Dopo la strage di alberi da parte della forza della natura, sull’Ape Cimbra di Lavarone nasce il Drago di Vaia

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Nel Trentino, sull’Ape Cimbra nella frazione Magrè di Lavarone è nato un grande Drago alto 7 metri e lungo 6, tutto in legno dalle foreste, dove la tempesta Vaia nell’ottobre 2018 fece strage di alberi.

Si tratta di un’opera con cui lo scultore veneto Marco Martalar ha voluto ricordare il terribile evento meteorologico che spazzò via milioni di alberi sulle montagne del Triveneto e nel contempo valorizzare l’Avez del Prinzep.
Il corpo del Drago è fatto interamente di scarti di alberi abbattuti dalla furia della tempesta. Per realizzare l’opera ci sono volute 3.000 viti e 2.000 pezzi di scarti di arbusti. Martalar ha lavorato alla scultura in legno per oltre un mese. Per dare forma al Drago di Vaia, Martalar ha impiegato una tecnica che prevede una struttura interna, uno scheletro in legno, sul quale viene poi fissato il materiale di recupero.

La tempesta Vaia è stato un evento meteorologico estremo che ha interessato il nord-est italiano (quasi essenzialmente l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete) a seguito di una forte perturbazione di origine atlantica che, nel quadro di una forte ondata di maltempo sull’Italia (interessando anche le vicine regioni di Svizzera, Austria e Slovenia), ha portato sulla regione vento fortissimo e piogge persistenti, a partire dal 26 ottobre 2018 fino al 30 ottobre. L’evento è erroneamente conosciuto con l’appellativo di “tempesta” (grado 10 nella Scala di Beaufort), ma i venti hanno raggiunto le velocità “uragano” (grado 12), venti che comunemente si originano solo su acque tropicali o subtropicali del pianeta. Il fortissimo vento caldo di scirocco, soffiando tra i 100 e i 200 km/h per diverse ore, ha provocato lo schianto al suolo di milioni di alberi, con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine di conifere, configurandosi dunque come un vero e proprio disastro naturale:] l’Unità di crisi attivata dalla Regione del Veneto ha catalogato l’evento come peggiore rispetto all’alluvione di Venezia del 4 novembre 1966 (che comunque interessò tutta la Regione), all’alluvione del Veneto del 2010 e ad altri precedenti eventi meteorologici registrati sul territorio.

La tempesta Vaia causò tre miliardi Euro di danni, 8 morti e distrusse oltre 42 mila ettari di boschi. Questa fu la devastazione provocata dalla tempesta Vaia nell’arco alpino, dalla Lombardia al Friuli, la notte del 28 ottobre 2018. In Provincia di Trento ha provocato danni a quasi 20 mila ettari di foreste.

“Vogliamo vedere cosa succede quando si lascia la natura fare il suo corso”: un’area di venti ettari dove nulla è stato toccato dalla notte della tempesta Vaia, il 28 ottobre del 2018. È l’esperimento della Provincia di Trento – vicino a passo Lavazè, in valle di Fiemme – per vedere cosa succede dove si lascia la Natura fare il suo corso. Fra i tronchi d’albero, ormai grigi come le pietre, spuntano i piccoli, nuovi alberi, destinati a diventare i giganti delle foreste. Alberi che cresceranno mentre l’opera di Martelar muterà nel tempo, con il passare delle stagioni, fino a che il Drago arriverà a decomporsi. Secondo le leggi della Natura, che fa e che disfa.

Sul resto del territorio, sono stati 552 i cantieri aperti per liberare il territorio dagli alberi abbattuti, con ben 345 imprese coinvolte. Dopo, è proprio da questi boschi che parte la risposta alla crisi climatica: in particolare dalla resilienza e la resistenza delle foreste di proprietà della “Magnifica Comunità di Fiemme”, che ha deciso di verificare gli impatti positivi della gestione forestale responsabile sui servizi naturali offerti dai boschi, attraverso la procedura messa a punto da FSC, la Ong internazionale che opera per la gestione forestale responsabile. La “Magnifica” ha raggiunto il nuovo traguardo di questo percorso di sostenibilità: la verifica e la quantificazione degli impatti della gestione forestale su aspetti come stock di carbonio (1.923.368 tonnellate di CO2 sequestrate ogni anno), salvaguardia della biodiversità e conservazione della qualità dell’acqua (i rimboschimenti effettuati negli ultimi 20 anni ammontano ad oltre 400 ettari), nonché le ricadute positive sui servizi turistici e ricreativi offerti al territorio.

Al progetto hanno partecipato l’Ente di Certificazione CSI, lo studio Gallozzi ed Etifor. Estesa tra la valle omonima, la Val di Fassa e l’Alto Adige, l’antica “Magnifica Comunità di Fiemme”, in Trentino, che gestisce fin dalle sue origini (nel lontano 1111) l’esteso patrimonio arboreo dei Comuni di Moena, Predazzo, Ziano, Panchià, Tesero, Cavalese, Varena, Daiano, Carano, Castello-Molina e Trodena. Qui le foreste sono da sempre il fulcro dell’economia e della società locale e il loro utilizzo responsabile ha permesso la trasmissione di questa immensa ricchezza fino ai giorni nostri.

A riconferma di questo impegno secolare, nel 1997 la “Magnifica” ha deciso, prima realtà in Italia e di tutto l’arco alpino, di dare garanzia di queste pratiche attraverso l’adesione agli standard di gestione forestale FSC. Ciò ha permesso inoltre un maggior riconoscimento a livello nazionale e internazionale dell’origine sostenibile dei prodotti forestali, tra cui i segati e il tavolame di abete rosso e bianco, di larice, di pino silvestre e cembro.

“Con quest’ultima verifica la Magnifica Comunità di Fiemme sarà in grado di trasmettere all’opinione pubblica la consapevolezza che le proprie foreste possiedono una valenza ben superiore al quantitativo di alberi e di legname che sono in grado di produrre”, ha commentato Giacomo Boninsegna, Scario (il capo) della Comunità. “L’ossigeno che respiriamo, l’acqua pura che beviamo, la stabilità idrogeologica del territorio in cui viviamo, la biodiversità da cui dipendiamo e che rende meraviglioso il nostro territorio, sono tutti elementi di vitale importanza”.

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