Rapporto Migrantes: diminuisce l’accoglienza

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Con l’edizione del 2021 la Fondazione Migrantes arriva alla quinta edizione del rapporto dedicato al mondo dei richiedenti asilo e dei rifugiati, scritto da un’équipe di autrici ed autori che si lasciano ‘toccare e interrogare’ dalle sofferenze e dalle contraddizioni che le persone in fuga nel mondo raccontano o portano scritte nei loro volti e nei loro corpi.

Il ‘Diritto d’asilo – Report 2021’ ricostruisce il quadro delle guerre e delle altre crisi che portano il numero delle persone in fuga nel mondo al più elevato livello di sempre, benché siano sempre meno i migranti che ottengono protezione in Europa, dove invece ritornano le frontiere interne, con una diffusione impropria dei controlli, e dove la solidarietà sembra declinata solo in chiave difensiva ed escludente, come mostra la più recente proposta di Patto europeo su immigrazione e asilo.

La situazione dell’Italia d’altra parte mostra luci ed ombre: se da un lato il sistema di accoglienza è attraversato da fortissime contraddizioni e in particolare nella sua declinazione emancipante, integrata e diffusa non è ancora divenuto il riferimento di una politica nazionale in materia di asilo, dall’altro lato la recente introduzione della protezione speciale lascia intravvedere le potenzialità di una forma di regolarizzazione permanente e il protagonismo dei rifugiati inizia a farsi strada nel dibattito pubblico e scientifico.

Nell’introdurre i lavori di presentazione il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, ha ricordato le parole di papa Francesco: “Il papa, per questo, ci invita con forza a camminare insieme per raggiungere pace e giustizia e individua, proprio nell’abbattimento dei muri e nella capacità di costruire legami e ponti due degli strumenti più efficaci per edificare un futuro che non lasci indietro o nella marginalità sempre più persone e che non condanni la parte che non esclude a un male interiore che non lascia scampo: l’indifferenza”.

Riprendendo il discorso del papa a Cipro mons. Russo ha sottolineato l’importanza del discorso papale sulla situazione nel Mediterraneo: “La riflessione sul Mediterraneo che sta diventando sempre di più un cimitero viene ripresa ed ampliata due giorni dopo nel discorso a Lesbo nel campo di Mytilene dove papa Francesco ci dice ancora:

‘Il Mediterraneo che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti, sta diventando un freddo cimitero senza lapidi… Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum… Non permettiamo che questo mare di ricordi si trasformi nel mare della dimenticanza. Fratelli e sorelle vi prego fermiamo questo naufragio di civiltà’. E’ una riflessione, questa, che sarà al centro del prossimo Incontro con i Vescovi e i Sindaci del Mediterraneo che vivremo a Firenze a febbraio”.

Quindi la Chiesa ha scelto di stare dalla parte dei deboli: “Per la Chiesa che è in Italia stare accanto ai più deboli è una scelta che si rinnova ogni giorno nella verità e nella carità. A questo proposito ricordo l’impegno nel rispondere alle grandi sfide contemporanee che coinvolgono centinaia di migliaia di rifugiati.

Negli ultimi anni la Chiesa che è in Italia ha garantito oltre 700 posti di accoglienza per i profughi giunti da Kabul con i ponti aerei e, recentemente, la CEI firmato un nuovo protocollo con il Governo italiano per l’apertura di un corridoio umanitario da Iran e Pakistan per trasferire in Italia, in modo legale e sicuro, rifugiati afghani”.

Il rapporto denuncia la crescita delle detenzioni arbitrarie in Libia e la scarsità di domande di asilo registrate dai paesi dell’Unione Europea, a fronte di una crescita del fenomeno migratorio. Inoltre pone l’accento sul diaframma che la pandemia da Covid ha creato tra la fetta di popolazione mondiale in grado di curarsi e la parte che invece non ha accesso alle cure.

La pandemia di COVID-19 ha reso ancora più gravoso qualsiasi motivo, qualsiasi spinta a lasciare la propria casa, la propria terra. Dai conflitti alle persecuzioni, alla fame, all’accesso alle cure mediche fino alla possibilità di frequentare una scuola, il COVID-19 ha inasprito il divario fra una parte di mondo che vive in pace, si sta curando, tutelando e sopravvivendo e un’altra che soccombe, schiacciata da una disparità crudele.

Ma almeno in tutto il 2020, l’Italia e l’Europa hanno rappresentato un’eccezione in controtendenza rispetto alla situazione globale: mentre nel mondo il numero delle persone in fuga continuava ad aumentare, fino a una stima di 82.400.000, nel continente europeo si sono registrati meno arrivi ‘irregolari’ di rifugiati e migranti (- 12% rispetto al 2019) e meno richiedenti asilo (crollati di ben un terzo).

Nel 2020 il totale dei richiedenti asilo è stato di 417.000 persone, prima della pandemia, invece, nel 2019 a vedersi registrare la domanda erano stati in 631.000. Di queste 417 domande del 2020, solo 281 sono state accolte dai paesi dell’ Unione europea. Mentre delle 631 del 2019 a ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato, della protezione sussidiaria o di quella umanitaria erano stati 296.000 persone.

Fino all’estate 2021 i livelli della ‘domanda di asilo’ nei confini dell’Ue non aveva ancora raggiunto quelli del pre-pandemia. Le persone che hanno potuto accedere alla richiesta di asilo (ma non anche all’accoglimento della loro domanda) sono state nei primi sei mesi del 2021 circa 200.000, più o meno lo stesso numero del primo semestre del 2020, investito dal fenomeno pandemico.

Da marzo a giugno 2021, infatti, i richiedenti asilo registrati sono stati 103.000. Il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando la prima ondata di Covid-19 aveva paralizzato il sistema dell’accettazione delle richieste e i migranti che avevano potuto ottenere una registrazione della propria domanda erano stati 48mila. Nei tre mesi precedenti (gennaio-marzo 2020) le registrazioni erano state 150.000, cioè il triplo.

Il rapporto rileva che il Mediterraneo è un immenso cimitero per centinaia e centinaia di migranti in fuga che cercano di raggiungere terra: nei primi 11 mesi del 2021 1559 persone sono morte, recuperate o disperse per sempre in acqua. Un numero più alto rispetto al bilancio dello scorso anno, quando le vittime erano state 1448. Nel 2021, fino al 6 novembre, la Guardia costiera libica ha intercettato poi in mare, e riportato in territorio libico, 28.600 profughi.

Nella conclusione l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione ‘Migrantes’, ha chiesto il superamento delle emergenze: “Credo che nel nostro Paese occorra superare l’idea e l’immagine di essere sempre in emergenza (una sorta di ‘sindrome’ dell’emergenza che caratterizza le politiche migratorie) sia rispetto ai numeri gestibili che abbiamo in accoglienza che rispetto al numero degli arrivi e cominciare a credere davvero e non solo a parole all’accoglienza diffusa superando finalmente i CAS e le limitazioni che si nascondono dietro la preoccupazione della sicurezza”.

Ed in Italia sta prendendo forma una rete di accoglienza: “C’è una rete di Comuni, di associazioni, di famiglie che ormai è in grado di accogliere, tutelare, promuovere e integrare, di dare una nuova famiglia, una nuova scuola, un nuovo lavoro una nuova città a migliaia di persone che hanno diritto alla protezione internazionale nel nostro Paese, seguendo la Costituzione.

E’ arrivato il momento, anche per valorizzare una risorsa umana presente tra noi, di offrire sempre più spazio in tutti i luoghi di pensiero ed elaborazione delle politiche non solo all’ accoglienza ma all’ integrazione dei rifugiati che nel nostro Paese non solo sono arrivati, ma si sono già formati e sono membri attivi della società civile”.

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