Papa Francesco, la direzione sugli abusi è giusta? Coloro che gestiscono la comunicazione di crisi nella Chiesa rischiano di essere sommersi nel fiume del politicamente corretto

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È stata salutata come “una mente libera che guida le comunicazioni dei vescovi”. Sono state evidenziate la sua indipendenza e capacità nella comunicazione di crisi. Ma inaspettatamente, il 12 novembre 2021, Karine Dalle è stata licenziata dal suo incarico di Portavoce e Sottosegretario della Conferenza dei Vescovi di Francia (CEF). La decisione somiglia ad un fulmine a ciel sereno, arrivata dopo la Plenaria dei vescovi francesi a Lourdes, durante la quale si era discusso su come dare seguito al Rapporto Sauvé.

I vescovi francesi durante il “tempo della memoria e della penitenza”, il 6 novembre 2021 inginocchiati sul selciato di Lourdes. «I vescovi francesi si assumono la piena responsabilità della crisi degli abusi. I vescovi cattolici di Francia hanno, per la prima volta, riconosciuto la loro responsabilità istituzionale anche per i casi di abusi del passato. Mentre i vescovi cattolici francesi si preparavano a votare oggi su come rispondere concretamente al rapporto pubblicato di recente dalla Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (CIASE), sembravano tutti concordare sul fatto che si assumessero collettivamente la responsabilità istituzionale della crisi storica e degli abusi in corso nel loro Paese» (Céline Hoyeau – La Croix International, 6 novembre 2021. Foto di Valentine Chapus/AFP).

Il Rapporto è stato commissionato dalla Conferenza Episcopale Francese e dall’Unione dei Superiori Generali di Francia. Chiamata CIASE, la Commissione era presieduta da Jean-Marc Sauvé, Vicepresidente onorario del Consiglio di Stato. Il Rapporto cercava di stimare quanti abusi erano stati commessi nelle strutture religiose in Francia tra il 1950 e il 2020, arrivando a una cifra di 330.000 vittime. Numeri scioccanti, addirittura “esplosivi” per suor Veronique Magron, che guida l’Unione delle Superiore Generali di Francia.

I numeri però andavano letti bene, ed era quello che Karine Dalle aveva subito fatto notare. “Va ricordato – aveva dichiarato – che il rapporto Sauvé dà una stima, e solo una stima, di 330mila vittime”. Anzi, per essere più precisi, l’indagine – condotta su 28.010 persone – porta a una stima di 216.000 minori vittime di violenze sessuali commesse da sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose dal 1950 al 2020, e solo allargando l’analisi a tutte le persone legato alla Chiesa ammonta a 330.000 vittime.

“Di conseguenza – ha spiegato Dalle – più di un terzo delle violenze sessuali nella Chiesa cattolica sono state commesse non da chierici o religiosi, ma da laici”. Tuttavia, ha aggiunto, “ciò non significa che il numero delle vittime sia sopravvalutato, né che non dobbiamo preoccuparci delle vittime di aggressori laici, ma semplicemente che non abbiamo l’identità di queste 300.000 potenziali vittime, e quindi ancor meno l’identità dei loro aggressori”.

Parole di assoluto buon senso, che stavano tra la “vergogna” proclamata dal Papa e le dichiarazioni a capo coperto di cenere dei vescovi francesi. Tanto più che l’Arcivescovo Eric Moulins de Beaufort, Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, era stato addirittura convocato dal Ministro dell’Interno della Repubblica francese Gérald Darmanin, per aver difeso il segreto della confessione di fronte a una Relazione che – come accaduto in tanti altri casi – raccomandava di riconsiderarlo. Dopo quell’incontro, l’Arcivescovo era stato costretto a definire le sue dichiarazioni come “goffe”.

In Plenaria, la scelta è stata ancora più sottomessa. I vescovi chiesero aiuto al Papa, e istituirono un fondo per il risarcimento delle vittime da finanziare con la vendita degli edifici della Chiesa. Volevano mostrare rimorso e buona volontà nel superare il flagello degli abusi.

Va da sé che una personalità come Dalle sia scomoda, con una carriera privata di tutto rispetto, prima di arrivare cinque anni fa a gestire le comunicazioni dell’Arcidiocesi di Parigi. Perché, come possiamo vedere dalle sue dichiarazioni, il suo stile di gestione delle crisi non era del tutto remissivo ma piuttosto proattivo.

Sta di fatto, che l’allontanamento di Dalle è l’ennesimo segnale preoccupante di come la Santa Sede ha deciso di gestire gli abusi. Ed è collegato alla situazione in Germania, dove il Cardinale Rainer Maria Woelki, Arcivescovo di Colonia, si trova ora in un momento di ritiro e di “sospensione” dall’amministrazione dell’arcidiocesi [QUI] per quello che la stessa Nunziatura Apostolica ha definito un “errore di comunicazione”, perché nessun rapporto aveva riscontrato negligenza del cardinale nella gestione degli abusi. Anzi. L’errore di comunicazione era dovuto al rifiuto di pubblicare una relazione sulla risposta agli abusi considerati parziali. Un rapporto che lo stesso cardinale aveva commissionato.

La linea sembra invece concedere tutto all’opinione pubblica, facendo un passo indietro anche dove non ce ne sarebbe bisogno. Non c’è più il bisogno o la volontà di difendere la Chiesa, ma l’intenzione di condurre la Chiesa sulla via della penitenza.

È la linea di Papa Francesco? Sembrerebbe di sì, perché è stato lo stesso Papa Francesco ad accettare la sospensione del Cardinale Woelki. Ed è probabile che i vescovi francesi, spaventati dai possibili effetti della visita apostolica da loro richiesta, abbiano deciso di rompere con il passato, per evitare di finire nel mirino.

Eppure Papa Francesco, al termine del vertice sugli abusi del 2019, non ha mancato di notare nel suo intervento, che alcuni stavano utilizzando il tema degli abusi per attaccare la Chiesa, abbandonando l’atteggiamento di sottomissione che aveva caratterizzato il vertice.

Ma poi è stato lo stesso Papa Francesco a concedere tutto all’opinione pubblica, con, ad esempio, le spettacolari convocazioni dei vescovi cileni e le loro dimissioni di massa dopo aver finalmente deciso di indagare sull’influenza che il carismatico e prepotente sacerdote Fernando Karadima aveva ancora. Ed è lo stesso Papa Francesco che, a livello legislativo, prevede addirittura il grave reato di “negligenza” per i vescovi nella Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Come una madre amorevole” del 4 giugno 2016, e che abolisce il segreto pontificio (che tra l’altro non vale per casi di abuso) con mossa a sorpresa.

Se, in teoria e in dichiarazioni, il Papa ha riconosciuto che la Chiesa è sotto attacco, in pratica le decisioni prese tengono la Chiesa sotto attacco, come in una penitenza dalla quale non si potrà mai uscire. Una penitenza che deve aver colpito anche i vescovi francesi.

Ed è così che Karine Dalle, che aveva brillantemente guidato le comunicazioni dell’Arcidiocesi di Parigi dopo l’incendio di Notre Dame, ha lasciato dopo poco più di due mesi l’incarico che ricopriva presso i vescovi di Francia. Poi, finalmente, ci si è resi conto che la comunicazione di crisi non riguarda solo l’ammissione di colpe ma la contestualizzazione dei fatti in nome della verità. Un tempo in cui Dalle ha capito che chi gestisce la comunicazione di crisi rischia di essere sommerso nel fiume del politicamente corretto.

Questo articolo è stato pubblicato in inglese dall’autore sul suo blog Monday Vaticano di oggi, 15 novembre 2021. Qui si possono anche consultare i link nel testo originale.

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Foto di copertina: Karine Dalle, professionista della comunicazione con una solida reputazione per la gestione di crisi. Con i media ha avuto sempre un approccio chiaro e diretto. A 48 anni ha alle spalle una brillante carriera nel settore privato. Ha lavorato per il gruppo Gillette o per France Universal Pictures Vidéo. Nel maggio 2016 era stata assunta dall’Arcidiocesi di Parigi come Delegato arcivescovile per la comunicazione, dove, in particolare, ha dovuto gestire la comunicazione attorno all’incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi e le polemiche che ne erano seguite. Dal 1° settembre 2021 era Segretario Generale Aggiunto e Direttore della Comunicazione della Conferenza dei Vescovi di Francia (CEF). All’occasione dell’Université des communicants en Église (UCE), da 22 al 24 septembre 2021, ha risposto alle domande di Simon Marty per La Matinale RCF. In riferimento al suo doppio ruolo nella CEF ha dichiarato: “Il che significa che avrò un ruolo nella comunicazione ma anche nel governo”. Ha aggiunto: “È molto bello lavorare nella Chiesa. Negli ultimi cinque anni non sono mai stata così rispettata come donna e ascoltata per le mie capacità”. In riferimento agli abusi sessuali, dopo la pubblicazione il 5 ottobre 2021, dopo tre anni di indagini, del Rapporto della Commissione Indipendente per gli Abusi Sessuali nella Chiesa (CIASA), esperta nella comunicazione di crisi, Karine Dalle ha detto che “non teme assolutamente il rapporto CIASA”: “Come madre di famiglia, come donna, posso solo sperare che otteniamo tutta la verità su quanto accaduto. Anche che possiamo dire, dimostrare, cosa si fa nella Chiesa perché questo dramma finisca”. Rassicurare i fedeli è una priorità per Karine Dalle. “Fino a quando la Chiesa non avrà dimostrato che tutto è pronto per proteggere bambini e giovani adulti, non potremo più parlare con loro”.

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