Il papa a Cipro invita alla pazienza della missione

Papa Francesco è atterrato nel primo pomeriggio all’aeroporto di Larnaca, a Cipro, per questo 35^ viaggio apostolico, che lo porterà anche in Grecia sulle tracce dell’apostolo delle genti. Prima di lui papa Benedetto XVI aveva visitato l’isola del Mediterraneo Orientale nel 2010 e san Giovanni Paolo II aveva fatto tappa nel Paese ellenico nel 2001.
Dopo i saluti il papa ha incontrato i sacerdoti, religiosi, diaconi, catechisti, associazioni e movimenti ecclesiali di Cipro nella Cattedrale maronita di Nostra Signora delle Grazie a Nicosia, sede dell’arcieparchia di Cipro, risalente al XVII secolo.
All’ingresso della cattedrale il papa è stato accolto dall’arcivescovo e dal patriarca maronita, Bechara Boutros Rai, che lo ha ringraziato della visita: “Sentiamo in questo momento l’eco della presenza millenaria dei Maroniti nell’Isola. L’inizio della migrazione dal Libano fu nell’ottavo secolo ben prima dell’arrivo dei Crociati (1192).
Già nel 1121 il Patriarca nominò un superiore al convento di san Giovanni Chrisostomos, dove vivevano religiosi Maroniti. Nel tredicesimo secolo, il numero dei Maroniti era 80.000 ripartiti in 60 villaggi i quali calarono poi nel 1508 sotto l’Impero Ottomano a 39 per diverse difficoltà.
Il primo vescovo Maronita fu eletto nel 1310. Il superiore generale dell’Ordine Libanese Maronita vi mandò due religiosi nel 1735 per fondare un convento e una scuola. Oggigiorno, dopo gli avvenimenti del 1974, e la divisione dell’Isola il numero dei Maroniti attinge 7000 circa e quello delle parrocchie dieci”.
Anche papa Francesco ha espresso gioia per la visita pastorale: “Condivido la mia gioia di visitare questa terra, camminando come pellegrino sulle orme del grande Apostolo Barnaba, figlio di questo popolo, discepolo innamorato di Gesù, intrepido annunciatore del Vangelo che, passando tra le nascenti comunità cristiane, vedeva la grazia di Dio all’opera e se ne rallegrava ‘ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore’.
E io vengo con lo stesso desiderio: vedere la grazia di Dio all’opera nella vostra Chiesa e nella vostra terra, rallegrarmi con voi per le meraviglie che il Signore opera ed esortarvi a perseverare sempre, senza stancarvi, senza mai scoraggiarvi. Dio è più grande! Dio è più grande delle nostre contraddizioni. Avanti!”
A loro ha lasciato due parole, di cui la prima è pazienza: “Barnaba ha soprattutto la pazienza dell’accompagnamento: lascia crescere, accompagnando. Non schiaccia la fede fragile dei nuovi arrivati con atteggiamenti rigorosi, inflessibili, o con richieste troppo esigenti in merito all’osservanza dei precetti.
No. Li lascia crescere, li accompagna, li prende per mano, dialoga con loro. Barnaba non si scandalizza, come un papà e una mamma non si scandalizzano dei figli, li accompagnano, li aiutano a crescere.
Tenete a mente questo: le divisioni, il proselitismo dentro la Chiesa non vanno. Lascia crescere e accompagna. E se devi rimproverare qualcuno, rimprovera, ma con amore, con pace. E’ l’uomo della pazienza”.
E’ questo che ha chiesto ai sacerdoti: “Nella multiforme varietà del vostro popolo, pazienza significa anche avere orecchie e cuore per diverse sensibilità spirituali, diversi modi di esprimere la fede, diverse culture. La Chiesa non vuole uniformare, ma integrare tutte le culture, tutte le psicologie della gente, con pazienza materna, perché la Chiesa è madre.
E’ quello che desideriamo fare con la grazia di Dio nell’itinerario sinodale: preghiera paziente, ascolto paziente per una Chiesa docile a Dio e aperta all’uomo”.
L’altra parola è la missione: “Barnaba e Paolo, come fratelli, viaggiano insieme per annunciare il Vangelo, anche in mezzo alle persecuzioni. Nella Chiesa di Antiochia, ‘rimasero insieme un anno intero e istruirono molta gente’. Entrambi, poi, per volontà dello Spirito Santo, furono riservati per una missione più grande e ‘salparono verso Cipro’.
E la Parola di Dio correva e cresceva non solo per le loro qualità umane, ma soprattutto perché erano fratelli nel nome di Dio e questa loro fraternità faceva risplendere il comandamento dell’amore”.
Pazienza e missione danno vita ad una Chiesa fraterna: “Questa è la fraternità nella Chiesa: si può discutere sulle visioni, sui punti di vista su sensibilità e idee diverse, perché è brutto non discutere mai. Quando c’è questa pace troppo rigorista, non è di Dio. In una famiglia i fratelli discutono, scambiano i punti di vista…
Questa è la fraternità della Chiesa: si può discutere sulle visioni, su sensibilità, su idee diverse, e in certi casi dirsi le cose in faccia con franchezza, questo aiuta in certi casi, e non dirle da dietro con un chiacchiericcio che non fa bene a nessuno. E’ occasione di crescita e cambiamento la discussione”.
Il discorso del papa è un invito a mettere in comune le diversità: “Qui a Cipro esistono tante sensibilità spirituali ed ecclesiali, varie storie di provenienza, di riti, di tradizioni diverse; ma non dobbiamo sentire la diversità come una minaccia all’identità, né dobbiamo ingelosirci e preoccuparci dei rispettivi spazi…
Siete immersi nel Mediterraneo: un mare di storie diverse, un mare che ha cullato tante civiltà, un mare dal quale ancora oggi sbarcano persone, popoli e culture da ogni parte del mondo.
Con la vostra fraternità potete ricordare a tutti, all’Europa intera, che per costruire un futuro degno dell’uomo occorre lavorare insieme, superare le divisioni, abbattere i muri e coltivare il sogno dell’unità. Abbiamo bisogno di accoglierci e integrarci, di camminare insieme, di essere sorelle e fratelli tutti!”
(Foto: Santa Sede)