Imprevedibilità, chiusura e decisioni de imperio. Tutto incentrato sulla figura di Papa Francesco: cosa aspettarsi del Pontificato in questo anno

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Il 2021 non si è concluso, come molti si aspettavano, con la riforma della Curia Romana. Il 2022, invece, potrebbe iniziare con l’annuncio di un nuovo Concistoro, che doveva svolgersi a novembre e che dovrebbe invece svolgersi a febbraio [QUI].

Il 2021 di Papa Francesco è stato l’anno del cambio di rotta. Non è stato solo un anno ancora segnato dalla pandemia, ma un anno in cui i problemi di salute di Papa Francesco sono diventati evidenti. Innanzitutto la sciatica lo ha costretto a rimandare il consueto incontro di inizio anno con il Corpo Diplomatico. Poi, la diverticolite ha richiesto la rimozione di 33 centimetri del suo intestino e una lunga degenza in ospedale.

Papa Francesco si è lamentato, dopo il ricovero, che ci fossero già i preparativi per la successione [QUI]. E quello fu probabilmente il momento in cui decise che le sue decisioni dovevano essere ancora meno prevedibili. Ci sono diversi funzionari da cambiare e una Curia da riformare [Curia Romana, i possibili cambi ai vertici nel 2022]. Ma il Papa probabilmente non lo farà secondo i metodi tradizionali. Invece, nasconderà le sue mosse fino alla fine.

Così, la Chiesa in uscita di Papa Francesco sembra diventata una Chiesa che si chiude. Si chiude nelle decisioni del Papa, che spesso arrivano all’improvviso, così come nelle sue dichiarazioni pubbliche, che a volte lasciano perplessi. Si chiude quando la riforma della Curia non è finita, ma i vertici stanno cambiando, mentre il Papa nomina commissioni che sembrano avere più lo scopo di intimidire che di portare a termine un vero lavoro.

Dopotutto, l’ispezione alla Congregazione per il Culto Divino è durata circa una settimana, anche meno che alla Congregazione per il Clero. Allo stesso tempo, l’ispezione al Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale ha richiesto un’équipe guidata dal Cardinale Blaise Cupich. Questo dicastero inizia l’anno carico di incertezze, con un ricambio generazionale in corso e un Prefetto ad interim che già sembra indicare una nuova direzione.

Quale sarà questa nuova direzione non è noto. Improvvisamente non si parlò più della riforma della Curia. Il comunicato ufficiale dell’ultimo Consiglio cardinalizio non ne faceva menzione e questo sembrava essere un segno che il testo del Praedicate Evangelium era ormai terminato. Ma, in realtà, il Papa non ha fatto cenno alla riforma nemmeno nel suo discorso alla Curia. In passato aveva difeso la riforma e anche indicato quali decisioni erano state prese. E, parlando con COPE a settembre, aveva chiarito che molte delle decisioni di riforma erano già in corso [QUI].

Forse quest’ultima consapevolezza ha fatto decidere al Papa che non c’è bisogno di un testo vero e proprio perché può legiferare con Motu proprio e così unire dipartimenti e amministrazioni. Queste fusioni termineranno entro la metà dell’anno. Nel frattempo si potrà pubblicare un testo anche prima di Pasqua, ma non sarà decisivo. Più che sciatteria, si inserisce in un preciso, sistematico modus operandi, che incentra tutta l’Istituzione e il suo funzionamento sul Papa stesso.

È un modus operandi che non guarda alle conseguenze e nemmeno a un’eventuale Sede Vacante. C’è un Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il Cardinale Kevin J. Farrell, e non c’è mai stata notizia che abbia prestato giuramento per quella responsabilità. Non c’è Camera Apostolica perché i membri non sono stati rinnovati dopo i cinque anni di servizio e non ne sono stati nominati di nuovi. La Camera Apostolica, infatti, non si trova nell’Annuario Pontificio del 2021. In caso di morte o rinuncia del Papa, è da stabilire chi gestirà la Sede Vacante.

Tuttavia, questo non deve indurci a credere che Papa Francesco sia un Papa solo dei gesti. Papa Francesco, infatti, è un Papa con un’attività legislativa superiore ai Papi precedenti. La differenza è che gli atti legislativi di Papa Francesco sono molto spesso Rescritti e Motu proprio, documenti redatti direttamente dal Papa.

Non si tratta di riforme strutturali, ma di modifiche alle leggi o di nuove decisioni che avrebbero bisogno di definizioni più strutturali. L’idea della riforma in atto si muove generalmente per errori e correzioni, come abbiamo visto più volte. Uno su tutti: l’annuncio dell’istituzione dell’Ufficio del personale presso la Segreteria di Stato, annunciato dalla Sala Stampa della Santa Sede e poi smentito proprio il giorno successivo con un comunicato, della stessa Sala Stampa, che spiegava che l’istituzione del l’Ufficio del personale era solo un’ipotesi di studio.

L’ultima riforma di Papa Francesco è stata avviata de imperio, stabilendo con un Motu proprio la verifica dell’applicazione del Mitis Iudex Dominus Iesus, documento che ha riformato il processo di nullità matrimoniale. È una decisione che mira a imporre, più che proporre, un cammino ai vescovi.

Ma questo è l’ultimo atto amministrativo di un anno che, dal punto di vista giuridico, è stato ricco di sviluppi. Il Motu proprio Traditions custodes ha praticamente chiuso ogni apertura ai tradizionalisti [QUI]. Il Motu proprio Antiquum ministerium ha istituito il ministero del catechista. Poi il Motu proprio che ha consentito ai cardinali di essere processati dal Tribunale vaticano, e che fa seguito al Motu proprio di inizio anno che ha modificato la legislazione vaticana; il Motu proprio anticorruzione che serve ad applicare una delle convenzioni dell’ONU a cui aderisce la Santa Sede; e infine l’istituzione del Lettorato e dell’accolitato per le donne.

Oltre a riformare, il Papa ha mostrato la sua vocazione a punire o a fare giustizia, a seconda dei punti di vista. La stagione dei processi (o della giustizia) in Vaticano, definita dalle comunicazioni della Santa Sede come un atto di trasparenza, nascondeva in realtà una situazione problematica [QUI]. Con quattro Rescritti il Papa ha cambiato le regole dei processi in corso, molte garanzie procedurali non sono state seguite e in alcuni casi le indagini hanno dovuto ricominciare da capo.

Questi vizi procedurali avrebbero invalidato qualsiasi processo, ma non in Vaticano, dove decide il Papa [QUI]. E dove il rischio di una vaticanizzazione della Santa Sede, proprio a causa della gestione dei processi, potrebbe portare a gravi problemi istituzionali a livello internazionale [QUI].

C’è la volontà di mostrare una Santa Sede attenta all’opinione pubblica. Lo ha spiegato Papa Francesco, sottolineando che l’accoglimento delle dimissioni dell’Arcivescovo Michel Aupetit aveva raggiunto l’altare dell’ipocrisia [QUI]. Sebbene non siano stati così esplicitamente spiegati, casi simili si erano verificati con il Cardinale Rainer Maria Woelki e il Cardinale Philippe Barbarin [QUI]. Ancora una volta è una Chiesa che si chiude in se stessa per essere aperta.

E rischia di chiudere anche nella sua riforma più clamorosa, il Sinodo dei Vescovi. Nel 2021 il Papa ha avviato un processo biennale che potrebbe portare anche a una riforma sinodale. Il Cardinale Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo dei vescovi, ha affermato che un meccanismo di non voto potrebbe anche misurare il consenso. Come arrivare, allora, alle decisioni comunitarie?

Nel 2022 tutto potrebbe essere ancora incentrato sulle decisioni del Papa, che si muoverà chirurgicamente, cercando di nascondere le sue intenzioni fino alla fine. Perché, in fondo, anche il Papa si è un po’ chiuso in se stesso. Resta da vedere se lo ha fatto perché sente finito il suo Pontificato o perché vuole dare nuovo impulso alle sue riforme.

Questo articolo, che offriamo nella nostra traduzione italiana dall’inglese, è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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