Papa Francesco: Giuseppe padre essenziale

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A conclusione dell’udienza generale odierna nell’aula ‘Paolo VI’ papa Francesco ha ricordato che domani si svolge la Prima Giornata nazionale italiana di preghiera per le vittime di abusi: “Domani in Italia si celebra la prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, promossa dalla Conferenza episcopale un’occasione di riflessione, di sensibilizzazione e di preghiera per sostenere cammini di recupero umano e spirituale delle vittime”.

Ed ha ricordato il dovere di tutelare i minori: “E’ dovere imprescindibile di quanti hanno responsabilità educative in famiglia, in parrocchia, nella scuola e negli ambienti sportivi proteggere e rispettare gli adolescenti e i ragazzi loro affidati, perché proprio in quei posti la maggioranza di queste situazioni succede”.

Il secondo pensiero è rivolto ai lavoratori di Borgo Valbelluna, in provincia di Belluno, dove c’è stata una manifestazione a difesa dei due stabilimenti della ex Zanussi Elettromeccanica, oggi Acc e della ex Ceramica Dolomite, oggi Ideal Standard:

“Il mio pensiero va ai lavoratori preoccupati per il loro futuro lavorativo, mi unisco ai vescovi, ai parroci dei territori, rivolgo un accorato appello affinchè in queste situazioni non prevalga la logica del profitto, ma quella della condivisione, al centro di ogni questione lavorativa va sempre posta la persona, quando non si guadagna il pane si perde la dignità”.

Mentre nella catechesi odierna papa Francesco ha iniziato un nuovo ciclo dedicato a san Giuseppe per ricordare la proclamazione del padre putativo di Gesù a patrono della Chiesa universale, avvenuta l’8 dicembre 1870, da parte di papa Pio IX:

“Mai come oggi, in questo tempo segnato da una crisi globale con diverse componenti, egli può esserci di sostegno, di conforto e di guida. Per questo ho deciso di dedicargli un ciclo di catechesi, che spero possano aiutarci ulteriormente a lasciarci illuminare dal suo esempio e dalla sua testimonianza. Per alcuni settimane parleremo san Giuseppe”.

Dopo un excursus del nome biblico papa Francesco ha tratteggiato la personalità di Giuseppe di Nazaret: “Egli è un uomo pieno di fede i, nella sua provvidenza. Ogni sua azione narrata dal Vangelo è dettata dalla certezza che Dio ‘fa crescere’, ‘aumenta’, ‘aggiunge’, cioè che Dio provvede a mandare avanti il suo disegno di salvezza.

E, in questo, Giuseppe di Nazaret assomiglia molto a Giuseppe d’Egitto. Anche i principali riferimenti geografici che si riferiscono a Giuseppe: Betlemme e Nazaret, assumono un ruolo importante nella comprensione della sua figura”.

E Dio ha scelto Giuseppe, perché vive nelle periferie: “Nell’Antico Testamento la città di Betlemme è chiamata con il nome Beth Lechem, cioè ‘Casa del pane’, o anche Efrata, a causa della tribù insediatasi in quel territorio. In arabo, invece, il nome significa ‘Casa della carne’, probabilmente per la grande quantità di greggi di pecore e capre presenti nella zona. Non a caso, infatti, quando nacque Gesù, i pastori furono i primi testimoni dell’evento”.

Inoltre da Betlemme proviene la dinastia di Giuseppe: “Betlemme è citata più volte nella Bibbia, fin dal Libro della Genesi. A Betlemme è anche legata la storia di Rut e Noemi, narrata nel piccolo ma stupendo Libro di Rut. Rut partorì un figlio chiamato Obed dal quale a sua volta nacque Iesse, il padre del re Davide. E proprio dalla discendenza di Davide viene Giuseppe, il padre legale di Gesù…

In effetti, il Figlio di Dio non sceglie Gerusalemme come luogo della sua incarnazione, ma Betlemme e Nazaret, due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo”.

Ecco le periferie scelte da Dio: “Gesù non nacque a Gerusalemme con tutta la corte… no: nacque in una periferia e ha trascorso la sua vita, fino a 30 anni, in quella periferia, facendo il falegname, come Giuseppe. Per Gesù, le periferie e le marginalità sono predilette. Non prendere sul serio questa realtà equivale a non prendere sul serio il Vangelo e l’opera di Dio, che continua a manifestarsi nelle periferie geografiche ed esistenziali…

Sempre Gesù va verso le periferie. E questo ci deve dare tanta fiducia, perché il Signore conosce le periferie del nostro cuore, le periferie della nostra anima, le periferie della nostra società, della nostra città, della nostra famiglia, cioè quella parte un po’ oscura che noi non facciamo vedere forse per vergogna”.

Infine un invito a compiere i passi fatti da Giuseppe per ‘scoprire’ Dio: “Sotto questo aspetto, la società di allora non è molto diversa dalla nostra. Anche oggi esistono un centro e una periferia. E la Chiesa sa che è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie.

Giuseppe, che è un falegname di Nazaret e che si fida del progetto di Dio sulla sua giovane promessa sposa e su di lui, ricorda alla Chiesa di fissare lo sguardo su ciò che il mondo ignora volutamente”.

Un invito all’essenzialità della fede: “Egli ricorda a ciascuno di noi di dare importanza a ciò che gli altri scartano. In questo senso è davvero un maestro dell’essenziale: ci ricorda che ciò che davvero vale non attira la nostra attenzione, ma esige un paziente discernimento per essere scoperto e valorizzato.

Scoprire quello che vale. Chiediamo a lui di intercedere affinché tutta la Chiesa recuperi questo sguardo, questa capacità di discernere, questa capacità di valutare l’essenziale. Ripartiamo da Betlemme, ripartiamo da Nazaret”.

Un invito ad affidarsi a san Giuseppe con una preghiera: “San Giuseppe, tu che sempre ti sei fidato di Dio, e hai fatto le tue scelte guidato dalla sua provvidenza, insegnaci a non contare tanto sui nostri progetti, ma sul suo disegno d’amore.

Tu che vieni dalle periferie, aiutaci a convertire il nostro sguardo e a preferire ciò che il mondo scarta e mette ai margini. Conforta chi si sente solo e sostieni chi si impegna in silenzio per difendere la vita e la dignità umana”.

(Foto: Santa Sede)  

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