Papa Francesco chiede di imitare le foglie del fico

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“Oggi celebriamo la V Giornata Mondiale dei Poveri, nata come frutto del Giubileo della Misericordia. Tema di quest’anno sono le parole di Gesù ‘I poveri li avete sempre con voi’. Ed è vero: l’umanità progredisce, si sviluppa, ma i poveri sono sempre con noi, sempre ce ne sono, e in loro è presente Cristo, nel povero è presente Cristo. L’altro ieri, ad Assisi, abbiamo vissuto un momento forte di testimonianza e di preghiera, che vi invito a riprendere, vi farà bene. E sono grato per le tante iniziative di solidarietà che sono state organizzate nelle diocesi e nelle parrocchie in tutto il mondo”.

Con questo saluto al termine della recita dell’Angelus nella giornata odierna papa Francesco ha invitato ad orientare la vita sulla Parola di Dio: “In che cosa stiamo investendo la vita? Su cose che passano, come il denaro, il successo, l’apparenza, il benessere fisico? Di queste cose, noi non porteremo nulla.

Siamo attaccati alle cose terrene, come se dovessimo vivere qui per sempre? Mentre siamo giovani, in salute, va bene tutto, ma quando arriva l’ora del congedo dobbiamo lasciare tutto. La Parola di Dio oggi ci avverte: passa la scena di questo mondo.

E rimarrà soltanto l’amore. Fondare la vita sulla Parola di Dio, dunque, non è evadere dalla storia, è immergersi nelle realtà terrene per renderle salde, per trasformarle con l’amore, imprimendovi il segno dell’eternità, il segno di Dio”.

Il tema era stato sviluppato nell’omelia della celebrazione per la giornata dei poveri, dove aveva sottolineato le attese della storia: “Questo Vangelo ci aiuta così a leggere la storia cogliendone due aspetti: i dolori di oggi e la speranza di domani. Da una parte, sono evocate tutte le dolorose contraddizioni in cui la realtà umana rimane immersa in ogni tempo; dall’altra parte, c’è il futuro di salvezza che la attende, cioè l’incontro con il Signore che viene, per liberarci da ogni male. Guardiamo a questi due aspetti con lo sguardo di Gesù”.

Il papa ha affermato che la giornata odierna aiuta a comprendere i dolori: “La Giornata Mondiale dei Poveri, che stiamo celebrando, ci chiede di non voltarci dall’altra parte, di non aver paura a guardare da vicino la sofferenza dei più deboli, per i quali il Vangelo di oggi è molto attuale:

il sole della loro vita è spesso oscurato dalla solitudine, la luna delle loro attese è spenta; le stelle dei loro sogni sono cadute nella rassegnazione ed è la loro stessa esistenza a essere sconvolta. Tutto ciò a causa della povertà a cui spesso sono costretti, vittime dell’ingiustizia e della disuguaglianza di una società dello scarto, che corre veloce senza vederli e li abbandona senza scrupoli al loro destino”.

E’ proprio Gesù a ridare speranza: “Gesù vuole aprirci alla speranza, strapparci dall’angoscia e dalla paura dinanzi al dolore del mondo. Per questo afferma che, proprio mentre il sole si oscura e tutto sembra precipitare, Egli si fa vicino. Nel gemito della nostra storia dolorosa, c’è un futuro di salvezza che inizia a germogliare.

La speranza di domani fiorisce nel dolore di oggi. Sì, la salvezza di Dio non è solo una promessa dell’aldilà, ma cresce già ora dentro la nostra storia ferita (abbiamo il cuore ammalato, tutti), si fa strada tra le oppressioni e le ingiustizie del mondo.

Proprio in mezzo al pianto dei poveri, il Regno di Dio sboccia come le tenere foglie di un albero e conduce la storia alla meta, all’incontro finale con il Signore, il Re dell’Universo che ci libererà in modo definitivo”.

Per il papa speranza e dolore sono collegati, citando mons. Tonino Bello: “Se tu non vai avanti risanando i dolori di oggi, difficilmente avrai la speranza di domani. La speranza che nasce dal Vangelo, infatti, non consiste nell’aspettare passivamente che un domani le cose vadano meglio, questo non è possibile, ma nel rendere oggi concreta la promessa di salvezza di Dio. Oggi, ogni giorno.

La speranza cristiana non è infatti l’ottimismo beato, anzi, direi l’ottimismo adolescente, di chi spera che le cose cambino e nel frattempo continua a farsi la sua vita, ma è costruire ogni giorno, con gesti concreti, il Regno dell’amore, della giustizia e della fraternità che Gesù ha inaugurato.

La speranza cristiana, per esempio, non è stata seminata dal levita e dal sacerdote che sono passati davanti a quell’uomo ferito dai ladri. E’ stata seminata da un estraneo, da un samaritano che si è fermato e ha fatto il gesto”.

Concludendo l’omelia il papa invita ad essere teneri come le foglie del fico: “Fratelli, sorelle, ecco la parola che fa germogliare la speranza nel mondo e solleva il dolore dei poveri: la tenerezza. Compassione che ti porta alla tenerezza. Sta a noi superare la chiusura, la rigidità interiore, che è la tentazione di oggi, dei ‘restaurazionisti’ che vogliono una Chiesa tutta ordinata, tutta rigida: questo non è dello Spirito Santo…

Come le foglie dell’albero, siamo chiamati ad assorbire l’inquinamento che ci circonda e a trasformarlo in bene: non serve parlare dei problemi, polemizzare, scandalizzarci (questo lo sappiamo fare tutti); serve imitare le foglie, che senza dare nell’occhio ogni giorno trasformano l’aria sporca in aria pulita.

Gesù ci vuole ‘convertitori di bene’: persone che, immerse nell’aria pesante che tutti respirano, rispondono al male con il bene. Persone che agiscono: spezzano il pane con gli affamati, operano per la giustizia, rialzano i poveri e li restituiscono alla loro dignità, come ha fatto quel samaritano”.

Mentre da Torino mons. Cesare Nosiglia ha sottolineato che la mancanza del lavoro sta causando molti poveri: “In questo momento diventa scelta prioritaria e strategica anche per il domani il lavoro fonte di dignità per ogni persona, volano positivo per ogni sviluppo senza il quale tutto diventa più difficile e faticoso.

Dove non c’è lavoro non c’è dignità. E questo, lo sappiamo bene, è derivato da quella sete di denaro e di potere che  è prevalsa sulla ricerca del bene comune e ha messo in secondo piano la persona che lavora, la sua famiglia, l’ambiente e il territorio.

Il lavoro deve essere dignitoso per ogni persona umana e la crisi non deve essere adoperata come scusa per non osservare le regole proprie del lavoro sia per quanto riguarda la sicurezza, la giusta paga, gli orari, il tempo libero, la salvaguardia del creato perché esso non è merce da sfruttare ma dono da custodire e conservare anche per le generazioni future.

Il lavoro inoltre deve rispettare la vita della famiglia nelle sue necessità economiche, ma anche morali come è quella di potersi incontrare e vivere insieme tempi ed esperienze ricche di umanità e di spiritualità”.

(Foto: Santa Sede)

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