Papa Francesco invita a compiere il viaggio dei Magi

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“L’Epifania è in modo speciale la festa dell’infanzia missionaria, cioè di quei bambini e ragazzi (sono tanti, in vari Paesi del mondo) che si impegnano a pregare e a offrire i loro risparmi perché il Vangelo sia annunciato a quanti non lo conoscono. Voglio dire a loro il mio grazie: bambini e bambine, grazie!, e ricordare che la missione comincia con la testimonianza cristiana nella vita di tutti i giorni”.

Così papa Francesco si è espresso al termine dell’Angelus epifanico, pubblicando anche il messaggio per la giornata mondiale missionaria, che si svolgerà domenica 23 ottobre, che si intitola ‘Di me sarete testimoni’:

“Queste parole appartengono all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli: ‘Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra’.

E questo è anche il tema della Giornata Missionaria Mondiale 2022, che come sempre ci aiuta a vivere il fatto che la Chiesa è per sua natura missionaria”.

Prima della recita dell’Angelus papa Francesco aveva invitato i fedeli a comprendere ciò che aveva mosso i magi a compiere il viaggio: “Pensiamo a questi sapienti venuti da lontano, ricchi, colti, conosciuti, che si prostrano, cioè si chinano a terra per adorare un bambino! Sembra una contraddizione. Sorprende un gesto tanto umile compiuto da uomini così illustri”.

Un gesto dovuto solo ai re: “Prostrarsi davanti a un’autorità che si presentava con i segni della potenza e della gloria era cosa abituale al tempo. E anche oggi non sarebbe strano. Ma davanti al Bambino di Betlemme non è semplice.

Non è facile adorare questo Dio, la cui divinità rimane nascosta e non appare trionfante. Vuol dire accogliere la grandezza di Dio, che si manifesta nella piccolezza: questo è il messaggio. I magi si abbassano di fronte all’inaudita logica di Dio, accolgono il Signore non come lo immaginavano, ma così com’è, piccolo e povero.

La loro prostrazione è il segno di chi mette da parte le proprie idee e fa spazio a Dio. Ci vuole umiltà per fare questo”.

Il gesto compiuto dai magi è tanto grande, quanto umile: “Cari fratelli e sorelle, se al centro di tutto rimaniamo sempre noi con le nostre idee e presumiamo di vantare qualcosa davanti a Dio, non lo incontreremo mai fino in fondo, non arriveremo ad adorarlo.

Se non cadono le nostre pretese, le vanità, i puntigli, le corse per primeggiare, ci capiterà di adorare pure qualcuno o qualcosa nella vita, ma non sarà il Signore!

Se invece abbandoniamo la nostra pretesa di autosufficienza, se ci facciamo piccoli dentro, allora riscopriremo lo stupore di adorare Gesù. Perché l’adorazione passa attraverso l’umiltà del cuore: chi ha la smania dei sorpassi, non si accorge della presenza del Signore. Gesù passa accanto e viene ignorato, come accadde a tanti in quel tempo, ma non ai magi”.

Guardando i magi il papa invita a guardare la stella ed a camminare: “I magi hanno incominciato la strada guardando una stella e trovarono Gesù. Hanno camminato tanto.

Oggi possiamo prendere questo consiglio: guarda la stella e cammina. Non smettete mai di camminare, ma non tralasciate di guardare la stella. Questo è il consiglio di oggi, forte: guarda la stella e cammina, guarda la stella e cammina”.

E nell’omelia dell’Epifania del Signore il papa ha sottolineato il valore del desiderio: “Ecco il loro segreto interiore: saper desiderare. Meditiamo su questo. Desiderare significa tenere vivo il fuoco che arde dentro di noi e ci spinge a cercare oltre l’immediato, oltre il visibile.

Desiderare è accogliere la vita come un mistero che ci supera, come una fessura sempre aperta che invita a guardare oltre, perché la vita non è ‘tutta qui’, è anche ‘altrove’. E’ come una tela bianca che ha bisogno di ricevere colore”.

La crisi della fede dipende dalla mancanza del desiderio: “La crisi della fede, nella nostra vita e nelle nostre società, ha anche a che fare con la scomparsa del desiderio di Dio. Ha a che fare con il sonno dello spirito, con l’abitudine ad accontentarci di vivere alla giornata, senza interrogarci su che cosa Dio vuole da noi.

Ci siamo ripiegati troppo sulle mappe della terra e ci siamo scordati di alzare lo sguardo verso il Cielo; siamo sazi di tante cose, ma privi della nostalgia di ciò che ci manca. Nostalgia di Dio. Ci siamo fissati sui bisogni, su ciò che mangeremo e di cui ci vestiremo, lasciando evaporare l’anelito per ciò che va oltre”.

L’ardore del desiderio invita all’adorazione: “Ricordiamoci questo: il viaggio della fede trova slancio e compimento solo alla presenza di Dio. Solo se recuperiamo il gusto dell’adorazione, si rinnova il desiderio.

Il desiderio ti porta all’adorazione e l’adorazione ti fa rinnovare il desiderio. Perché il desiderio di Dio cresce solo stando davanti a Dio. Perché solo Gesù risana i desideri”.

Ma nel peregrinare quotidiano della vita c’è sempre una stella che illumina la strada: “E nell’andare così, ogni giorno, avremo la certezza, come i magi, che anche nelle notti più oscure brilla una stella.

E’ la stella del Signore, che viene a prendersi cura della nostra fragile umanità. Mettiamoci in cammino verso di Lui. Non diamo all’apatia e alla rassegnazione il potere di inchiodarci nella tristezza di una vita piatta”.

(Foto: Santa Sede)

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