Piazze in subbuglio

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Sabato 6 novembre le piazze sono state protagoniste della salute: a Glasgow quasi 100.000 persone, pacificamente, hanno sfilato per dimostrare quanto la gente abbia a cuore la causa del riscaldamento globale. La manifestazione scozzese si è svolta in contemporanea ad altre iniziative del Global Climate Justice Day: almeno 300 nel mondo (dalla Corea del Sud alla Francia passando, solo per citarne alcune, da Belgio, Australia, Filippine, Taiwan e Indonesia) e 200 nel Regno Unito.

Contemporaneamente nelle piazze italiani di Milano, Trieste, Torino, Napoli, alcune migliaia hanno dimostrato contro l’utilizzo del ‘green pass’. Le cronache raccontate dai giornalisti: “I ‘guerrieri’ della causa climatica sono determinati ma pacifici. La polizia è dovuta intervenire con le tenaglie a rompere le manette che 20 attivisti scienziati di Extintion Rebellion avevano usato per legarsi al ponte King George V, mandando il traffico in tilt per due ore e mezzo.

Un momento di tensione è stato registrato quando gli agenti della sicurezza che hanno scortato lungo il percorso i giovani della Lega Comunista, tutti in giacca nera e mascherina rossa sul naso, hanno cercato di deviare la marcia dei ragazzi segnalati in passato per problemi di ordine pubblico. La protesta è avvenuta per lo più in un clima di festa…

 In piazza, la star della giornata è stata l’ugandese Vanessa Nakate, che ha parlato delle sfide che gli africani affrontano a causa dell’emergenza climatica e ha infiammato la piazza gridando: La crisi climatica ed ecologica non riguarda solo modelli meteorologici o punti dati, o obiettivi netti zero. Non si tratta di statistiche, riguarda le persone”.

Dall’Italia i giornali raccontano l’ennesimo sabato di proteste contro il Green pass con l’esasperazione dei commercianti, costretti a chiudere ogni sabato i propri negozi, come raccontato dal Corriere della Sera:

“I cortei organizzati in tutta Italia, caricati da timori per la paura della diffusione del contagio e i divieti imposti nei giorni precedenti, si sono svolti con un netto calo di adesioni. E il tentativo di accendere scintille in piazza stavolta è stato spento rapidamente dalle forze dell’ordine, in particolare a Trieste, Milano e Torino.

Nel capoluogo friulano, che ultimamente ha visto aumentare malati e focolai collegati alle manifestazioni precedenti, un gruppo di 200 manifestanti (reduci della sfilata di 8.000 persone che si era appena conclusa senza incidenti) ha tentato di forzare le transenne in piazza Unità d’Italia, ma gli agenti li hanno respinti con una carica.

Nessun ferito, ma solo la violazione dell’ordinanza imposta dal sindaco sull’uso delle mascherine durante le manifestazioni e sui controlli ad hoc da parte di ‘steward’…

A Milano i manifestanti hanno provato ad alzare il livello dello scontro con la questura, che dopo la trattativa saltata con gli organizzatori aveva previsto un percorso che evitasse luoghi sensibili.

Nel mirino i giornalisti: prima che iniziasse il corteo, due manifestanti hanno spintonato un giornalista di Fanpage in piazza Fontana, e sono stati accompagnati in questura. La stessa troupe è stata poi di nuovo spintonata”.

A tal proposito, Confcommercio ha aperto a Milano una petizione su Change.org contro le manifestazioni in centro al sabato, come ha detto il presidente, Carlo Sangalli:

“Dopo un anno e mezzo di pandemia, che ha provocato perdite umane gravissime e colpito profondamente centinaia di migliaia di imprese, soprattutto del terziario, il Covid è al momento ancora sotto controllo e l’economia finalmente ha ripreso a crescere.

In questo contesto va fatto ogni sforzo per contenere il contagio e permettere alle imprese di lavorare. Credo che 15 sabati consecutivi di cortei ‘no pass’ a Milano, e in altre città, che bloccano la vita del centro e non rispettano le regole, non vanno in questa direzione…

La probabile estensione dell’emergenza sanitaria dimostra che la pandemia resta ancora un problema aperto e una fonte di preoccupazione. Proprio per questo è fondamentale ricordare che è il Covid il nemico comune e non le soluzioni per combatterlo.

La petizione che abbiamo voluto lanciare è un appello forte alla responsabilità da parte di tutti, nel rispetto della libertà di tutti. Dopo un anno e mezzo drammatico Milano, e il nostro Paese, hanno assoluto bisogno di tornare a crescere in sicurezza. Tutti insieme per il bene comune e per la libertà”.

A Milano, solo per l’area del centro e corso Buenos Aires, il costo delle manifestazioni ‘No Green pass’ è stato di € 10.200.000 negli ultimi tre sabati, ovvero una perdita del 27% del  fatturato di negozi, bar e ristoranti, secondo la stima dell’Ufficio Studi di Confcommercio Milano effettuata in base a un sondaggio condotto su 613 imprese.

(Foto: La Stampa)

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