La Santa Sede: “A Marrakech, si è ottenuto il bene comune con il coinvolgimento di tutti”

Condividi su...

La Santa Sede ha deciso di firmarlo immediatamente, ed era quasi scontato. Mentre non era scontato che la conferenza diplomatica convocata a Marrakech dal 18 al 28 giugno per discutere di un Trattato per facilitare l’accesso ai libri degli ipovedenti avrebbe portato ad una conclusione felice. Perché cominciare a risolvere la cosiddetta “carestia dei libri” significa anche il passo indietro di quanti detengono il copyright dei libri. Un copyright che rende costosissima la produzione degli stessi libri in formati accessibili a quanti hanno difficoltà di vista: solo il 5 per cento del milione circa di libri pubblicati nel mondo sono accessibili ai 314 milioni di ipovedenti nel mondo (concentrati per il 90 per cento nelle nazioni in via di sviluppo). La Santa Sede ha portato avanti questa battaglia per una cultura per tutti. E il 27 giugno, Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso l’ONU, ha sottolineato che “la comunità internazionale ha mostrato la via del futuro”.

In cosa consiste il trattato? Prima di tutto, chiede alla parti che lo hanno contratto di adottare delle leggi speciali a livello nazionale che permettono la riproduzione, distribuzione e la messa a disposizione dei lavori pubblicati in formati accessibili attraverso limitazioni ed eccezioni da esercitare su quanti hanno il diritto di copyright. Le limitazioni e le eccezioni saranno armonizzate, in modo da permettere alle organizzazioni che diffondono libri tra gli ipovedenti di operare attraverso le frontiere, traducendo e scambiando volumi. E questo favorirà la crescita del numero di opere accessibili, perché eliminerà le copie e accrescerà l’efficienza. Sottolinea la World Intellectual Property Organization (WIPO) che così “invece di cinque nazioni che producono versioni accessibili della stessa opera, ognuna delle cinque nazioni potrà produrre una versione accessibile di un lavoro differente, che potrà così essere scambiata con ognuna delle altre nazioni”.

Il percorso per il Trattato non è stato cosa facile, questo permette a Tomasi di sostenere che “ci sono voluti alcuni anni di duro lavoro per arrivare a questa felice conclusione. Il risultato, tuttavia, mostra non solo un senso di equilibrio e rispetto per tutte le parti interessate, ma anche un sostanziale traguardo. Tale traguardo rende differente la vita di ogni giorno dei beneficiari di questo trattato: la loro qualità di vita può essere migliorata dal loro più semplice accesso a un vasto campo di conoscenza che li arricchirà personalmente e li renderà più utili alla società”.

Il trattato ha avuto un consenso praticamente unanime, anche se qualche riserva è stata espressa dai rappresentanti delle case editrici. Ma Francis Gurry, direttore generale del WIPO, ha notato che è “assolutamente un buon segno” che l’influenza delle lobby, sebbene presa in considerazione, non sia andata oltre il bene comune. Ma ha anche voluto “dare credito agli editori. Sono stati d’accordo sul fatto che un trattato era necessario. Credo che abbiano avuto la maturità politica di accettare che un trattato stava per arrivare e la maturità politica di essere d’accordo sul fatto che questo fosse una cosa buona. Quello che hanno voluto fare è stato assicurarsi che i loro interessi fossero protetti in maniera appropriata e io penso che questo non debba essere criticato”.

E infatti il trattato contiene assicurazioni per editori e autori che il sistema non esporrà i loro lavori a un uso errato o alla distribuzione a chiunque altro che ai beneficiari. E per questo viene reiterato nel trattato che, sì, lo scambio tra i confini dei lavori si basa su limitazioni ed eccezioni, e che queste siano limitate in alcuni casi speciali che non sono in conflitto con il normale sfruttamento dell’opera e che non pregiudichino i legittimi interessi dei detentori di diritti.

Alla fine, il trattato è passato, e sarà effettivo nel momento in cui sarà ratificato da 20 Stati. Per Tomasi, si tratta di un “forte segnale che il multilateralismo non solo è vivo, ma può servire bene come un sistema reale per la concreta implementazione del bene comune attraverso il coinvolgimento responsabile di tutte le parti in ogni negoziato discusso”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50