Ritornando a riflettere su quella “singolare intervista” al Cardinale Pell e la connessione con il caso Becciu, partendo dalla lettera del Papa emerito svelata

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A seguito di quanto abbiamo pubblicato il 4 novembre 2021 [«ll Cardinale Becciu si rammarica delle parole attribuite al Cardinale Pell dalla stampa di oggi, relative alla stanca riproposizione, sia pure sotto forma di sospetto, di temi di notevole gravità»] e il 5 novembre 2021 [Comunicato degli avvocati difensori degli imputati nel processo in Vaticano contro Becciu + 9: la prova regina dell’accusa è ancora incompleta. E la “singolare intervista” a Pell], di seguito condividiamo in riferimento a quella “singolare intervista” a Pell, la riflessione di Americo Mascarucci, pubblicata ieri dall’amico e collega Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae.

Con questo nuovo contributo ci troviamo di fronte ad un’ulteriore spiegazione possibile per una storia che definire “inquietante” è poco. Scrive Mascarucci in un passo, a margine della sua riflessione della lettera del Papa emerito a Pell in carcere: «Saranno pure coincidenze, come sospetto appare anche il fatto che oggi Pell venga improvvisamente riabilitato da quegli stessi media che hanno alimentato a suo tempo la gogna contro di lui. Forse perché le sue dichiarazioni tornano utili per dare il colpo di grazia al cardinale Angelo Becciu, ex numero due della segreteria di Stato che si trova imputato in un processo dalla conduzione a dir poco “anomala”?».

Americo Mascarucci. Benedetto XVI e quella lettera a Pell. Una riflessione
di Marco Tosatti
Stilum Curiae, 8 novembre 2021


L’amico e collega Americo Mascarucci ci offre una sua riflessione sul Cardinale George Pell, e Benedetto XVI. Lo ringraziamo di cuore, anche per il gentile riconoscimento che Stilum ha sempre creduto all’innocenza del porporato australiano; che non conosciamo personalmente, se non in maniera superficiale, ma la cui storia e carattere ci sembravano contrastare con il tipo di accusa; francamente incredibile e semplicemente irrealizzabile, come è emerso con chiarezza. Buona lettura.

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Benedetto XVI e quella lettera a Pell

Si è molto parlato in questi giorni dell’intervista rilasciata dal cardinale George Pell al Corriere della Sera e il nostro monsignor Ics ci ha svelato come leggerla e interpretarla. A me invece piace fare riferimento a quanto riportato dal settimanale Tempi nell’ultimo numero [Cattolico, quindi colpevole. Pell: «Benedetto XVI mi scrisse che avrei pagato per questo» – Tempi.it, 5 novembre 2021. Segue il testo. V.v.B.], relativamente alle parole rivolte da Benedetto XVI al cardinale australiano nei giorni duri della prigionia e del calvario vissuto con l’infamante accusa di essere pedofilo (e qui caro Marco scusa se rischio di apparire celebrativo ma Stilum Curiae è stato fra i pochi, forse l’unico, a credere nell’innocenza di Pell e a difenderlo quando tutto il mondo dava per appurata la sua colpevolezza e i media cattolici si barcamenavano fra peloso garantismo e compiacenza verso l’opinione pubblica colpevolista [Per fortuna Marco non è stato l’unico, anche se fra i pochi, tra cui anche noi, prima dell’aperture di questo Blog dell’Editore, con la stessa valutazione in diverse Note su Facebook. Purtroppo, Facebook ha chiuso la sezione Note e questi tanti nostri contributi sul caso Pell sono andati persi. V.v.B.]). Presentando il suo libro “Diario di una prigionia” durante un incontro in Senato organizzato da Paola Binetti, Pell ha rivelato cosa gli scrisse Benedetto XVI mentre era in carcere: “Lei ha aiutato la Chiesa cattolica in Australia a uscire da un liberalismo distruttivo, guidandola ancora verso la profondità e la bellezza della fede cattolica… Temo che adesso dovrà pagare anche per la sua incrollabile cattolicità, ma in questo modo sarà molto vicino al Signore”. È la prima volta che il porporato rivela l’identità dell’autore della lettera che fino ad ora era rimasta anonima. «Adesso posso darvi l’indiscrezione», ha detto Pell ai presenti – Quella lettera era di Benedetto XVI».

Si dirà che Ratzinger si riferiva al fatto che Pell è stato sempre contestato dal mondo Lgbt per le sue posizioni molto critiche sull’omosessualità e per le battaglie portate avanti contro il riconoscimento delle unioni gay. Ma a leggere il testo della missiva non può non saltare subito agli occhi quel termine “cattolico” ripetuto ben tre volte in poche righe “Chiesa cattolica, fede cattolica, cattolicità”.

Si è spesso detto che il Papa emerito ami esprimersi “in codice” e forse mai come in quella lettera c’è davvero un codice particolare e tutto da decifrare. “Temo che adesso dovrà pagare anche per la sua incrollabile cattolicità” scrive Ratzinger, e questo termine non può essere stato buttato lì per caso. Benedetto XVI avrebbe potuto utilizzare ben altre parole, parlando ad esempio di “incrollabile fede” o di “incrollabile dottrina” o di “incrollabile fedeltà al magistero”. Invece no usa il termine “incrollabile cattolicità” e la cosa ha un significato dirompente. Perché il termine “cattolico” è quello più bandito dalla Chiesa bergogliana, con il Papa regnante che usa quasi unicamente quello più neutro di “cristiano”. E lo fa sempre più spesso, non con riferimento alla “fede in Cristo” ma ad un comportamento tipico dell’essere umano, legato alla coscienza. Il significato coniato da Karl Rahner per intenderci, che chiamava cristiani anche gli atei, parlando di un “cristianesimo anonimo” da parte di chi, pur non essendo cristiano, si comportava come se lo fosse seguendo la propria retta coscienza. Un cristianesimo senza Cristo.

“Non esiste un Dio cattolico” fu una delle prime dichiarazioni choc rilasciate da Bergoglio al suo amico ateo Eugenio Scalfari, e più volte il termine cattolico è stato utilizzato dal pontefice regnante in senso dispregiativo. Come quando ebbe a dire che “essere cattolici non significa fare figli come conigli”, oppure “essere cattolici per molti significa essere settari” e via dicendo.

Ecco quindi che quel riferimento all’incrollabile cattolicità che Benedetto XVI pone come una medaglia al valore sul petto di Pell, non può non avere un significato ben preciso. Innanzitutto il termine “incrollabile” lascerebbe supporre come la cattolicità di Pell non sia mai crollata E perché sarebbe dovuta crollare? Forse perché sta crollando nel resto della Chiesa? E non è forse legittimo pensare che in quelle righe Benedetto non si sia rivolto in realtà soltanto a quel mondo liberista che aveva tutto l’interesse a togliere di mezzo il porporato australiano per le sue posizioni scomode su omosessualità, aborto, eutanasia etc. ma alla stessa Chiesa? “Lei ha aiutato la Chiesa cattolica in Australia a uscire da un liberalismo distruttivo, guidandola ancora verso la profondità e la bellezza della fede cattolica…” denunciando esplicitamente come la Chiesa australiana si fosse fatta convertire da detto “liberalismo distruttivo”. Ecco quindi che quel “Temo che adesso dovrà pagare anche per la sua incrollabile cattolicità” letto in controluce e in conseguenza di ciò che è stato scritto prima è come dire: “Ecco che adesso la Chiesa che sta facendo crollare la sua cattolicità le sta facendo pagare tutto questo”. Se due più due fa quattro c’è poco da discutere. E basta andare a vedere da chi sono partite le accuse contro Pell per accorgersi di come il cerchio si chiuda in modo perfetto. Sarà soltanto una coincidenza il fatto che il principale accusatore di Pell fu tale Peter Saunders, nominato da Bergoglio consulente della Pontificia commissione per la tutela dei minori? E che la Santa Sede abbia abbandonato il porporato australiano al suo destino chiamandosi fuori dalla vicenda, salvo indignarsi per l’accanimento giudiziario soltanto quando il cardinale è stato prosciolto dalle accuse? Saranno pure coincidenze, come sospetto appare anche il fatto che oggi Pell venga improvvisamente riabilitato da quegli stessi media che hanno alimentato a suo tempo la gogna contro di lui. Forse perché le sue dichiarazioni tornano utili per dare il colpo di grazia al cardinale Angelo Becciu, ex numero due della segreteria di Stato che si trova imputato in un processo dalla conduzione a dir poco “anomala”? [In tanti hanno tentato – e pensato – di dare il “colpo di grazia” definitivo a Becciu. Ma da quando il Signore ha creato l’uomo, niente di umano è definitivo, tranne la morte. E per ora Becciu è ben vivo e grazie a Dio gode di buona salute. Che il Signore lo conserva a lungo così. V.v.B.].

E qui viene spontaneo domandarsi se forse quando Pell circa un anno fa chiese espressamente a Benedetto XVI di togliersi la talare bianca, di rinunciare al titolo di Papa emerito e di tornare cardinale, lo abbia fatto con un intento diverso da quello che gli hanno attribuito Andrea Cionci e quanti sostengono l’illegittimità delle dimissioni di Ratzinger; ovvero impedire che muoia da papa. E se invece Pell, che oggi svela l’identità di Benedetto XVI quale autore di quella lettera per certi versi struggente, avesse voluto lanciare a sua volta un messaggio in codice proprio per squarciare il velo dell’omertà sulla questione dei due papi? Potrebbe averlo fatto proprio per scuotere un dibattito dentro la Chiesa anche sulla questione della validità delle dimissioni di Ratzinger, fingendo di voler mettere al riparo Bergoglio da insinuazioni e ambiguità? Il fatto che dopo otto anni in Vaticano si siano improvvisamente svegliati accorgendosi della necessità di risolvere giuridicamente il vulnus del “papa emerito”, al di là del fatto che si possa o meno credere alla tesi dell’illegittimità della rinuncia, sta a dimostrare che la questione non è così chiara e trasparente come vogliono farci credere.

Americo Mascarucci- giornalista e scrittore

Cattolico, quindi colpevole. Pell: «Benedetto XVI mi scrisse che avrei pagato per questo»
404 giorni di carcere per un abuso mai commesso. Il cardinale australiano presenta il suo “Diario di prigionia”. «La fede mi ha salvato. L’occidente è nel caos ma la Verità della chiesa “funziona”»
di Piero Vietti
Tempi,it, 5 novembre 2021


A pagina 149 del suo libro Diario di una prigionia, in cui racconta i suoi 404 giorni passati in carcere da innocente, il cardinale George Pell scrive: «È arrivata anche una misteriosa fotocopia di una lettera dal Vaticano, senza firma. È stata molto incoraggiante, diceva che “in questo momento difficile, per tutto il tempo, le sono rimasto vicino con la mia preghiera e il mio sostegno spirituale”. L’autore si dice dispiaciuto per la mia condanna, poi con mia sorpresa scrive: “Lei ha aiutato la Chiesa cattolica in Australia a uscire da un liberalismo distruttivo, guidandola ancora verso la profondità e la bellezza della fede cattolica… Temo che adesso dovrà pagare anche per la sua incrollabile cattolicità, ma in questo modo sarà molto vicino al Signore”. Ha concluso con la promessa di «una continua vicinanza nella preghiera». Chi fosse l’autore anonimo di quella lettera arrivata nel carcere australiano da San Pietro lo ha rivelato per la prima volta lo stesso Pell, presentando ieri il suo libro: «Adesso posso darvi l’indiscrezione», ha sorriso. «Quella lettera era di Benedetto XVI».

La colpa di Pell: essere un cardinale cattolico

Scortato e coccolato dalla senatrice Paola Binetti, promotrice dell’evento, il cardinale George Pell ha parlato del suo libro nella Sala Nassirya del Senato, a Roma, assieme al suo editore italiano, David Cantagalli, al procuratore della Repubblica di Avellino Domenico Airoma, e a don Antonello Iapicca, missionario itinerante in Giappone. È stato proprio Iapicca a citare la lettera «senza firma» in cui Ratzinger individuava la vera colpa di Pell: non gli abusi sessuali, mai commessi, a danni di minori negli anni Settanta per cui è stato accusato e condannato e da cui è poi stato assolto; ma la sua «incrollabile cattolicità» con cui ha aiutato la Chiesa australiana «a uscire da un liberalismo distruttivo».

«Uomo coraggioso e onesto, ha dato una testimonianza di fede chiara e sincera resistendo all’ingiustizia con una forza come quella dei martiri», ha detto Cantagalli. Pell «Non è stato trattato da presunto innocente, ma da presunto colpevole», ha detto il procuratore Airoma. Il cardinale australiano è «colpevole non di avere commesso un fatto che non ha commesso, ma è colpevole per quel che è ed è stato: un cardinale appunto, una figura apicale della Chiesa cattolica, il rappresentante di una morale, con l’aggravante di essere visto come un conservatore». È la sua storia a condannarlo agli occhi del mondo, dice il magistrato. «Che funzione ha avuto questo processo? Non di accertare un fatto e una responsabilità, ma di sanzionare un modo di essere e pensare. Ha avuto una funzione moralizzatrice, di riparazione culturale» contro la Chiesa. I suoi accusatori non hanno però fatto i conti «con il suo spirito combattivo e la sua fede. Sul banco degli imputati non c’era soltanto Pell: c’era la Chiesa, quel che rimane di una idea grande di civiltà. Nel suo libro il cardinale scrive: “Molti di noi ambiscono a una vita tranquilla, alcuni non riescono a conseguirla, ciascuno però deve scegliere da che parte stare. Non si può evitare di combattere”. Lui ha combattuto. E vinto».

Foto di copertina: Il Cardinale George Pell ospite di “Porta a Porta” su Rai 1 (Foto di Ansa).

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