La Chiesa cammina nella strada del Concilio Vaticano II

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Ieri a Roma si è conclusa la 75^ assemblea dei vescovi, aperta da un incontro con papa Francesco sulla necessità del sinodo come cammino unitario, su cui è stato incentrato il discorso di apertura del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, che ha trovato conferma negli approfondimenti con cui i vescovi hanno rimarcato la preoccupazione per una situazione sociale e ambientale che rischia di penalizzare soprattutto i giovani e i più deboli, oltre che l’invito a fare del cammino sinodale un’occasione di incontro e di ascolto di tutti, in particolare di quanti vivono con difficoltà l’appartenenza ecclesiale o sono disillusi.

Tra i momenti significativi l’intervento del card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che ha illustrato il percorso sinodale che porterà alla celebrazione del Sinodo dei Vescovi nell’ottobre 2023: è emersa l’esigenza di abbandonare ogni autoreferenzialità, favorendo il coinvolgimento dei laici e l’ascolto attento di tutti battezzati, specialmente di coloro che non frequentano o hanno sopito il fuoco del Battesimo:

“Quello attuale è il tempo del coraggio e della profezia, fondamentali per colmare quella distanza che separa il Vangelo dalla vita e per riorganizzare la speranza, in una società che corre veloce lasciando spesso indietro i più deboli, che subisce il fascino mutevole delle mode, che parla linguaggi nuovi e fa dell’individuo il suo centro.

La sfida affidataci dal papa è quella di un ascolto diffuso, di aprire cioè la consultazione di questo primo tratto del Cammino sinodale anche al di fuori; certo, non tutti parteciperanno, ma tutti devono sentirsi invitati.

Se ciascun operatore pastorale, obbedendo alla creatività dello Spirito, si farà moderatore di un gruppo sinodale sul territorio, nei diversi ambienti in cui le persone vivono, s’incontrano, si curano, studiano e lavorano, sarà davvero un’esperienza ampia di sinodalità”.

Grande risonanza ha trovato anche l’invito del presidente della Cei a compiere uno sforzo per contenere la diffusione del virus COVID-19 e per essere vicino agli ultimi:

“L’inaccettabile dramma dei migranti che si consuma sia sulle rotte marittime sia su quelle terrestri, alle porte dell’Europa e ai confini tra gli Stati, scuote le coscienze e invoca una risposta ispirata ai quattro verbi indicati da papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Avere cura degli ultimi è l’unica strada per costruire un mondo di pace e di benessere comune. Per la Chiesa che è in Italia stare accanto ai più deboli è una scelta che si rinnova ogni giorno nella verità e nella carità”.

Ed anche riguardo al caso di eutanasia del paziente marchigiano i vescovi hanno ribadito la necessità di applicazione della legge della cura palliativa: “In questo senso viene espressa anche profonda vicinanza e condivisione a quanti si trovano in condizioni di fragilità, ricordando che la sacralità di ogni vita umana non viene meno neppure quando la malattia e la sofferenza sembrano intaccarne il valore.

Avere compassione di un malato significa sostenerlo con terapie adeguate e con affetto, restituendogli la speranza nel Cristo medico, che guarisce e salva.

Perciò, la Presidenza della CEI rilancia la richiesta di applicare, in modo uniforme e diffuso, la legge sulle cure palliative e la terapia del dolore, tecniche capaci di ridare dignità alla vita dei malati, anche di quelli inguaribili o di quelli che sembrano aver smarrito il senso del loro stare al mondo”.

Infine il presidente del Servizio nazionale per la Tutela dei Minori, mons. Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna-Cervia, ha fornito un aggiornamento circa le iniziative e le strutture finora messe in campo per contrastare la piaga degli abusi sui minori e le persone vulnerabili, dentro e fuori dalla Chiesa, dopo l’emanazione delle Linee Guida del giugno 2019:

“Queste hanno senz’altro segnato una svolta nel tipo di approccio a questo gravissimo fenomeno. Ne sono testimonianza la cura educativa svolta nelle comunità ecclesiali (seminari, istituti di formazione, parrocchie, oratori, consultori, associazioni, movimenti, etc.) per l’educazione alla relazione e alla maturità affettiva e sessuale;

la creazione della rete dei Referenti nei Servizi per la Tutela dei Minori in tutte le Diocesi italiane e di numerosi Centri di ascolto per la raccolta di denunce e segnalazioni;

la pubblicazione di tre Sussidi per formare gli operatori pastorali e adottare misure per contrastare i rischi e rendere più sicuri gli ambienti; la promozione di numerosi incontri di informazione e formazione a favore del clero e dei religiosi, dei catechisti e laici educatori e allenatori e degli operatori della Caritas…

La Chiesa vuole essere sempre accanto alle vittime, a tutte le vittime, alle quali intende continuare a offrire ascolto, sostegno e vicinanza, non dimenticando mai la sofferenza che hanno provato”.

(Foto: Cei)

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