A Natale il Governo indiano ha bloccato i conti bancari delle Missionarie della Carità di Madre Teresa. Ignote le motivazioni di un atto con gravissime conseguenze

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Nel giorno di Natale, il Governo indiano guidato dal partito nazionalista indù del Primo Ministro Narendra Modi ha di fatto bloccato i conti bancari della congregazione delle Missionarie della Carità, non approvando il rinnovo della licenza per poter beneficiare dei contributi esteri. «Senza questi fondi il gruppo fondato dal Premio Nobel Madre Teresa non avrà soldi per funzionare: non sarà in grado di pagare le migliaia di collaboratori che lavorano negli orfanotrofi e nelle case per anziani di tutto il Paese», ha detto ieri al Corriere della Sera da New Delhi John Dayal, già Presidente dell’All India Catholic Union. L’accusa di sempre rivolta dagli estremisti indù a Santa Madre Teresa di Calcutta è quella di servire i poveri per convertirli al Cristianesimo. Da rimanere davvero senza parole.

Tra le prime reazioni di sdegno la dichiarazione di Padre Dominic Gomes, dell’Arcidiocesi di Calcutta: «Un crudele dono di Natale ai più poveri tra i poveri». La decisione del Governo dell’India è definita «scioccante» su Twitter da Mamata Banerjee, la «grande sorella», come viene chiamata, Governatore dello Stato del Bengala Occidentale di cui Calcutta, sede principale della congregazione fondata da santa Madre Teresa, è la capitale. «Il Ministro ha preso la decisione il giorno di Natale», ha scritto Banerjee. «I 22mila dipendenti e ospiti dei centri gestiti dalle religiose sono stati lasciati senza cibo e medicine. Il rispetto della legge è fondamentale, ma l’impegno umanitario non deve essere compromesso», ha scritto Banerjee, senza specificare di quali leggi si tratta.

«Un altro Natale difficile per i cristiani dell’India – commenta Stefania Vecchia oggi su Avvenire -, vissuto nel timore di incursioni degli estremisti indù, sottoposti all’estensione di leggi contro la conversione con il rischio di accuse pretestuose e infondate. Ora anche perplessi davanti al sospetto verso una delle congregazioni religiose più note, attive e considerate».
Non è chiaro a quali leggi Banerjee si riferiva e quali sono le motivazioni del Governo indiano per il rifiuto, parlando di non meglio precisati «input negativi». «Impossibile dire quindi – osserva Stefania Vecchia – se una decisione tanto drastica sia conseguenza dell’inchiesta che ha portato il 14 dicembre alla condanna di una suora e una operatrice sociale accusate nel 2018 di avere organizzato adozioni illegali di bambini ospitati dalle Missionarie della Carità a Vadodara, nello Stato dello Jharkhand, oppure per l’incriminazione il 12 dicembre di una casa-famiglia di Ahmedabad, nello Stato del Gujarat, dove vi sarebbero state iniziative indirizzate alla conversione forzata delle giovani residenti».

La mossa arriva quindi a poche settimane da un precedente attacco alle Suore di Madre Teresa accusate di fare proselitismo nel Gujarat, uno degli Stati indiani in cui è in vigore la legge anti conversioni. Un provvedimento pensato per colpire sia i musulmani che una delle comunità cristiane più antiche e numerose dell’Asia: quasi 30 milioni, seppur rappresentino in India una piccola minoranza — appena il 2% della popolazione, in un Paese a stragrande maggioranza indù. Il 60% dei cristiani d’India sono dalit, senza casta, intoccabili.

Questo fine anno 2021 è segnato anche da azioni contro luoghi-simbolo cristiani, come l’attacco della notte di Natale alla storica chiesa del Santo Redentore a Ambala, nello Stato di Haryana: la grande statua del Cristo è stata ridotta in frantumi dopo che per tutta la giornata migliaia di individui di ogni credo avevano visitato il Presepe prima del coprifuoco-Covid delle 22.30. «Ci siamo svegliati con la statua del Redentore fatta a pezzi e anche alcune luci devastate. Nel pomeriggio del 26 dicembre – ha riferito a Asia News il Vescovo di Shimla-Chandigarh, Mons. Ignatius Loyola Mascarenhas – ho presieduto un rito di riparazione nel quale ho ricordato che la mangiatoia di legno in cui il Principe della pace è nato era già segno della sua Croce. (..) Ora vediamo questo stesso segno anche ad Ambala».

«Il governo indiano, intanto – aggiunge Stefania Vecchia su Avvenire -, difende la decisione di negare la richiesta di rinnovo della licenza per ottenere fondi dall’estero all’organizzazione benefica le Missionarie della Carità, che gestisce molte case e cliniche per i poveri ed i malati in tutta l’India. Con una dichiarazione diffusa ieri sera, il Ministero dell’Interno indiano ha confermato che la richiesta è stata rifiutata nel giorno di Natale per irregolarità».

«Nel considerare la richiesta di rinnovo, sono state notate alcuni aspetti contrari, in considerazione di questi aspetti, il rinnovo non è stato rinnovato», recita la dichiarazione del ministero specificando che non è stato ancora presentato ricorso contro la decisione. Intanto dall’organizzazione fondata dalla religiosa, premio Nobel del 1950, si spiega che subito dopo aver appresso del rifiuto dell’autorizzazione «abbiamo chiesto ai nostri centri di operare senza utilizzare i conti dei contributi che arrivano dall’estero fino a quando la questione non sarà risolta».

Non è la prima volta che associazioni di volontariato perdono in India la licenza per ottenere fondi stranieri. Lo scorso anno Amnesty International ha dovuto sospendere le operazioni India dopo che sono stati congelati i suoi conti. Una decisione che l’organizzazione ha definito «una rappresaglia» per le sue critiche.

Sul Corriere della Sera di ieri, Alessandra Muglia ha riferito delle violenze contro i cristiani in India, «nel mirino di estremisti e autorità» e di Chiese e Congregazioni accusati di fare proselitismo: «Tra gli ultimi a finire in manette un prete cattolico e un pastore. La polizia li ha prelevati la sera di Santo Stefano dalla loro casa, in un villaggio del Madhya Pradesh, Stato tra i più arretrati dell’India, dove oltre un abitante su tre vive sotto la soglia di povertà. Padre Jam Singh Dindore e l’evangelico Ansingh Ninama sono stati arrestati con l’accusa di aver attirato nell’orbita del cristianesimo la gente delle aree tribali offrendo istruzione e cure gratuite nelle scuole e negli ospedali gestiti dai missionari. Tempi duri per i cristiani in India. Sotto Natale gruppi di estremisti indù hanno intensificato gli attacchi alle comunità. Irruzioni durante le messe, scuole assaltate, statue distrutte, effigi bruciate, preti aggrediti e vessati. Violenze giustificate come la risposta ai tentativi dei cristiani di usare le festività per costringere gli indù a convertirsi».

L’ultra destra indù vuole trasformare l’India laico multireligioso in una nazione indù «ripulita» da cristiani e musulmani. Le violenze vengono alimentate dalle leggi anti conversioni già in vigore in sette Stati indiani, che prevedono fino a 10 anni di carcere per chiunque sia giudicato colpevole di convertire qualcun altro «con la forza», con «metodi fraudolenti» o con il matrimonio.

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