Papa Francesco invita ad imitare il silenzio di san Giuseppe

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Al termine dell’Udienza generale nell’aula Paolo VI papa Francesco ha rivolto un appello per la popolazione haitiana, ricordando la tremenda esplosione di una cisterna che trasportava gasolio a Cap-Haitien, la seconda città del Paese, ha causato almeno 62 vittime, tra cui molti bambini:

“Nelle scorse ore è avvenuta una devastante esplosione a Cap-Heitien, nel nord di Haiti, nella quale hanno perso la vita numerose persone, tra cui molti bambini. Povero Haiti, una dietro l’altra, è un popolo in sofferenza.

Preghiamo, preghiamo per Haiti, è gente buona, gente brava, gente religiosa ma sta soffrendo tanto. Sono vicino agli abitanti di quella città e ai familiari delle vittime, come pure ai feriti. Vi invito a unirvi alla preghiera per questi nostri fratelli e sorelle, così duramente provati”.

Mentre l’udienza generale odierna è stata dedicata a san Giuseppe, uomo del silenzio e dell’ascolto: “Tante volte oggi ci vuole il silenzio. Il silenzio è importante, a me colpisce un versetto del Libro della Sapienza che è stato letto pensando al Natale e dice: ‘Quando la notte era nel più profondo silenzio, lì la tua parola è discesa sulla terra’.

Il momento di più silenzio Dio si è manifestato. E’ importante pensare al silenzio in quest’epoca che esso sembra non abbia tanto valore”.

Però non significa che non era interessato alla realtà: “I Vangeli non ci riportano nessuna parola di Giuseppe di Nazaret, niente, non ha mai parlato. Ciò non significa che egli fosse taciturno, no, c’è un motivo più profondo…

Nella misura che Gesù (la vita spirituale) cresce, le parole diminuiscono… Lo stesso Giovanni Battista, che è «la voce che grida nel deserto: ‘Preparate la via del Signore’, dice nei confronti del Verbo: ‘Egli deve crescere e io devo diminuire’. Questo vuol dire che Lui deve parlare e io stare zitto e Giuseppe con il suo silenzio ci invita a lasciare spazio alla Presenza della Parola fatta carne, a Gesù”.

Gesù è cresciuto in questa scuola, un invito ad imitare il padre putativo di Gesù: “Come sarebbe bello se ognuno di noi, sull’esempio di san Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio.

Ma tutti noi sappiamo per esperienza che non è facile: il silenzio un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi. E tanta gente ha paura del silenzio, deve parlare, parlare, parlare o ascoltare, radio, televisione …, ma il silenzio non può accettarlo perché ha paura”.

Un invito a riconoscere Dio nel silenzio: “Cari fratelli e sorelle, impariamo da san Giuseppe a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola cioè Gesù, la Parola: quella dello Spirito Santo che abita in noi e che porta Gesù.

Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare.

Senza la pratica del silenzio si ammala il nostro parlare. Esso, invece di far splendere la verità, può diventare un’arma pericolosa. Infatti le nostre parole possono diventare adulazione, vanagloria, bugia, maldicenza, calunnia”.

Ecco l’invito del papa a coltivare il silenzio: “Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci.

Non dico di cadere in un mutismo, no, ma di coltivare il silenzio. Ognuno guardi dentro a se stesso: tante volte stiamo facendo un lavoro e quando finiamo subito cerchiamo il telefonino per fare un’altra cosa, sempre stiamo così. E questo non aiuta, questo ci fa scivolare nella superficialità”.

Il silenzio non è mutismo: “La profondità del cuore cresce col silenzio, silenzio che non è mutismo, come ho detto, ma che lascia spazio alla saggezza, alla riflessione e allo Spirito Santo.

Noi a volte abbiamo paura dei momenti di silenzio, ma non dobbiamo avere paura! Ci farà tanto bene il silenzio. E il beneficio del cuore che ne avremo guarirà anche la nostra lingua, le nostre parole e soprattutto le nostre scelte. Infatti Giuseppe ha unito al silenzio l’azione”.

Prima dell’udienza generale papa Francesco ha incontrato gli organizzatori e gli artisti del concerto di Natale: “Nella grotta di Betlemme si è accesa la speranza per l’umanità.

La pandemia ha purtroppo aggravato il divario educativo per milioni di bambini e adolescenti esclusi da ogni attività formativa. E ci sono altre ‘pandemie’ che impediscono il diffondersi della cultura del dialogo e della cultura dell’inclusione. Oggi domina la cultura dello scarto, purtroppo.

La luce del Natale ci fa riscoprire il senso della fratellanza e ci spinge alla solidarietà con chi è nel bisogno. E voi nell’arte subito create fratellanza; davanti all’arte non ci sono amici e nemici, siamo tutti uguali, tutti amici, tutti fratelli.

E’ un linguaggio fecondo il vostro. Investire nell’educazione significa far scoprire e apprezzare i valori più importanti e aiutare i ragazzi e i giovani ad avere il coraggio di guardare con speranza al loro futuro. Nell’educazione abita il seme della speranza: speranza di pace e di giustizia, speranza di bellezza, speranza di bontà; speranza di armonia sociale”.

(Foto: Santa Sede)

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