A Natale il 51% degli italiani nei mercatini

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Oltre la metà degli italiani (51%) frequenta quest’anno per lo shopping i tradizionali mercatini di Natale che tornano nelle piazze italiane dopo il lockdown dello scorso anno a causa della pandemia Covid: è quanto emerge da una analisi Coldiretti/Ixè per le festività di fine anno 2021 dalla quale si evidenzia che a partire dal weekend prima dell’Immacolata si moltiplicano le iniziative, dalla fiera degli Oh bej oh bej a Milano al Trentino fino a quelli a km zero degli agricoltori di Campagna Amica aperti in molte città:

“Un’opportunità che unisce il relax all’aria aperta con la possibilità di fare acquisti di curiosità e novità ad originalità garantita, per sfuggire alle solite offerte standardizzate nell’acquisto dei regali per se stessi e per gli altri nei rispetto delle norme di sicurezza entrate in vigore in molte località.

Tra quanti frequenteranno i mercatini solo il 7% infatti non farà alcun acquisto mentre la maggioranza (51%) spenderà in prodotti enogastronomici che rappresentano l’acquisto più gettonato anche se molti scelgono decori natalizi, prodotti per la casa, oggetti artigianali, capi di abbigliamento e giocattoli”.

 Il week end dell’Immacolata è stato per molti italiani un’occasione per lo shopping natalizio alla ricerca dei regali da mettere sotto l’albero che è irrinunciabile per l’85% delle famiglie italiane. Se la maggioranza recupera quello sintetico dalla cantina, l’albero naturale di Natale trova spazio quest’anno nelle case di quasi 3.000.000 di famiglie per una spesa media di € 44, per conciliare il rispetto della tradizione con quello dell’ambiente:

“In Italia gli alberi naturali sono coltivati s contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi  mentre le piante di plastica arrivano molto spesso dalla Cina e non solo consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto, ma impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell’ambiente, contribuendo alla diffusione delle microplastiche nel suolo, nelle acque e nella catena alimentare”.

 Inoltre la Coldiretti ha evidenziato che una sensibilità ambientale maggiore si nota negli acquisti: “La maggiore sensibilità ambientale e l’attenzione al territorio premia tra gli acquisti di Natale l’enogastronomia anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola.

La migliore garanzia sull’originalità dei prodotti alimentari in vendita nei mercati è quella della presenza personale del produttore agricolo che può offrire informazioni diretta sul luogo di produzione e sui metodi utilizzati.

Un fenomeno che è sostenuto in Italia dalla presenza della rete dei mercati degli agricoltori di Campagna Amica alla quale fanno riferimento oltre mille mercati dove è possibile acquistare senza intermediazione direttamente dai produttori cibi locali a chilometri zero che non devono essere trasportati da migliaia di chilometri di distanza e garantiscono maggiore freschezza”.

Inoltre la Coldiretti offre alcune indicazioni sull’albero di Natale: “L’albero vero tende a rimpicciolirsi non solo per questioni economiche ma anche per la facilità di trasporto e del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione.

Oltre che per l’altezza i prezzi variano a seconda delle varietà ma complessivamente, comunque, gli abeti più piccoli che non superano il metro e mezzo saranno venduti anche quest’anno a prezzi variabili tra i 10 e i 60 euro a seconda della misura, della presenza delle radici ed eventualmente del vaso, mentre per le piante di taglia oltre i due metri il prezzo sale anche a 200 euro per varietà particolari. La vendita avviene nei vivai, nella grande distribuzione, presso i fiorai, nei garden, ma ottime occasioni si trovano anche in molti mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.

 Infine l’albero di Natale naturale rispetta l’ambiente: “In Italia gli alberi naturali sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono e contribuiscono a migliorare l’assetto idrogeologico delle colline ed a combattere l’erosione e gli incendi.

Grazie agli alberi di Natale è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi.

Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche mentre il restante 10% (cimali o punte di abete) dalla normale pratica forestale che prevede interventi colturali di ‘sfolli’, diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza del bosco. In Italia la coltivazione dell’albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (province di Arezzo e Pistoia) ed in Veneto”.

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