e da tempo ammiro la loro tenacia e ortodossia. Molti di loro hanno famiglie numerose e prendono molto sul serio la fede. Per loro il cattolicesimo non è solo una fede, ma anche una cultura sia antica che nuova. Sono pronti per la battaglia di vivere la fede in un mondo sempre più secolare. Non sono un segmento particolarmente ampio della Chiesa negli Stati Uniti, ma sono uno dei pochi segmenti della Chiesa in crescita e fiorente. Amano la fede e la Messa, e mi addolora che vengano trattati in modo così brusco e duro».

Le ragioni del tentativo di annientamento della liturgia tradizionale
di Rubén Peretó Rivas
Caminante Wanderer, 22 dicembre 2021


Coloro che conoscono il diritto canonico, assicurano che la Traditiones custodes è un documento molto discutibile dal punto di vista giuridico, e ancor più discutibili sono le risposte della Congregazione per il Culto Divino sui presunti dubbi che avrebbero ricevuto dai vescovi in merito all’applicazione della Traditiones custodes. Sembra che si tratti di leggi dettate da un tiranno che si considera al di sopra di ogni ordinamento giuridico e, quindi, con il diritto di fare ciò che vuole. Tuttavia, l’aspetto più grave di questa situazione non è la questione canonica ma l’enorme danno e dolore che provoca a decine di migliaia di anime che non vengono ascoltate e prese in considerazione, ma semplicemente emarginate e condannate a una più o meno rapida estinzione.

La domanda a cui cerco di rispondere in questo articolo è perché lo fanno. E in primo luogo è necessario avvertire chi sono gli autori di questa strage del mondo tradizionale, e sebbene il responsabile ultimo sia Papa Francesco, i diretti responsabili sono altri. Al Pontefice non interessa la liturgia – riformata o tradizionale – e la prova è che durante i primi otto anni del suo pontificato non prese nessuna decisione restrittiva. Piuttosto il contrario. La responsabilità, a mio avviso, viene dal gruppo di studiosi di Sant’Anselmo, che insieme alla Scuola di Bologna, sono gli eredi dello “spirito conciliare” in materia liturgica. Al combattivo ed emblematico Prof. Andrea Grillo, che dal 2017 opera all’ombra di Domus Sanctae Marthae, come si è commentato su questo blog, che ha previsto quanto accaduto in questi mesi [QUI e QUI], si unisce Mons. Vittorio Viola, OFM, uscito dalle viscere di Sant’Anselmo e Segretario della Congregazione per il Culto Divino, Don Corrado Maggioni, fino a pochi mesi fa Sottosegretario del medesimo Dicastero, e parecchi altri [vedi QUI]. Si tratta di una piccola élite di illuminati che riconoscono come capostipiti Mons. Annibale Bugnini e il suo segretario, Mons. Piero Marini, responsabili degli abituali eccessi liturgici che hanno popolato il Pontificato di Giovanni Paolo II.

Ma perché lo fanno? Perché imbarcare la Chiesa in una guerra già finita? Le ragioni sono molteplici.

1. Come ogni élite illuminata, hanno una forte tendenza all’ideologizzazione, e ogni ideologo è assolutamente convinto della verità delle proprie idee, e leggi e manipola la realtà secondo esse. È inutile offrire argomentazioni, è inutile iniziare una discussione, ed è inutile mostrarla i fatti della realtà. Se non è conforme alle sue idee, peggio per lei. Non c’è esempio migliore per illustrare questo fenomeno che non il marxismo. Poco importava che la collettivizzazione e le altre misure che l’élite bolscevica escogitava per favorire la liberazione del proletariato russo fossero respinte dallo stesso proletariato e fallissero più e più volte. Le misure sono state imposte ad ogni costo, anche se si trattava dei gulag dove morirono milioni di persone. Per l’ideologo, la realtà non conta.

Colpisce che sia la Traditiones custodes che il documento recentemente pubblicato [Responsa ad dubia] parlino ancora della “ricchezza” della riforma liturgica del Vaticano II. Questo tipo di affermazione è tipico di un ideologo incapace di valutare la realtà. Questa riforma è stata concepita per promuovere una più attiva partecipazione dei fedeli alla vita liturgica della Chiesa. Cinquant’anni dopo, quello che vediamo è che le chiese sono vuote, che la frequenza dei fedeli alle funzioni liturgiche è diminuita drasticamente, concentrandosi soprattutto sulle persone anziane, e che i seminari, dove si formavano i ministri del culto, si sono svuotati. Sarebbe un errore affermare che la conseguenza di questa catastrofe sia stata la riforma del Vaticano II. È probabile che se tale riforma non fosse avvenuta, la realtà sarebbe simile o peggiore di quella che vediamo. Non lo sappiamo. Tuttavia, ciò che possiamo affermare con certezza seconda la logica è che la riforma liturgica promossa dal Vaticano II non è stata efficace nell’impedire l’allontanamento dei fedeli cattoliche dalla liturgia. E questa non è che una valida deduzione da dati evidenti. Non può essere negato. Oppure, gli unici che possono negarlo sono gli ideologi che, innamorati della loro idea, si dimostrano incapaci di confrontarla con la realtà.

2. Traditionis custodes e le Responsa ad dubia, non fanno altro che confermare il fallimento di questa riforma. Infatti, che a cinquant’anni dalla sua applicazione, si sia dovuto ricorre a misure draconiane per impedire a decine di migliaia di fedeli, per lo più giovani, di frequentare le funzioni tradizionali, implica che i presunti benefici di tali riforme non fossero tali poiché se ciò fosse stato il caso, nessuno ricorderebbe più la Messa tradizionale. Che i seminari e le case religiose delle comunità tradizionaliste siano stracolmi e, invece, che il resto languisca e scompaia, sono eloquenti segni di fallimento.

In breve, la seconda ragione per cui fanno ciò che fanno è la loro incapacità di riconoscere e accettare il fallimento; una profonda mancanza di umiltà che li porta a preferire annientare i fedeli tradizionalisti piuttosto che riconoscere che quei benefici della riforma non erano altro che sogni ad occhi aperti causati dai vapori derivanti dall’ottimismo fatuo del dopoguerra.

3. Al di là del fatto che gli ideologi che stanno dietro a tutte queste misure sono riconosciuti liturgisti, la verità è che essi dimostrano una profonda carenza nella loro concezione dei sacramenti. Questi non sono più intesi come canali di grazia assolutamente necessari e indispensabili per la salvezza delle anime, ma piuttosto come luogo privilegiato per l’esercizio del potere. Si preferisce lasciare i fedeli senza sacramenti piuttosto che consentire loro l’accesso ad essi celebrati secondo il rito che i cattolici hanno seguito per più di 1.500 anni e che è stato avallato come valido e mai abrogato da Papa Benedetto XVI.

Quanto accaduto negli ultimi due anni con la scusa della pandemia di coronavirus mostra la preoccupante tendenza dell’episcopato mondiale ad imporre la propria autorità in modo spietato, privando sacerdoti e fedeli dei loro diritti più elementari, come l’accesso ai sacramenti. Il “ministero” episcopale è stato ridotto a un semplice e puro esercizio del potere, del tutto indifferente alla dimensione spirituale della funzione propria del vescovo.

4. Una quarta ragione è una concezione positivista del diritto liturgico. Per i positivisti, la liturgia diventa legge per decisione dell’autorità competente. Ed è questo l’atteggiamento che vediamo non solo nei legislatori romani, ma anche in gran parte dei vescovi del mondo che, di fronte alla pretesa dei loro fedeli, dicono: «È ciò che ordina il Papa». Tuttavia, questa non è la concezione cattolica della legge, che suppone che sia sancita in vista della salvezza delle anime e trova la sua legittimità nell’uso costante che diventa consuetudine. L’autorità, quindi, non crea la liturgia né la usa, ma semplicemente la purifica in modo che tutti i suoi elementi siano conformi alla fede. La riforma liturgica del Vaticano II è stata attuata in un quadro di interpretazione positivista del diritto, così come lo sono la Traditiones custodes e le Responsa ad dubia. E poi, se la tradizione e il bene delle anime cessano di essere presi in considerazione e si appellano solo al peso della legge, tutti i mezzi saranno adeguati per far valere l’autorità e applicare la severità di quella legge.

I tentativi di annientare la liturgia tradizionale sono, a mio avviso, perpetrati da una piccola élite illuminata che, dai loro laboratori sull’Aventino, decide ciò che è meglio per il popolo di Dio. Sarebbe conveniente che qualcuno li avvertisse che Papa Francesco aderisce alla “teologia del popolo”, di taglio peronista, secondo la quale Dio si rivela nella voce del popolo. Non sarebbe il caso, allora, di ascoltare la voce di Dio che si esprime nella porzione di popolo che preferisce la liturgia tradizionale? O è che questa rivelazione dovrebbe essere ascoltata solo quando coincide con i preconcetti di quelli che sono al potere?

Tutto questo assomiglia molto, come ho già riferito, alla cricca di ideologi che cercarono di applicare il marxismo in Unione Sovietica. Hanno fallito, anche se hanno condannato il popolo russo a settant’anni di sofferenza. E anche in questo caso falliranno. Le imposizioni di un gruppo di illuminati potranno niente contro la pietà e la memoria del popolo fedele.

Dalle periferie di Traditionis custodes, una supplica ai vescovi
Dobbiamo pregare che i vescovi prendano decisioni attente, coraggiose e pastorali sull’attuazione del motu proprio
di Mons. Charles Pope
National Catholic Register, 5 gennaio 2021


Come molti di voi sapranno, poco prima di Natale è stato emesso un documento esplicativo (Responsa ad dubia) che cerca di rispondere ad alcune delle tante domande scaturite dalla Traditionis custodes, un Motu proprio di Papa Francesco sulla Messa Tradizionale Latina (MTL) [Vetus Ordo Missae].

Molti buoni autori l’hanno già commentato, sollevando preoccupazioni e interrogativi sia canonici che liturgici. I miei pensieri su questo sono dal punto di vista di un pastore diocesano che ha servito coloro che amano la MTL e che ha anche servito coloro che apprezzano l’attuale ordine della Messa. Mi piacciono entrambe le forme per ragioni diverse.

Il tono duro delle Responsa ad dubia

Come pastore d’anime, non riesco a trovare parole per esprimere il dolore e la rabbia (giusti, prego) che provo per il trattamento dei cattolici che sono attaccati alle forme più antiche della liturgia e dei sacramenti. Non ho visto un tale linguaggio o durezza diretti contro nessun altro gruppo, dentro o fuori la Chiesa. Il tono è singolare e scioccante. Coloro che amano la MTL sono miei fratelli e sorelle nel Signore e da tempo ammiro la loro tenacia e ortodossia. Molti di loro hanno famiglie numerose e prendono molto sul serio la fede. Per loro il cattolicesimo non è solo una fede, ma anche una cultura sia antica che nuova. Sono pronti per la battaglia di vivere la fede in un mondo sempre più secolare. Non sono un segmento particolarmente ampio della Chiesa negli Stati Uniti, ma sono uno dei pochi segmenti della Chiesa in crescita e fiorente. Amano la fede e la Messa, e mi addolora che vengano trattati in modo così brusco e duro.

A dimostrazione di questa durezza, si consideri come l’Arcivescovo Arthur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e autore dei Responsa, ha spiegato le regole per la celebrazione della MLT in una chiesa parrocchiale: «Inoltre, tale celebrazione [la MTL] non è opportuno che venga inserita nell’orario delle Messe parrocchiali essendo partecipata solo dai fedeli aderenti al gruppo. Infine, si eviti che vi sia concomitanza con le attività pastorali della comunità parrocchiale. Resta inteso che nel momento in cui dovesse essere disponibile un altro luogo, tale licenza sarà ritirata. In queste disposizioni non vi è alcuna intenzione di emarginare i fedeli che sono radicati nella forma celebrativa precedente: esse hanno solo lo scopo di ricordare che si tratta di una concessione per provvedere al loro bene (in vista dell’uso comune dell’unica lex orandi del Rito Romano) e non di una opportunità per promuovere il rito precedente».

Mentre il buon arcivescovo afferma che non vi è alcuna intenzione di emarginare i cattolici devoti alla MTL, l’emarginazione è l’effetto reale di un tale editto. Come è possibile leggere la citazione precedente come tutt’altro che come una seccata tolleranza nel migliore dei casi, o un netto rifiuto nel peggiore dei casi?

In effetti dice: “Noi preferiamo davvero che tu stia in luoghi isolati, ma se devi usare una delle nostre parrocchie, deve essere chiaro: tu non sei veramente ‘noi’. Non puoi apparire nel nostro programma, non puoi celebrare la tua MTL in un momento in cui qualcuno di noi potrebbe essere nei paraggi e, sebbene accettiamo di averti qui ora, non appena viene trovata ‘un’altra sede’ ti verrà chiesto di andartene immediatamente”.

In altre parole: “Via ai margini con te”. E tutto questo in un tempo di Francesco, che parla spesso di andare ai margini e nelle periferie con un messaggio d’amore.

Come pastore d’anime, sussulto davanti a questo tipo di linguaggio rivolto ai buoni cattolici che amano l’antica liturgia della Chiesa che ha nutrito la maggior parte dei nostri santi e antenati. I dissidenti e persino gli attivisti per l’aborto sono trattati meglio di così. Francamente, sono sopraffatto dal dolore e non so cosa dire ai cattolici che leggono cose come la citazione sopra. È scioccante, triste, emarginante e persino disumanizzante. San Paolo diceva: “Fate spazio nei vostri cuori per noi… viviamo e moriamo insieme a voi!” (2 Corinzi 7:2-3).

Non si tratta del Vaticano II

Ci sono stati recenti dibattiti online sul Concilio Vaticano II e sulla sua posizione autorevole nella Chiesa di oggi [“Chi non accetta il Concilio Vaticano II è fuori della Chiesa”. “Provocare lo scisma”, respinto al mittente – 2 febbraio 2021, Nella situazione senza precedenti in cui si trova la Chiesa, è lecito per un cattolico discutere sul Concilio Vaticano II? – 19 luglio 2020 e Cinquanta studiosi, giornalisti e opinion-leaders di tutto il mondo sul “fatto ineluttabile della revisione critica del Concilio Vaticano II” – 15 luglio 2020]. Sono consapevole che questo ha giustamente riguardato alcuni nella gerarchia. E, tra i cattolici più anziani, a volte può esserci la tendenza a legare la MTL con preoccupazioni per “il Concilio” – ma la maggior parte dei cattolici a cui piace la MTL che conosco, sono giovani adulti nati molto dopo il Concilio Vaticano II. Quando chiedo loro perché a loro piace il MTL, la maggior parte di loro parla della sua tranquillità e riverenza. Dicono che dà loro il tempo di pregare e incontrare il Signore. Facciamo bene ad ascoltarli e non semplicemente a respingere le loro percezioni.

Ci sono alcuni che denigrano degli aspetti del Concilio e dei cambiamenti liturgici che ne sono seguiti. Ma francamente, la Messa che è uscita nel 1970 è andata ben oltre ciò che i Padri del Concilio prevedevano – infatti, la MTL assomiglia molto di più a quello di cui parlava il Concilio rispetto alla forma ordinaria che abbiamo oggi. I Padri conciliari, pur concedendo più vernacolo, stimavano e davano ancora un posto d’onore al latino, al canto gregoriano, alla polifonia sacra e all’organo. Non ha mai parlato di cose come la Messa rivolta al popolo o della Comunione nella mano. Quindi è semplicistico e sbagliato identificare la forma attuale della Messa con il Vaticano II o affermare che coloro che amano la MTL respingono così il Concilio.

Anche i cattolici che sono tradizionali fanno bene a evitare di collegare eccessivamente l’attuale Messa con il Concilio. Molte cose sono successe nei cinque anni tra la fine del Concilio e la promulgazione del nuovo Messale nel 1970. Entrambe le parti farebbero bene a studiare quel periodo e a riflettere su ciò che era autentico e su ciò che potrebbe essersi allontanato da ciò che i Padri conciliari avevano stabilito. Il Vaticano II, mentre non è un concilio di decreti e anatemi, merita il nostro rispetto e studio. Certo, si è svolto in un periodo tumultuoso, ma le sue riflessioni complessive meritano un’attenta considerazione da parte di tutti i fedeli.

I vescovi sono messi in una posizione difficile

Questa attenzione romana sulla MTL mette anche i nostri vescovi in una posizione molto difficile, insistendo sul fatto che devono affrontare con la mano pesante un problema che potrebbe non esistere nemmeno nella loro diocesi. Finora, molti vescovi hanno trattato in modo cortese e gentile i cattolici tradizionali e hanno esercitato riserbo. Ma queste ultime linee guida accendono il fuoco su di loro e sicuramente subiranno una crescente pressione da parte di Roma per agire con forza. E sebbene la Traditionis custodes abbia indicato che il vescovo locale è il capo liturgista e moderatore della liturgia, le Responsa romani sembrano richiedere che i vescovi chiedano il permesso a Roma di nominare i sacerdoti a cui è “permesso” di celebrare la MTL.

Inoltre, riguardo al luogo della celebrazione della MTL, può un prefetto romano negare il diritto canonico di un vescovo di dispensare dalle norme disciplinari per il bene dei fedeli? Un vescovo dovrebbe davvero chiedere il permesso a Roma per esercitare un diritto che già ha? (vedi Canone 87).

Possiamo solo pregare affinché i vescovi prendano decisioni attente, coraggiose e pastorali che potrebbero metterli in tensione con la Congregazione per il Culto Divino.

Flessibilità pastorale vs. “taglia unica”

Chi può dire che gli ambienti non parrocchiali come le parrocchie personali siano il luogo migliore per la MTL e per gli altri sacramenti? Nella mia stessa arcidiocesi abbiamo deciso decenni fa che la migliore politica fosse quella di incorporare il MTL in alcuni ambienti parrocchiali approvati. Non pensavamo che fosse salutare o saggio isolare i cattolici tradizionali in chiese specializzate. Era nostro istinto tenerli vicini al cuore della Chiesa e sotto la cura di un pastore che celebrava entrambe le forme della Messa. Non abbiamo parrocchie personali gestite dalla Fraternità Sacerdotale di San Pietro o altri gruppi.

È così anche in molte altre diocesi. E, date le loro dimensioni, un ambiente non parrocchiale potrebbe non essere fattibile per fornire adeguatamente i siti necessari per assistere i fedeli. Pertanto, in diocesi come la mia, riteniamo saggio e pratico utilizzare l’ambiente parrocchiale per la celebrazione della MTL.

L’Arcivescovo Roche ha un punto di vista molto diverso. Ma il vescovo locale non è meglio attrezzato per sapere cosa c’è di meglio nella sua diocesi e situazione? Perché deve esserci una soluzione a “taglia unica”? Possiamo solo pregare che i nostri vescovi seguano una linea pastorale. Da decenni conviviamo pacificamente con la MTL qui negli Stati Uniti. Non c’è bisogno di misure così dure. Si tratta principalmente di giovani, buoni e devoti cattolici. Per amore di Dio e per la cura delle anime, siate buoni pastori generosi e vescovi di tutti noi.

«Vediamo in tanti posti, in tanti luoghi, il clericalismo, questo essere sopra gli umili, sfruttarli (…) mai approfittare del proprio ruolo per schiacciare gli altri» (Papa Francesco – Angelus, 7 novembre 2021).

Articoli precedenti sulla sciagura dell’ennesimo Motu proprio di Papa Francesco, dal titolo Traditionis custodes [Della tradizione i custodi, nel titolo la beffa. V.V.B.] [*]

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– Traditionis Custodes e i Responsa ad Dubia. La Curia bergogliana in libera caduta. «La risposta a un gesto tirannico dell’autorità ecclesiastica deve essere la resistenza e la disobbedienza» – 29 dicembre 2021
– Il Vescovo Athanasius Schneider: “Traditionis custodes” è norma violenta e ingiusta, non va applicata. I Cardinali avvertano il Papa dell’ingiustizia commessa – 24 dicembre 2021
– Padre Claude Barthe: “Nel nome del sensus fidelium, dobbiamo opporci alla Traditionis custodes e alla sua chiarificazione attraverso la non accoglienza, perché è una legge dottrinalmente ingiusta” – 18 dicembre 2021
– Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di Traditionis custodes. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo” – 10 novembre 2021
– Dalla pace di Benedetto alla guerra di Francesco. Fedeli Cattolici rispondono al contestato Motu proprio Traditionis custodes – 1° novembre 2021
– Separare la realtà dalla fiction, il fatti dalla narrazione. La storia nascosta dietro il contestato Motu proprio Traditionis custodes. Il sondaggio dei Vescovi fu tradito o ignorato – 10 ottobre 2021
– Traditionis custodes. Lettera di fedeli legati alla Messa tradizionale ai cattolici di tutto il mondo, che dal Papa regnante attendono del pane anziché delle pietre – 10 settembre 2021
– Traditiones custodes: “Una nuova guerra liturgica nella Chiesa”. Intervista di Présent a Padre Claude Barthe. Ignorato il bene delle anime – 31 luglio 2021
– Traditionis custodes: un atto di debolezza – 28 luglio 2021
– “Dacci indietro la Messa”. Il 10° Pellegrinaggio internazionale Populus Summorum Pontificum – 17 luglio 2021
– Prendere il bosco. Traditionis custodes, Motu proprio umiliante, rigido e sciagurato: non c’è posto per la tradizione liturgica nella chiesa bergogliana. Il Concilio Vaticano II è la questione reale – 17 luglio 2021
– Con “Traditionis custodes” Papa Francesco tenta di ridurre drasticamente l’uso della Messa tridentina. Il testo del Motu proprio e della Lettera di accompagnamento – 17 luglio 2021

[*] Papa Francesco ha firmato 35 Motu proprio in 8 anni, mentre San Giovanni Paolo II in 27 anni ne ha firmati 32.

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