Dopo il “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa” dei vescovi francesi. «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Ecco: “Che tutto cambi” e non “che tutti vengano cacciati”

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Come talvolta succede – anzi, spesso – due notizie di questi giorni, messi una accanto all’altro – il caso non esiste e le “co-incidenze” sono per noi delle “Dio-incidenze” (come ama definirli l’amico Mons. Luigi – Don Gigi – Ginami, ieri al primo giorno del suo 49° viaggio di solidarietà, questa volta in Messico [QUI]. Me l’ha ancora portato davanti agli occhi nella stessa mattinata di ieri, come talvolta succede – anzi, spesso – un commento dell’amico, conte e barone Luca Lalli–Cortinovis, al post sulla recente “Ukaze” (con la azzeccata definizione dell’amico e collega Marco Tosatti) del Vicario Generale di Sua Santià per la Città di Roma, pubblicata nello stessa mattinata [Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di “Traditionis custodes”. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo”]. Poi, come succede (troppo) spesso, non ho avuto più tempo per approfondire, fino ad oggi, tornando alla questione delle due notizie interconnesse.

La sera dell’8 novembre 2021 ho pubblicato sul mio diario Facebook la foto di Valentine Chapus/AFP, che ritrae i vescovi francesi durante il “tempo della memoria e della penitenza”, il 6 novembre 2021 inginocchiati suk selciato di Lourdes (sempre augurandoci, che con questo loro gesto non hanno inteso di emulare la moda politicamente corretto di questi tempi, lanciato dai BLM, e seguita pedissequamente da parlamentari, calciatori e artisti, ma che si sono inginocchiati davanti al Signore). Ho accompagnata la foto con le righe scritto da Céline Hoyeau su La Croix International dello stesso giorno: «I vescovi francesi si assumono la piena responsabilità della crisi degli abusi [eufemismo per il reato di pedofilia e degli abusi sessuali su minori. V.v.B.]. I vescovi cattolici di Francia hanno, per la prima volta, riconosciuto la loro responsabilità istituzionale anche per i casi di abusi del passato. Mentre i vescovi cattolici francesi si preparavano a votare oggi su come rispondere concretamente al rapporto pubblicato di recente dalla Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (CIASE), sembravano tutti concordare sul fatto che si assumessero collettivamente la responsabilità istituzionale della crisi storica e degli abusi [sembra che la parola “sessuale” propria non esce dalla tastiera della giornalista. V.v.B.] in corso nel loro Paese».

Al post ho affidato il seguente commento: «Adesso attendiamo la presentazione in blocco della loro rassegnazione e che le dimissioni vengano accettate all’istante dal Papa regnante (non come nella farsa della rassegnazione del Cardinale Marx, che fu portata in scena tra il 4 e il 10 giugno 2021, tra München e Roma [*]). Sennò neanche una parola del loro essere concordi “sul fatto che si assumessero collettivamente la responsabilità istituzionale” è credibile. E, in ogni caso e a prescindere, non si può aspettare la soluzione del problema, da chi l’ha creato. Siamo comunque stanchi di queste sceneggiate per le fotografie e le telecamere. La credibilità la gerarchia cattolica romana ha perso in toto. Bla bla bla inutile».

Poi, al post è seguito il commento di Luca Lalli-Cortinovis, a cui ho accennato prima: «Concordo pienamente con le conclusioni dell’amico Vik van Brantegem. Lo scandalo degli abusi sessuali perpetrati ai danni di minori in Francia ha assunto una portata storico e sociale di rilevanza non solo nazionale, ma mondiale. A questo punto delle scuse e frasi fatte non servano assolutamente a nulla. Bisogna vedere dei fatti concreti. I Vescovi Francesi, per essere realmente credibili e CREDIBILE quanto da loro detto, ovvero essere concordi “sul fatto che si assumessero collettivamente la responsabilità istituzionale” si devono dimettere in blocco, senza pensarci troppo e far passare troppo tempo. Il Pontefice, tolga loro ogni beneficio derivante dal loro status. Dipendesse da me, riduzione immediata allo stato laicale e scomunica. Credo che sia giunto il momento di vedere dei fatti e non solo sentire le solite parole e frasi fatte. I vescovi francesi con le loro dichiarazione hanno servito al Santo Padre la loro testa su un piatto d’argento. Vediamo ora, se la Santa Romana Chiesa, avrà il coraggio di prendere quei provvedimenti forti che in momenti come questi non si può che farne a meno. Delle semplici scuse non servono a nulla. Questi soggetti si sono macchiati di un crimine abominevole che grida vendetta agli occhi di Nostro Signore Gesù Cristo”.

Per quanto riguarda la Lettera Pastorale del Cardinale Angelo De Donatis, con quel tono e contenuto (poco “pastorale” ma molto “ukaze”, peraltro nello stile della sua fonte e culmine, la Traditionis custodes), concordo con l’amico Luca Lalli-Cortinovis, che «era immaginabile, certo è che si usa il pugno duro nei confronti dei fedeli che sono legati ancora al Vetus Ordo Missae, che non fanno male a nessuno, ma a distanza di un mese dalla pubblicazione della inchiesta sugli abusi sessuali perpetrati in Francia [QUI], nonostante la plenaria dei Vescovi Francesi abbia chiesto aiuto al Romano Pontefice, tutto sembra tacere…».

Dal 1950 ad oggi il numero di abusi sessuali, stupro di minore e atti connessi al crimine della pedofilia, avvenuti in Francia sono sconvolgenti, spaventosi. Ricordiamo – anche se è impossibile dimenticarlo – che sono circa 330mila le vittime di abusi sessuali e di crimini di pedofilia da parte di circa 3mila preti, religiose e laici cattolici impegnati in servizi ecclesiali negli ultimi 70 anni in Francia. Ci siamo occupato di questa tragedia indicibile in modo esaustiva il 10 ottobre 2021 [Non basta più esprimere il “grande dispiacere” per le ferite delle vittime degli abusi sessuali e dei crimini di pedofilia – 10 ottobre 2021] e abbiamo premesso: «Il dossier francese dopo altre indagini simili in altri Paesi – per la verità non molti, osserva Luis Badilla sull’aggregatore para-vaticano Il Sismografo – dopo quello canadese, dopo quello tedesco, dopo quello australiano, dopo quello cileno, dopo quello statunitense, dopo quello irlandese, dopo quello spagnolo. Aspettando quello italiano… se la Conferenza Episcopale Italiana c’è, batti un colpo». Per ora, nessun colpo abbiamo sentito. E neanche dal Primate d’Italia. Da questo articolo riportiamo qui il Postscriptum (che andrebbe ripetuto ogni giorno):

1. Non è più tempo di “dispiacere” e di “vergogna”. È tempo di verità. È tempo di giustizia. È tempo del giudizio di Dio

Rispondendo alle domande dei giornalisti, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, il 5 ottobre 2021 ha affermato quanto segue: «Il Santo Padre è stato informato dell’uscita del rapporto dai vescovi francesi, che ha incontrato nei giorni scorsi durante le visite ad limina, e ne ha appreso con dolore il contenuto. Il suo pensiero va anzitutto alle vittime, con grande dispiacere, per le loro ferite, e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare, e alla Chiesa di Francia, perché, nella consapevolezza di questa terribile realtà, unita alla sofferenza del Signore per i suoi figli più vulnerabili, possa intraprendere una via di redenzione. Con la sua preghiera il Papa affida al Signore il Popolo di Dio in Francia, particolarmente le vittime, perché doni loro conforto e consolazione e con la giustizia possa giungere il miracolo della guarigione».

Esprimere il “grande dispiacere” per le ferite delle vittime degli abusi sessuali e dei crimini di pedofilia non basta più. Il limite della decenza è stato oltrepassato da un pezzo. Oltre al riconoscimento e alla “gratitudine” per il “coraggio nel denunciare” degli abusi da parte delle vittime, servirebbe fare ben altro. Il Papa può fare di più. Il Papa deve fare di più! Invece fa emettere comunicati insulsi come questo.

Nel comunicato non si legge mai la parola condanna o la parola scomunica per chi compie tali crimini. Perché tali sono! Ma mai vengono definiti tali dall’Uomo che Veste di Bianco.

Comunicati come questo sono un ulteriore offesa nei confronti di chi ha subito violenze indicibili. Comunicati come questo sono carta straccia per le vittime che hanno visto la loro vita distrutta e devastata, da chi avrebbe avuto il compito e l’onere di tutelarla la loro vita.

Abbiamo già detto in più occasioni che non c’è guarigione per le vittime se non c’è giustizia. E se non c’è giustizia non ci sarà mai il perdono. Senza il perdono, le vittime non avranno mai la pace. Quella pace che ogni essere umano dovrebbe ricevere. Ma questa pace legittima, alle vittime dei preti, non viene concessa.

Le parole di questo comunicato sono un’offesa a tutto il popolo di Francia e a tutto il Popolo di Dio. Un Popolo stanco; stremato; afflitto e indignato da parole di circostanza che sanno di beffa. Il vero rispetto per le vittime, riconosciute tali, arriverà solo quando verranno condannati i colpevoli senza se e senza ma; quando verranno condannati, scomunicati e denunciati alle autorità civili; processati e se ritenuti colpevoli dai tribunali ordinari detenuti per la giusta pena da espiare. Senza corsie preferenziali, senza scudi penali, senza scappatoie ecclesiastiche d’altri tempi.

Non è più tempo di “dispiacere” e di “vergogna”. È tempo di verità. È tempo di giustizia. È tempo del giudizio di Dio. Anche per un Papa che si nasconde dietro parole di circostanza, ridicole in confronto con l’immane dramma degli abusi sessuali e dei crimini di pedofilia nella Chiesa Cattolica Romana (Ivo Pincara).

2. Come sempre, quando la giustizia zoppica, i criminali corrono

Purtroppo, come tutti i fenomeni di pubblica rilevanza, il sistema è stato, con danni enormi, sbilanciato dalla necessità di offrire una immagine di pulizia. È un po’ come se avessero moltiplicato le telecamere risparmiando sui tribunali.

Il misero organico della Congregazione per la Dottrina della Fede, competente per legge a giudicare in questi casi, non è certo stato incrementato (anzi …!) e questo ha portato – di fronte all’enorme numero di denunce, accresciuto dalla facilità di ottenere risarcimenti senza troppe indagini – ad aggirare una serie di disposizioni ben calibrate. Le Diocesi, anche quelle piccole, con poco personale esperto di diritto, si sono trovate a dover gestire dei procedimenti la cui più facile soluzione era mostrarsi determinate a condannare l’accusato.

Come sempre, quando la giustizia zoppica, i criminali corrono(Mauro Visigalli).

In conclusione, stiamo ancora aspettando la rassegnazione in blocco dei vescovi francesi e – soprattutto stiamo aspettiamo la risposta da Roma, cioè, che il Papa regnante la accetta immediatamente, sostituendo in un colpo l’intero episcopato francese con dei sacerdoti non “chierici di stato”, come ama dire. Sono d’accordo con il commento dell’amico Fernand Keuleneer (ci conosciamo da mezzo secolo…) – non loro non si permettessero ad infangare la Chiesa di Cristo e i singoli fedeli – traduco dal neerlandese: «Nelle loro risoluzioni riconoscono la responsabilità (“responsabilité”, che significa anche responsabilità) della Chiesa come istituzione. Della Chiesa come istituzione, lasciamo che questo affondi per un momento. Quindi della Chiesa universale. Non è responsabilità dei singoli sacerdoti, religiosi, vescovi… Non limitato alla Francia. Nessuna prescrizione, perché un reato istituzionale in corso. Le persone si rendono conto di quello che stanno dicendo? Completamente irresponsabile. Criminale, anche. Gettali sulle pietre del selciato. Tutti loro».

E aggiungo la citazione di un altro amico, anche lui da mezzo secolo, Stijn Calle, che ha espresso un suo pio desiderio e una grande speranza, traduco sempre dal neerlandese: «Charles de Gaulle chiese e ottenne la completa sostituzione dell’episcopato francese dopo la seconda guerra mondiale. Per aver sbagliato. In effetti, l’intero episcopato del dopoguerra in Francia dovrebbe essere ancora una volta sostituito da pastori che non sono stati contagiati dal dogma illuminista del Vaticano II».

Non basta riconoscere le colpe del tremendo reato della pedofilia. E poi? Quale rimedio? Ci è stato osservato che si tratta di un reato antico, imponente. Impossibile da eliminare? «Purtroppo un pedofilo rimarrà sempre un pedofilo, potrà cercare di tenere a freno le proprie pulsioni, ma ciò non toglie che questi possano ricadere. È come per gli alcolizzati, possono seguire dei percorsi per smettere di bere ma rimarranno sempre astinenti. Ovvio non si possono paragonare i pedofili con un alcolizzato. Non sono nemmeno uno di quelli che grida alla castrazione o altro»: riflette un amico. Certamente, l’antico reato della pedofilia non verrà eleminato con un (ennesimo) “mea culpa, mea culpa, mea massima culpa”, seguito da una misericordiosa assoluzione, peggio del reato che grida vendetta al cospetto di Dio, perché costituisce un’ulteriore offesa del Signore.

Per il resto, temo che avrà ragione l’amico Angelo Giuseppe Jaselli: «Io penso che dietro al pentimento ci sarà un assoluzione di massa a Roma se dice (tra cani nun se mozzicheno)». E al riguardo, come capisco l’amico Tommaso Farina, quando scrivo: «Temo che se dicessi ciò che penso riceverei pesanti critiche». Lo ripetiamo – e continueremo a ripeterlo, senza mai stancarci: «Verità e giustizia per le vittime innocenti». Quando si passerà dalle belle parole, dai Motu proprio e dei gesti plateali davanti alle camere fotografiche e televisive (in ginocchia sul selciato o per baciare le scarpe dei carnefici sperando in una loro conversione) che costano nulla, ai fatti?

Poi, l’8 novembre 2021 si è terminata a Lourdes l’Assemblea plenaria dei vescovi francesi, a un mese dalla pubblicazione del rapporto CIASE che scoperchiava la tremenda verità degli abusi in Francia, e apprendiamo che hanno ripetuto per l’ennesima volto la richiesta di perdono alle vittime, che hanno, che hanno stabilito un fondo per il risarcimento delle vittime. Come abbiamo letto nella cronaca di Andrea Gagliarducci per ACI Stampa del 9 novembre 2021 [QUI], hanno pure chiesto aiuto «al Papa, dal quale deriva la loro missione, di inviare una equipe di visitatori per valutare questa missione in materia di protezione dei minori e per dare, se necessario, il seguito dopo la loro visita». Ma ancora niente rassegnazione delle loro cariche nelle sue mani… e dal Papa non è arrivato nessun segnale al riguardo.

«Tra le decisioni prese – scrive Gagliarducci -, quelle di affidare al giurista Marie Derain de Vaucresson la presidenza dell’Istanza Nazionale Indipendente di Riconoscimento e Riparazione, organismo stabilito proprio per procedere ad una analisi delle denunce ed eventualmente ai risarcimenti stabiliti. Verranno costituiti “dei gruppi di lavoro composti da laici, diaconi, preti, persone consacrate, vescovi”, cui verranno affidate le vittime degli abusi, e che avranno il compito di affrontare nove questioni chiave che vengono proprio dal rapporto del CIASE: condivisione delle buone pratiche; confessioni e accompagnamento spirituale; accompagnamento dei preti coinvolti; discernimento vocazionale e formazione dei futuri preti; accompagnamento del ministero dei vescovi; accompagnamento del ministero dei preti; integrazione di fedeli laici nei lavori della Conferenza episcopale; analisi delle cause delle violenze sessuali all’interno della Chiesa; strumenti di vigilanza e di controllo delle associazioni di fedeli con vita comune e di ogni gruppo associato a un particolare carisma. Non solo. Sarà verificata sistematicamente la situazione giudiziaria di ogni agente pastorale che sarà a contatto con i minori, si chiede la partecipazione di almeno una donna nel consiglio di ogni seminario o casa di formazione, con diritto di voto, sarà istituito un tribunale penale canonico nazionale che entrerà in vigore nell’aprile 2022».

Certo, sono tutte «misure concrete di impegno, che nascevano già dalla richiesta ad una commissione indipendente di verificare gli abusi». Sono tutte belle parole e buone intenzioni, già sentite a volontà in passato. Ma «sarà questo un modello anche per il futuro?», si chiede Gagliarducci e con ragione. Il punto cruciale rimane: cosa farà il Papa? Non in parole Motu proprio, ma con degli inequivocabili fatti questa volta.

Eppure, ricordando il passato, è realisticamente scontato, che la risposta non sarà del tipo “non fatevi più vedere” e della “cacciata” (per quelli destinati al “uso e getta”). La risposta da aspettarsi, sarà piuttosto della serie “continuate come proposto, ma come vescovi nelle vostre diocesi” (per quelli della “difesa d’ufficio”, cfr Marx e compari, vale: “Dimissioni respinte”, ammesso e non concesso che vengono presentate). O preferiamo di dimenticare la frase pronunciata da Tancredi Falconeri, il nipote del Principe di Salina, nel libro “Il Gattopardo” del 1958: «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»? Ecco, è tutto qui: “Che tutto cambi” e non “che tutti vengano cacciati”.

«Delle scontate scuse, ed un “mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa”, non sono misure sufficienti per quanto accaduto – conclude Luca Lalli–Cortinovis -. Un risarcimento economico alle vittime di pedofilia sarà mai sufficiente a far dimenticare quanto da loro subito? Le proposte avanzate dalla plenaria dei vescovi francesi riuniti a Lourdes, sarà mai sufficiente alle vittime a lenire il loro dolore, patito e patiendo, e soprattutto saranno misure in grado di evitare il ripetersi di queste violenze inaudite? Questo continuare a domandare scusa a queste povere ed innocenti vittime non è ormai diventato inutile e fuori luogo? Ogni qualvolta accadono fatti del genere si domanda sempre e costantemente scusa, ma le vittime di queste violenze cosa se ne fanno delle scuse? Possono aiutarli a dimenticare le atrocità subite? Personalmente non credo proprio. Se questi pedofili sono ancora in vita devono essere fatti i loro nomi e cognomi in modo tale che si possa evitare ogni contatto con queste bestie (non me ne vogliano gli animalisti, ma trovo al momento altro appellativo per definire questi soggetti). L’autorità religiosa e civile devono necessariamente lavorare assieme affinché costoro vengano assicurati alla giustizia e non poter più arrecare danno a nessuno. Vi deve essere necessariamente una giustizia terrena, tanto quella Divina non tarderà ad arrivare. Ad un mese dalla pubblicazione dell’inchiesta si è sentito solo domandare “scusa” e parole di sgomento, anche dallo stesso Pontefice. I vescovi francesi chiedono aiuto al Papa, vediamo se tra i suoi problemi ecologici ed il dialogo ecumenico, saprà in tempi rapidi intervenire con autorevolezza e soprattutto decisione. In ogni parte del mondo cosiddetto civilizzato sono accaduti fatti del genere da parte di uomini di Chiesa. Si è sentito sino ad ora sempre chiedere scusa, risarcire le vittime e poi? Personalmente sto alla finestra a guardare e ad aspettare cosa farà Papa Francesco. Ora è giunto il momento di lasciare da parte il Beato Cloro e la Santa Amuchina e prendere decisioni forti. Del resto ormai le carriere di taluni ecclesiastici è basata sulla politica climatica, sull’odiare chi partecipa alle liturgie Vetus Ordo, come se fossero un cancro da estirpare dalla Chiesa attuale, votata ad un insistente quanto inutile dialogo ecumenico, facendo calare il silenzio sugli abusi sessuali perpetrati ai danni di minori in Francia, ai preti tedeschi che hanno benedetto le unioni omosessuali. Mi chiedo, ma siamo ancora cattolici o siamo protestanti? Parafrasando il Cardinal Ottaviano, sinceramente io “vorrei morire cattolico” sempre che ovviamente, a questo punto, mi sia concesso».

[*] La farsa della rassegnazione (beato colui che ci ha creduto) del Cardinale Reinhard Marx:

Il Cardinale Reinhard Marx si dimette. Decisione legata alla co-responsabilità per la gestione degli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica Romana in Germania – 4 giugno 2021
Dimissioni del Cardinal Marx: esibizione di martirio per sfidare e ricattare il Papa. Punto cruciale è il teutonico “cammino sinodale” scismatico. E il Corpo di Cristo sanguina. Cosa succederà adesso? – 5 giugno 2021
Sull’Osservatore Romano si dibatte sul tema delle chiese vuote. Il Cardinal Marx dimissionandosi ha decretato che la Chiesa è a un punto morto e in un vicolo cieco. Invece… – 6 giugno 2021
Il Papa respinge le dimissioni del Cardinale Reinhard Marx. “Continua come proposto, ma come Arcivescovo di München und Freising” – 10 giugno 2021

Postilla

A te homines non ex verbis sed rebus iudicandi sunt – Devi sempre giudicare gli uomini non dalle parole ma dai fatti” (Cit.). Ferma restando ricordare “chi sono io per giudicare”, sempre però. Quindi, mai giudicare (senza sapere) – sarebbe una variante del “mai dire mai” – perché chi giudica gli altri (senza sapere) condanna se stesso o lo fa per assolversi. Tranquillo. “Non giudico mai male chi mi giudica bene”, come scrisse Roberto Gervaso (Il grillo parlante, 1983). E tornando serio: “Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio!”, disse Gesù di Nazaret, nel Vangelo secondo Giovanni (7,24). E nel Vangelo secondo Matteo: “Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?” (Mt 7,16). Quindi, res non verba.

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