Mario Marazziti racconta l’accoglienza in Italia

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Venerdì 5 novembre sono atterrati a Fiumicino, con un volo proveniente da Beirut, 44 rifugiati siriani (tra cui 15 bambini) che vivevano da tempo nei campi profughi del Libano e che negli ultimi mesi hanno sofferto un peggioramento delle loro condizioni di vita non solo a causa della pandemia, ma anche della gravissima crisi politica, economica e sociale che sta attraversando questo il Libano.

Il loro ingresso in Italia è stato reso possibile grazie ai corridoi umanitari promossi da Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese, grazie al rinnovo del protocollo firmato lo scorso agosto con i Ministeri dell’Interno e degli Esteri, che prevede l’arrivo di altre 1000 persone in condizioni di vulnerabilità. Da febbraio 2016 con i corridoi umanitari sono giunti in Italia dal Libano più di 2050 profughi e, complessivamente, in Europa, circa 4.000 richiedenti asilo.

Questi corridoi umanitari sono stati raccontati da Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio e cofondatore della Coalizione Mondiale contro la Pena di Morte, nel libro ‘Porte Aperte’, che racconta l’esperienza dell’Italia che non ha paura, anzi, che si dimostra esempio di accoglienza e modello di generosità.

29 storie di famiglie, parrocchie, comunità e realtà associative italiane che hanno costruito quasi autonomamente percorsi di integrazione e hanno vinto la diffidenza e la paura, accogliendo in vario modo chi è in fuga dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla morte.

Attraverso di loro la rete dei Corridoi Umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dalla Conferenza Episcopale Italiana si è allargata ed è diventata un modello concreto e praticabile di quel tipo di accoglienza diffusa che non richiede finanziamenti pubblici e che, offrendo una nuova vita ai profughi, fa rinascere le comunità locali, stimolando il lavoro, la socialità e la crescita della comunità.

Un libro di storie autentiche che lasciano intravedere un futuro alternativo ai muri e ai porti chiusi e rappresentano l’antidoto alla narrazione dell’odio, dell’intolleranza e dell’aggressività dilaganti, ostacoli alla visione nell’altro della somiglianza con noi stessi.

Incontrandolo a Macerata gli abbiamo domandato di raccontarci quante porte sono aperte in Italia: “In Italia ho trovato che non c’è nessun luogo così piccolo o così grande, così vecchio o così nuovo, da non contenere persone con una grande umanità che, attraverso l’ospitalità e l’accompagnamento dei profughi arrivati con i corridoi umanitari, hanno trovato il modo di non essere più indifferenti;

mettendosi insieme hanno costruito pezzi di società ed hanno offerto l’occasione di far rinascere anche una piccola città o un quartiere. Quindi sono molti gli italiani che vivono con le porte aperte, più di quello che possiamo credere”.

Allora gli italiani sono famiglie accoglienti?

“Sono tanti gli italiani che resistono alla tentazione della paura. Anche se tanti invitano a chiudere le porte, in questo libro che va da Trento a Palermo, attraversando luoghi anche delle Marche, ho trovato che sono molti gli italiani che non hanno accettato l’indifferenza e, mettendosi insieme, hanno trovato nuovi modi non solo per far vivere bene in Italia profughi attraverso i corridoi umanitari, ma hanno anche aiutato l’ambiente dove vivono a ritrovare le ragioni dello stare insieme. Questo è un libro sugli italiani; essi hanno iniziato un nuovo rinascimento da dentro la crisi”.

Ultimamente l’accoglienza si è messa in moto per i profughi dell’Afghanistan: “C’è un’emergenza europea legata ai profughi afgani. Però come Comunità di Sant’Egidio sappiamo bene che da anni gli afgani sono profughi molto numerosi già da prima del 15 agosto. C’è un enorme numero di profughi che rischiano la vita”.

Cosa sono i corridoi umanitari?

“I corridoi umanitari sono un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Cei-Caritas, completamente autofinanziato, frutto di un protocollo d’intesa con il governo italiano. Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini;

impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in ‘condizioni di vulnerabilità’ (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo.

E’ un modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane”.

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