Il Cardinal Vicario di Roma emana norme per la severissima attuazione di “Traditionis custodes”. “Tempi duri per i fedeli romani e non solo”… La “mossa del cavallo”

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Da ieri, 9 novembre 2021 i fedeli della Diocesi di Roma potrebbero essere al corrente, che il Vicario Generale di Sua Santità, il Cardinale Angelo De Donatis (che amministra la Diocesi di Roma come un vescovo ordinario, a nome del Papa) ha emanato un mese fa le sue norme per la severissima attuazione della Lettera apostolica in forma di Motu proprio Traditionis custodes, promulgata da Papa Francesco il 16 luglio 2021. A prima vista andando anche oltre, sembra. Chissà perché ci viene in mente il detto “essere più papista del papa”, oppure – pensando al Papa-Re attuale – “essere più realista del re”. Quasi sempre le streghe novelle e i maghi apprendisti fanno danni grossi, quando vogliono impressionare lo stregone capo.

++++ Siamo grato all’amico e collega Marco Tosatti, che nella mattinata dell’11 novembre 2021 ha condiviso  – come ha fatto già altre volte con nostri commenti – questo articolo sul suo seguitissimo blog Stilum Curiae [QUI]: «L’Ukase divisivo e anti-cattolico del Vicario del Papa per la Città di Roma. Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il cardinale Vicario di Roma, Angelo De Donatis, ha emanato norme applicative estremamente severe per i fedeli e i sacerdoti che vogliano celebrazioni secondo il Messale Roma del 1962. Vi offriamo qui il commento a queste norme – a nostro parere giuridicamente infondate: ogni sacerdote, mi sembra di ricordare, ha il diritto di celebrare secondo il Vetus Ordo – certamente tese a dividere la comunità cristiana, inutilmente. Il commento è stato pubblicato da Korazym.org. Buona lettura». ++++

Cardinale Angelo De Donatis.

Con la sua Lettera Pastorale, indirizzata “a tutti i sacerdoti impegnati nella pastorale della Diocesi di Roma” e “a tutti i fedeli della Diocesi”, datata 7 ottobre 2021 (ma resa nota con la pubblicazione sul sito del Vicariato di Roma soltanto ieri, nella Festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano, la Cattedrale del Vescovo di Roma, il 9 novembre 2021 alle ore 13:40:44 [QUI], con “ultima modifica” oggi, 10 novembre 2021 alle ore 11:33:28…), il Cardinal Vicario scrive – leggere per credere – che intende proseguire nell’opera di “facilitare la comunione ecclesiale a quei cattolici che si sentono vincolati ad alcuni precedenti forme liturgiche” (citando San Giovanni Paolo II), già avviata nell’Urbe da molti anni.

Cardinale Angelo De Donatis (al centro).

Il Cardinal Vicario vieta espressamente la celebrazione secondo il rito antico del Triduo Pasquale (dalla sera del 1° aprile 2021, Giovedì Santo fino alla sera del 4 aprile, Domenica di Pasqua) in TUTTE le chiese di Roma. Inoltre ha concesso, che i fedeli potranno continuare a partecipare alla celebrazione eucaristica secondo il Missale Romanum del 1962 (il Vetus Ordo) negli altri giorni, “eventualmente anche nelle domeniche e nelle solennità di precetto (escluso il Triduo Pasquale)”, in cinque chiese di Roma: la parrocchia personale della Santissima Trinità dei Pellegrini, di viene amministrata dalla Fraternità Sacerdotale di San Pietro (FSSP) e le chiese Santi Domenico e Sisto, Santi Celso e Giuliano, San Giuseppe a Capo le Case e Santa Anna al Laterano.

Titolo azzeccato. In verità, siamo chiamati a servire la Verità e il prossimo nella vera Carità. Su questo saremo giudicati al termine della nostra corsa terrena.

Il Cardinal De Donatis aggiunge, che con la Traditionis custodes, “non è più possibile utilizzare il Rituale Romano e gli altri libri liturgici del “rito antico” per la celebrazione di sacramenti e sacramentali (p. es. neppure il Rituale per la riconciliazione dei penitenti secondo la forma antica)”. Per inciso ha aggiunto, che tutto “pertanto, attualmente è espressamente interdetto e rimane consentito solo l’uso del Missale Romanum del 1962” (cioè la celebrazione della Santa Messa, per cui serve comunque l’autorizzazione previa per iscritto dal Vescovo diocesano, quindi con richiesta inviata per iscritto al Cardinal Vicario che nomina un incaricato per tutti gli adempimenti).

Parrocchia della Santissima Trinità dei Pellegrini, Roma.

Il Cardinal Vicario ha affidato al parroco “pro tempore” della Santissima Trinità dei Pellegrini (chiesa gestita dalla Fraternità Sacerdotale di San Pietro-FSSP) il “compito di curare la dignitosa celebrazione della liturgia eucaristica; nonché della cura pastorale e spirituale ordinaria di questi fedeli”, “in stretta comunione e collaborazione con l’incaricato di cui sopra”.

Infine, le letture durante la Santa Messa Vetus Ordo devono comunque essere proclamate non in latino ma in italiano, secondo la traduzione del 2008 della Conferenza Episcopale Italiana.

Padre John Zuhlsdorf ha scritto ieri, 9 novembre 2021 sul suo Fr. Z’s Blog (traduciamo dall’inglese): «Il Programma Anticattolico continua. Oggi… nella stessa Roma. Sono stato informato che Roma ha avuto altre brutte notizie per tutti noi… Includo quelli che si dedicano al Novus Ordo. Ricordate… fan del Novus Ordo! Ferito uno, tutti sono feriti. Siete feriti dalla persecuzione di coloro che amano il Rito Romano Tradizionale. Dovresti difendere i vostri fratelli, sia per interesse personale che nel nome della carità. Questo può bastare… questa repressione è fatta per “facilitare la comunione ecclesiale di quei cattolici che si sentono legati ad alcune forme liturgiche precedenti”. Orwell rimane in soggezione. La repressione è fatta con “viva carità pastorale”. Questo pogrom viene compiuto “per il bene spirituale dei fedeli”».

Riportiamo la reazione del blog Messainlatino.it:

Traditionis Custodes nel mondo CONTRO la Tradizione
PESSIMO documento del Vicariato di Roma
VIETA il Triduo Pasquale (e non solo) #traditioniscustodes
Messainlatino.it, 9 novembre 2021


Pochi minuti fa abbiamo ricevuto – e ci risulta autentico perché l’abbiamo trovato pubblicato sul sito della diocesi di Roma – un documento che si configura come la peggiore (almeno finora) e più restrittiva attuazione del Traditionis Custodes. Non poteva che venire dalla diocesi di Roma, che da cuore della Cristianità è divenuta epicentro dell’insensata guerra contro la liturgia tradizionale. Il documento del Vicariato, datato 7 ottobre, vieta esplicitamente sacramenti e sacramentali secondo il Rituale romanum e vieta il Triduo Pasquale ANCHE nella Parrocchia Personale di Ss.ma Trinità dei Pellegrini, della FSSP, oltre che nella Basilica dei Santi Celso e Giuliano, affidata all’ICRSS, e agli altri luoghi di culto dove si celebra in rito tradizionale.

La “sollecitudine pastorale” richiamata in questo genere di documenti è sempre meno credibile. Nella Chiesa del “liberi tutti”, nel pontificato del “chi-sono-io-per-giudicare” la scure della misericordia si abbatte soltanto su coloro che sono legittimamente ancorati nella tradizione della Chiesa. E continueranno a esserlo nonostante questa guerra insensata e ideologica, così come gli orientali restano legittimamente ancorati alla loro tradizione e alle loro venerabili liturgie. Proviamo a immaginare se in una parrocchia greco-cattolica vietassero proprio i riti pasquali dicendo loro: “A Pasqua niente Divina Liturgia, potrete andare solo alla Messa romana”. Non avrebbero ragione a sollevarsi?

Intanto la Fraternità San Pio X starà stappando lo champagne: dopo anni passati a dire agli altri di non fare accordi con Roma e a vantarsi della propria autonomia, adesso vedranno aumentare il numero di fedeli che la “sollecitudine pastorale” di Francesco spedisce tra le loro braccia.

Tempi duri per i fedeli romani e non solo. In bocca al… alla Pachamama!
Stefano

Postilla

Riproponiamo – in riferimento all’osservazione di Messainlatino.it, che «la Fraternità San Pio X adesso vedrà aumentare il numero di fedeli che la “sollecitudine pastorale” di Francesco spedisce tra le loro braccia» – la Postilla al nostro articolo del 2 febbraio 2021 (di cui in fondo segue il link). Della questione della “mossa del cavallo”, “scisma indotto” o “provocato” abbiamo parlato già nel 2018…

Lo “scisma indotto” o la “mossa del cavallo” [*]: lasciare una via di fuga

Quando tempo fa lessi “L’arte della guerra” di Sun Tzu (VI-V secolo a.C.) una delle idee che più mi avevano colpito è quella di lasciare sempre una via di fuga per il nemico – “Lascia una via d’uscita a un esercito accerchiato” – che si può commentare con Cao Cao: “La regola degli antichi aurighi dice: ‘Accerchia da tre lati ma lasciane uno libero, per indicare così la strada alla vita’”.

Se la vita è presente nella loro mente, i soldati nemici si batteranno con meno ardore. Del resto lo stesso Sun Tzu subito dopo dice anche di: “Non incalzare un nemico disperato”, perché: “Un animale atterrito lotterà fino alla fine, è una legge naturale”.

Non è una mossa strategica, sconosciuta all’occidente, tant’è che come racconta Machiavelli nel suo “Arte della guerra”, fu adottato da Cesare contro delle tribù germaniche: queste, completamente circondate si battevano con furia; aprendo loro una via di fuga, Cesare preferì farsi carico del successivo inseguimento piuttosto che avere a che fare con un nemico così combattivo e furioso.

Quello che cambia, e questo lo abbiamo capito leggendo Francois Jullien, è che quello che per gli occidentali è solo un espediente, un aneddoto su cui neanche soffermarsi, per i cinesi è un concetto dalla portata molto più profonda. Nella mentalità cinese quello che rende pavidi o coraggiosi e il “potenziale della situazione”, e quindi quello che il generale deve fare non è chiedersi come rendere i suoi uomini coraggiosi e i suoi nemici pavidi, ma come agire, come operare per costringerli in quelle determinate situazioni.

Se lasciare una via di fuga serve per rendere “pavido” il nemico, tagliare i ponti, bruciare le navi, “far salire in alto e poi togliere la scala” è un modo per rendere coraggiosi i propri soldati. Portati in territorio nemico e isolate le vie di comunicazione, gli uomini non avranno scelta e saranno costretti al coraggio.

“Il bruciare i ponti”, secondo gli economisti Avinash Dixit e Barry Nalebuff e anche un modo per rendere credibili i propri impegni.

Premesso che la credibilità è fondamentale per la buona riuscita di ogni strategia, chiarito che “stabilire una buona credibilità in senso strategico significa far sì che ci si aspetti che portiate a termine le vostre mosse incondizionate, manteniate le vostre promesse e mettiate in atto le vostre minacce”, si può sostenere che bruciarsi i ponti alle spalle è proprio uno dei possibili modi per obbligarsi a mantenere i propri impegni. Citando ancora Dixit e Nalebuff: “Credibilità implica trovare il modo per non tornare indietro. Se non c’è un domani, l’impegno di oggi non può essere ritrattato” (Ivano Paolo Todde).

[*] La mossa del cavallo negli scacchi è lo spostamento a “L” di questo pezzo sulla scacchiera, con evidente richiamo a strategie di lotta sui campi di battaglia. In senso figurato la mossa del cavallo è un modo di dire entrato nel comune linguaggio politico e giornalistico per indicare un movimento assurto a metafora di iniziativa tanto abile quanto inattesa, che permette – come al giocatore che la utilizza negli scacchi – a liberarsi da un impedimento o ad uscire da una situazione critica.

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Foto di copertina: il Cardinale Angelo De Donatis in udienza da Papa Francesco.

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