Procedimento penale n. 45/2019 RGP vaticano: il Papa tirato in ballo e tutto ridotto ad un’arrampicata sugli specchi. Uno spettacolo indecoroso con Becciu già giustiziato – Quinta Parte

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Nel breve tempo che gli è stato concesso da Pignatone durante la pausa dell’Udienza di ieri, Diddi non ha trovato niente di meglio per arrampicarsi sugli specchi che andare a perdersi tra le nuvole. Ha detto che non è vero quello che ha detto che è andato a parlare con il Papa (peccato che quando l’ha detto all’imputato Perlasca durante l’interrogatorio, quest’ultima l’ha preso per vero), ma riferiva alla risposta di Papa Francesco alla domanda di Cristiana Caricato (TV2000) il 26 novembre 2019 sul Volo Papale di ritorno dal Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone.

L’arrampicata sugli specchi del Promotore di Giustizia vaticano aggiunto, il Professore Avvocato Alessandro Diddi

Basta andare a rileggere la risposta del Papa a Caricato, per costatare che quanto ha offerto il Professore Avvocato Alessandro Diddi nella quarta Udienza del Procedimento penale n. 45/2019 RGP di ieri, come spiegazione della sua frase rivolta all’imputato Mons. Alberto Perlasca durante l’interrogatorio, non sta in cielo né in terra. Diddi non ha detto, che ha letto la risposta del Papa a Caricato, ma ha detto all’indagato Mons. Alberto Perlasca: «Monsignore, [quello che dice] non c’entra niente! Noi, prima di fare questo che stiamo facendo siamo andati dal Santo Padre e gli abbiamo chiesto cosa è accaduto e, di tutti posso dubitare fuorché del Santo Padre…», in riferimento alla trattativa con Torzi, che fu autorizzata dal Papa, ha detto Perlasca a Diddi. Ecco, e la reazione di Perlasca è immediata: visto che ha testimoniato il Papa è sconcertato e impedito, perché dovrebbe contraddire il Papa… Conosciamo il detto verba volant, scripta manent. Vale tanto di più se è audio-video registrato. E qui la audio-video registrazione c’è, non sottoposta al taglio. Quindi, Diddi nega di aver detto quello che è audio-video registrato. Come si definisce questo? Il minimo che il Promotore di Giustizia aggiunto potrà fare è andare a confessarsi. Poi, pentirsi e sgombrare il campo.

In ogni caso, scappa il nesso tra l’argomento trattato nell’interrogatorio (la presunta estorsione di Gianluigi Torzi alla Segreteria di Stato per ottenere la “buonuscita” dall’affare del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra, secondo Perlasca autorizzata dal Papa) e la risposta del Papa a Caricato il 26 novembre 2019, che non è pertinente all’argomento.

Conferenza Stampa sul Volo Papale, 26 novembre 2019. Nella foto, accanto a Philip Pullella (Reuters), Cristiana Caricato (TV2000) (Foto di Vatican Media).

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO IN THAILANDIA E GIAPPONE (19 – 26 NOVEMBRE 2019)
CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE DURANTE IL VOLO DI RITORNO
Volo Papale
Martedì, 26 novembre 2019

Cristiana Caricato, TV 2000: «La gente legge sui giornali che la Santa Sede ha acquistato immobili per centinaia di milioni nel cuore di Londra, e rimane un po’ sconcertata da questo uso delle finanze vaticane, in particolare quando viene coinvolto anche l’Obolo di San Pietro. Lei sapeva di queste operazioni finanziarie? E soprattutto, secondo Lei, è corretto l’uso che viene fatto dell’Obolo di San Pietro? Lei spesso ha detto che non si devono fare i soldi con i soldi, spesso ha denunciato quest’uso spregiudicato della finanza, poi però vediamo che queste operazioni coinvolgono anche la Santa Sede, e questo scandalizza. Come vede tutta questa vicenda?».

Papa Francesco: «Grazie. Prima di tutto, la buona amministrazione normale: arriva la somma dell’Obolo di San Pietro, e che cosa faccio? La metto nel cassetto? No. Questa è una cattiva amministrazione. Cerco di fare un investimento, e quando ho bisogno di dare, quando ho le necessità, durante l’anno, si prendono i soldi, e quel capitale non si svaluta, si mantiene o cresce un po’. Questa è una buona amministrazione. Invece l’amministrazione “del cassetto” è cattiva. Ma si deve cercare una buona amministrazione, un buon investimento: chiaro questo? Anche un investimento… da noi si dice “un investimento da vedove”, come fanno le vedove: due uova qui, tre qui, cinque lì. Se cade uno, c’è l’altro, e non si rovinano. È sempre su qualcosa di sicuro, è sempre su qualcosa di morale. Se tu fai un investimento dell’Obolo di San Pietro su una fabbrica di armamenti, l’Obolo lì non è più l’Obolo! Se tu fai un investimento e stai per anni senza toccare il capitale, non va. L’Obolo di San Pietro [di un anno] si deve spendere durante un anno, un anno e mezzo, fino a che arrivi l’altra colletta, quella che si fa a livello mondiale. Questa è buona amministrazione: sul sicuro. E sì, si può anche comprare una proprietà, affittarla, e poi venderla, ma sul sicuro, con tutte le sicurezze per il bene della gente e dell’Obolo. Questo è un aspetto.
Poi è accaduto quello che è accaduto: uno scandalo, hanno fatto cose che non sembrano pulite. Ma la denuncia non è venuta da fuori. Quella riforma della metodologia economica che aveva già incominciato Benedetto XVI è andata avanti, ed è stato il Revisore dei conti interno a dire: qui c’è una cosa brutta, qui c’è qualcosa che non funziona. È venuto da me e gli ho detto: “Ma Lei è sicuro?”  – “Sì”, mi ha risposto, mi ha fatto vedere i numeri. “Cosa devo fare?” – “C’è la giustizia vaticana: vada e faccia la denuncia al Promotore di Giustizia”. E in questo io sono rimasto contento, perché si vede che l’amministrazione vaticana adesso ha le risorse per chiarire le cose brutte che succedono dentro, come questo caso, che, se non è il caso dell’immobile di Londra – perché ancora questo non è chiaro –, tuttavia lì c’erano casi di corruzione. Il Promotore di Giustizia ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio. Poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni. Ho detto: “È chiaro questo suo [studio]?” – “Sì, c’è una presunzione di corruzione e in questi casi io devo fare perquisizioni in questo ufficio, in questo ufficio, in questo ufficio…”. E io ho firmato l’autorizzazione. È stata fatta la perquisizione in cinque uffici e al giorno d’oggi – sebbene ci sia la presunzione di innocenza – ci sono capitali che non sono amministrati bene, anche con corruzione. Credo che in meno di un mese incominceranno gli interrogatori delle cinque persone che sono state bloccate perché c’erano indizi di corruzione. Lei potrà dirmi: questi cinque sono corrotti? No, la presunzione di innocenza è una garanzia, un diritto umano. Ma c’è corruzione, si vede. Con le perquisizioni si vedrà se sono colpevoli o no. È una cosa brutta, non è bello che succeda questo in Vaticano. Ma è stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare, che Papa Benedetto aveva cominciato a fare. Per questo ringrazio Dio. Non ringrazio Dio che ci sia la corruzione, ma ringrazio Dio che il sistema di controllo vaticano funziona bene».

Fonte: Vatican.va.

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